Sudan: costretti a mangiare mangime per animali
Scritto da Radio Bullets in data Agosto 6, 2025
Le Forze di Supporto Rapido (RSF) hanno tenuto in ostaggio la città di al-Fashir, capitale del Darfur del Nord in Sudan, per oltre 14 mesi, bloccando qualsiasi accesso a cibo e carburante e spingendo i circa 900.000 abitanti verso la fame.
La città è oggi una zona militarizzata, dove l’esercito sudanese e la Forza Congiunta di Protezione del Darfur cercano disperatamente di evitare che al-Fashir cada come le altre capitali regionali già sotto controllo delle RSF.
Strade vuote, mercati deserti, vita sotto le bombe
Filmati rari ottenuti da Sky News mostrano strade vuote, mercati distrutti e cittadini nascosti nelle case per sfuggire ai bombardamenti quotidiani.
Secondo il giornalista locale Muammer Ibrahim, che ha inviato note vocali dalla città:
“La situazione è mostruosa. I mercati sono vuoti e colpiti dai bombardamenti. Ogni giorno si contano decine di civili uccisi.”
Nel sottofondo delle sue registrazioni si sentono spari e il tono della sua voce è fiacco, segnato dalla fame.
Nessun accesso a cibo, convogli umanitari sotto attacco
Dopo la caduta del campo profughi di Zamzam (aprile 2025), le RSF hanno potuto chiudere ogni rotta di accesso ad al-Fashir. Il campo, a 12 km dalla città, era rifugio per oltre 500.000 sfollati.
Dopo l’assalto, che ha causato oltre 100 morti (tra cui bambini e operatori umanitari), centinaia di migliaia di persone sono state costrette a rifugiarsi in tende improvvisate ai margini della città, senza più accesso ad aiuti.
“Blocco totale degli aiuti alimentari”
I convogli di Medici Senza Frontiere e Nazioni Unite sono stati ripetutamente attaccati dalle RSF.
“Tra giugno e ottobre 2024, diversi camion sono stati bloccati. A giugno 2025 un convoglio ONU non è riuscito ad arrivare e cinque operatori umanitari sono stati uccisi”, racconta Mathilde Simon di MSF.
Da allora nessun carico di aiuti ha raggiunto la città.
Fame, malnutrizione e animali come unica fonte di cibo
La popolazione è costretta a nutrirsi con mangimi per animali. Video inviati da volontari mostrano bambini malnutriti, stesi su stuoie, mentre cucine comunitarie riescono a servire solo porzioni minime di porridge di sorgo.
Focolai di carestia già confermati nel 2024
“Già a dicembre 2024, il Comitato IPC aveva confermato la carestia in cinque aree del Darfur,” afferma ancora Simon.
Zamzam era stato il primo, poi Abu Shouk. Al-Fashir era in lista. Oggi, otto mesi dopo, la situazione è ulteriormente peggiorata, con tassi di malnutrizione catastrofici.
“Tutti i segnali indicano carestia”
Mohamed al Doma, tesoriere delle Stanze di Risposta d’Emergenza di al-Fashir, ha camminato per quattro ore con moglie e figli per fuggire dalla città. Dopo un anno di assedio e aiuti distribuiti fino all’ultimo, non aveva più nulla da offrire.
Quella in corso ad al-Fashir non è solo una battaglia militare: è una guerra contro i civili, contro il diritto stesso alla sopravvivenza.
L’assedio è diventato una strategia deliberata di affamamento, un crimine contro l’umanità.
La comunità internazionale dovrebbe conoscere bene precedente Darfur: vent’anni fa fu teatro di un genocidio. Oggi il copione si ripete, sotto nuove vesti, ma con le stesse vittime: civili intrappolati, bambini senza cibo, campi profughi trasformati in bersagli.
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