3 novembre 2025 – Notiziario Mondo
Scritto da Barbara Schiavulli in data Novembre 3, 2025
- Gaza, la tregua violata da Israele 194 volte: la pace che non arriva
- Jamaica in ginocchio dopo Melissa: la furia del secolo.
- Trump: “Pronto a intervenire” — minaccia militare e taglio degli aiuti al Nigeria.
- Messico, ucciso il sindaco anti-cartelli: la città dell’avocado chiede giustizia.
- Afghanistan, terremoto di magnitudo 6.3: almeno 10 morti e centinaia di feriti nel nord del Paese
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Introduzione: Guerra fredda ecologica: il pianeta in trincea
Israele e Palestina
A Gaza, la tregua entrata in vigore il 10 ottobre è ormai solo un’illusione. Secondo il Governo Media Office, l’esercito israeliano ha violato l’accordo 194 volte: incursioni oltre la cosiddetta “linea gialla”, bombardamenti, spari, demolizioni e blocchi umanitari.
Il direttore Ismail al-Thawabteh denuncia che Israele continua a colpire aree residenziali, impedendo l’ingresso di medicinali, tende e case mobili, mentre molte comunità restano senza soccorsi.
La linea gialla divide oggi la Striscia a metà, ma non è un confine: è una ferita aperta, oltre la quale chi si avvicina rischia di essere ucciso.
Da maggio 2024 Israele controlla il valico di Rafah, distrutto e mai riaperto. Solo il 24% dei convogli umanitari è entrato nella Striscia: appena 3.200 camion su 13.000 previsti.
Mancano mezzi pesanti per rimuovere le macerie e recuperare i corpi: oltre 9.500 persone risultano ancora disperse. E Israele ha permesso l’ingresso di macchinari solo per recuperare i resti dei propri ostaggi.
Intanto, quasi 300.000 famiglie palestinesi vivono in strada, senza rifugi né aiuti, dopo che il 90% delle infrastrutture civili è stato distrutto.
Il danno economico stimato supera i 70 miliardi di dollari.
Thawabteh ha chiesto l’intervento urgente del presidente Trump e dei mediatori internazionali.
Ma a Gaza, mentre il mondo parla di pace, la tregua continua a suonare come un altro nome per l’assedio.
■ GAZA: Hamas ha affermato di “condannare fermamente le accuse degli Stati Uniti” in merito al presunto saccheggio di un camion di aiuti, dopo che il CENTCOM ha pubblicato un video girato da un drone statunitense di stanza su Gaza che mostra i residenti attaccare un autista del camion prima di saccheggiare il camion.
Hamas ha definito le accuse “infondate” e “parte di una sistematica campagna di disinformazione”.
Hamas ha consegnato a Israele i corpi di tre ostaggi, trasferiti attraverso la Croce Rossa. I resti dovranno essere identificati: fanno parte degli undici che Israele reclama nell’ambito della tregua mediata dagli Stati Uniti e in vigore dal 10 ottobre.
Tel Aviv accusa Hamas di ritardi, mentre il movimento palestinese denuncia violazioni israeliane del cessate il fuoco.
Nelle ultime ore un raid aereo israeliano ha ucciso un uomo nel nord di Gaza.
Dall’inizio della tregua, Hamas ha rilasciato 20 ostaggi vivi in cambio di quasi 2.000 detenuti palestinesi, ma oltre 230 palestinesi sarebbero stati uccisi da nuovi attacchi.
Intanto circa 200 soldati statunitensi sono di base nel sud di Israele per monitorare la tregua, mentre la pace promessa da Washington sembra ancora un orizzonte lontano.
■ CESSATE IL FUOCO DI TRUMP: Hamas ha accettato di ritirarsi attraverso i corridoi della Croce Rossa dalle aree di Gaza che dovrebbero essere sotto il controllo delle IDF secondo l’accordo di cessate il fuoco, ha riferito Al Jazeera, aggiungendo che i mediatori stanno lavorando per garantire che i militanti si ritirino sul lato controllato da Hamas della Linea Gialla senza scontri con le IDF.
■ ISRAELE: In Israele, la procuratrice militare Yifat Tomer-Yerushalmi è stata ritrovata viva e in buone condizioni dopo essere scomparsa per ore.
Era stata licenziata sabato per la fuga di un video che mostra la tortura di prigionieri palestinesi nel famigerato carcere di Sde Teiman, nel sud del Paese.
Secondo i media israeliani, la donna avrebbe lasciato una lettera di addio prima di sparire, spingendo l’esercito a lanciare una vasta operazione di ricerca.
Il video trapelato ha suscitato indignazione internazionale: mostra detenuti palestinesi nudi, incatenati e sottoposti a violenze.
Tomer-Yerushalmi avrebbe ammesso di aver diffuso il materiale per “contrastare la propaganda interna dell’esercito”, assumendosene la responsabilità.
