30 aprile 2025 – Notiziario Mondo
Scritto da Barbara Schiavulli in data Aprile 30, 2025
- Gaza: Israele libera il paramedico detenuto dopo l’attacco alle autoambulanze.
- Centinaia di migliaia di profughi in pericolo deportati in Afghanistan. Restituito il corpo di una giornalista ucraina, senza organi.
- Aia: Israele sotto esame alla Corte Internazionale per il blocco degli aiuti a Gaza.
- Secondo il Pakistan, l’India sta pianificando un attacco militare. Perù: rapiti 13 minatori
- Introduzione al notiziario: la guerra non ha volto
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Israele e Palestina
■ OSTAGGI/CESSATE IL FUOCO: In un incontro con i partecipanti alla prossima cerimonia per il Giorno dell’Indipendenza di Israele, il Primo Ministro Netanyahu ha dichiarato che “ci sono fino a 24 ostaggi viventi a Gaza”.
Sua moglie Sara, presente anche lei, ha replicato: “Meno”. Netanyahu ha chiarito: “Ho detto fino a”.
■ GAZA: Il Ministero della Salute guidato da Hamas ha dichiarato che 51 palestinesi sono stati uccisi a Gaza nelle ultime 24 ore.
Secondo il Ministero, un totale di 52.365 persone sono state uccise e 117.905 ferite nella Striscia dall’inizio della guerra.
Israele ha rilasciato il medico palestinese Asaad al-Nsasrah, arrestato lo scorso 23 marzo mentre cercava di soccorrere i feriti dopo un attacco contro ambulanze a Tal al-Sultan, nel sud della Striscia di Gaza.
La denuncia arriva dalla Mezzaluna Rossa Palestinese, che parla di un “rapimento” durante un’azione militare che ha preso di mira squadre mediche.
Secondo l’Ufficio ONU per gli Affari Umanitari, in quell’attacco sono morti quindici operatori umanitari: otto della Mezzaluna Rossa, sei della difesa civile e un dipendente dell’UNRWA, l’agenzia per i rifugiati palestinesi.
Le condanne internazionali non si sono fatte attendere, e l’Alto Commissario per i diritti umani, Volker Turk, ha parlato apertamente del rischio di crimini di guerra.
E mentre i soccorritori vengono presi di mira, la guerra continua a stritolare anche chi salva le vite.
Israele nega l’evidenza. Al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il vice inviato Brett Jonathan Miller ha affermato che “non ci sono prove” di una crisi umanitaria a Gaza.
Eppure, dal 2 marzo, secondo fonti indipendenti, Israele ha chiuso i valichi all’ingresso di aiuti alimentari e medici, peggiorando una situazione già catastrofica.
Miller ha parlato di 25.000 camion di aiuti inviati durante un cessate il fuoco di 42 giorni. Ma l’ambasciatore palestinese ha risposto con parole nette: «A Gaza non mancano le bombe, manca tutto il resto. La fame è diventata un’arma di guerra».
Dal 7 ottobre 2023, più di 52.000 palestinesi sono stati uccisi. La Corte penale internazionale ha emesso mandati d’arresto contro il primo ministro Netanyahu e l’ex ministro Gallant. E alla Corte internazionale di giustizia è in corso un caso per genocidio contro Israele.
Sul fronte iraniano, Miller ha lanciato un altro messaggio: Israele non permetterà che Teheran ottenga l’arma nucleare. «Non vacilleremo», ha detto. Un doppio binario: bombardamenti e deterrenza.
■ ISRAELE: Il direttore dello Shin Bet, Ronen Bar, ha annunciato lunedì sera che si dimetterà il 15 giugno , chiedendo l’istituzione di una commissione d’inchiesta statale sulle mancanze che hanno portato all’assalto di Hamas del 7 ottobre 2023.
■ CPI: Dopo che il parlamento ungherese ha votato martedì per ritirare il paese dalla Corte penale internazionale dell’Aia, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha ringraziato l’Ungheria per la sua ” chiara posizione morale “.
Siria
Sono 62 le donne alawite rapite nelle ultime settimane in Siria da non meglio precisate milizie sunnite considerate vicine al nuovo governo di Damasco, secondo quanto riferisce una relazione dettagliata del Comitato per i diritti umani in Siria con sede a Ginevra.
