2 giugno 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Giugno 2, 2025

  • Gaza: decine di persone uccise dai soldati Israeliani mentre andavano a prendere del cibo.
  • Nigeria: oltre 200 morti per le inondazioni a Mokwa, centinaia i dispersi.
  • Russia: due ponti fatti esplodere alla vigilia dei colloqui di pace.
  • Condannato a 210 anni il “missionario” americano che abusava di bambini ad Haiti.
  • Corea del Sud: Elezioni tra paura, rabbia e voglia di voltare pagina

Introduzione al notiziario: Bella Ciao da Gaza

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli

Israele e Palestina

■ OSTAGGI/CESSATE IL FUOCO: Hamas ha respinto le critiche alla sua risposta alla proposta di cessate il fuoco dell’inviato statunitense Steve Witkoff.

Witkoff aveva definito la risposta di Hamas “inaccettabile”.

Un alto funzionario di Hamas, Basem Naim, ha affermato che Hamas non ha respinto categoricamente il cessate il fuoco, ma che la risposta di Israele alla proposta di Witkoff era incompatibile con quanto concordato dal gruppo, aggiungendo che la posizione dell’inviato statunitense nei confronti del gruppo era “ingiusta” e dimostrava una “totale parzialità” nei confronti di Israele.

In seguito a un’inchiesta dell’Haaretz che ha rivelato che le operazioni militari israeliane hanno messo in pericolo almeno 54 ostaggi a Gaza, le famiglie degli ostaggi hanno avvertito che il proseguimento delle operazioni metterebbe i loro parenti a ulteriore rischio.

L’Hostages and Missing Families Forum ha presentato una petizione all’Alta Corte di Giustizia, chiedendo al governo di spiegare la sua decisione di continuare le operazioni militari a Gaza, sostenendo che mettono in pericolo gli ostaggi anziché cercare un accordo con Hamas.

■ GAZA: Almeno 31 palestinesi sono stati uccisi e oltre 200 feriti da colpi d’arma da fuoco nei pressi di un sito di distribuzione di aiuti a Rafah, secondo il Ministero della Salute di Gaza, gestito da Hamas.

Testimoni oculari hanno riferito all’Associated Press che migliaia di persone si sono dirette verso il sito di distribuzione ore prima dell’alba, radunandosi alla rotonda della Bandiera, a circa un chilometro di distanza, in attesa dell’apertura del sito.

Hanno affermato che le forze israeliane hanno ordinato alla gente di disperdersi e di tornare più tardi, prima di aprire il fuoco.

Parlando dal pronto soccorso del Nasser Medical Complex, la chirurga britannica Victoria Rose ha dichiarato ha visto “un numero spropositato di persone entrare dalla porta”. “Qui è una carneficina assoluta e ci sono ancora più persone nel pronto soccorso principale.”

Un giornalista dell’Associated Press ha visto decine di persone ricoverate in ospedale.

L’Idf, come fa da 600 giorni ha negato di aver sparato contro civili. Sono i civili che si lanciano verso i proiettili israeliani.

La Gaza Humanitarian Foundation , l’organizzazione che gestisce il sito, ha dichiarato di aver consegnato gli aiuti ” senza incidenti “, negando qualsiasi caos o sparatoria nei suoi siti e definendo i resoconti “completamente falsi e inventati”.

In tutto nelle ultime ore sono state uccise 54 persone.

Il dottor Hamdi al-Najjar, medico dell’ospedale Nasser di Khan Yunis, è morto per le ferite riportate in un attacco aereo israeliano sulla sua casa, in cui sono morti anche nove dei suoi figli, hanno riferito fonti mediche.

I colleghi hanno riferito a diversi organi di stampa che al-Najjar e la sua famiglia non avevano alcun legame con Hamas.

Il Gisha Legal Center for Freedom of Movement, un gruppo israeliano per i diritti umani, aveva fatto appello alle IDF affinché Hamdi e il suo unico figlio sopravvissuto, Adam anche lui gravemente ferito nell’attacco, ricevessero cure mediche urgenti all’estero.

Sembrava che il governo italiano si fosse proposto, ma mentre la madre medico continua incessantemente a lavorare, suo figlio non è stato evacuato.

■ AIUTI PER GAZA: Una nave della Freedom Flotilla Coalition è partita ieri dalla Sicilia per Gaza per protestare contro il blocco israeliano, con a bordo l’attivista per il clima Greta Thunberg, l’attore Liam Cunningham e la parlamentare francese Rima Hassan.

A maggio Israele aveva colpito con un attacco con drone su una nave simile.

■ LIBANO: Un attacco di droni ad Arnoun, nel Libano meridionale, ha ucciso un motociclista , hanno affermato le autorità libanesi.

