Rivoluzione rumorosa
Scritto da Raffaella Quadri in data Luglio 3, 2019
Cambia il mondo attorno a noi e l’arrivo di nuove tecnologie modifica anche ciò che siamo abituati a sentire. È il caso dei motori delle nuove auto ibride o esclusivamente elettriche che sono silenziosi… troppo silenziosi. L’Europa quindi viene in soccorso con un regolamento che impone nuovi rumori per renderli facilmente individuabili quando si è in strada. Perché il silenzio può essere assordante e persino pericoloso.
Raffaella Quadri per Radio Bullets.
Musica: Torpedo blu – Giorgio Gaber
Il motore del frigorifero, la porta che cigola, i passi del vicino nell’appartamento accanto, il traffico in strada della città al risveglio. Ci sono rumori che non fanno paura e che non sorprendono perché sono parte delle nostre abitudini, tanto da sentirci disorientati se non li avvertiamo più.
Ma cosa succede quando, nelle nostre abitudini uditive, inseriamo un nuovo elemento?
Accade che non lo riconosciamo. Non subito almeno e dobbiamo imparare a percepirlo e associarlo a ciò che lo produce.
Una questione che pare banale ma che, quando si mescola con la sicurezza, non lo è più.
L’UE: imperativo, fare rumore
Il 1° luglio 2019 è entrato in vigore un regolamento europeo che obbliga le case automobilistiche a dotare, entro il 2021, le proprie auto elettriche e ibride, di nuova omologazione, di un sistema acustico d’allarme, Avas (Acoustic Vehicle Alert System). In sostanza le obbliga rendere le auto elettriche rumorose.
Le auto elettriche risultano troppo silenziose e percepire il loro avvicinamento è difficile. Soprattutto se consideriamo che tutti noi, avvezzi al roboante suono dei nostri motori e nel rumore delle nostre città, non riusciremmo ad avvertirne la presenza.
L’e-mobility, dunque, è una tecnologia troppo silenziosa e a farne le spese rischierebbe di essere l’incolumità delle persone, che siano pedoni, ciclisti e utenti in genere che condividono la strada con le nuove automobili.
Quando e come
Rumore sì, dunque, e sul quando e come l’Unione europea ha dato indicazioni precise.
Il sistema Avas deve entrare in funzione e generare automaticamente un suono – che dovrà essere compreso tra i 56 e i 75 decibel – quando il veicolo si mette in moto e si muove a una velocità fino a 20 chilometri orari circa. Inoltre deve funzionare in retromarcia, a meno che le auto siano già dotate di un proprio allarme sonoro collegato appunto alla marcia indietro.
A questo proposito pare però che ci siano delle contestazioni, soprattutto da parte delle associazioni di ipovedenti, che sostengono l’importanza che il rumore sia emesso sempre e non solo in determinate condizioni.
Le linee guida europee dicono poi che il livello sonoro può essere regolato, tuttavia il suono dovrà essere riconoscibile e continuo per segnalare la presenza dell’auto in movimento e dare nel contempo un’idea immediata di ciò che sta facendo, per esempio dovrà aumentare a seconda della velocità del veicolo.
In sostanza dovrebbe “ricordarci” in qualche modo il suono dei motori a combustione interna, così da metterci nelle condizioni di capire in maniera intuitiva cosa l’auto stia facendo. Dovrà essere un rumore che si avvicina al già conosciuto per non trarci in inganno.
Questione di orecchio
Pare quindi un assurdo ma una delle caratteristiche dei motori elettrici, ovvero l’essere silenziosi e capaci quindi di ridurre l’inquinamento acustico, ha finito per trasformarsi in un pericolo; tanto che già diverse case automobilistiche avevano pensato a come ovviare a questo inconveniente rendendo rumorosi i propri modelli green. Il sistema acustico d’allarme non è una novità, alcuni modelli di auto elettriche ne erano già dotati, ma si trattava di sistemi che potevano essere messi in funzione o meno dal conducente attraverso un interruttore, con la facoltà quindi di inserire la “funzione pausa”, mentre il regolamento europeo non solo impone la presenza di un Avas nell’auto, ma anche il suo azionamento automatico, vietando il ricorso a tale funzione.
Ad ogni modo, sarà solo questione di abitudine e forse con il tempo diverremo bravi persino a distinguere le diverse marche.
Cosa sentiremo, quindi, in futuro in strada? Il rumore dei nostri passi e delle ruote delle nostre bici, insieme a un suono basso e sordo che avremo imparato a riconoscere.
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