29 settembre 2025 – Notiziario Mondo
Scritto da Raffaella Quadri in data Settembre 29, 2025
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- Ucraina e Russia: centinaia di droni e decine di missili su Kiev e altre città ucraine
- UE e Nato: progetto di un sistema integrato anti-drone lungo il fianco orientale
- Moldavia: il partito filoeuropeo PAS vince le elezioni parlamentari
- Gaza: il piano di pace di Trump con disarmo di Hamas, amnistie e scambio di prigionieri
- Filippine: la tempesta tropicale provoca tre morti e 400.000 evacuati
Questo – e non solo – nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Raffaella Quadri e con Barbara Schiavulli
Ucraina e Russia
La scorsa notte la Russia ha lanciato uno dei più massicci attacchi aerei dall’inizio della guerra, colpendo numerose città ucraine con centinaia di droni e decine di missili.
Secondo l’amministrazione militare di Kiev, solo sulla capitale sono arrivati 595 droni e 48 missili.
Mosca ha confermato l’operazione parlando di obiettivi militari e di industrie del complesso bellico ucraino, ma i danni riguardano anche zone residenziali e infrastrutture civili.
Il bilancio provvisorio parla di almeno quattro vittime accertate nella notte, seguite da un nuovo attacco che ha causato altri due morti, fra cui una bambina di 12 anni, e una decina di feriti.
Numerosi edifici, sia abitazioni sia strutture pubbliche, sono stati danneggiati.
Incendi si sono sviluppati in una stazione di servizio e in un edificio di una struttura medica, poi domati dai soccorritori che hanno tratto in salvo diverse persone.
La popolazione di Kiev ha trascorso ore nei rifugi, mentre le autorità continuano a valutare i danni.
Diplomazia e armi
Sul fronte politico si muove anche la diplomazia.
Il Wall Street Journal riferisce che, durante un incontro a margine dell’Assemblea generale dell’ONU, Donald Trump avrebbe detto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di non essere contrario alla revoca del veto americano sull’uso di armi a lungo raggio contro obiettivi in Russia.
Il presidente americano non avrebbe preso però alcun impegno ufficiale.
Zelensky avrebbe chiesto in particolare i missili da crociera Tomahawk, capaci di colpire in profondità il territorio russo.
L’intento è di aumentare la pressione su Mosca per arrivare a un negoziato.
Il Cremlino, per ora, ha liquidato l’ipotesi come “irresponsabile”.
Difesa europea e “muro di droni”
Intanto, l’Unione europea e la Nato accelerano sul progetto della realizzazione di una grande barriera anti-drone lungo tutto il fianco orientale europeo.
Il piano è parte di un più ampio progetto di diversa, definito “Eastern Flank Watch” – Guardia del Fianco Est.
Prevede una rete di sensori, sistemi di tracciamento e intercettori, combinando diverse tecnologie, sul modello di difesa attualmente utilizzato da Kiev.
Un sistema integrato di allerta e risposta, dunque, che dovrebbe interessare l’intero fianco orientale europeo.
Secondo gli esperti, si tratta di un’impresa monumentale, enormemente dispendiosa.
Tuttavia, per quanto i costi e la complessità restino altissimi, Bruxelles punta a presentare i primi risultati già nei prossimi mesi.
Danimarca e Polonia
Intanto prosegue l’avvistamento di droni sui cieli dei paesi europei e cresce l’allarme nel resto del continente.
In Danimarca, la Difesa ha confermato nuovi avvistamenti di droni vicino a siti militari durante la notte.
Mentre in Polonia lo spazio aereo è stato temporaneamente chiuso in alcune aree sudorientali.
Varsavia ha fatto decollare i caccia e ha messo in massima allerta i sistemi di difesa aerea, definendo la misura preventiva in risposta agli attacchi russi sull’Ucraina e per proteggere la popolazione nelle zone di confine.
Paesi Bassi
Restiamo sempre nell’ambito del conflitto russo-ucraino con una notizia che arriva dai Paesi Bassi, dove la polizia ha arrestato due diciassettenni accusati di spionaggio a favore di Mosca.