Nei carceri israeliani si trovano oggi oltre 10.000 palestinesi, tra cui donne e bambini, che secondo le organizzazioni per i diritti umani subiscono torture, fame e negligenza medica.
Il Primo Ministro Netanyahu ha definito la fuga di notizie del video che mostrava i presunti abusi da parte dell’ex procuratore ” forse il più grave attacco propagandistico che lo Stato di Israele abbia mai subito dalla sua fondazione.
Questo richiede un’indagine indipendente, e mi aspetto che ne venga condotta una”.
■ LIBANO: L’inviato speciale degli Stati Uniti in Siria e Libano, Tom Barrack, ha dichiarato all’agenzia di stampa saudita Asharq News che le aspettative internazionali sul fatto che il Libano possa disarmare Hezbollah sono “irragionevoli”, ma che il gruppo non costituisce una seria minaccia per Israele.
Barrack ha sottolineato la difficoltà di dire al Libano di “disarmare con la forza uno dei suoi partiti politici. Tutti hanno una paura folle di entrare in una guerra civile”, aggiungendo che la strada per la stabilità passa attraverso i negoziati con Israele.
Se Beirut non si impegna a condurre colloqui diretti, ha affermato Barrack, le condizioni nel Paese potrebbero peggiorare.
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha dichiarato su X che “Hezbollah sta giocando col fuoco e il presidente del Libano sta temporeggiando “, affermando che l’impegno del governo libanese a disarmare Hezbollah “deve essere realizzato” e che le operazioni militari delle IDF nel Paese “continueranno e persino si intensificheranno”.
Sabato, le IDF hanno dichiarato di aver ucciso l’ufficiale di supporto logistico della forza d’élite Radwan di Hezbollah nel sud del Libano.
Fonti libanesi hanno dichiarato ad Haaretz di ritenere che Israele stia intensificando le tensioni con il Libano attraverso attacchi e dichiarazioni pubbliche per fare pressione sul governo libanese affinché avvii negoziati per un accordo globale tra i due paesi.
Nigeria
Il presidente Donald Trump ha avvertito sabato su Truth Social che gli Stati Uniti potrebbero compiere azioni militari in Nigeria se il governo non fermerà gli attacchi di gruppi islamisti contro comunità cristiane. Ha detto di aver incaricato il Pentagono di “prepararsi per possibili azioni” e ha minacciato il blocco immediato degli aiuti statunitensi.
Il presidente nigeriano Bola Tinubu ha respinto l’accusa di genocidio religioso, sostenendo che la descrizione non rispecchia la realtà del Paese e ribadendo l’impegno della Nigeria per la libertà religiosa. Le autorità nigeriane hanno però detto di essere pronte ad accogliere assistenza estera purché rispetti la sovranità nazionale.
La minaccia arriva sullo sfondo di una recrudescenza dell’insurgenza nel nord-est — erede di Boko Haram e di affiliate legate all’Isis — che ha causato massacri, rapimenti e vasti sfollamenti. Esperti e media avvertono che un intervento straniero rischierebbe di aggravare tensioni religiose ed etniche e di destabilizzare ulteriormente la regione.
Intanto, sotto Trump il volume di aiuti e gli scambi commerciali con la Nigeria sono già diminuiti: per il 2025 i trasferimenti Usa appaiono ridotti rispetto al 2023, e Washington ha imposto tariffe e restrizioni su visti che hanno teso ulteriormente i rapporti. Se il taglio degli aiuti fosse confermato, l’impatto economico e umanitario potrebbe essere notevole.
Una minaccia che parla forte, ma rischia di lasciare il continente africano a pagare il prezzo più alto.
Kenya
In Kenya, il bilancio della frana che ha colpito la regione occidentale del Rift Valley è salito a 26 morti, dopo il ritrovamento di altri quattro corpi.
Le squadre di soccorso hanno dovuto sospendere le ricerche a causa di nuove inondazioni improvvise, mentre 25 persone risultano ancora disperse.
Il ministro degli Interni Murkomen ha annunciato l’invio dell’esercito con quattro velivoli per raggiungere le aree isolate, dove le strade sono state completamente distrutte.
Le piogge continuano a flagellare gran parte del Paese, costringendo migliaia di persone a fuggire dalle proprie case.
Il governo ha lanciato un appello urgente agli abitanti delle zone a rischio e ha promesso di continuare a fornire aiuti e persino trasportare per via aerea i materiali d’esame agli studenti bloccati.
Regno Unito
In Inghilterra, la polizia britannica ha escluso che il massacro a coltellate avvenuto sabato sera su un treno diretto a Londra sia di natura terroristica. Due persone restano in condizioni critiche, mentre altre nove sono rimaste ferite.
L’aggressione è avvenuta a bordo del treno partito da Doncaster e diretto alla stazione di King’s Cross: panico tra i passeggeri, che hanno cercato rifugio nei vagoni e nei bagni.
