6 novembre 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Novembre 6, 2025

  • Gaza, gli Stati Uniti spingono per una forza internazionale di pace.
  • Messico: la presidente Sheinbaum aggredita e trasforma la violenza in battaglia politica.
  • Malesia, arrestato il rapper Namewee per l’omicidio di un’influencer taiwanese.
  • Indonesia, il mare rosso di Sulawesi: la faccia sporca del nichel verde.
  • Libia, mandato d’arresto per il generale Osama Almasri: accuse di tortura e omicidio

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Introduzione: COP30: dieci anni dopo Parigi, il mondo davanti allo specchio

Dieci anni fa, a Parigi, il mondo si era dato una promessa: fermare il riscaldamento globale entro 1,5 gradi. Oggi, a Belém, nel cuore dell’Amazzonia, quella promessa rischia di essere sepolta sotto le ceneri della deforestazione, delle guerre e dell’avidità energetica.

Il vertice delle Nazioni Unite sul clima, la COP30, si apre come una resa dei conti. Le emissioni globali calano appena del 10%, quando servirebbe un taglio del 60%. Gli impegni presi non bastano più, e il segretario generale dell’ONU António Guterres avverte: “il collasso climatico è ormai inevitabile”.

Sul tavolo, tre questioni cruciali: la transizione dai combustibili fossili, ancora ostaggio degli interessi delle potenze petrolifere; l’adattamento, la parte dimenticata della lotta climatica, mentre inondazioni e incendi divorano interi Paesi; e il futuro delle foreste tropicali, polmoni della Terra che continuano a bruciare.

Il Brasile, padrone di casa, promette una svolta: un “meccanismo di azione di Belém” per rendere la transizione giusta e inclusiva e un fondo, il Tropical Forests Forever Facility, per premiare chi protegge gli alberi invece di abbatterli. Ma per ora ci sono solo promesse e capitali privati in cerca di profitto verde.

Sul vertice pesa anche l’ombra di Donald Trump, deciso a far uscire gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi. E allora la domanda è una sola: chi guiderà il mondo quando la più grande potenza si volta dall’altra parte?

COP30 è l’ultima chiamata prima dell’irreversibile. Dieci anni dopo Parigi, il tempo delle mezze misure è finito: o i governi si assumono la responsabilità di cambiare davvero — o sarà la natura, con le sue catastrofi, a riscrivere il destino del pianeta.

 Israele e Palestina

Gli Stati Uniti hanno presentato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU una bozza di risoluzione per sostenere il piano di pace in 20 punti di Donald Trump e autorizzare la creazione di una Forza internazionale di stabilizzazione (ISF) a Gaza.

Il testo, condiviso con i membri del Consiglio e Paesi chiave come Egitto, Qatar, Turchia, Emirati e Arabia Saudita, prevede l’invio di truppe arabe e musulmane per garantire la sicurezza nella Striscia durante il ritiro israeliano.

Washington parla di “un passo storico per trasformare la visione del Presidente in realtà” e di “fine definitiva delle ostilità”.

Dietro la diplomazia, Trump consolida il suo ruolo di arbitro assoluto del conflitto, cercando di trasformare Gaza nel primo test del suo nuovo ordine mediorientale. Ma resta da vedere se i Paesi arabi accetteranno davvero di farsi garanti di una pace ancora scritta a Washington.

Il Ministero della Salute di Gaza riferisce che nelle ultime 24 ore, una persona è stata uccisa, due sono rimaste ferite e due corpi sono stati recuperati dalle macerie, mentre entriamo nel 27° giorno di cessate il fuoco.

In questo periodo, 241 palestinesi sono stati uccisi, 609 sono rimasti feriti e 513 corpi sono stati recuperati. Questo porta il bilancio registrato del genocidio israeliano a Gaza a 68.875 morti e 170.679 feriti.

Mercoledì, l’esercito israeliano ha continuato a bombardare Gaza, effettuando raid aerei su Khan Younis e le aree circostanti, bombardando la periferia orientale e demolendo strutture residenziali nella zona, secondo Al Jazeera.

L’area è stata anche oggetto di attacchi aerei israeliani durante la notte, secondo l’agenzia di stampa Walla, e si presume che l’esercito israeliano abbia anche colpito obiettivi nel campo profughi di Bureij, nella Striscia di Gaza centrale.