Secondo il quotidiano De Telegraaf, uno dei due sarebbe stato reclutato su Telegram da un hacker filo-russo.
Il giovane avrebbe utilizzato un “wifi sniffer”, un dispositivo capace di intercettare reti e dati, e avrebbe tentato di raccogliere informazioni nei pressi di sedi sensibili a L’Aia.
Tra gli uffici spiati ci sarebbero quelli dell’Europol e dell’ambasciata canadese.
Italia
Sul fronte italiano, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, dopo le affermazioni di Volodymyr Zelensky, ha rassicurato sul fatto che Putin non avrebbe alcuna intenzione di attaccare l’Italia.
Il presidente ucraino aveva parlato dell’Italia come prossimo possibile obiettivo delle incursioni di droni russi.
Tajani ha sottolineato anche che la difesa aerea nazionale è pienamente operativa e pronta a reagire in caso di minacce.
Inoltre, ha definito “politici, non militari” i recenti messaggi provenienti da Mosca, ribadendo che l’aeronautica è in grado di individuare e abbattere eventuali droni ostili.
Russia e Nato
La risposta di Mosca non si è fatta attendere.
Intervenendo all’Assemblea Generale dell’ONU, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha respinto le accuse di pianificare attacchi contro i paesi della Nato o dell’Unione europea.
Ha avvertito però che qualsiasi aggressione contro la Russia riceverà una risposta “decisa”.
L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare della Nato, durante la riunione dei capi di Stato maggiore della Difesa della Nato, tenutasi a Riga, in Lettonia, ha denunciato le ripetute violazioni dello spazio aereo di diversi paesi alleati da parte di Mosca.
Ha definito queste azioni “sconsiderate”, promettendo un rafforzamento delle misure difensive dell’Alleanza.
Moldavia ed elezioni
In Moldavia si sono tenute le elezioni parlamentari.
Lo scrutinio si è concluso nella prime ore del giorno, decretando la vittoria del Partito dell’Azione e della Solidarietà (PAS).
La formazione filoeuropea, guidata dalla presidente Maia Sandu, ha ottenuto il 44,13% dei voti.
Il Blocco Patriottico, vicino a Mosca e guidato dall’ex presidente Igor Dodon, si è fermato invece al 28,25%.
Forte poi il distacco con i partiti più piccoli che hanno concorso alle elezioni.
Le prime ore dello spoglio avevano mostrato un quadro più incerto: con il 10% dei voti contati il Blocco Patriottico era leggermente avanti, al 38%, mentre il PAS era al 34%.
Decisivo si conferma il voto della diaspora, tradizionalmente favorevole all’Europa, che ha spostando progressivamente l’ago della bilancia.
Allarme interferenze e attacchi informatici
La vigilia del voto era stata segnata da forti timori di ingerenza russa.
Secondo il governo moldavo e l’Unione europea, Mosca avrebbe tentato di condizionare il risultato cercando di comprare centinaia di migliaia di voti e pianificando possibili cyber attacchi e false minacce di bomba.
Il premier Dorin Recean ha confermato che l’infrastruttura elettorale è stata bersaglio di numerosi attacchi informatici.
Alcuni hacker hanno tentato di colpire il portale ufficiale della Commissione elettorale e vari seggi all’estero.
Gli attacchi sono stati neutralizzati senza compromettere il processo di voto, grazie all’intervento dell’Agenzia nazionale per la cybersicurezza.
Tuttavia, un’offensiva più massiccia ha costretto a bloccare la piattaforma host.md – un web hosting moldavo – rendendo temporaneamente inaccessibili circa 4.000 siti moldavi.
Moldavia verso l’EU?
Queste elezioni sono considerate decisive per la possibile adesione della Moldavia all’Unione europea.
Da giugno 2022 ha ottenuto lo status di paese candidato per entrare a far parte dell’Unione europea.
Un obiettivo che la presidente Maia Sandu ha posto al centro della propria agenda e che Mosca guarda con crescente preoccupazione.
Le notizie sulla Striscia di Gaza sono di Barbara Schiavulli che ci aggiorna direttamente da una delle barche della Global Sumud Flotilla in viaggio verso Gaza.
