25 agosto 2025 – Notiziario Mondo
Scritto da Barbara Schiavulli in data Agosto 25, 2025
- Israele bombarda lo Yemen.
- Gaza: mentre decine di persone continuano ad essere uccise, in Australia decine di migliaia in piazza.
- Nigeria: raid militare libera 76 ostaggi tra cui bambini.
- Vietnam: ordinato a mezzo milione di persone di evacuare in vista di un tifone.
- Venezuela: Governo Maduro sotto pressione scarcera 13 prigionieri politici
Introduzione al notiziario: Il mare che divora i sogni: morte di tre sorelle in fuga
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Israele e Yemen
Almeno sei persone sono state uccise e 86 ferite nei raid israeliani su Sana’a, capitale yemenita controllata dai ribelli Houthi.
Lo riferisce il ministero della Sanità del movimento sciita, che accusa Israele di colpire deliberatamente infrastrutture civili come la compagnia petrolifera e una centrale elettrica.
L’esercito israeliano ha confermato di aver colpito “infrastrutture militari” legate ai ribelli, inclusi un sito presso il palazzo presidenziale, depositi di carburante e due centrali.
Secondo Tel Aviv, si tratta di una risposta ai missili e ai droni lanciati dagli Houthi verso Israele negli ultimi giorni. Venerdì i ribelli avevano rivendicato il lancio di un missile balistico con sub-munizioni, il primo del genere sparato dallo Yemen.
Da oltre un anno, con la guerra a Gaza, gli Houthi – sostenuti dall’Iran – hanno intensificato gli attacchi contro Israele e le navi nel Mar Rosso, dichiarando di agire in solidarietà con i palestinesi.
Molti missili sono stati intercettati, ma Israele ha reagito più volte colpendo porti e infrastrutture nelle aree ribelli, come quello strategico di Hodeidah.
L’episodio mostra come la guerra di Gaza abbia ormai travalicato i confini della Striscia, alimentando un fronte regionale che va dallo Yemen al Libano, passando per l’Iran.
Gli Houthi, già protagonisti di una lunga guerra civile interna, cercano visibilità internazionale presentandosi come difensori della causa palestinese.
Israele, d’altra parte, vuole dimostrare la capacità di deterrenza anche lontano dai propri confini.
Il rischio è un’escalation in un’area cruciale per i traffici marittimi mondiali: il Mar Rosso e lo stretto di Bab el-Mandeb, già destabilizzati dagli attacchi Houthi alle navi commerciali.
Israele e Palestina
■ GAZA: Il Ministero della Salute guidato da Hamas ha dichiarato che 64 palestinesi sono stati uccisi, 19 mentre cercavano aiuto, e 278 sono rimasti feriti dal fuoco israeliano nelle ultime 24 ore.
Otto persone sono morte di fame e malnutrizione, tra cui un bambino. Secondo il Ministero, 62.686 persone sono state uccise a Gaza dall’inizio della guerra.
Le IDF hanno avvertito che l’attuazione degli ordini del governo Netanyahu di demolire l’intera Gaza City, come già fatto con Beit Hanoun e Rafah, potrebbe richiedere più di un anno , secondo quanto riferito da fonti ad Haaretz, aggiungendo che ciò aggraverebbe anche la grave crisi delle unità di riserva dell’IDF, già alle prese con un calo dell’affluenza e un basso morale.
L’avvertimento è arrivato dopo che il Ministro della Difesa Israel Katz ha minacciato venerdì che Gaza City subirà la stessa sorte di Rafah e Beit Hanoun se Hamas non accetterà le condizioni israeliane per porre fine alla guerra.
Le immagini satellitari catturate dal Centro Satellitare delle Nazioni Unite indicano che, all’8 luglio, quasi il 97% delle scuole della Striscia ha subito danni di qualche tipo agli edifici, ha affermato l’UNRWA.
Secondo il rapporto, 518 dei 564 edifici scolastici di Gaza necessiteranno di una ricostruzione completa o di importanti lavori di ristrutturazione per tornare a funzionare.