■ SIRIA: Le IDF hanno affermato di aver colpito obiettivi nella Siria meridionale e vicino alla città portuale di Latakia , tra cui componenti di missili terra-aria e missili terra-mare.

■ YEMEN: Le IDF hanno affermato che un missile proveniente dallo Yemen è stato intercettato dopo che le sirene hanno suonato a Tel Aviv, Gerusalemme e in diverse città centrali di Israele.

Nigeria

È salito a più di 200 morti il bilancio delle devastanti inondazioni che giovedì scorso hanno colpito la città nigeriana di Mokwa, nello Stato del Niger. Le piogge torrenziali, le peggiori degli ultimi 60 anni, hanno travolto i villaggi di Tiffin Maza e Anguwan Hausawa, distruggendo case, strade, ponti e provocando oltre 500 dispersi.

Le autorità locali hanno interrotto le operazioni di soccorso: non si crede ci siano più sopravvissuti. Intanto si teme un’emergenza sanitaria, con la decisione di recuperare i corpi sepolti dal fango.

Le testimonianze sono strazianti. Un uomo ha raccontato di aver perso la moglie e il figlio neonato, travolti dall’acqua davanti ai suoi occhi. Un altro ha visto svanire in un attimo i risparmi della sua attività agricola.

La Croce Rossa e l’Agenzia nazionale per la gestione delle emergenze stanno ora distribuendo aiuti di prima necessità, ma i danni alle infrastrutture rischiano di paralizzare l’economia locale.

Ogni stagione delle piogge in Nigeria si trasforma in tragedia annunciata. Ma senza investimenti su prevenzione e infrastrutture, i cambiamenti climatici continueranno a colpire i più vulnerabili. E a farli pagare con la vita.

Francia

Caos a Parigi dopo la vittoria del PSG sull’Inter: due morti e oltre 550 arresti in una notte di violenze.

Un ragazzo di 17 anni è stato accoltellato a Dax, nel sud-ovest della Francia, mentre una donna è morta investita da un’auto mentre era su uno scooter nel XV arrondissement della capitale.

Il Ministero dell’Interno ha diffuso cifre impressionanti: 559 fermi in tutto il Paese, di cui 491 solo a Parigi. Quasi 250 persone sono finite in arresto.

Quando una vittoria sportiva si trasforma in guerriglia urbana, viene da chiedersi cosa passi nel cervello della gente.

Regno Unito

Almeno 1.194 migranti sono arrivati due giorni fa sulle coste meridionali dell’Inghilterra, dopo aver attraversato la Manica su piccole imbarcazioni. È il numero più alto registrato in un solo giorno quest’anno.

Le autorità francesi hanno intercettato e soccorso quasi 200 persone prima che partissero o durante la traversata.

Il record resta quello del settembre 2022, con 1.300 arrivi in un solo giorno, ma la pressione migratoria sulla rotta più breve e più mortale d’Europa resta altissima.

Chi fugge da fame, guerre o dittature continuerà a tentare il mare, anche a costo della vita. La politica, intanto, resta bloccata sulla parola “deterrenza”.

Polonia

I polacchi alle urne per eleggere il nuovo presidente. Una sfida testa a testa tra Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia e candidato liberal filo-europeo, e Karol Nawrocki, storico conservatore vicino alla destra americana e sostenuto dal partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS).

Trzaskowski punta su alleanze forti con Bruxelles e Washington, vuole restaurare l’indipendenza della magistratura, ampliare i diritti civili e rilanciare i legami con l’Unione Europea.

Nawrocki, invece, guarda a Trump e al modello MAGA, difende i “valori tradizionali”, è scettico sull’UE e ha dichiarato che non ratificherebbe l’ingresso dell’Ucraina nella NATO, temendo un’escalation con Mosca.

Il risultato di questa elezione potrebbe decidere se la Polonia resta saldamente nel cuore dell’Europa o vira verso un nazionalismo più isolazionista.

Più che una semplice elezione, è uno scontro di visioni: futuro europeo condiviso o orgoglio nazionale a stelle e strisce. L’Europa osserva, l’Ucraina trattiene il fiato.

Russia e Ucraina

Sette morti e 69 feriti: è il bilancio delle esplosioni che hanno distrutto due ponti nelle regioni russe di Bryansk e Kursk, al confine con l’Ucraina.

A Bryansk, un ponte stradale è crollato su una ferrovia proprio mentre transitava un treno passeggeri diretto a Mosca con 388 persone a bordo.

Quattro ore dopo, un altro ponte – questa volta ferroviario – è stato fatto saltare nella vicina Kursk, colpendo un treno merci.

Le immagini sui social mostrano vagoni rovesciati e passeggeri che fuggono dai rottami nella notte.