Mercoledì l’esercito israeliano ha dichiarato di aver ucciso due palestinesi che “sono stati identificati mentre attraversavano la linea gialla e avanzavano verso le truppe dell’IDF nel centro di Gaza”.

Israele ha posizionato solo pochi segni fisici che delimitano i confini della linea gialla fino al punto in cui le truppe israeliane si sono ritirate come parte dell’accordo di cessate il fuoco. Israele ha anche ripetutamente colpito civili centinaia di metri oltre la linea gialla.

Il Ministero della Salute ha annunciato mercoledì di aver ricevuto i corpi di 15 palestinesi consegnati da Israele tramite la Croce Rossa.

Come per le precedenti consegne, i corpi dei 15 palestinesi ricevuti mercoledì non sono identificati. Ad oggi, solo 84 dei 285 corpi restituiti a Gaza da Israele sono stati identificati, ha affermato il Ministero della Salute. Molti dei corpi presentavano segni di tortura ed esecuzioni sul campo.

Mercoledì notte, Hamas ha consegnato il corpo di un altro prigioniero israeliano recuperato. L’esercito israeliano ha confermato la consegna.

Dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, il 10 ottobre, le autorità israeliane hanno respinto 23 richieste di nove agenzie umanitarie per l’arrivo a Gaza di materiali essenziali per la costruzione di rifugi, tra cui tende, kit di sigillatura, biancheria da letto e coperte, per un totale di 3.986 pallet e 1.699 tonnellate, secondo il Consiglio norvegese per i rifugiati (NRC).

In 21 delle 23 richieste respinte, le autorità israeliane hanno affermato che le organizzazioni che le avevano presentate “non erano autorizzate a consegnare aiuti umanitari a Gaza”, comprese le organizzazioni con una registrazione valida in Israele, ha affermato l’NRC.

“Abbiamo pochissime possibilità di proteggere le famiglie dalle piogge invernali e dal freddo”, ha dichiarato Angelita Caredda, Direttrice regionale per il Medio Oriente e il Nord Africa dell’NRC.

 “A più di tre settimane dall’inizio del cessate il fuoco, Gaza dovrebbe ricevere un’ondata di materiali per la costruzione di rifugi, ma solo una frazione di ciò che è necessario è arrivata. La comunità internazionale deve agire ora per garantire un accesso rapido e senza ostacoli”.

Il leader di Hamas, Mousa Abu Marzouk, ha dichiarato ad Al Jazeera Mubasher che il suo movimento “non ha obiezioni” al fatto che l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) gestisca Gaza sotto un comitato amministrativo unificato, ribadendo che Hamas aveva già accettato un piano del genere al Cairo.

Ha sottolineato l’impegno di Hamas a dialogare con Fatah e l’ANP su “come, a chi e con quali garanzie” le armi e la governance vengono distribuite e amministrate.

Sulla questione del disarmo, Abou Marzouk ha affermato: “Hamas è una forza di controllo”, aggiungendo: “Se disarmassi la forza di controllo, cosa succederebbe?”.

Paragonando la situazione all’Iraq, dove l’ISIS è emerso in un vuoto politico, ha sostenuto che un destino simile potrebbe attendere Gaza senza un Hamas armato, e che le sue istituzioni civili e di polizia sono all’altezza del compito di governare: “Queste forze hanno sacrificato migliaia di loro membri. Sono figli di Gaza, figli del popolo palestinese.

Cosa farete con queste forze esistenti? Non accetteranno mai che una forza straniera venga a sostituirli”. Marzouk ha dichiarato la disponibilità di Hamas a rinunciare alle armi in grado di colpire oltre i confini di Gaza come parte della seconda fase dei negoziati per il cessate il fuoco, sebbene la prima fase, ha chiarito, sia ben lungi dall’essere completata.

Cisgiordania e Israele

Secondo l’agenzia di stampa Wafa, le forze israeliane hanno demolito due siti agricoli palestinesi nella Cisgiordania occupata, distruggendo un allevamento di pollame e uccidendo migliaia di polli.