■ OSTAGGI/CESSATE IL FUOCO: I manifestanti che chiedono un accordo per gli ostaggi hanno manifestato domenica mattina davanti alle case di figure chiave del governo .
Il vice capo coordinatore degli ostaggi delle IDF, il Maggior Generale (in cont.) Yoav (Poli) Mordechai, è stato temporaneamente sospeso dall’incarico dopo essere stato interrogato giovedì in relazione allo scandalo Qatargate , che collega il Qatar ad alti funzionari e collaboratori di Netanyahu.
È sospettato di corruzione, abuso di fiducia e contatto con un agente straniero.
■ ISRAELE: Il tenente Ori Gerlic, 20 anni, è morto in un incidente operativo che ha coinvolto la detonazione di un ordigno esplosivo a Gaza. Le IDF hanno dichiarato di stare indagando sulle circostanze della sua morte.
■ LIBANO: L’inviato statunitense Tom Barrack ha incontrato Netanyahu per discutere la richiesta di Washington che Israele limiti i suoi attacchi in Libano , ha detto il giornalista di Axios Barak Ravid su X , citando tre fonti israeliane e statunitensi.
Secondo Axios, Barrack ha incontrato anche il responsabile degli Affari strategici Ron Dermer, il ministro degli Esteri Gideon Saar e il ministro della Difesa Katz.
TURCHIA: La conferenza di otto giorni su Gaza è ripresa domenica con un’intera giornata di workshop sull’Isola della Democrazia e della Libertà a Istanbul, dove i partecipanti hanno esaminato i doveri dei diversi settori nella risposta al genocidio in corso a Gaza.
I delegati, divisi in gruppi di studiosi, rappresentanti dello Stato, dirigenti d’azienda, professionisti dei media e personalità politiche, hanno discusso sulle misure pratiche da adottare per aiutare i palestinesi e rafforzare l’unità nel mondo musulmano.
Le sessioni mattutine hanno esaminato le responsabilità degli studiosi e dei governi islamici, mentre le discussioni successive si sono concentrate sul ruolo delle imprese nei progetti di ricostruzione e sugli obblighi dei media nel sensibilizzare l’opinione pubblica a livello globale.
AUSTRALIA: Decine di migliaia di australiani si sono radunati domenica in più di 40 città e paesi per protestare contro la guerra in corso di Israele contro Gaza; i partecipanti hanno chiesto sanzioni contro Tel Aviv, ha riferito l’emittente locale SBS.
Josh Lees, uno degli organizzatori del raduno, ha stimato la partecipazione a “circa 40.000 persone qui a Sydney, 50 o 60.000 a Melbourne, 10.000 a Hobart, migliaia a Perth e Brisbane e ovunque altrove”. A Brisbane, la polizia ha stimato l’affluenza a 10.000 persone, mentre gli organizzatori hanno parlato di circa 50.000.
Nigeria
Almeno 76 ostaggi, tra cui diversi bambini, sono stati liberati dopo un’operazione dell’esercito nigeriano nel nord-ovest del Paese.
I militari hanno colpito con raid aerei mirati i militanti che si nascondevano nella zona di Pauwa Hill, nello stato di Katsina, dove da tempo agiva un noto rapitore.
Tra le persone salvate ci sono anche alcuni fedeli rapiti durante l’attacco a una moschea a Unguwan Mantau, che era costato la vita ad almeno 50 persone.
Le autorità hanno però confermato che un bambino ha perso la vita durante l’operazione.
Negli ultimi mesi gli attacchi armati nelle regioni nord-occidentali e centro-settentrionali della Nigeria sono aumentati, alimentati da conflitti tra comunità agricole e pastori per l’accesso a terra e acqua.
Lo scorso mese, un assalto in Nigeria centrale aveva causato la morte di 150 persone.