Ostaggi e cessate il fuoco
Un giorno prima del suo incontro con il premier Netanyahu alla Casa Bianca, il presidente Trump ha scritto su Truth Social che c’è una “vera possibilità di qualcosa di grande in Medio Oriente”, aggiungendo che “PER LA PRIMA VOLTA TUTTI SONO A BORDO!”.
Il vicepresidente Vance ha detto a Fox News che “sono in corso negoziati molto complicati tra i leader arabi, Israele e l’amministrazione Trump”.
Aggiungendo di sentirsi “più ottimista adesso di quanto lo siamo stati in qualsiasi altro momento negli ultimi mesi”, pur avvertendo che “queste cose possono deragliare all’ultimo minuto”.
“Sono molto speranzoso, ma con cautela”.
Il piano di Trump per porre fine alla guerra a Gaza prevede la distruzione di tutte le armi di Hamas, un’amnistia per alcuni miliziani se si impegnano alla convivenza pacifica e la possibilità di espatrio sicuro.
Oltre al rilascio da parte di Israele di 250 prigionieri condannati all’ergastolo e di 1.700 gazawi detenuti dopo il 7 ottobre.
Il piano di Trump per Gaza:
- distruzione di tutte le armi di Hamas
- amnistia per miliziani che si impegnino alla convivenza pacifica
- possibilità di espatrio sicuro
- rilascio da parte di Israele di 250 ergastolani e 1.700 gazawi detenuti dopo il 7 ottobre
Né Israele né Hamas hanno però ancora approvato il piano, ha scritto il Washington Post.
Un consigliere vicino a Netanyahu ha detto ad Haaretz che il team del premier considera il piano di Trump come un documento di lavoro, una base per i negoziati, ribadendo però l’opposizione ferma di Netanyahu a qualsiasi ruolo dell’Autorità Palestinese a Gaza.
Si cercherà piuttosto un compromesso che consenta una forma di presenza palestinese nella Striscia, ma non l’ANP stessa.
Il re di Giordania Abdullah II ha dichiarato che molti aspetti del piano di Trump “sono in linea con quanto già concordato”.
Hamas ha comunicato di aver perso i contatti con la cellula che deteneva due ostaggi a causa dei bombardamenti israeliani su Gaza City negli ultimi due giorni, chiedendo un cessate il fuoco di 24 ore per poterli mettere in salvo.
“Trump continua a parlare di espandere gli Accordi di Abramo. Forse ora capisce che Gaza è l’ostacolo principale per assicurare accordi tra Arabia Saudita, Siria, Libano e Israele durante il suo mandato”.
Alla vigilia dell’incontro di lunedì Trump-Netanyahu, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha scritto su X di “fidarsi del premier nel rappresentare adeguatamente gli interessi di Israele nei colloqui con Trump”.
“Dopo due anni di guerra, l’interesse nazionale chiaro è porre fine al conflitto e raggiungere gli obiettivi”.
Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, invece, ha dichiarato che Netanyahu “non ha alcun mandato per porre fine alla guerra senza una sconfitta decisiva di Hamas”.
Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty, intervenendo all’Assemblea generale dell’ONU, ha detto che l’Egitto è “pienamente impegnato a sviluppare la visione del presidente Trump per ristabilire la stabilità” e ha “rigettato categoricamente” qualsiasi tentativo di trasferimento forzato dei palestinesi, definendolo un “crimine di pulizia etnica…. Non saremo mai complici di una nuova Nakba”.
Secondo fonti diplomatiche, l’ambasciatore USA in Israele Mike Huckabee ha rinviato il suo viaggio in Egitto, dove avrebbe dovuto incontrare alti funzionari per discutere le tensioni nei rapporti egiziano-israeliani e alcuni punti del piano di Trump.
La ministra degli Esteri britannica Yvette Cooper ha dichiarato al Guardian: “Abbiamo raggiunto un momento in cui il mondo vuole davvero porre fine a questa guerra”, sottolineando la “forte energia e determinazione emerse all’ONU per la pace”.
“Il discorso di Netanyahu all’ONU era pieno di trucchi retorici e trovate da palcoscenico: cartelli, quiz infantili, uno stunt pubblicitario sulla trasmissione del discorso ai telefoni di Gaza, e altro ancora.