Questo conteggio corrisponde in parte a quello diffuso nei giorni scorsi dall’Osservatorio per i diritti umani in Siria, secondo cui da marzo a oggi “più di 50” donne alawite sono state rapite ai posti di blocco eretti da non meglio precisati miliziani sunniti filo-governativi.
Il fenomeno dei rapimenti delle donne alawite si inserisce nel più ampio contesto di continue e sistematiche violazioni da parte di gruppi armati considerati vicini al nuovo governo siriano nei confronti di civili della costa siriana, nelle regioni di Latakia e Tartus.
Queste regioni, sono abitate in prevalenza da alawiti, comunità sciita identificata col passato regime della famiglia Assad dissoltosi dopo 54 anni lo scorso 8 dicembre.
Ai primi di marzo in meno di una settimana, gruppi armati filo-governativi hanno ucciso, secondo conteggi concordanti forniti da organizzazioni per i diritti umani in Siria, circa 1.500 civili alawiti, tra cui donne, bambini, anziani.
Intanto, Almeno 10 persone sono state uccise ieri in scontri scoppiati in un sobborgo della capitale siriana tra uomini armati locali appartenenti alla minoranza drusa e combattenti filo-governativi, hanno riferito un osservatore di guerra e un gruppo di attivisti.
Nelle ultime settimane, uomini armati drusi siriani si sono scontrati con le forze di sicurezza governative e con uomini armati filo-governativi nel sobborgo di Jaramana, nella parte meridionale di Damasco.
Martedì sera, i rappresentanti del governo e i dignitari di Jaramana hanno raggiunto un accordo per porre fine agli scontri, risarcire le famiglie delle vittime e impegnarsi per assicurare alla giustizia i responsabili, secondo una copia dell’accordo circolata a Jaramana e visionata dall’Associated Press.
Se volete saperne di più su Drusi e Alawiti potete leggere i reportage fatti nell’ultimo viaggio di Radio Bullets in Siria, troverete i link nella pagina del notiziario.
Mediterraneo
Almeno 127 persone sono morte e 180 risultano disperse sulla rotta del Mediterraneo centrale dall’inizio dell’anno al 26 aprile: lo rende noto l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in Libia nel suo ultimo aggiornamento pubblicato su X.
Nello stesso periodo, precisa l’agenzia dell’Onu, i migranti intercettati in mare e riportati in Libia sono stati 7.227, di cui 6.165 uomini, 701 donne, 256 minori e 105 di cui non si conoscono i dati di genere.
Italia e Turchia
Martedì, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e la prima ministra Giorgia Meloni hanno assistito allo scambio formale di una dozzina di accordi di cooperazione, tra cui quello in materia di difesa, nell’ambito degli sforzi per rafforzare i legami tra le due nazioni.
Erdogan si trovava a Roma per partecipare al quarto vertice intergovernativo tra Italia e Turchia, che mira a promuovere il commercio e la cooperazione.
La sua visita avviene in un momento in cui Turchia e Italia hanno ampliato le partnership in materia di difesa.
A marzo, Baykar, il principale produttore turco di droni, ha siglato un memorandum d’intesa per una joint venture con l’italiana Leonardo per la produzione di velivoli senza pilota. Lo scorso anno, Baykar ha acquisito il produttore aeronautico italiano Piaggio Aerospace.
Nel loro discorso dopo l’incontro, Meloni e Erdogan hanno affermato che la Turchia e l’Italia hanno raggiunto con successo il loro obiettivo di volume commerciale di 30 miliardi di dollari (22,3 miliardi di sterline) e hanno ora fissato un nuovo obiettivo di 40 miliardi di dollari (29,8 miliardi di sterline), a dimostrazione di un’ulteriore collaborazione economica.
Spagna e Portogallo
la situazione è tornata quasi alla normalità in Spagna e Portogallo, dopo uno dei peggiori blackout mai registrati in Europa, che lunedì ha causato gravi disagi: voli a terra, metropolitane bloccate, interruzioni nelle comunicazioni mobili e nei bancomat in tutta la penisola iberica.
In Spagna è stato ripristinato oltre il 99% della domanda elettrica, mentre in Portogallo l’energia è tornata per tutti i 6,4 milioni di utenti, secondo i gestori nazionali Red Eléctrica e REN.
