Netanyahu pronto a occupare tutta Gaza

Scritto da in data Agosto 5, 2025

Secondo quanto riportato lunedì dai media israeliani (Ynet, The Jerusalem Post), il primo ministro Benjamin Netanyahu è pronto a ordinare l’occupazione totale della Striscia di Gaza. La decisione, descritta come “definitiva” da una fonte interna al suo ufficio, avrebbe ricevuto anche il sostegno esplicito del presidente statunitense Donald Trump, che avrebbe dato “il via libera per un’operazione militare più aggressiva contro Hamas”.

L’esercito riluttante, Netanyahu: “Chi non è d’accordo, si dimetta”

L’IDF, l’esercito israeliano, avrebbe manifestato resistenze rispetto all’idea di un’occupazione integrale del territorio palestinese. Ma secondo le fonti citate da Ynet, Netanyahu avrebbe comunicato al Capo di Stato Maggiore, Eyal Zamir, che se non intende seguire gli ordini, dovrebbe dimettersi.
“Ci saranno operazioni anche nelle aree dove sono detenuti gli ostaggi. Il dado è tratto — stiamo per occupare tutta la Striscia di Gaza”, avrebbe dichiarato un funzionario israeliano.

Verso il controllo completo della Striscia

Martedì Netanyahu convocherà il suo gabinetto per ottenere l’approvazione politica necessaria all’escalation. Attualmente Israele controlla circa il 75% della Striscia, ma il piano è quello di conquistare anche il restante territorio, fino a portare Gaza sotto controllo militare diretto e permanente.

Cosa accadrà ai civili?

Israele non ha fornito alcuna informazione ufficiale sul destino delle centinaia di migliaia di civili palestinesi che vivono nelle aree non ancora occupate.

Secondo fonti precedenti, il governo israeliano sta valutando la creazione di un campo di concentramento nel sud di Gaza, con l’obiettivo di costringere l’intera popolazione a trasferirsi in un’area piccolissima e sovraffollata.

Il “Trump Plan”: deportazione e annessione

Negli ultimi mesi, diversi esponenti del governo israeliano hanno dichiarato apertamente che l’obiettivo finale è la rimozione della popolazione palestinese da Gaza.

Questa strategia – ora soprannominata “Trump Plan” – punta alla deportazione forzata della popolazione, ma nessun Paese della regione si è detto disposto ad accogliere i profughi.

Nessuna pressione dagli Stati Uniti

L’amministrazione Trump non ha mostrato alcuna intenzione di condizionare l’alleato israeliano, nonostante il potere che potrebbe esercitare attraverso gli aiuti militari.

Mentre Israele dichiara che Hamas non vuole un accordo, il gruppo palestinese continua a sostenere di essere disposto a rilasciare tutti gli ostaggi israeliani in cambio di un cessate il fuoco permanente.

Se confermato, l’ordine di occupazione totale di Gaza segna un punto di non ritorno. Non si tratta più solo di una guerra contro Hamas: è la sistematica cancellazione di un popolo da un territorio, senza alcun piano per la popolazione civile, che già affronta carestie, bombardamenti, mancanza di acqua, e nessun rifugio sicuro.

Il fatto che venga chiamato “Trump Plan” rappresenta molto di più un riferimento geopolitico: è la cristallizzazione di un asse ideologico tra populismo autoritario e guerra totale, dove i civili diventano strumenti, ostacoli, o semplici “danni collaterali” come abbiamo assistito in questi quasi due anni.

L’assenza di pressioni internazionali, l’indifferenza della comunità globale e la complicità delle grandi potenze rischiano di rendere irreversibile questa spirale.

Anche chi protesta, dissente, fa giornalismo è un danno collaterale come tutta la società civile impegnata.

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