Le autorità russe parlano chiaramente di sabotaggio e puntano il dito contro i servizi ucraini, accusati di voler sabotare i colloqui di pace richiesti da Washington, previsti a Istanbul.

Nel frattempo, un’esplosione ha deragliato un treno militare russo carico di carburante nella parte occupata della regione ucraina di Zaporizhzhia.

Kyiv non ha rivendicato l’attacco, ma la tensione resta altissima.

Un attacco ucraino con droni ha distrutto oltre 40 aerei russi in profondità nel territorio della Federazione, secondo quanto confermato ieri dai Servizi di Sicurezza di Kyiv. L’operazione – che secondo il presidente Zelensky ha impiegato 117 droni e colpito una base vicina a un ufficio dei servizi segreti russi FSB – rappresenta uno dei colpi più audaci dell’Ucraina dall’inizio dell’invasione.

Mosca, per tutta risposta, ha lanciato 472 droni contro l’Ucraina, nel più massiccio attacco aereo con droni dall’inizio della guerra a febbraio 2022.

Canada

Oltre 25.000 persone evacuate in tre province canadesi per gli incendi boschivi che continuano a devastare Manitoba, Alberta e Saskatchewan. Solo in Manitoba – dove è stato dichiarato lo stato d’emergenza – gli sfollati sono almeno 17.000, con 5.000 evacuati da Flin Flon, città minacciata da un incendio partito una settimana fa.

Il fumo ha peggiorato drasticamente la qualità dell’aria anche in alcuni stati americani come Minnesota, North Dakota e Montana, con livelli definiti “non salutari” dall’EPA.

Le operazioni di spegnimento sono ostacolate dalla scarsa visibilità e dal meteo: caldo, secco, e senza piogge in vista. Canada e Stati Uniti hanno mobilitato bombardieri d’acqua, droni e oltre 150 vigili del fuoco.

Il premier del Saskatchewan ha avvertito: “I prossimi sette giorni sono decisivi”.

Il clima fa scintille, e il pianeta brucia. Mentre il nord America affronta un déjà vu incendiario, l’emergenza diventa ormai una stagione ricorrente: estate, fumo, evacuazioni. E silenzio politico.

Stati Uniti

Michael Karl Geilenfeld, 73 anni, fondatore dell’orfanotrofio St. Joseph’s Home for Boys a Port-au-Prince, è stato condannato a 210 anni di carcere da un tribunale federale di Miami per abusi sessuali su minori.

Geilenfeld, cittadino statunitense, è stato riconosciuto colpevole di sette capi d’accusa federali, tra cui viaggio con finalità di sfruttamento sessuale e condotta illecita nei confronti di sei bambini tra il 2005 e il 2010.

Ma in aula si sono presentate molte più vittime, raccontando anni di violenze sessuali, abusi fisici e psicologici, consumati sotto la copertura di un’opera umanitaria.

Nonostante le accuse, Geilenfeld è riuscito a sfuggire alla giustizia per anni grazie a protezione istituzionale, finanziamenti da ONG statunitensi e un’immagine da filantropo. Tra i suoi sostenitori, anche la no-profit Hearts with Haiti, coinvolta in una causa per diffamazione durata sei anni contro un attivista che lo accusava di pedofilia.

Non è solo la storia di un predatore, ma il fallimento totale di un sistema che protegge l’apparenza del bene mentre sacrifica i più fragili. Haiti non aveva bisogno di un salvatore, ma di giustizia.

Un uomo di 45 anni, Mohamed Sabry Soliman, ha lanciato bombe molotov e usato un lanciafiamme artigianale contro un gruppo di partecipanti a una camminata ebraica in Colorado, ferendo almeno sei persone.

Gridava “Free Palestine” e “Quanti bambini avete ucciso?” mentre colpiva i presenti, secondo le testimonianze. L’FBI ha definito l’episodio un attacco terroristico mirato.

L’evento colpito si chiama Run For Their Lives, una camminata settimanale per sensibilizzare sull’agonia degli ostaggi israeliani a Gaza. L’attentatore è stato arrestato e portato in ospedale per le ferite riportate durante l’azione. Non sono ancora state formalizzate accuse, ma le autorità promettono di “ritenerlo pienamente responsabile”.

Emergono intanto dettagli inquietanti: secondo fonti non confermate, Soliman sarebbe un cittadino egiziano entrato negli Stati Uniti con un visto turistico nel 2022 e rimasto illegalmente nel Paese. La Casa Bianca lo ha definito un “immigrato irregolare”, mentre l’FBI ha escluso, al momento, legami con reti organizzate.