Resta però sconosciuta la causa del guasto, che ha fatto perdere alla Spagna 15 gigawatt — il 60% del fabbisogno nazionale — in appena cinque secondi. Il primo ministro Pedro Sánchez ha promesso che il governo lavorerà per individuare le origini del blackout e garantire che un simile evento non si ripeta.
Olanda
La Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia sono iniziate le udienze per valutare se Israele abbia violato i suoi obblighi legali impedendo l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza e tagliando i rapporti con l’Unrwa, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi.
Israele ha bloccato gli aiuti dal 2 marzo, sostenendo che la mossa servisse a fare pressione su Hamas per il rilascio degli ostaggi. Ma secondo le Nazioni Unite, la popolazione palestinese è allo stremo.
Israele nega l’esistenza di una crisi umanitaria e accusa l’Unrwa di collusione con Hamas, presentando alla Corte un documento di 37 pagine per giustificare la propria posizione. Non parteciperà però alle udienze, definite dal ministro degli Esteri Gideon Saar un “circo politico-legale”.
L’ambasciatore palestinese Ammar Hijazi ha parlato di una “campagna genocida” in corso, mentre Riyad Mansour, rappresentante palestinese all’ONU, ha denunciato una “strategia deliberata per far morire di fame Gaza”.
Solo Stati Uniti e Ungheria potrebbero difendere Israele, ma per ora sono 39 i Paesi iscritti a intervenire. Le udienze dureranno cinque giorni, ma la decisione della Corte potrebbe richiedere mesi. Nel frattempo, il blocco su Gaza – il più lungo mai imposto – continua.
Danimarca
Il colosso danese Carlsberg afferma che in Danimarca i consumatori stanno boicottando Coca-Cola, per protesta contro la politica estera di Donald Trump, con le ripetute minacce di voler occupare il territorio danese della Groenlandia.
Lo riporta il Financial Times online, riferendo le dichiarazione dell’amministratore delegato di Calrsberg Jacob Aarup-Andersen, che imbottiglia il marchio statunitense nel Paese.
Svezia
Svezia, sparatoria nel centro di Uppsala. Poco dopo le 17, diverse telefonate hanno allertato la polizia per colpi simili a spari in piazza Vaksala.
Sul posto, gli agenti hanno trovato più persone ferite da arma da fuoco. Il sospetto, secondo i testimoni, sarebbe fuggito a bordo di uno scooter elettrico, con indosso abiti scuri e occhiali da sole. Le forze dell’ordine hanno transennato l’area e lanciato una caccia all’uomo.
Il traffico ferroviario nella zona è stato sospeso, mentre le indagini sono ancora in corso. La dinamica, al momento, resta poco chiara.
Ucraina
La giornalista ucraina Viktoriia Roshchyna non è tornata a casa da viva. Il suo corpo, restituito dalla Russia, racconta un’agonia taciuta: organi rimossi, osso ioide spezzato, segni di torture, scosse elettriche sui piedi, una costola rotta.
Le autorità ucraine sospettano un deliberato tentativo di cancellare le tracce della violenza subita.
Aveva 27 anni. Era scomparsa nell’agosto 2023 mentre lavorava in territorio ucraino occupato. Solo otto mesi dopo, Mosca ha ammesso che era prigioniera.
È morta il 19 settembre 2024, secondo un’e-mail del Ministero della Difesa russo inviata al padre. Ma il corpo è stato restituito solo a febbraio. In un sacco anonimo. Etichettato “maschio non identificato”.
Un’inchiesta congiunta delle testate Important Stories, Forbidden Stories e Slidstvo.Info rivela l’orrore della sua prigionia e la brutalità del suo trattamento. Ex detenuti hanno raccontato le torture subite da Viktoriia. La sua voce, invece, è stata zittita per sempre.
Non era una soldatessa. Non era un bersaglio. Era una giornalista. E il suo corpo mutilato è un atto d’accusa. Silenzioso, ma impossibile da ignorare.
Russia e Ucraina
Lunedì sera la Russia ha lanciato 100 droni in Ucraina , poche ore dopo che il presidente Vladimir Putin aveva ordinato un cessate il fuoco di tre giorni a partire dall’8 maggio. Gli attacchi hanno ucciso un bambino e ferito diverse persone.
