6 ottobre 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Ottobre 6, 2025

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  • Global Sumud Flotilla: le prime reazioni al rientro a casa e i prossimi piani
  • Gaza: per Trump Israele pronto al ritiro da Gaza City e al cessate il fuoco
  • Ucraina: pesantemente colpita Leopoli mentre prosegue l’allarme droni in Europa
  • Repubblica Ceca: elezioni vinte dai populisti di Andrej Babis
  • Francia: scelti i ministri del governo Lecornu
  • Somalia: assalto a una prigione per liberare membri affiliati ad al-Qaeda
  • Sud Sudan: sempre più grave la crisi umanitaria a causa della guerra

Questo – e non solo – nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Raffaella Quadri, con Barbara Schiavulli ed Elena Pasquini

Apriamo il notiziario con quella che per noi di Radio Bullets – ma non solo per noi – è la notizia più bella: il ritorno a casa, sana e salva, della nostra Barbara Schiavulli.

Barbara, come saprà chiunque segua le vicende della Global Sumud Flotilla, è stata imbarcata sulla Morgana alla volta di Gaza per diciotto giorni.

Ci sono stati momenti duri, ma l’obiettivo della flottiglia è sempre stato chiaro, sin da principio: rompere l’assedio marittimo e portare aiuti umanitari e sostegno degli abitanti di Gaza che stanno vivendo sotto i continui bombardamenti di Israele, privati dei beni essenziali per sopravvivere.

Il 2 ottobre le barche della GSF sono state intercettate e abbordate dalla marina militare israeliana.

Gli equipaggi catturati e incarcerati.

Dopo diverse ore di silenzio in cui le notizie faticavano a trapelare, c’è stato il rilascio.

Finalmente a casa sentiamo da Barbara le sue prime impressioni.

Qui Barbara Schiavulli, da casa

Siamo rientrati dopo giorni che sembrano mesi.

La nostra flottiglia è stata presa — circondata, bloccata, abbordata come se fossimo nemici di guerra.

Ci hanno trattati come terroristi, rinchiusi in celle dove la luce non si spegne mai, contati come animali, privati del sonno, delle parole, della dignità.

Eppure, anche senza saperlo, mentre eravamo dietro quelle sbarre, fuori le piazze si riempivano.

La gente scendeva in strada per noi, per Gaza, per qualcosa di più grande:
la difesa del diritto, della verità, dell’umanità.

Siamo tornati – stanchi, segnati, ma interi.

Quindici dei nostri compagni italiani sono ancora in Turchia, e speriamo tornino oggi.

Ma il senso di tutto questo non sta solo nel viaggio, né nella prigionia.

Sta nel fatto che qualcuno, da qualche parte, ha sentito che il silenzio non era più un’opzione.

Che la sofferenza di Gaza, il diritto internazionale calpestato, la disumanità di questo tempo meritavano che qualcuno si alzasse in piedi o salpasse per mare.

Noi ci siamo andati. Abbiamo pagato un prezzo, ma non siamo sconfitti.

Perché non si può imprigionare un’idea di giustizia.

E finché ci sarà anche solo una voce che racconta, Gaza non sarà sola.

Proprio perché non vogliamo lasciare inascoltate le sofferenze dei gazawi, continueremo a raccontare – per quanto ci è possibile – quello che accade là e nel resto del mondo.

Le notizie sulla Striscia di Gaza sono di Barbara Schiavulli.

Palestina

Foto di Marek Studzinski – Usplash

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato alla CNN che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è “d’accordo” nel porre fine agli attacchi israeliani su Gaza.

Sabato, Trump ha scritto su Truth Social che Israele ha accettato un ritiro iniziale delle forze di difesa israeliane (IDF) da alcune zone della Striscia come parte del suo piano di pace.

E ha aggiunto che il cessate il fuoco entrerà in vigore “immediatamente” una volta che Hamas lo confermerà e che “creeremo le condizioni per la prossima fase del ritiro.”

Una mappa pubblicata da Trump mostra che l’IDF lascerà Gaza City e i campi profughi del centro della Striscia, nonché le aree a sud di Beit Lahia, nel nord.

