24 novembre 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Novembre 24, 2025

  • Israele e la tregua che non c’è: colpisce Beirut in Libano, ucciso capo militare di Hezbollah mentre muoiono a Gaza in media due bambini al giorno dal cessate il fuoco.
  • Ginevra, pace o resa? Il piano Trump che divide l’Ucraina e l’Occidente.
  • Camerun, l’oppositore in fuga: Issa Tchiroma chiede asilo in Gambia.
  • Nigeria, rapiti oltre 300 studenti: cinquanta riescono a fuggire.
  • Brasile: COP30, il compromesso che brucia: il mondo non rinuncia al petrolio.
  • Il mondo senza Washington: il G20 va avanti.
  • Malesia: stop ai social per i minori di 16 anni.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Introduzione: Il prezzo della pace, l’Occidente davanti allo specchio della propria coscienza.

C’è un silenzio strano, oggi, intorno all’Ucraina. Non è quello delle tregue, ma quello che precede un tradimento.
Il piano di pace voluto da Donald Trump — ventotto punti, una scadenza imposta, un ultimatum più che un negoziato — rischia di riscrivere la storia europea come resa, non come accordo.

A Kiev lo chiamano “il piano della capitolazione”: prevede di cedere territori, di ridurre l’esercito, di rinunciare alla NATO. In cambio, promesse vaghe, nessuna garanzia reale. È come se all’Ucraina venisse chiesto di sopravvivere a patto di smettere di esistere.

Trump parla di “gratitudine mancata”, come se la solidarietà potesse essere un debito. Ma la verità è che questo piano è una prova di forza mascherata da diplomazia: la visione di un mondo dove la pace non nasce dal diritto, ma dal potere; dove chi è più debole deve ringraziare per essere risparmiato.

In Europa, le reazioni oscillano tra il gelo e l’imbarazzo: nessuno vuole passare per complice, ma nessuno ha il coraggio di dire che questo accordo è una resa scritta in inglese e firmata col sangue ucraino.

Von der Leyen ricorda che i confini non si cambiano con la forza, ma le parole contano poco se a Ginevra si decide che la giustizia può essere negoziata.

Forse, più che un piano di pace, questo è un test di coscienza per l’Occidente: capire se crede ancora nei valori che proclama o se ha solo paura del prezzo della coerenza.

Perché la pace, senza dignità, non è pace. È solo un armistizio con la vergogna.

Israele e Palestina

■ LIBANO:Un funzionario israeliano ha confermato ad Haaretz che il capo militare di Hezbollah, Haytham Abu Ali Tabatabai, è stato ucciso in un attacco aereo a Beirut nel quartiere di Dahiyeh.

L’IDF ha affermato che Tabatabai ha ricoperto il ruolo di capo militare di Hezbollah sin dal cessate il fuoco del novembre 2024, dopo essersi unito al gruppo militante negli anni ’80 e aver ricoperto una serie di incarichi di alto livello, tra cui il comando dell’unità d’élite Radwan Force e la supervisione delle operazioni di Hezbollah in Siria.

Il Dipartimento di Stato americano ha aggiunto Tabatabai alla lista dei terroristi globali specificamente designati nel 2016.

Il Ministero della Salute libanese ha dichiarato che nell’attacco sono rimaste uccise cinque persone e 28 ferite.

Il presidente libanese Joseph Aoun ha affermato che l’attacco è “un’ulteriore prova che Israele ignora i ripetuti appelli a porre fine alla sua aggressione”, esortando la comunità internazionale “ad assumersi le proprie responsabilità e a intervenire con decisione per fermare gli attacchi contro il Libano e il suo popolo”.

Il vice capo del consiglio politico di Hezbollah, Mahmoud Qamati, ha confermato che un membro di Hezbollah è stato ucciso nell’attacco, aggiungendo che Hezbollah sta coordinando i suoi prossimi passi con il governo e l’esercito libanesi.

 Alla domanda sulla possibilità di una ritorsione contro Israele, Qatami ha risposto: “Tutto è possibile”.