Nel villaggio di Umm al-Rihan, a ovest di Jenin, i soldati israeliani hanno fatto irruzione in un allevamento di pollame e hanno fulminato 7.000 galline. A Wadi Fukin, a ovest di Betlemme, i soldati hanno demolito un locale agricolo di proprietà di un agricoltore locale, sostenendo che non aveva il permesso di costruire.

Secondo la Commissione per la Colonizzazione e la Resistenza al Muro dell’Autorità Nazionale Palestinese, il mese scorso le forze armate e i coloni israeliani hanno effettuato 2.350 attacchi in tutta la Cisgiordania occupata.

Gli attacchi includono aggressioni fisiche dirette, lo sradicamento di alberi e l’incendio di terreni agricoli, l’impedimento violento ai raccoglitori di olive di accedere alle loro terre, la distruzione di strutture agricole, nonché il sequestro di proprietà e la demolizione di abitazioni.

Il tribunale di Tel Aviv ha stabilito che l’ex procuratrice generale militare israeliana Yifat Tomer-Yerushalmi sarà tenuta in custodia almeno fino a venerdì, dopo il suo arresto per la fuga di notizie di un video di sorveglianza del carcere di Sde Temain che mostrava lo stupro di gruppo di un detenuto palestinese da parte di soldati israeliani.

Tomer-Yerushalmi si è dimessa la scorsa settimana dopo aver riconosciuto che il suo ufficio era responsabile della diffusione del video l’anno scorso.

Libano: Un attacco aereo israeliano contro un veicolo a Burj Rahal, nel Libano meridionale, ha ucciso una persona mercoledì e ne ha ferita un’altra, secondo il Ministero della Salute libanese.

L’attacco è avvenuto nei pressi della scuola secondaria Mohammad Saad, dopo l’uso di una bomba sonica tra le aree di Wata el-Khiam e Wadi al-Assafir in precedenza.

Secondo un nuovo rapporto di Quds News Network, almeno 20 civili libanesi sono tenuti segretamente nelle prigioni israeliane; alcuni di loro sono stati catturati durante l’invasione israeliana del paese nel 2024, mentre altri sono stati rapiti mentre tornavano ai villaggi nella regione di confine.

Sudan

Un attacco con drone in Sudan ha ucciso almeno 40 persone che partecipavano a un funerale nella città di el-Obeid, nel Kordofan settentrionale, secondo le Nazioni Unite.

La città, controllata dall’esercito sudanese, si trova sulla rotta tra lo stato del Darfur e la capitale Khartoum. Si presume che l’attacco sia stato effettuato dalle Forze di Supporto Rapido (RSF), sebbene non abbiano ancora rilasciato dichiarazioni.

Le RSF hanno anche bombardato un ospedale pediatrico nella città di Karnoi, nel Darfur, secondo The New Arab, uccidendo almeno sette persone, tutte donne e bambini.

L’attacco ha inflitto danni significativi all’ospedale. Gli Emirati Arabi Uniti, che sostengono le RSF, sono stati accusati di usare la loro influenza in Sudan per sfruttare le risorse aurifere del paese.

Camerun

Le forze di sicurezza del Camerun hanno ucciso 48 civili coinvolti nelle proteste contro la rielezione del presidente Paul Biya, 92 anni, presidente del paese dal 1982, secondo i dati delle Nazioni Unite riportati da Reuters.

 La maggior parte delle vittime è stata uccisa da proiettili veri, hanno riferito le fonti, sebbene alcune siano state uccise da ferite riportate quando sono state picchiate con manganelli e bastoni.

Le proteste e la maggior parte delle vittime si sono concentrate nella regione litoranea del paese e nel capoluogo regionale di Douala.

Libia

La Procura generale libica ha ordinato la detenzione di Osama Almasri Anjim e il suo rinvio a giudizio con l’accusa di tortura di detenuti e della morte di uno di loro sotto tortura.

Almasri, ex capo della polizia giudiziaria libica, era già ricercato dalla International Criminal Court per crimini contro l’umanità e da gennaio 2025 è al centro di uno scandalo internazionale dopo essere stato arrestato in Italia e poi rilasciato.