Ma rimarrà nel Corridoio di Filadelfia, a Rafah e a Beit Hanoun.

Verrà creata una zona cuscinetto, nella quale ai residenti di Gaza sarà vietato entrare.

Sabato, Netanyahu ha detto ai media israeliani di sperare di poter annunciare “nei prossimi giorni” il ritorno di tutti gli ostaggi, vivi e morti, in un’unica fase.

Ha dichiarato di aver incaricato il team negoziatore israeliano di finalizzare i dettagli tecnici del piano durante i colloqui per la tregua che inizieranno lunedì in Egitto.

“Come ha detto Trump – non tollereremo ritardi” ha avvertito, aggiungendo che “nella seconda fase, Hamas verrà disarmato e Gaza smilitarizzata.”

Una delegazione di Hamas, guidata dall’alto funzionario Khalil al-Hayya, è arrivata domenica pomeriggio in Egitto, secondo quanto riportato dal quotidiano saudita Asharq al-Awsat, che cita una fonte vicina ai negoziati.

Un alto esponente di Hamas ha detto all’AFP che il movimento è fortemente impegnato a raggiungere un accordo, ma che Israele “non deve ostacolare il piano di Trump”.

Un’altra fonte ha riferito sempre ad Asharq al-Awsat che gli ostaggi saranno rilasciati gradualmente nell’arco di diversi giorni, secondo un accordo prestabilito basato sulle condizioni militari e di sicurezza sul terreno.

Tra le principali richieste di Hamas ai colloqui del Cairo ci sono:

  • la cessazione totale di tutte le operazioni militari israeliane
  • il ritiro delle truppe dell’IDF alle posizioni occupate durante il precedente accordo sugli ostaggi firmato a gennaio – fuori dalle aree popolate
  • la sospensione delle attività dell’aviazione e dei droni per dieci ore al giorno – dodici nei giorni di scambio di prigionieri

hanno riferito fonti di Hamas al canale saudita Al-Sharq.

Secondo una fonte palestinese vicina a Hamas, citata dall’AFP, la delegazione israeliana e quella di Hamas alloggeranno nello stesso edificio durante i negoziati.

Hamas e gli altri gruppi della resistenza palestinese sospenderanno le attività militari non appena Israele interromperà il fuoco.

Una fonte di Hamas ha detto al canale saudita Al-Arabiya che il movimento ha iniziato a raccogliere i corpi degli ostaggi uccisi e ha chiesto a Israele di fermare tutti i bombardamenti.

Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha dichiarato alla NBC che “la guerra a Gaza non è ancora finita” e che “capiremo molto rapidamente se Hamas è serio o meno” dal modo in cui si svolgeranno i colloqui tecnici.

Ha aggiunto che la seconda fase dell’accordo, che prevede il disarmo e la smobilitazione di Hamas, “non sarà facile”.

Rubio ha detto a Face the Nation (CBS) che Netanyahu “ha portato la guerra molto oltre,” aggiungendo che, a prescindere dal fatto che la si consideri giustificata o meno, “non si può ignorare l’impatto che ha avuto sulla reputazione globale di Israele.”

Gaza

Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha riferito che nelle ultime 24 ore 63 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano, due dei quali mentre cercavano aiuti.

Dall’inizio della guerra, il 7 ottobre 2023, il bilancio totale delle vittime nella Striscia è salito a 67.139.

Sarah Avrillaud, capo della delegazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa a Gaza, ha affermato che “un cessate il fuoco è urgentemente necessario”, aggiungendo che la situazione “sta peggiorando, le difficoltà aumentano…
Molte persone non hanno accesso regolare o sicuro all’acqua, ai servizi igienici o all’assistenza medica.
L’impatto di due anni di lotta per sopravvivere va oltre le parole”.

Secondo i media locali, durante la notte tra sabato e domenica l’IDF ha colpito diverse aree di Gaza, tra cui i quartieri di Sabra e Shujaiyeh a Gaza City, Khan Yunis e le zone di Bureij, Muwasi e Nuseirat al centro della Striscia.

Fonti palestinesi hanno riferito che un edificio dell’Università Al-Azhar è stato distrutto.