Ma era anche colmo di menzogne, mezze verità e falsità totali”.
Gaza
Il ministero della Sanità di Hamas ha dichiarato che 79 palestinesi sono stati uccisi a Gaza negli ultimi bombardamenti israeliani, portando il bilancio totale a 66.005 vittime dall’inizio della guerra.
Testimoni e medici a Gaza hanno detto a Reuters che i carri armati israeliani sono avanzati nei quartieri di Sabra, Tel Al-Hawa, Sheikh Radwan e Al-Naser, stringendo d’assedio il centro e le zone occidentali di Gaza City, dove si rifugiano centinaia di migliaia di civili.
La Corte Suprema israeliana ha ordinato al governo di rispondere entro martedì a una petizione di ONG israeliane che chiedono di impedire l’evacuazione degli ospedali di Gaza e consentire l’accesso di pazienti, forniture mediche e personale sanitario.
Un’analisi Reuters delle prove visive e di altre informazioni sull’attacco israeliano all’ospedale Nasser di Khan Yunis il mese scorso, in cui furono uccisi cinque giornalisti, ha smentito la versione israeliana secondo cui era stato colpito un obiettivo di Hamas.
Immagini di droni dell’IDF, riprese prima dell’attacco, mostravano l’obiettivo: una telecamera coperta da un panno sulla scala dell’ospedale.
Quel panno era un tappeto da preghiera appartenente al video giornalista di Reuters Hussam al-Masri, che da mesi posizionava lì la sua telecamera, spesso coprendola con lo stesso tappeto, secondo quanto accertato dall’agenzia.
Global Sumud Flotilla
E ora veniamo alla Global Sumud Flotilla sulla quale si trova anche Radio Bullets.
Siamo partiti ieri da Creta e, dopo una notte di vento forte, procediamo in acque internazionali verso Gaza.
Mancano 380 miglia.
E dalla Morgana è tutto.
Corea del Nord
Il presidente sudcoreano Lee Jae-myung ha avvertito che Pyongyang è nella fase finale dello sviluppo di un missile balistico intercontinentale, in grado di trasportare una testata nucleare fino agli Stati Uniti.
Lee ha spiegato che l’unico ostacolo tecnico resta la tecnologia di rientro, ma anche questa difficoltà potrebbe essere presto superata.
Secondo Seul, la Corea del Nord possiede già circa 2.000 chilogrammi di uranio altamente arricchito e produce materiale fissile sufficiente a circa 20 nuove bombe l’anno.
Dal canto suo, il leader nordcoreano Kim Jong-un, pur dichiarandosi disponibile a colloqui con Washington, rifiuta qualsiasi rinuncia al proprio arsenale atomico.
Filippine
Nel sud delle Filippine, una violenta tempesta tropicale ha provocato tre vittime e costretto 400.000 persone a lasciare le proprie case.
Si sono registrate raffiche di vento fino a 110 chilometri orari, che hanno sradicato alberi e fatto crollare muri, mettendo in difficoltà le autorità filippine.
Perù
A Lima, la capitale del Perù, la “Generazione Z” peruviana è tornata in piazza contro il governo della presidente Dina Boluarte.
Giovani, autotrasportatori e gruppi civili hanno protestato contro corruzione e criminalità.
Gli scontri con la polizia sono degenerati in lanci di molotov e lacrimogeni, con diversi feriti e danni nel centro storico della capitale.
Nuove manifestazioni sono previste anche nelle prossime ore.
Colombia
Tensione diplomatica tra Colombia e Stati Uniti.
Washington ha revocato il visto al presidente colombiano Gustavo Petro dopo che, durante una manifestazione pro-Palestina a New York, aveva invitato i militari statunitensi a disobbedire agli ordini in caso di intervento a Gaza.
Petro ha minimizzato, ricordando di possedere anche la cittadinanza italiana e di poter viaggiare negli Stati Uniti con l’autorizzazione elettronica di viaggio ESTA (Electronic System for Travel Authorization).
Foto di copertina: Taine Noble – Unsplash
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