La polizia è intervenuta in otto minuti, arrestando due uomini britannici, di 32 e 35 anni. Uno è stato poi rilasciato senza accuse.
Le autorità hanno inizialmente attivato il protocollo “Plato” — usato per sospetti attacchi terroristici — ma lo hanno successivamente revocato.
Il movente resta sconosciuto.
Il ministro dell’Interno ha lodato “il coraggio eccezionale” dei passeggeri, mentre Re Carlo e la regina Camilla hanno espresso “profonda costernazione” per l’accaduto.
Le ferrovie britanniche prevedono ancora forti disagi lungo la linea Londra-Doncaster.
Jamaica
La Giamaica è in ginocchio dopo il passaggio dell’uragano Melissa, il più potente degli ultimi novant’anni. Almeno 28 morti sull’isola, 31 a Haiti, dove dieci bambini sono annegati nelle inondazioni, e distruzione anche a Cuba e nella Repubblica Dominicana.
Melissa, con venti fino a 300 chilometri orari, ha spazzato via intere città: case, ospedali e reti elettriche ridotte in macerie, comunità isolate, nessun contatto.
Secondo l’ONU, i danni economici potrebbero equivalere all’intero PIL giamaicano, circa 20 miliardi di dollari.
L’Organizzazione ha già stanziato 4 milioni di dollari d’emergenza, ma il segretario generale Guterres avverte: servirà una mobilitazione internazionale massiccia.
Un’isola devastata, e un monito per un mondo che continua a ignorare la crisi climatica.
Messico
In Messico, la città di Uruapan, nello stato occidentale di Michoacán, piange il suo sindaco, Carlos Manzo, ucciso a colpi di pistola durante il festival del Giorno dei Morti. Aveva 40 anni ed era noto per le sue denunce contro i cartelli del narcotraffico.
Domenica, centinaia di cittadini vestiti di nero hanno accompagnato il suo funerale gridando “Giustizia!” e “Fuori Morena!”, in riferimento al partito della presidente Claudia Sheinbaum, che ha promesso “zero impunità” e definito l’attacco “vile”.
Manzo è stato colpito sette volte da un uomo poi ucciso sul posto. Il ministro della Sicurezza ha confermato che l’arma era già stata usata in scontri tra bande rivali.
Da mesi, il sindaco viveva sotto protezione e indossava un giubbotto antiproiettile, consapevole del rischio. “Non voglio essere un altro nome nella lista dei sindaci assassinati,” aveva detto a settembre.
Uruapan, capitale dell’avocado, è da anni terreno di scontro tra narcos e politica, dove anche i simboli della festa dei morti si confondono con quelli della paura.
Venezuela
Il presidente Donald Trump ha dichiarato che i giorni del leader venezuelano Nicolás Maduro “sono contati”, mentre gli Stati Uniti rafforzano la loro presenza militare nel Mar dei Caraibi.
In un’intervista a CBS 60 Minutes, Trump ha escluso una guerra diretta ma non ha smentito del tutto l’ipotesi di attacchi mirati contro obiettivi militari venezuelani, alimentando i timori di un’escalation.
Washington accusa Maduro di guidare il Cartello de los Soles, definito gruppo terroristico globale, e di usare il traffico di droga per finanziare il regime.
Dal mese di settembre, gli Stati Uniti avrebbero condotto 14 operazioni armate in mare contro presunti narcos, con oltre 60 morti, azioni che le Nazioni Unite definiscono “inaccettabili” e potenzialmente extragiudiziali.
Maduro respinge le accuse come “fake news” e avverte: “Gli Stati Uniti si preparano a una guerra eterna contro il Venezuela.”
Un nuovo braccio di ferro tra Washington e Caracas che riporta la tensione latinoamericana ai giorni più oscuri della Guerra Fredda.
Afghanistan
Un forte terremoto di magnitudo 6.3 ha colpito nelle prime ore di lunedì il nord dell’Afghanistan, nei pressi della città di Mazar-e Sharif, causando almeno 10 morti e oltre 260 feriti.
L’epicentro è stato localizzato a 28 chilometri di profondità, secondo l’Istituto geologico statunitense. Le province di Balkh e Samangan risultano le più colpite, con interi villaggi danneggiati e centinaia di persone intrappolate sotto le macerie.
Le autorità talebane hanno inviato squadre militari e mediche nelle zone devastate, mentre tutti gli ospedali dell’area sono in stato d’allerta.
Il sisma ha anche distrutto parte del santuario blu di Mazar-i-Sharif, simbolo religioso del Paese.
Il sistema di allerta statunitense ha segnalato un rischio di “vittime significative e danni diffusi”: un altro colpo per un Paese fragile, dove il terreno trema tanto quanto la vita quotidiana della sua gente.
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