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha dichiarato che “se Hamas rifiuterà di rilasciare gli ostaggi, l’IDF intensificherà l’offensiva fino alla sua sconfitta”.

Aggiungendo che “l’occupazione di Gaza City da parte dell’IDF ha portato circa 900.000 residenti a evacuare verso sud”.

Secondo il canale saudita Al-Arabiya, l’Egitto sta costruendo un campo per sfollati palestinesi nella Striscia e decine di bulldozer egiziani sono già entrati nelle aree a nord del campo profughi di Nuseirat, vicino ad al-Bureij, nel centro di Gaza.

L’obiettivo, secondo fonti egiziane, è “alleviare le sofferenze degli sfollati, stabilizzarli sulla loro terra e prevenire un nuovo esodo”.

Houthi

L’IDF ha annunciato di aver intercettato con successo un missile lanciato dallo Yemen verso Israele nella notte tra sabato e domenica, che ha fatto scattare le sirene in tutto il centro di Israele e in Cisgiordania.

Passiamo ora alla guerra in Europa tra Russia e Ucraina.

Ucraina

Un massiccio attacco russo con droni e missili ha devastato quartieri residenziali e infrastrutture energetiche a Leopoli, nell’Ucraina occidentale.

La città ha vissuto la notte più dura dall’inizio della guerra, è stata bersaglio di un massiccio attacco russo con 78 droni e 12 missili.
Il pericolo ora, è anche che resti senza elettricità a pochi mesi dall’inverno.

La strategia di Mosca pare essere quella di puntare a indebolire la resistenza ucraina privando i civili di energia e servizi essenziali.

Oltre ai danni ci sono state anche diverse vittime, tra le quali un’intera famiglia di quattro persone.

Il presidente Volodymyr Zelensky ha reagito con parole durissime: ha parlato di “ennesima notte di terrore” e ha denunciato che dall’Occidente manca ancora “una risposta forte e degna” alla Russia.

Secondo il leader ucraino, Putin approfitta dell’indecisione degli alleati per intensificare gli attacchi, “prendendo in giro” l’Europa e gli Stati Uniti.

A completare un quadro già grave, un altro attacco – avvenuto sabato – ha colpito la stazione ferroviaria di Shostka, nella regione di Sumy.

Due droni russi hanno centrato treni passeggeri in quella che le autorità ucraine definiscono la tattica del “doppio colpo”: colpire una prima volta e poi tornare per colpire soccorritori e civili in fuga.

I feriti in questo caso sono stati decine.

Zelensky ha definito l’episodio “terrorismo deliberato” e ha ribadito che “non bastano più le parole, servono azioni forti”.

Il bilancio complessivo degli ultimi raid è di almeno cinque morti e diciotto feriti, con danni pesanti alle infrastrutture energetiche e di trasporto in diverse città, da Kharkiv a Zaporizhzhia.

Anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha condannato l’attacco russo alla stazione ferroviaria di Shostka, definendolo “barbarie contro i civili”.

Polonia

In seguito ai raid russi, la Polonia ha fatto decollare i propri jet militari per garantire la sicurezza dello spazio aereo.

Varsavia ha innalzato al massimo il livello di allerta di sistemi radar e antiaerei.

Ha sottolineato però che si tratta di misure preventive per proteggere i cittadini che si trovano nelle zone più vicine al confine ucraino.

Germania

L’allarme droni intanto si allarga anche in Europa centrale e, più precisamente, in Germania.

L’aeroporto di Monaco di Baviera è stato chiuso venerdì sera proprio a seguito dell’avvistamento di velivoli non identificati.

Tutti i voli sono stati sospesi per alcune ore e lo scalo ha riaperto solo la mattina successiva, avvertendo i passeggeri di possibili ritardi.

Repubblica Ceca

Situazione simile anche in Repubblica Ceca.

A Praga, venerdì sera, la polizia è intervenuta all’aeroporto Vaclav Havel dopo una segnalazione anonima che riferiva della presenza di droni in avvicinamento.

Sono stati dispiegati cecchini e sistemi antidroni a scopo precauzionale, sebbene la minaccia non sia stata poi confermata.