Quello che in passato veniva definito “banditismo” sta ormai assumendo le caratteristiche di un conflitto armato vero e proprio: le bande criminali sono sempre meglio equipaggiate e hanno capacità logistiche simili a quelle di gruppi insurrezionali.
Per il governo di Abuja, già impegnato contro Boko Haram e lo Stato islamico in altre regioni, questa nuova escalation rappresenta un’ulteriore minaccia alla stabilità interna. Il nord della Nigeria rischia così di trasformarsi in un mosaico di conflitti sovrapposti – religiosi, etnici ed economici – con conseguenze devastanti per milioni di civili.
Francia
La Francia ha convocato per lunedì l’ambasciatore americano Charles Kushner, dopo che quest’ultimo ha scritto al presidente Emmanuel Macron accusando Parigi di non fare abbastanza contro la violenza antisemita.
La lettera, pubblicata sul Wall Street Journal, invita Macron ad applicare con più decisione le leggi sui crimini d’odio e a moderare le critiche a Israele. Secondo Kushner, infatti, le dichiarazioni francesi a favore del riconoscimento di uno Stato palestinese avrebbero alimentato episodi antisemiti.
Il ministero degli Esteri francese ha definito le accuse “inaccettabili”. L’intervento di Kushner arriva a pochi giorni da un’altra lettera di Benjamin Netanyahu a Macron, in cui il premier israeliano accusava la Francia di incoraggiare l’antisemitismo con le sue aperture diplomatiche verso i palestinesi.
Macron, tra i leader europei più critici verso la condotta israeliana a Gaza — soprattutto sul piano delle vittime civili — ha più volte condannato l’antisemitismo e rafforzato la sicurezza di sinagoghe e centri ebraici in Francia.
L’episodio riflette l’acuirsi delle fratture tra Francia e Stati Uniti sull’approccio al conflitto israelo-palestinese. Mentre Trump sostiene Netanyahu senza riserve, Macron cerca di bilanciare il sostegno a Israele con la difesa del diritto dei palestinesi a uno Stato.
l’affermazione di Kushner secondo cui “l’antisionismo è antisemitismo” rientra nella narrativa israeliana e statunitense più vicina a Trump, che tende a delegittimare ogni critica politica a Israele equiparandola a odio antiebraico.
In Francia, tuttavia, esiste una forte tradizione di distinguere tra critica a Israele e antisemitismo.
Russia e Ucraina
La Russia ha accusato Kiev di aver lanciato nella notte tra sabato e domenica una serie di attacchi con droni, che hanno colpito diverse infrastrutture energetiche.
Un incendio è divampato in un impianto nucleare nella regione russa di Kursk — domato senza vittime e senza anomalie nei livelli di radiazione — e un altro ha colpito il porto di Ust-Luga, nel nord-ovest, importante terminal per l’export di combustibili.
Mosca sostiene di aver intercettato 95 droni ucraini, mentre Kiev dichiara di aver abbattuto o neutralizzato 48 droni russi in attacchi paralleli contro il proprio territorio.
Gli episodi si sono verificati nel giorno del 34º anniversario dell’indipendenza ucraina dall’URSS. Nel suo discorso, il presidente Volodymyr Zelenskyy ha riaffermato la determinazione del Paese: “Il nostro futuro dipende solo da noi”.
A Kyiv erano presenti il nuovo premier canadese Mark Carney, che ha annunciato 1,5 miliardi di dollari in assistenza militare e la possibilità di una presenza di truppe canadesi in Ucraina.
La Norvegia ha promesso 695 milioni di dollari per sistemi di difesa aerea, tra cui due batterie Patriot finanziate con la Germania.
Papa Leone XIV ha pregato per la pace e inviato un telegramma a Zelenskyy.
Sul terreno, Mosca ha dichiarato di aver conquistato due villaggi nel Donetsk, mentre Kiev afferma di aver riconquistato Novomykhailivka. Contestualmente, Russia e Ucraina hanno effettuato uno scambio di 146 prigionieri per parte, incluso il rimpatrio di otto civili russi catturati durante l’incursione ucraina a Kursk dell’agosto 2024.