Funzionari dell’intelligence israeliana hanno dichiarato ad Haaretz di credere che Hezbollah potrebbe decidere di rispondere attaccando obiettivi ebraici e israeliani all’estero, piuttosto che colpire direttamente Israele, per evitare di essere coinvolto in un’escalation diretta.

Israele non ha aggiornato la Casa Bianca prima dell’attacco, ma solo subito dopo, ha dichiarato un funzionario statunitense ad Haaretz , aggiungendo che “non autorizziamo gli israeliani ad attaccare o meno. Israele è una nazione sovrana e indipendente, ma siamo allineati sulla politica nei confronti di Hezbollah”.

In precedenza, domenica, Netanyahu aveva dichiarato durante una riunione di gabinetto che Israele “continuerà a fare tutto il necessario per impedire a Hezbollah di ristabilire la sua capacità di minaccia nei nostri confronti”, aggiungendo che ” tutte le chiacchiere sul fatto che ‘dobbiamo ricevere l’approvazione per questo’ da una fonte o dall’altra sono semplicemente una bugia totale .

Noi agiamo indipendentemente da chiunque. Israele è responsabile della propria sicurezza”.

■ CESSATE IL FUOCO A GAZA: Due fonti diplomatiche coinvolte nei cambiamenti al centro e una terza fonte hanno affermato che lo sviluppo di Gaza attraverso la costruzione di cosiddette “comunità sicure” per i suoi abitanti nella parte della Striscia controllata da Israele è in cima alla lista delle priorità degli americani.

Le IDF hanno dichiarato di aver ucciso il comandante di Hamas Alaa’ Haddadeh , “una fonte centrale di conoscenza nei sistemi di approvvigionamento e produzione dell’organizzazione”, in un attacco a Gaza avvenuto sabato.

Dall’inizio del cessate il fuoco, in media due bambini palestinesi sono stati uccisi ogni giorno, secondo i dati del Ministero della Salute di Gaza e dell’UNICEF.

I risultati indicano anche che a Gaza persiste un’estrema carenza di cibo. Durante questo periodo, gli attacchi israeliani a Gaza hanno ucciso 318 persone, tra cui almeno 67 bambini, e ne hanno ferite altre 788.

 La maggior parte degli incidenti si è verificata vicino alla “Linea Gialla”, che divide la Striscia di Gaza tra l’area orientale sotto il controllo israeliano e l’area occidentale sotto il controllo di Hamas. Secondo l’UNICEF, circa 4.000 bambini sono in attesa di un’urgente evacuazione medica da Gaza per cure salvavita.

■ ISRAELE: Decine di migliaia di israeliani hanno chiesto l’istituzione di una commissione statale d’inchiesta sui fallimenti del 7 ottobre 2023, nelle proteste nazionali di sabato sera .

■ CISGIORDANIA: La Procura di Stato ha presentato un atto d’accusa contro un colono adolescente israeliano che, insieme a decine di altre persone, ha preso parte a un violento raid nel villaggio di Beit Lid all’inizio di questo mese, ha appreso Haaretz.

L’adolescente è stato accusato da un tribunale minorile di incendio doloso, aggressione intenzionale aggravata, danneggiamento doloso e distruzione intenzionale di un veicolo. Secondo l’atto d’accusa, gli atti sono stati commessi “con un movente nazionalista inteso a instillare paura e panico”.

Camerun

Il leader dell’opposizione camerunense Issa Tchiroma Bakary è fuggito in Gambia dopo le violente proteste seguite alle elezioni che hanno confermato al potere, per l’ottava volta, il 92enne Paul Biya.

Il governo gambiano ha dichiarato di ospitarlo temporaneamente per motivi umanitari, in attesa di una soluzione diplomatica alla crisi post-elettorale.

Secondo i risultati ufficiali, Biya avrebbe ottenuto il 53% dei voti contro il 35% di Tchiroma, che però parla di “colpo di stato costituzionale” e di brogli massicci.

Le manifestazioni di piazza hanno causato almeno cinque morti, mentre l’opposizione parla di decine di vittime.
Il governo di Yaoundé accusa Tchiroma di incitamento all’insurrezione e annuncia procedimenti legali.