Elezioni ceche: si cambia

Le elezioni in Repubblica Ceca segnano un netto cambiamento.

Il movimento populista “Azione del cittadino scontento” (Ano) di Andrej Babis ha conquistato il 34,85% dei voti.

Un dato che decreta una forte crescita rispetto al 27% registrato nel 2021.

Babis era già stato premier dal 2017 al 2021 e ora riconferma il proprio primato.

Ma la vittoria non basta a garantirgli la maggioranza.

Il suo partito ottiene solo 81 seggi sui 200 del parlamento ceco, ben lontani dai 101 necessari per governare da soli.

La coalizione “Insieme” del premier uscente Petr Fiala, alleata con i “Sindaci” e i “Pirati”, arretra rispetto al 2021 e resta senza possibilità di formare un nuovo governo.

Per questo Babis guarda a nuove alleanze.
I primi interlocutori sono gli “Automobilisti per se stessi” che hanno raccolto il 7% e 13 seggi, con un programma anti-Bruxelles e critico verso le politiche climatiche, pur restando favorevoli alla permanenza nella Nato e in un’Unione europea che sia riformata.

Altra ipotesi è un’intesa con i sovranisti di “Libertà e democrazia diretta” (Spd), che hanno ottenuto il 7,9% e 15 seggi.

Nel loro programma l’intenzione di proporre un referendum sull’uscita dalla Nato e dall’Ue, che lo stesso Babis ha sempre escluso.

Più probabile, quindi, che formi un governo di minoranza sostenuto esternamente dalla Spd.

Un dato interessante è che, secondo gli analisti, la nuova maggioranza potrebbe modificare la linea di Praga verso la guerra in Ucraina.

Babis ha già annunciato l’intenzione di annullare l’iniziativa ceca sulle munizioni, giudicata troppo onerosa, e di adottare toni meno duri contro la Russia.

Non si prevede però un riavvicinamento sostanziale a Mosca: gli interessi economici di Babis restano legati ai mercati dell’Unione europea.

Le notizie sull’Africa sono di Elena Pasquini.

Somalia

Indossavano uniformi militari, avevano dipinto i veicoli su cui viaggiavano come quelli dei servizi segreti somali.

È così che gli uomini di al-Shabaab sono riusciti ad eludere i posti di blocco che ingabbiano Mogadiscio e dare l’assalto alla prigione di Godka Jilow.

Un complesso fortificato di massima sicurezza, sotterraneo nel quartiere considerato il più sicuro della capitale, non lontano dal palazzo presidenziale.

Prima un’autobomba, poi scambi di arma da fuoco, poi ancora esplosioni.

Obiettivo dell’attacco, la liberazione di alcuni membri del gruppo affiliato ad al-Qaeda con cui il governo somalo combatte da quasi vent’anni, che controlla vasti territori nel sud e nel centro del paese, e che recente ha lanciato una imponente offensiva conquistando città strategiche.

Per ore, la città ha risuonato a causa dei combattimenti in quello che è il “più grande assalto del genere alla capitale degli ultimi mesi” come ricorda Al Jazeera.

Tutti e setti gli aggressori sono stati uccisi, secondo quanto dichiarato dal governo.

Un attacco, scrive Faisal Ali, che arriva solo poche ore dopo “che il governo aveva riaperto decine di strade nella capitale per la prima volta in oltre un decennio”.

Il primo ministro Hamza Barre aveva parlato di “cambiamenti e miglioramenti visibili” nella sicurezza.

“Samira Gaid, esperta di sicurezza che lavora in Somalia afferma che l’attacco dimostra una ‘disparità’ tra la valutazione della situazione della sicurezza da parte del governo e la realtà sul campo, poiché al-Shabaab ha dimostrato con questo assalto di poter compiere attacchi in prossimità del palazzo presidenziale” scrive Al Jazeera.

“Il fatto che non stiano intensificando gli attacchi nella capitale non dimostra che siano indeboliti, ma che stanno aspettando il momento giusto e possono scegliere quando colpire” ha detto Gaid.

Sud Sudan

Fuggono con ciò possono caricarsi sulle spalle o sulla testa.