La tregua di Putin è stata accolta con scetticismo dai funzionari ucraini. “Non c’è motivo di aspettare fino all’8 maggio”, ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discorso serale, definendo l’annuncio “un altro tentativo di manipolazione” nel contesto della spinta dell’amministrazione Trump per la fine della guerra.
Zelensky ha osservato che l’Ucraina aveva già accettato, su sollecitazione degli Stati Uniti, un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni, ma che la Russia non l’aveva ancora fatto.
Né la Russia ha accettato di interrompere gli attacchi contro obiettivi civili, ha aggiunto.
Russia
A pochi chilometri da Mosca, un attentato scuote i vertici militari russi. Il tenente generale Yaroslav Moskalik è rimasto ucciso il 25 aprile a Balashikha, in un’esplosione che sa tanto di messaggio.
Moskalik non era un militare qualsiasi: coordinava il gruppo che monitora il fronte ucraino e redigeva i rapporti di guerra per il presidente Putin. In pratica, era l’uomo che ogni giorno diceva al Cremlino come stava andando l’invasione.
La sua morte, annunciata con toni solenni sul quotidiano ufficiale del Ministero della Difesa, Krasnaya Zvezda, apre ora più interrogativi che certezze: si tratta di un colpo ucraino? O di una vendetta interna?
Stati Uniti
Ieri il presidente Trump ha festeggiato il suo centesimo giorno alla Casa Bianca, e i dazi erano al centro dei suoi pensieri.
Durante un comizio in Michigan per celebrare l’occasione, ha tenuto un discorso incentrato sulla diffamazione dei migranti irregolari, esultando per l’uso del potere esecutivo per rimodellare il governo e l’economia e attaccando duramente gli oppositori politici.
La guerra dei dazi di Trump ha messo sotto pressione le aziende statunitensi. I rivenditori di giocattoli in tutti gli Stati Uniti hanno sospeso gli ordini per le festività a causa del blocco delle catene di approvvigionamento dovuto ai dazi.
Dopo che l’addetto stampa della Casa Bianca ha attaccato Amazon per un articolo che suggeriva che avrebbe evidenziato gli aumenti di prezzo correlati ai dazi, l’azienda ha dichiarato che ciò “non sarebbe accaduto”.
Separatamente, Trump ha ritirato alcuni dazi sulle auto .
Il consenso del presidente è in costante calo. Ma non c’è dubbio che il ritorno di Trump allo Studio Ovale abbia già avuto conseguenze enormi.
- Gli Stati Uniti hanno deportato la madre di una bambina di due anni in Venezuela e il padre in una prigione salvadoregna. La figlia è rimasta nel paese.
Canada
I liberali del primo ministro canadese Mark Carney hanno messo in atto un importante ritorno politico per mantenere il potere nelle elezioni parlamentari, alimentati dalla reazione ai dazi del presidente statunitense Donald Trump e dai suoi commenti sulla possibilità di rendere il Canada il 51° stato degli USA.
Nonostante i guadagni, è improbabile che i liberali ottengano la maggioranza assoluta che Carney aveva cercato di ottenere per aiutarlo a negoziare con Trump sui dazi che minacciano l’economia canadese.
I liberali Hanno bisogno di 172 dei 343 seggi della Camera dei Comuni per poter governare senza il sostegno di un partito più piccolo. Ci sarà almeno un riconteggio obbligatorio e il risultato finale potrebbe non essere noto per giorni.
Panama
A Panama, tra slogan e striscioni, diversi gruppi hanno espresso il loro disaccordo con l’amministrazione del presidente José Raúl Mulino.
I manifestanti hanno marciato in opposizione alla legge 462, che secondo loro “privatizza” il Fondo di previdenza sociale, e contro il memorandum d’intesa con gli Stati Uniti, che, a loro dire, cede sovranità per la costruzione di basi militari straniere.
Sindacati e associazioni di insegnanti sono scesi in piazza con raduni in diverse parti del Paese centroamericano.
Perù
Almeno tredici operai peruviani impiegati dalla compagnia cilena di servizi minerari R&R sono stati rapiti da un gruppo armato che ha fatto irruzione nella miniera d’oro di Poderosa, nel distretto di Pataz, regione settentrionale di La Libertad.