L’azione della giustizia libica assume un valore simbolico potente: dalle torture nelle prigioni di Tripoli al «mondo degli accordi con l’Europa» sul controllo migratorio, viene finalmente messa in discussione la protezione di individui accusati di atrocità. Un segnale che anche le zone più caotiche del pianeta possono – lentamente – iniziare a rispondere dei loro crimini.

Francia

La Francia minaccia di sospendere l’accesso al marketplace online di Shein, dopo la scoperta di armi illegali e bambole sessuali con sembianze infantili in vendita sulla piattaforma. Il ministero delle Finanze ha dato 48 ore al gigante della fast fashion per rimuovere i prodotti, avvertendo che, in caso contrario, il sito sarà oscurato nel Paese.

Il paradosso è che la decisione arriva proprio nel giorno dell’apertura del primo negozio Shein a Parigi, accolta da proteste e polemiche per le sue pratiche ambientali e di lavoro.

lo scandalo rischia di affondare l’immagine globale di Shein, già accusata di sfruttamento e inquinamento, e mette in luce l’urgenza di regolamentare i colossi dell’e-commerce. Per Parigi, è anche un messaggio politico: l’Europa non tollererà più che il “Far West digitale” cinese operi impunemente nei suoi mercati.

Russia e Ucraina

L’esercito ucraino ha dichiarato di aver colpito martedì una raffineria di petrolio nell’oblast’ occidentale di Nižnij Novgorod, in Russia, e un impianto petrolchimico nella regione meridionale russa del Bashkortostan, entrambi i quali, a suo dire, hanno causato danni significativi, ma nessun ferito o morto.

 L’attacco in Bashkortostan, a quasi 1.500 km (932 miglia) dal confine ucraino, ha causato il crollo parziale di un impianto di trattamento delle acque. Fonti russe affermano che l’attacco ha distrutto entrambi i droni coinvolti e che ha intercettato 83 droni ucraini in altre sette regioni russe.

Stati Uniti

Donald Trump ha lanciato un avvertimento al neosindaco di New York, Zohran Mamdani, definendo il suo discorso della vittoria “pieno di rabbia” e insinuando che i rapporti con Washington potrebbero essere complicati. “Dovrebbe essere gentile con me, sono io che approvo molte cose che gli servono”, ha detto il presidente a Fox News.

Mamdani, socialista e figlio di migranti ugandesi, aveva risposto dal palco con ironia: “Trump, alza il volume”. Il neosindaco ha promesso di colpire gli speculatori e difendere gli affitti popolari, accusando il tycoon di rappresentare quel sistema che sfrutta i cittadini.

Lo scontro tra i due newyorkesi — l’uno simbolo del potere economico, l’altro della nuova sinistra urbana — segna l’inizio di una partita politica che va oltre la città: la sfida tra il trumpismo e un’America che vuole riscrivere le regole del capitalismo.

Negli Stati Uniti, il segretario ai Trasporti Sean Duffy ha annunciato il taglio del 10% dei voli in 40 grandi aeroporti a partire da venerdì, se non finirà lo shutdown federale, ormai al 36º giorno, il più lungo della storia del Paese.

Oltre 13.000 controllori di volo e 50.000 agenti TSA lavorano senza stipendio, provocando ritardi, code infinite e cancellazioni. L’obiettivo è ridurre la pressione su un sistema vicino al collasso.

Trump usa la paralisi del governo come leva politica per piegare i Democratici sul bilancio, ma a pagare il prezzo sono i cittadini comuni — e un’America che rischia di rimanere letteralmente a terra.

Messico

Shock in Messico: la presidente Claudia Sheinbaum è stata molestata da un uomo ubriaco mentre salutava i sostenitori vicino al palazzo presidenziale. L’aggressore, che ha tentato di abbracciarla e toccarla, è stato arrestato.

L’episodio, ripreso dalle telecamere, ha spinto Sheinbaum — prima donna a guidare il Paese — a chiedere che la molestia sessuale diventi reato penale a livello nazionale, poiché oggi non tutte le 32 entità federali la riconoscono come tale.

“Se succede alla presidente, cosa accade alle altre donne?”, ha dichiarato, promettendo una campagna legislativa e sociale per difendere il diritto delle donne al proprio spazio e alla propria sicurezza.