Donne, uomini, bambini, giovani, anziani, con la vita raccolta in sacchi o in pochi metri di stoffa.

Si rifugiano nella boscaglia della contea di Nagero, nell’Equatoria Occidentale, in Sud Sudan.

Tutto è stato distrutto: case, scuola, centri sanitari.

Si muore di morte violenta, di fame, di malattia, di parto.

La crisi umanitaria causata dagli scontri innescati dall’attacco dell’Esercito di liberazione popolare sudanese, all’opposizione, ad una caserma dell’esercito, è sempre più grave.

“I civili sono stati presi dal panico e sono corsi nella boscaglia dopo aver sentito gli spari” ha riferito in una nota locale il direttore esecutivo della contea, riporta l’Agenzia Fides.

“La situazione ora è calma, ma la gente continua ad avere paura e la maggior parte dei residenti non è ancora tornata dalla foresta dove si è rifugiata”.

“L’intera comunità ha abbandonato la contea di Nagero e si nasconde nella boscaglia.
Le donne soffrono sotto la pioggia, senza cibo, medicine o assistenza” ha raccontato al Sudans Post un residente sfollato.

“I leader della comunità avvertono che la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente se non verranno forniti aiuti urgenti….
Senza una fine immediata degli scontri in vista, le famiglie rimangono nella boscaglia, sfidando fame, malattie e incertezza”.

“Le organizzazioni umanitarie fanno sapere che, se non arriveranno aiuti urgenti a Nagero, lo sfollamento potrebbe trasformarsi in una delle emergenze umanitarie più gravi degli ultimi anni nell’Equatoria Occidentale” scrive il Sudans Post.

Francia

Si chiama MansA – Maison des mondes africaines, che è “casa”, ma anche il nome di un re del Mali, ed è stata inaugurata questo fine settimana a Parigi, in un ex laboratorio di moda, nel X arrondissement.

Ottocento metri quadri per promuovere le culture africane contemporanee e quelle della diaspora.

«Accompagna coloro che pensano, creano, sperimentano e collegano, non per colmare una mancanza, ma per celebrare una ricchezza» spiega la direttrice e giornalista Liz Gomis, come racconta il Giornale dell’Arte.

Spazio di incontro, di creazione, di riflessione “è un laboratorio vivente, dove artisti e intellettuali, ricercatori e attivisti si incontrano per esplorare i legami tra estetica, politica e memoria.
Un luogo ibrido, senza confini tra le discipline, al contempo casa degli artisti, centro di risorse e incubatore di talenti, aperto alla città e al mondo” scrive ancora il Giornale dell’Arte.

Uno spazio in cui dare voce a quella nuova generazione di artisti “al crocevia tra continenti e culture… di origine africana, connessa, multilingue… generazione ‘millefoglie’ che sta trasformando profondamente il nostro rapporto con il mondo… e sta tracciando una nuova strada nelle arti” spiega Gomis.

Primo evento in calendario, la mostra «Noires» dell’artista Roxane Mbanga, dal 4 al 26 ottobre.

Restiamo proprio in Francia per un’ultima notizia.

Nasce il governo Lecornu

A Parigi prende forma il nuovo governo guidato dal premier Sébastien Lecornu.

Il presidente Emmanuel Macron ha nominato 18 ministri, dando forma così al nuovo esecutivo.

Il primo Consiglio dei ministri è previsto per oggi pomeriggio, mentre martedì Lecornu presenterà il discorso di politica generale davanti al Parlamento.

Tra le novità più rilevanti spicca la nomina di Roland Lescure all’Economia, figura di punta del macronismo, e il ritorno di Bruno Le Maire al ministero delle Forze Armate.

Bruno Retailleau, leader dei Républicains, manterrà invece il ministero dell’Interno.
Mentre Gérald Darmanin passerà a guidare il ministero della Giustizia.

Il nuovo esecutivo si annuncia però come un governo caratterizzato da delicati equilibri tra macronisti, repubblicani e centristi.

Il compito del premier Lecornu sarà dunque di consolidare una maggioranza stabile.

Se fallirà la Francia potrebbe entrare in una nuova fase di tensioni politiche.

Foto di copertina: Rai News 24

 

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