Il blitz è avvenuto sabato 26 aprile, ma la notizia è emersa solo ora grazie alle proteste dei familiari, che accusano governo e azienda di silenzio e inazione.
I sequestratori — secondo audio diffusi sui social — apparterrebbero a una banda criminale legata all’estrazione illegale, guidata da un individuo noto come “El Cuchillo”.
I rapiti sarebbero stati trasferiti in una miniera illegale nella zona di Pueblo Nuevo.
I rapitori chiedono un riscatto di 4 milioni di soles, pari a circa un milione di euro. La compagnia R&R ha chiesto l’intervento urgente della polizia e del Ministero dell’Interno.
Afghanistan
Afghanistan, un ritorno che non è una scelta. Le Nazioni Unite avvertono che la crisi umanitaria nel Paese si aggrava con il rientro forzato di centinaia di migliaia di afghani dai Paesi confinanti, in particolare da Iran e Pakistan.
Solo ad aprile, oltre 250.000 persone hanno attraversato di nuovo il confine. Almeno 96.000 sono state deportate con la forza. A pagare il prezzo più alto sono le donne e le ragazze, sottoposte a repressione e a gravi restrizioni sotto il regime talebano, ma anche attivisti, giornalisti e minoranze etniche o religiose.
Il portavoce dell’UNHCR, Babar Baloch, denuncia la mancanza di risorse e l’urgenza di garantire un ritorno che sia “volontario, sicuro e dignitoso”. Ma la realtà è ben diversa.
Oltre la metà degli afghani sopravvive solo grazie agli aiuti umanitari. L’UNHCR chiede 75 miliardi di dollari per evitare che questa crisi alimenti nuovi spostamenti interni… o nuovi viaggi disperati verso l’Europa.
C’è chi torna a casa con la forza… e chi sogna di scappare di nuovo. Ma nessuno, in Afghanistan, sembra più avere il diritto di scegliere.
More than 3.4 million Afghans have returned or been deported from Iran and Pakistan since 2023.
Over 250,000 Afghans returned in adverse circumstances in the past month alone.
UNHCR stresses: returns must be voluntary, safe and dignified. pic.twitter.com/lVSMfixM7u
— UNHCR, the UN Refugee Agency (@Refugees) April 29, 2025
Pakistan e India
Il Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha telefonato ai rappresentanti di India e Pakistan per tentare di smorzare le crescenti tensioni tra i due Paesi, dopo l’attacco armato del 22 aprile nel Kashmir indiano, che ha provocato 26 vittime.
Guterres ha condannato l’attacco e chiesto giustizia attraverso mezzi legali, offrendo la mediazione delle Nazioni Unite.
L’India accusa Islamabad di legami con l’attacco, mentre il Pakistan si è detto estraneo e ha chiesto un’inchiesta indipendente.
A peggiorare la situazione, Nuova Delhi ha sospeso lo storico trattato sulla condivisione delle acque dell’Indo e i due Paesi hanno chiuso i valichi di frontiera.
Intanto oggi, il ministro dell’Informazione del Pakistan ha dichiarato che Islamabad dispone di “informazioni credibili” e che l’India sta pianificando un imminente attacco militare, promettendo una “risposta decisiva” in seguito alle crescenti tensioni per un attacco in Kashmir.
La dichiarazione ha fatto seguito all’incontro del Primo Ministro indiano Modi con i responsabili della sicurezza, durante il quale ha concesso “completa libertà operativa”, ha riferito una fonte governativa all’AFP.
Cina
Un incendio devastante ha colpito la città di Liaoyang, nel nord-est della Cina. Le fiamme sono divampate in un ristorante, uccidendo almeno 22 persone e ferendone altre tre.
La tragedia è avvenuta nel pomeriggio, quando il locale era affollato. Le autorità cinesi hanno avviato un’indagine per determinare l’origine dell’incendio, ma per ora restano poche certezze e molte vittime.
Potrebbe interessare anche:
- Gaza: Israele intensifica i bombardamenti e colpisce un ospedale nel nord
- Neda: problemi di accoglienza per le madri
- OMS: gli Stati membri hanno elaborato un Accordo sulla Pandemia
E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta recandosi sul posto, potete darci una mano cliccando su Sostienici