L’odio, come il fuoco, si propaga in assenza di ossigeno – o meglio, di verità e giustizia. Mentre il conflitto tra Israele e Palestina infiamma cuori e strade, il rischio che la guerra si trapianti anche nei contesti di diaspora è reale. Ma criminalizzare le cause non può mai giustificare il crimine.

Bangladesh

Inizia a Dhaka il processo per crimini contro l’umanità contro l’ex prima ministra del Bangladesh Sheikh Hasina, rimossa dal potere e ora in esilio in India.

Il tribunale speciale, trasmesso in diretta dalla TV di Stato, ha accettato cinque capi d’accusa legati alla repressione delle proteste studentesche dell’estate 2023, in cui sarebbero morte fino a 1.400 persone secondo le stime dell’ONU.

Hasina è accusata di aver ordinato direttamente alle forze statali e ai militanti del suo partito, l’Awami League, di compiere omicidi, violenze sistematiche, incendi di corpi e negazione di cure ai feriti.

Oltre a Hasina, sono coinvolti anche l’ex ministro dell’Interno e l’ex capo della polizia. Solo quest’ultimo è stato finora arrestato. Hasina, al potere per 15 anni, è figlia del padre fondatore del Paese, Sheikh Mujibur Rahman, e aveva istituito lo stesso tribunale nel 2009 per giudicare i crimini del 1971.

La giustizia si ribalta: chi creò un tribunale per giudicare i nemici della patria, ora è accusata di massacrare i suoi cittadini. Storia e potere, in Bangladesh, sembrano inseparabili dalla tragedia.

Myanmar

La giunta militare birmana ha annunciato una proroga del cessate il fuoco fino al 30 giugno, con l’obiettivo dichiarato di facilitare la ricostruzione dopo il terremoto del 28 marzo e promuovere “pace e stabilità nazionale”.

Il precedente cessate il fuoco, valido dal 6 al 31 maggio, era stato proclamato dopo il sisma di magnitudo 7.7, che ha provocato circa 3.800 morti e decine di migliaia di sfollati.

Il regime militare ha chiesto alle forze armate etniche e ai gruppi ribelli di evitare attacchi a infrastrutture, civili o postazioni militari, e ha minacciato ritorsioni in caso di violazioni.

Il Paese, però, resta nel caos: soprattutto nel nord, i combattimenti tra esercito e gruppi etnici armati proseguono, in un conflitto riacceso dopo il colpo di Stato del 2021.

Un cessate il fuoco imposto dall’alto, sotto minaccia, è un’illusione di pace. In Myanmar, il vero conflitto non è solo con i fucili: è tra una dittatura che impone e una popolazione che resiste da anni.

Corea del Sud

Dopo mesi di caos politico, domani la Corea del Sud si prepara a eleggere un nuovo presidente in un’elezione lampo, resa necessaria dalla clamorosa destituzione del conservatore Yoon Suk Yeol, colpevole di aver imposto brevemente la legge marziale.

Un colpo di mano che gli è costato tutto: il potere, la credibilità e forse la libertà, visto che ora rischia la pena di morte per ribellione.

Favorito nei sondaggi è Lee Jae-myung, volto del Partito Democratico e arcinemico di Yoon, che ha guidato la carica per l’impeachment.

A sfidarlo, il conservatore Kim Moon Soo, ex ministro del lavoro, accusato di non aver preso le distanze dal presidente decaduto. E in una campagna segnata più da insulti personali e sessismo che da programmi chiari, il dibattito pubblico ha toccato il fondo.

In una democrazia affaticata, dove il trauma istituzionale è ancora vivo, queste elezioni sembrano più una resa dei conti che una visione per il futuro.

La polarizzazione è talmente estrema che i veri problemi – economia, nucleare nordcoreano, relazioni con gli USA – passano quasi in secondo piano.

Chiunque vinca, sarà subito catapultato nel vivo della crisi. Il 9 luglio scade la moratoria di Trump sui dazi globali e la Corea del Sud rischia di vedere i suoi prodotti tassati al 25%.

Washington e Pyongyang osservano con attenzione, mentre Seoul si dibatte tra la volontà di ricucire con il Nord e il timore di apparire debole.

Lee promette riconciliazione ma i suoi detrattori lo accusano di voler usare le indagini su Yoon come arma politica.

Kim invoca un ritorno alla fermezza, ma rappresenta un establishment screditato. Intanto, quattro candidati minori cercano di ritagliarsi spazio, senza però distogliere l’attenzione dal duello principale.

Il nuovo presidente giurerà il giorno dopo il voto, senza transizione. Sarà una partenza a razzo, su un terreno politico minato.

Un Paese diviso e in cerca di un nuovo equilibrio si affida a un’urna rovente. E a un presidente che dovrà affrontare tutto, tranne il tempo per prepararsi.

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