In un Paese dove 10 donne vengono uccise ogni giorno e oltre il 70% subisce molestie almeno una volta nella vita, la denuncia di Sheinbaum è più di un atto personale: è un messaggio politico. Trasforma la vulnerabilità in leadership, il trauma in riforma. Ma mette anche in discussione la sicurezza di chi governa in un Paese segnato da violenza, cartelli e machismo.

Nepal

Sette alpinisti italiani risultano dispersi in Nepal dopo una serie di valanghe che hanno colpito l’area dell’Himalaya. Il gruppo si trovava al campo base del Dolma Khang, a oltre 6.300 metri di quota, nella regione di Dolakha. Tre connazionali sono già stati confermati morti, tra cui Paolo Cocco, travolto da una slavina nei pressi del monte Yalung Ri.

Un diplomatico italiano è arrivato a Kathmandu per coordinare le ricerche, rese difficili da tempeste e neve pesante che hanno investito il Paese dopo il passaggio del ciclone Montha.

La stagione autunnale, un tempo ideale per le scalate, sta diventando sempre più pericolosa: cambiamenti climatici e fenomeni meteorologici estremi stanno trasformando l’Himalaya in una trappola imprevedibile anche per gli alpinisti più esperti.

Malesia

In Malesia, il popolare rapper e regista Namewee, di origini cinesi, è stato arrestato in relazione alla morte dell’influencer taiwanese Hsieh Yu-hsin, trovata senza vita in una vasca d’albergo a Kuala Lumpur. La 31enne, nota online come Nurse Goddess, aveva oltre mezzo milione di follower.

Secondo la polizia, Namewee — ultimo a essere visto con lei — resterà in custodia per sei giorni. L’artista nega ogni coinvolgimento e si è consegnato volontariamente, chiedendo “un’indagine obiettiva e trasparente”.

il caso mescola cronaca nera, scandalo social e politica culturale. Namewee, provocatore spesso censurato per la sua satira su razzismo e religione, torna al centro delle tensioni tra libertà d’espressione, moralismo e identità in una Malesia sempre più divisa.

Filippine

Il bilancio del tifone Kalmaegi nelle Filippine è salito ad almeno 114 morti e 127 dispersi, la maggior parte nella provincia di Cebu, già colpita da un terremoto nelle scorse settimane. Fiumi esondati, frane e inondazioni hanno travolto interi villaggi, mentre la Croce Rossa ha ricevuto centinaia di richieste di soccorso da persone rifugiate sui tetti.

Un elicottero militare diretto alle operazioni di aiuto si è schiantato, uccidendo sei membri dell’equipaggio.

Kalmaegi — ora diretto verso il Vietnam — mostra ancora una volta come il cambiamento climatico stia amplificando l’intensità dei disastri naturali in una regione tra le più vulnerabili del pianeta.

Indonesia

Nell’isola indonesiana di Sulawesi, il mare del villaggio di Kurisa è diventato rosso sangue. Le acque, contaminate dagli scarichi dell’Indonesia Morowali Industrial Park, un gigantesco polo del nichel gestito dalla cinese Tsingshan Group, sono ormai tossiche. I pescatori hanno perso il lavoro e vivono di plastica raccolta tra le onde.

Studi indipendenti rivelano livelli pericolosi di polveri sottili e zolfo, malattie respiratorie diffuse e milioni di tonnellate di scorie tossiche accumulate in depositi a rischio crollo. A marzo, una diga di fanghi è esplosa dopo forti piogge, uccidendo tre operai e contaminando un intero villaggio.

Il governo aveva promesso sanzioni e bonifiche, ma mesi dopo nessuno ha visto risultati. Le comunità chiedono trasparenza, salute e risarcimento.

Analisi: mentre il mondo corre verso la transizione verde, l’Indonesia paga il prezzo del “nichel pulito” con mari avvelenati, aria irrespirabile e silenzi di Stato. La corsa all’elettrico rischia di trasformarsi in una nuova forma di colonialismo industriale, dove la sostenibilità resta solo uno slogan.

Potrebbe interessarti anche:

E se credi in un giornalismo indipendente, serio e che racconta il mondo recandosi sul posto, puoi darci una mano cliccando su Sostienici


Opinioni dei Lettori

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi con * sono obbligatori



[There are no radio stations in the database]