Biya, al potere dal 1982, resta uno dei più longevi e autoritari leader africani. Il Camerun si conferma una democrazia solo di facciata, dove ogni voto si trasforma in repressione e ogni opposizione in esilio.

Nigeria

In Nigeria, cinquanta dei più di trecento studenti rapiti da una scuola cattolica nello stato del Niger sono riusciti a fuggire e a riabbracciare i propri genitori.

Ma 253 bambini e 12 insegnanti restano ancora ostaggio dei rapitori.

Il presidente Bola Tinubu ha ordinato l’assunzione di 30 mila nuovi agenti e il ritiro della scorta ai VIP per rafforzare la sicurezza nelle aree più colpite.

Il Papa ha lanciato un appello per il rilascio immediato dei sequestrati, definendo il rapimento uno dei peggiori mai avvenuti nel Paese.

Intanto, le autorità hanno chiuso 47 scuole nel nord per prevenire nuovi attacchi.
La Nigeria resta intrappolata tra violenza armata, crisi educativa e la crescente pressione internazionale per proteggere i cristiani e i bambini vittime di bande criminali.

Sudafrica

A Johannesburg, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa è scoppiato a ridere quando un giornalista gli ha chiesto se gli Stati Uniti avessero davvero deciso, all’ultimo momento, di partecipare al G20 dopo aver annunciato il boicottaggio.
Un cambio di rotta accolto con ironia: Washington aveva infatti escluso il vertice, accusando Pretoria di “perseguitare la minoranza bianca”.

Ramaphosa ha poi rifiutato di passare simbolicamente il testimone del summit a un diplomatico statunitense, ribadendo che il G20 può “andare avanti con o senza gli USA”.

La dichiarazione finale — approvata nonostante le pressioni di Trump e l’opposizione dell’Argentina — include termini come “transizione giusta”, “cambiamento climatico” e “uguaglianza di genere”.

Per Lula e i Paesi emergenti, è la prova che il multilateralismo può resistere all’unilateralismo americano, anche se il peso economico di Washington resta determinante.

L’episodio mostra il ridisegno dei rapporti di forza globali: il Sud del mondo, più unito e assertivo, sfida la supremazia morale e diplomatica degli Stati Uniti. Ma senza il loro consenso — soprattutto su energia, dazi e finanza — nessuna svolta sarà davvero possibile.

Slovenia

In Slovenia, il 53% degli elettori ha votato contro la nuova legge che avrebbe legalizzato il suicidio assistito, sospendendone l’entrata in vigore per almeno un anno.

Il referendum è stato voluto dai gruppi contrari alla misura, che ritengono prematura una normativa sul fine vita.
Solo il 47% dei votanti si è espresso a favore, nonostante mesi di dibattito pubblico.

La Slovenia, tra i Paesi più progressisti dell’ex blocco jugoslavo, rimanda così una decisione etica destinata a dividere ancora l’opinione pubblica.

Bosnia

Il leader nazionalista serbo-bosniaco Milorad Dodik ha annunciato la vittoria del suo candidato, Sinisa Karan, nelle elezioni presidenziali anticipate della Republika Srpska, l’entità serba della Bosnia-Erzegovina.

Secondo i dati diffusi dal partito di governo SNSD, con il 97% dei voti scrutinati, Karan avrebbe ottenuto il 51% contro il 48,9% dell’oppositore Branko Blanusa.

Dodik, destituito dal suo incarico dopo la condanna per disobbedienza all’Alto rappresentante internazionale Christian Schmidt, definisce il risultato “una grande vittoria del popolo serbo”.

L’affluenza, però, è stata bassissima — circa il 37% — segnale di crescente disillusione verso una leadership che da anni alimenta tensioni separatiste e sfida le istituzioni di Sarajevo.

Con Karan, Dodik consolida il controllo sulla Republika Srpska e rilancia la sua sfida allo Stato bosniaco, rischiando di riaccendere la frattura etnica nei Balcani.

Europa, paraolimpiadi, Russia

Il Comitato Paralimpico Internazionale respinge le pressioni del Regno Unito e di 33 Paesi europei che chiedono di escludere Russia e Bielorussia dai Giochi.

