Quel buco al centro della “Via”
Scritto da Raffaella Quadri in data Novembre 7, 2018
Ci siamo quasi fin troppo abituati a scoprire che al centro della via c’è un buco, ma quando la “Via” è quella Lattea e il buco in questione è un buco nero tutto assume ben altro significato. Ed è ciò che gli scienziati sono riusciti a provare, grazie alla sofisticata tecnologia di uno dei più potenti telescopi al mondo. Raffaella Quadri per Radio Bullets. Musiche di Walter Sguazzin
Photo Credits: Eso/S. Gillesen et al.
Questa volta non c’entra il maltempo né l’incuria del manto stradale di tante nostre città, bensì il risultato di una lunga serie di osservazioni che ha permesso di mettere in luce –se così si può dire– ciò che c’è al centro della galassia alla quale anche noi apparteniamo. Si chiama Sagittarius A* (Sgr A*) ed è niente di meno che un buco nero.
Da tempo gli scienziati sapevano dell’esistenza di Sgr A* –che deve il proprio nome dalla vicinanza alle costellazioni del Sagittario e dello Scorpione– ma poterlo vedere è tutt’altra cosa. Un successo raggiunto grazie al lavoro di un consorzio di istituti europei, tra cui Eso (Osservatorio europeo australe – European Southern Observatory) www.eso.org, e in particolare alle capacità di uno strumento installato sul Vlt (Very Large Telescope). Questo strumento si chiama Gravity ed è un super interferometro in grado di osservare nel cosmo anche gli oggetti che emettono i segnali più deboli. Proprio questa sua particolarità si è dimostrata vincente.
Gravity, infatti, combina la luce di quattro telescopi del Vlt, realizzando così un telescopio virtuale molto potente, con una capacità equivalente a quella di uno specchio da centotrenta metri di diametro. Questa potenza, quindi, gli permette di osservare i lampi di radiazione infrarossa che si formano nel cosiddetto disco di accrescimento ovvero la cintura di gas che orbita intorno a un buco nero. In particolare Gravity ha permesso l’identificazione di grumi di gas che ruotano intorno al nucleo, a una velocità pari a circa un terzo di quella della luce.
I lampi sono causati dal materiale che orbita molto vicino a ciò che viene definito il “punto di non ritorno” ovvero il punto in cui la materia viene inevitabilmente risucchiata all’interno di un buco nero e che è chiamato, molto poeticamente, orizzonte degli eventi. Ed ecco perché averli rilevati ha permesso di identificare Sgr A* per ciò che si pensava che fosse: un buco nero supermassiccio, la cui massa è stato calcolato essere, rispetto a quella Terra, più grande di 1,3 milioni di milioni di volte.
I successi di Gravity e del Vlt non sono però tutto, chissà infatti cosa ci riveleranno le future osservazioni, tanto più se si considera che sono stati avviati i lavori per la costruzione di Elt, acronimo di Extremely Large Telescope – Telescopio estremamente grande; anch’esso realizzato in Cile, dove si trova già il Vlt, ad opera di Eso.
Il progetto porterà ad avere a disposizione un telescopio con uno specchio da trentanove metri di diametro che è stato già definito come «il più grande occhio del mondo rivolto al cielo».
Il super specchio sarà formato da una struttura a nido d’ape realizzata con settecentonovantotto segmenti esagonali, ciascuno largo 1,4 metri e con uno spessore di circa cinque centimetri.
Non resta che attendere cosa sarà in grado di vedere e captare agli angoli più remoti del cosmo.