25 giugno 2024 – Notiziario in genere
Scritto da Angela Gennaro in data Giugno 25, 2024
Empowerment femminile. Osce: la discriminazione minaccia la sicurezza, soprattutto per le donne. La Svizzera respinge le accuse dell’Onu.
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Nazioni Unite
Le organizzazioni internazionali IILA – Organizzazione internazionale italo-latina americana e Onu Mujeres hanno firmato un nuovo accordo per rafforzare il ruolo delle donne come agenti di cambiamento.
Maria Noel Vaeza, direttrice regionale per le Americhe e i Caraibi di Onu Mujeres, ha dichiarato che questo memorandum rafforza la partnership strategica con Iila, con l’obiettivo di affrontare sfide come l’inclusione finanziaria.
Il 25% delle donne infatti, soprattutto le più giovani, non riescono a ottenere prestiti bancari a causa di pregiudizi. Inoltre, i femminicidi in America Latina mietono 4mila vittime ogni anno.
Vaeza ha sottolineato l’importanza di promuovere la leadership politica delle donne, citando come esempio le presidenti di Honduras e Messico.
Ha poi evidenziato le barriere nel settore privato, dove solo il 9% dei e delle Ceo, chief executive officer, sono donne, e la necessità di abbattere gli stereotipi per una società più equa.
Antonella Cavallari, segretaria generale di Iila, ha ribadito l’impegno a collaborare con Onu Mujeres per trasformare l’economia grazie alla partecipazione femminile.
Ha annunciato una conferenza a novembre dedicata all’Agenda 2030 e all’equità di genere, e un evento collaterale all’Assemblea Generale dell’Onu a settembre, focalizzato sull’accesso al credito per le donne.
La formazione professionale, soprattutto nei settori dell’artigianato, moda, tessile, caffè e cacao, è essenziale, ma le risorse sono scarse.
Nonostante le donne siano affidabili nei pagamenti e a basso rischio, incontrano difficoltà ad accedere al credito. Servono quindi meccanismi statali per garantire questo accesso.
L’apporto di Onu Mujeres, soprattutto nelle statistiche, è fondamentale. Iila si propone come raccordo tra i vari attori, inclusa l’Unione Europea, per delineare strategie efficaci.
Osce
L’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, la più grande organizzazione intergovernativa di sicurezza regionale per la promozione della pace, del dialogo politico, della giustizia e della cooperazione in Europa che conta, attualmente, cinquantasette Paesi che ne fanno parte, ha sottolineato in queste ore come l’intolleranza e la discriminazione continuino a minare la sicurezza nella regione, colpendo gravemente donne, ragazze e comunità vulnerabili.
Il presidente in esercizio dell’Osce, Ian Borg, ha dichiarato che la presidenza maltese sta adottando un approccio inclusivo, integrando la dimensione di genere, riconoscendo che l’emancipazione delle donne è cruciale non solo moralmente, ma anche per la sicurezza.
L’incontro
Durante una riunione di due giorni a Vienna, rappresentanti degli Stati Osce, organizzazioni internazionali e società civile si sono incontrati per discutere come costruire società eque e inclusive.
Un tema centrale è l’impatto sproporzionato della discriminazione su donne e ragazze appartenenti a minoranze etniche come Rom e Sinti, che affrontano limitazioni nell’accesso all’istruzione, assistenza sanitaria e opportunità economiche.
Questo perpetua le disuguaglianze e solleva preoccupazioni per la loro sicurezza.
I e le partecipanti stanno esaminando buone pratiche e strategie per combattere l’odio, incluso l’uso della tecnologia e dei social media per promuovere narrazioni positive.
Matteo Mecacci, direttore dell’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani dell’Osce, ha affermato che “l’odio è insidioso e colpisce tutta la società”.
Ha sottolineato che le donne e le ragazze sono particolarmente colpite, ma spesso le loro voci sono escluse, impedendo loro di contribuire alla costruzione di società più tolleranti e inclusive.
“È necessario garantire che possano svolgere un ruolo paritario agli uomini, creando così società più stabili e giuste nella regione dell’Osce”.
Svizzera
Da Ginevra, il governo svizzero ha rigettato fermamente le accuse mosse da un’esperta dell’Onu che ha definito la Svizzera come “uno Stato pappone”. L’ambasciatore svizzero all’Onu di Ginevra, Jürg Lauber, ha dichiarato che questo termine è assolutamente inappropriato.
Un rapporto, presentato venerdì scorso dalla relatrice speciale Onu sulla violenza contro le donne, Reem Alsalem, accusa la Svizzera di legalizzare, organizzare e regolamentare la prostituzione e i locali dove si esercita il commercio del sesso.
Alsalem sostiene che questa depenalizzazione ostacola l’identificazione e la persecuzione dei trafficanti.
L’ambasciatore Lauber ha ribadito l’impegno della Svizzera nella lotta contro la violenza di genere, sottolineando che la legalizzazione della prostituzione ha permesso di proteggere le lavoratrici del sesso.
Ha avvertito che un divieto potrebbe spingere l’attività nella clandestinità, con conseguenze peggiori.
Reem Alsalem, parlando a titolo personale, ha chiesto la fine dell’acquisto di atti sessuali a livello mondiale e l’inserimento dei consumatori in un registro di delinquenti sessuali.
Ha proposto un quadro giuridico che protegga le vittime, depenalizzi le prostitute, criminalizzi l’acquisto di atti sessuali e il procacciamento, e preveda campagne informative rivolte ai consumatori.
Nel suo rapporto, Alsalem ha anche chiesto che i crimini contro le prostitute siano considerati femminicidi e ha sollecitato l’eliminazione della pornografia a livello internazionale.
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