Il presidente Andrew Parsons ha dichiarato a Sky News che “lanciare una guerra non viola la costituzione del Comitato”, spiegando che la sospensione del 2023 era legata all’uso dello sport per propaganda, non al conflitto in sé.

Mosca e Minsk sono state reintegrate a settembre come membri dell’IPC, anche se non parteciperanno alle prossime Paralimpiadi invernali di Milano-Cortina, a causa dei divieti imposti dalle singole federazioni.

Londra accusa il Comitato di legittimare l’aggressione russa, mentre il resto del mondo chiede coerenza: perché solo Russia e Bielorussia, e non gli altri Paesi in guerra?

Lo sport paralimpico diventa terreno di scontro geopolitico, tra etica, neutralità e accuse di doppi standard.

Russia e Ucraina

A Ginevra si è tenuto un incontro cruciale tra Stati Uniti, Ucraina ed Europa sul piano di pace promosso da Donald Trump.

Il progetto, composto da 28 punti, prevede che Kiev ceda parte del territorio, limiti il proprio esercito e rinunci a entrare nella NATO — condizioni che molti ucraini considerano una resa dopo quattro anni di guerra.

Trump ha dato a Zelensky una settimana per accettare l’accordo, lamentando la “mancanza di gratitudine” di Kiev.

Il segretario di Stato Marco Rubio, a capo della delegazione americana, ha parlato di “progressi concreti”, mentre l’Europa ha presentato una versione modificata del piano, contraria a ogni concessione territoriale.

Von der Leyen ha ribadito che i confini dell’Ucraina non possono essere cambiati con la forza, ma il fronte occidentale appare spaccato e Mosca sembra pronta a sfruttare le divisioni.

Il piano Trump segna un cambio di paradigma: più che un compromesso, somiglia a una resa diplomatica. L’Europa teme che Washington, stanca della guerra, stia consegnando a Putin ciò che non ha ottenuto sul campo.

Stati Uniti

Il neo-eletto sindaco di New York, Zohran Mamdani, ha incontrato per la prima volta Donald Trump alla Casa Bianca.

Un incontro definito da entrambi “produttivo”, ma che non ha cancellato le divergenze: intervistato da NBC, Mamdani ha ribadito di considerare il presidente “un fascista e un despota”.

L’attivista di origini ugandesi, noto per le sue posizioni progressiste, ha promesso di difendere i diritti dei migranti e delle minoranze nella metropoli americana, anche in aperta opposizione alle politiche della Casa Bianca.

Un segnale di scontro politico che potrebbe presto allargarsi oltre i confini di New York.

Brasile

A Belém, in Brasile, si è chiuso il vertice sul clima con un documento finale annacquato, senza alcun riferimento diretto ai combustibili fossili — i principali responsabili del riscaldamento globale. Una vittoria per produttori come Arabia Saudita e Russia.

Circa ottanta Paesi avevano chiesto un piano concreto per abbandonare petrolio, gas e carbone, ma nessuna delle grandi economie ha appoggiato la proposta.

Il presidente sudafricano Ramaphosa, che ha guidato i lavori del G20, ha imposto la dichiarazione già all’apertura dei lavori, ignorando l’obiezione dell’Argentina — considerata vicina a Washington.

Lula da Silva ha rivendicato il successo del multilateralismo, ma resta un fatto: senza una rapida uscita dai fossili, il pianeta corre verso ondate di calore, siccità e disastri sempre più devastanti.

Il vertice di Belém segna l’ennesimo compromesso al ribasso: il Sud globale rivendica giustizia climatica, mentre il Nord — guidato da Trump — difende i propri interessi economici. La geopolitica continua a soffocare la scienza.

L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, condannato a 27 anni per il tentato golpe del 2022, ha passato il suo primo giorno in carcere.
Davanti a un giudice, ha spiegato di aver manomesso il braccialetto elettronico a causa di un crollo nervoso e di allucinazioni provocate — ha detto — da un cambio di farmaci.

Il magistrato Alexandre de Moraes, che ne aveva disposto l’arresto, teme però che Bolsonaro volesse fuggire, forse verso l’ambasciata statunitense a Brasilia, come già accaduto ad alcuni suoi alleati.