L’intensificarsi degli attacchi proprio nell’Independence Day ucraino ha un valore politico e psicologico: Mosca cerca di minare il morale, Kiev di dimostrare capacità di colpire in profondità.
Stati Uniti
Un caso umano di infezione da screwworm, il parassita mangia-carne che colpisce bovini e animali a sangue caldo, è stato confermato nel Maryland.
La persona infetta era rientrata negli Stati Uniti dal Guatemala ed è la prima infezione registrata quest’anno.
Il parassita, endemico in America Latina, si sta spostando verso nord: le larve si nutrono di tessuti vivi e, se non curate, possono essere letali sia per animali che per esseri umani.
L’ultimo grande focolaio negli Stati Uniti risale a oltre cinquant’anni fa, debellato grazie al rilascio di milioni di mosche sterili.
La notizia preoccupa non solo sul piano sanitario ma anche economico: gli Stati Uniti hanno il numero di bovini più basso degli ultimi settant’anni e un nuovo focolaio potrebbe costare solo al Texas quasi 2 miliardi di dollari.
Per questo il Dipartimento dell’Agricoltura sta costruendo in Texas una nuova struttura per produrre mosche sterili e contenere la minaccia.
La conferma del caso solleva però critiche sulla scarsa trasparenza del CDC, che ha lasciato filtrare l’informazione solo attraverso canali interni all’industria della carne.
Una vicenda che ricorda come i parassiti non conoscano confini e come i ritardi nelle misure di contenimento possano trasformarsi rapidamente in una crisi agricola e sanitaria.
Quando Lee Jae Myung, presidente della Corea del Sud, si incontrerà per la prima volta con Trump oggi alla Casa Bianca, probabilmente troverà un punto in comune. Entrambi sono sopravvissuti a tentativi di assassinio ed entrambi sperano di incontrare il leader nordcoreano.
Ma potrebbero incontrare qualche attrito su un punto chiave: i rapporti con la Cina.
L’amministrazione Trump vuole che Seul si assuma una maggiore responsabilità per la propria difesa, mentre Washington amplia il ruolo delle decine di migliaia di truppe statunitensi di stanza in Corea del Sud per contenere la Cina.
I funzionari di Seul temono che se la Cina invadesse Taiwan e gli Stati Uniti utilizzassero le proprie forze in Corea del Sud per difendere Taiwan, Cina e Corea del Nord potrebbero aprire un altro conflitto militare nella penisola coreana.
Stati Uniti e Corea del Sud devono ancora definire i dettagli dell’accordo raggiunto il mese scorso; Trump ha accettato di abbassare i dazi sui beni sudcoreani al 15 percento in cambio di un pacchetto di investimenti da 350 miliardi di dollari negli Stati Uniti.
Trump ha anche affermato che la Corea del Sud dovrebbe aumentare il suo contributo annuale per il mantenimento delle truppe statunitensi sul suo territorio a 10 miliardi di dollari, più di nove volte il livello attuale.
Venezuela
Il governo di Nicolás Maduro ha liberato 13 oppositori politici, tra cui l’ex deputato italo-venezuelano Américo De Grazia, detenuto da oltre un anno nel famigerato carcere di El Helicoide a Caracas.
Secondo quanto confermato da Henrique Capriles, leader del partito Primero Justicia, per otto di loro si tratta di una vera e propria scarcerazione, mentre altri cinque passano agli arresti domiciliari.
“Alcune famiglie oggi riabbracciano i loro cari, ma la lotta continua per tutti i prigionieri politici”, ha scritto Capriles in un post su X.
Tra i liberati figurano, oltre a De Grazia, Victor Jurado, Simon Vargas, Arelis Ojeda Escalante, Mayra Castro, Diana Berrío, Margarita Assenzo e Gorka Carnevalli. Agli arresti domiciliari passano invece Nabil Maalouf, Valentin Gutierrez Pineda, Rafael Ramirez, Pedro Guanipa e David Barroso.
