25 marzo 2025 – Notiziario in genere

Scritto da in data Marzo 25, 2025

“La tua lotta è la nostra lotta”: le donne vincitrici del premio Nobel solidali con Narges Mohammadi. Myanmar, Onu: necessari 934,5 milioni di dollari per fornire aiuti umanitari a 1,5 milioni di rifugiati e rifugiate Rohingya e alle loro comunità ospitanti in Bangladesh.

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Iran

In una potente dimostrazione di solidarietà, 7 donne vincitrici del premio Nobel per la pace hanno dichiarato “La tua lotta è la nostra lotta”, durante una videochiamata con Narges Mohammadi, la vincitrice del premio Nobel per la pace 2023, attualmente fuori di prigione in Iran per un permesso di sospensione temporanea della pena.

In questa toccante conversazione tra sorelle, Narges Mohammadi ha parlato con le colleghe vincitrici del premio Nobel per la pace Malala Yousafzai, Shirin Ebadi, Maria Ressa, Tawakkol Karman, Leymah Gbowee, Oleksandra Matviichuk e Jody Williams.

La chiamata, tenuta prima del previsto ritorno in prigione di Mohammadi, è servita come messaggio di forza, unità e incrollabile impegno per la giustizia e i diritti umani.

Durante la conversazione, le vincitrici hanno sottolineato l’urgente necessità di porre fine all’apartheid di genere e al femminicidio e di promuovere i diritti delle donne a livello globale, in particolare in Iran e Afghanistan, dove le donne continuano a subire oppressione e violenza sistemiche.

Le premio Nobel hanno sottolineato l’importanza cruciale di mantenere Narges Mohammadi libera e di garantire che non venga mai costretta a tornare in prigione.

Hanno anche chiesto il rilascio di tutti i prigionieri politici e le prigioniere politiche in Iran.

Myanmar

L’UNHCR, Agenzia ONU per i rifugiati, insieme all’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e ai suoi partner, hanno invitato la comunità internazionale a fornire maggiore sostegno ai rifugiati e alle rifugiate Rohingya e alle loro comunità ospitanti in Bangladesh, in un contesto caratterizzato da crescente insicurezza in Myanmar e da continui sfollamenti forzati.

Il contesto

Il conflitto incessante in Myanmar, la diminuzione delle risorse finanziarie e le crisi globali in corso hanno reso fondamentale l’intervento della comunità internazionale a sostegno dei rifugiati e delle rifugiate Rohingya, che continuano a vivere in una situazione precaria, completamente dipendenti dagli aiuti umanitari.

Il Piano di risposta congiunta (JRP) 2025-26 per la crisi umanitaria dei Rohingya coinvolge 113 partner ed è stato lanciato congiuntamente dall’UNHCR e dall’OIM sotto la guida del governo del Bangladesh.

Questo primo appello di finanziamento pluriennale per la risoluzione della crisi dei Rohingya ammonta a 934,5 milioni di dollari nel primo anno per raggiungere circa 1,48 milioni di persone, che dovrebbero includere sia i rifugiati e le rifugiate Rohingya che le comunità ospitanti.

Il JRP verrà presentato ai potenziali donatori a Ginevra da Filippo Grandi, Alto Commissario ONU per i rifugiati, da Amy Pope, Direttrice Generale dell’OIM, e dal dottor Khalilur Rahman, Alto Rappresentante per la crisi Rohingya e per gli affari prioritari del Governo del Bangladesh.

Giunta al suo ottavo anno, la crisi umanitaria dei Rohingya non è ancora al centro dell’attenzione internazionale, ma le necessità rimangono urgenti.

Più del 50% della popolazione nei campi è costituita da donne e ragazze che affrontano un rischio molto elevato di violenza e sfruttamento di genere, mentre un/una rifugiato Rohingya su tre in Bangladesh ha un’età compresa tra i 10 e i 24 anni.

Senza accesso all’istruzione, a un’appropriata formazione e a opportunità di autosufficienza, il loro futuro rimane in sospeso.

Qualsiasi carenza di finanziamenti in settori critici, comprese le riduzioni dell’assistenza alimentare, del combustibile per cucinare o dei rifugi di base, avrà conseguenze disastrose per questa popolazione altamente vulnerabile e potrebbe costringere molti a ricorrere a misure disperate, come intraprendere pericolosi viaggi in barca per cercare sicurezza.

Finché la situazione nello Stato di Rakhine, in Myanmar, non sarà pacifica e favorevole a un ritorno sicuro e volontario, la comunità internazionale deve continuare, dice UNHCR a finanziare l’assistenza per salvare la vita dei rifugiati e delle rifugiate nei campi, inclusi protezione, alloggio e bisogni primari, nonché sostenere le opportunità che consentono loro di essere autosufficienti.

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