Intanto, fuori dal quartier generale della polizia federale, si sono radunati sia i sostenitori del leader di estrema destra, che ne chiedono la liberazione, sia chi celebra la fine della sua impunità.

Pakistan

Almeno tre persone sono state uccise in un attacco contro il quartier generale della forza paramilitare Frontier Constabulary nella città pakistana di Peshawar.

Due kamikaze hanno colpito il complesso: il primo si è fatto esplodere all’ingresso principale, mentre il secondo è stato ucciso vicino al parcheggio.

Le autorità sospettano che altri militanti siano ancora nascosti all’interno della struttura, situata in una zona densamente popolata vicino a un’area militare.
Nessun gruppo ha ancora rivendicato l’attacco, ma i sospetti ricadono sui Talebani pakistani, responsabili di una recente escalation di violenze lungo il confine con l’Afghanistan.

L’episodio rischia di aggravare le tensioni tra Islamabad e Kabul, accusata di tollerare la presenza dei militanti oltreconfine.

Malesia

Dal prossimo anno la Malesia vieterà l’uso dei social network ai minori di 16 anni, per proteggere i più giovani da cyberbullismo, truffe online e abusi sessuali.

Il governo sta studiando i modelli di Paesi come Australia e Francia, dove già si sperimentano app di verifica dell’età e restrizioni severe.

TikTok, Meta e altre piattaforme sono sotto accusa in tutto il mondo per il loro impatto sulla salute mentale dei ragazzi.

La Malesia, che ha già imposto licenze obbligatorie alle aziende con oltre otto milioni di utenti, si unisce così a un fronte globale che mette la sicurezza dei minori davanti alla libertà digitale.

Una scelta che riflette un trend crescente: gli Stati cercano di riprendere il controllo sullo spazio digitale, tra tutela dei minori e censura politica.

Piogge torrenziali hanno colpito sette stati della Malesia, costringendo oltre 11 mila persone a lasciare le proprie case.
La regione più colpita è Kelantan, al confine con la Thailandia, dove più di ottomila abitanti sono stati evacuati.

Sessanta centri di accoglienza temporanei sono stati allestiti, mentre nessuna vittima è stata finora segnalata.
Le inondazioni coincidono con la stagione monsonica, che ogni anno devasta l’est del Paese: e una frana, nel nord-ovest, ha già isolato circa 400 persone.

Filippine

Sette arresti e decine di indagati nelle Filippine per un gigantesco scandalo di corruzione legato a progetti di controllo delle inondazioni.
Il presidente Ferdinand Marcos Jr. ha promesso decine di incriminazioni entro Natale, mentre il Paese è scosso da proteste contro appalti falsi e opere mai realizzate, per un valore stimato di oltre 9 miliardi di dollari.

Tra i coinvolti, l’ex deputato Zaldy Co e funzionari pubblici accusati di aver incassato tangenti da imprese di costruzione; nel mirino anche il cugino del presidente, Martin Romualdez, che si è dimesso da speaker della Camera ma nega ogni accusa.

Le indagini toccano oltre 9.800 progetti e potrebbero risalire fino all’era Duterte.

Marcos tenta di mostrarsi inflessibile, ma lo scandalo mina la credibilità della sua amministrazione e riaccende lo spettro del nepotismo e delle rivolte popolari che in passato travolsero anche suo padre.

Corea del Nord

La Corea del Nord ha approvato una nuova legge per lo sviluppo urbano, parte del piano “20×10” voluto da Kim Jong-un per modernizzare venti città e province ogni anno per un decennio.

Secondo i media di Stato, l’obiettivo è garantire agli abitanti delle regioni “le stesse condizioni di vita dei cittadini di Pyongyang”, in ambienti “culturali e igienici”.

Dietro la retorica del progresso, la legge sembra mirare a rafforzare il controllo del regime su ogni progetto edilizio e a limitare l’espansione incontrollata delle città.

Kim dovrebbe rilanciare il piano al congresso del Partito previsto per l’inizio del prossimo anno, presentandolo come simbolo del benessere socialista e della sua leadership personale.

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