La mossa arriva in un contesto di forti pressioni internazionali su Caracas, che cerca di allentare l’isolamento diplomatico e di ottenere un alleggerimento delle sanzioni.
Ma si tratta di un gesto parziale: molti oppositori restano dietro le sbarre, compresi altri con cittadinanza italiana come Biagio Pilieri e Oreste Schiavo a El Helicoide, e il cooperante Alberto Trentini, recluso a El Rodeo I.
Le liberazioni, dunque, sono un segnale calibrato: sufficiente a guadagnare qualche consenso esterno, ma non abbastanza da cambiare la realtà di un regime che usa la detenzione politica come strumento di controllo e negoziazione.
Brasile
La COP30 di Belém, già segnata da polemiche sui costi e la logistica, continua a inciampare in difficoltà.
Per far fronte ai prezzi proibitivi degli hotel, il governo Lula ha noleggiato due navi da crociera che potranno ospitare oltre 6.000 delegati in quasi 4.000 cabine.
Ma le soluzioni tampone creano nuovi problemi: le navi attraccheranno al porto di Outeiro, nell’isola di Caratateua, circa 20 chilometri dal centro di Belém e collegata da scarse infrastrutture.
Le autorità ora corrono contro il tempo per realizzare un nuovo pontile da 710 metri e un ponte sospeso che colleghi l’isola alla città, mentre si completano anche i lavori di ampliamento dell’aeroporto.
È quasi paradossale che una conferenza globale sul clima venga messa in crisi da logistica, trasporti e urbanistica: esattamente i settori che più risentono di scelte ambientali a lungo termine.
Lula vuole mostrare al mondo un Brasile protagonista nella transizione ecologica e custode dell’Amazzonia, ma il rischio è che COP30 diventi il simbolo delle contraddizioni: migliaia di delegati in crociera per discutere di emissioni, e una città che fatica persino a ospitarli.
Disastri ambientali
In Vietnam, oltre 586.000 persone evacuate per l’arrivo del tifone Kajiki, con venti fino a 200 km/h e piogge torrenziali che minacciano le province centrali.
Le autorità temono un disastro paragonabile al tifone Yagi dello scorso anno, che fece centinaia di vittime.
In Pakistan, le piogge monsoniche hanno già ucciso quasi 800 persone da giugno. Solo nelle ultime ore, 13 morti e decine di feriti tra frane e crolli di case nel nord-ovest del Paese.
La provincia di Khyber Pakhtunkhwa è la più colpita: qui, in due settimane, oltre 400 vittime, molte delle quali bambini. Strade bloccate, villaggi isolati, nuove piogge in arrivo.
In Marocco, i vigili del fuoco lottano contro un vasto incendio nella provincia di Chefchaouen: 180 ettari di foresta distrutti, l’ennesimo rogo in un Paese dove il caldo estremo e l’attività umana rendono gli ecosistemi sempre più fragili.
E in Perù, Il Perù ha chiuso 88 dei suoi 122 porti a causa di una forte mareggiata che ha colpito le sue coste, causate da forti venti associati all’alta pressione del Pacifico meridionale.
Lo fanno sapere le autorità marittime, precisando di avere sospeso ogni attività marittima, di pesca o ricreative.
Disastri diversi, un’unica radice. Tempeste tropicali più violente, monsoni fuori controllo, incendi alimentati dal calore estremo: il cambiamento climatico sta moltiplicando eventi estremi e mettendo a rischio milioni di persone.
Ma a pagare non è solo l’ambiente: sono le comunità già vulnerabili, spesso povere, isolate, prive di infrastrutture resistenti.
Mentre i leader internazionali continuano a discutere di quote e summit, la realtà sul terreno è che l’emergenza climatica non è un futuro da temere, ma un presente che uccide – dall’Asia al Nord Africa, senza confini e senza tregua.
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