16 maggio 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Maggio 16, 2025

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  • Panama: chiude il Centro di accoglienza temporanea per immigrati Lajas Blancas. Che sia effetto Trump?
  • Libia: tregua a Tripoli mentre la Corte penale internazionale (Cpi) chiede l’arresto del generale Al-Masri
  • Gaza: per Human Rights Watch il blocco degli aiuti è uno strumento di sterminio
  • Turchia: Ucraina e Russia pronte ai colloqui con la mediazione di Ankara e Washington
  • Messico: una giovane influencer uccisa in diretta social

Questo – e non solo – nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Raffaella Quadri

Panama

Nella regione del Darién – la zona che rappresenta il confine naturale tra Panama e Colombia – il governo panamense ha chiuso il Centro di accoglienza temporanea per immigrati Lajas Blancas.

La regione, con la sua fitta giungla, è stata punto di accesso nel paese, caratterizzato da una forte immigrazione di persone che da sud – ovvero dalla Colombia – si spostavano verso nord – con l’obiettivo spesso di raggiungere il nord America.

Aperto nel 2009, secondo i dati del governo panamense, il centro ha dato ospitalità a oltre un milione di persone.

La decisione di chiuderlo è seguita al drastico calo del flusso di migranti irregolari che aveva determinato un’emergenza umanitaria durata anni.

Al centro, i migranti giungevano dopo avere attraversato oltre 260 chilometri nel Darién, un territorio ostile non solo per i pericoli della giungla, ma anche per la presenza di violente bande criminali.

Durante la cerimonia di chiusura, presieduta dal Ministro della Pubblica sicurezza, Frank Alexis Ábrego Mendoza, è stato sottolineato il lavoro degli uomini e delle donne delle istituzioni responsabili della sicurezza e del controllo dell’immigrazione, e del Servizio Nazionale delle Migrazioni (SNM).

C’è da considerare, tuttavia, che a determinare la riduzione del flusso migratorio illegale più che gli interventi del governo panamense sia stata la politica del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Una politica di forte contrasto all’immigrazione.

Messico

La morte in diretta social.
È accaduto in Messico dove una giovane donna, Valeria Márquez, è stata assassinata mentre era in diretta online con i suoi follower.

Valeria aveva 23 anni, faceva l’influencer ed era esperta di prodotti di bellezza e per la cura della persona.

Durante una diretta dal suo salone di bellezza a Zapopan, un uomo è entrato nel negozio e, dopo averla chiamata per nome, le ha sparato, uccidendola.

Il sospetto degli investigatori della polizia è che si tratti di un killer assoldato per uccidere Valeria.

L’uccisione della giovane potrebbe essere legata alla frequentazione con un uomo vicino ad ambienti criminali, ma non si esclude alcuna ipotesi.
La procura al momento lo considera un femminicidio.

Bolivia

Evo Morales non potrà tornare a ricoprire la carica di presidente della Bolivia.
Lo ha affermato la Corte costituzionale boliviana che ha posto limiti della sua rielezione.

Morales aveva guidato il paese già per tre mandati consecutivi dal 2006 al 2019.

La Corte si era già espressa sulla questione nel 2023 e contro la rielezione di Morales.
Sentenza non accettata però dall’ex presidente che l’ha considerata incostituzionale.

Così come non riconosce l’attuale sentenza, dichiarando che solo il popolo boliviano ha la facoltà di chiedergli di non candidarsi.

Le prossime elezioni si terranno nel paese in agosto.

Libia

La situazione in Libia torna sotto controllo.

È quanto sostenuto dal Ministero dell’Interno del GNU – il Governo di unità nazionale – che dichiara di avere ripristinato la sicurezza a Tripoli, grazie all’intervento di diverse pattuglie e personale di polizia e di emergenza posti sulle strade.

Le forze di sicurezza governative avevano aperto il fuoco su una folla di giovani che manifestava di fronte alla residenza del premier Abdelhamid Dbeibah, chiedendone le dimissioni, e davanti alla sede del SSA (Stability Support Authority) l’Apparato di supporto alla stabilità.

La SSA era uno dei gruppi armati più potenti della capitale ed era stata istituita nel 2021 con il compito di proteggere i funzionari e i palazzi del governo.
A capo del gruppo era Abdel Ghani al-Kikli, ucciso lunedì sera.

Con la sua morte, la SSA è stata smantellata e il governo ha preso il controllo della zona di Abu Salim, quartier generale del gruppo armato.

Intanto nella capitale vige un fragile cessate il fuoco tra le diverse milizie armate.

In questo contesto di equilibri interni che cambiano rapidamente, Karim Khan, il procuratore della Cpi, la Corte penale internazionale, ha chiesto alle autorità libiche di arrestare il generale Al-Masri.

Accusato di diversi crimini e abusi nei confronti di migranti – tra cui omicidi, torture e violenze sessuali – su di lui pesa un mandato di arresto internazionale e martedì la procura di Tripoli ha aperto un’inchiesta sui suoi crimini.

Al-Masri era stato arrestato a Torino per poi essere rilasciato e riportato in Libia con un volo di Stato italiano.

Gaza

Almeno 106 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi israeliani nelle ultime ore, secondo quanto riportato ad Al Jazeera da funzionari sanitari locali.

Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato che vorrebbe che gli Stati Uniti “prendessero” Gaza per farne “una zona di libertà”.

Un’oasi felice e prospera, senza però la popolazione che vive in quei territori e che ha tutti i diritti di restarvi.
Secondo il provocatorio progetto di Trump gli abitanti di Gaza dovrebbero essere trasferiti nei Paesi vicini.

Ma Hamas replica che la Striscia non è in vendita e che Gaza è una parte integrante del territorio palestinese.

Al di là delle provocazioni, l’amministrazione statunitense sta esercitando forti pressioni su Israele e Hamas per raggiungere una svolta nei colloqui sulla tregua nei prossimi giorni.
A riferirlo al quotidiano Haaretz è stato un funzionario israeliano.

E Hamas sta tenendo colloqui diretti proprio con gli Stati Uniti, secondo quanto riferito a Sky News da un alto funzionario dell’organizzazione.

Mentre le forze di sicurezza israeliane (IDF) stanno cercando un uomo armato che, mercoledì sera in Cisgiordania, ha sparato e ucciso una donna israeliana incinta.

ONU e HRW

Intanto l’ONU ha annunciato che non parteciperà alla distribuzione degli aiuti a Gaza da parte di Gaza Humanitarian Foundation (GHF).

La nuova fondazione, che è sostenuta dagli Stati Uniti, è un’organizzazione senza scopo di lucro e si avvarrà di una struttura logistica indipendente e neutrale, ma non convince del tutto le Nazioni Unite.

Nulla si sa, pare, di chi siano i finanziatori della fondazione e da dove provengano gli aiuti destinati alla Striscia.

La GHF è stata fondata proprio su sollecitazione di Washington allo scopo di portare aiuti alimentari a Gaza, ma seguendo le richieste israeliane.
Tel Aviv accusa Hamas di rubare i viveri destinati alla popolazione civile della Striscia.
Accusa che Hamas respinge con forza.

E proprio sul blocco dell’ingresso a Gaza degli aiuti imposto da Israele, ormai da marzo, si è espresso con forza anche Human Rights Watch (HRW) che non ha usato mezzi termini per definirlo uno strumento di sterminio.

“Il blocco israeliano ha trasceso le tattiche militari per diventare uno strumento di sterminio” ha dichiarato Federico Borello, direttore esecutivo ad interim di HRW.

Turchia: negoziati Russia – Ucraina

I negoziati tra le delegazioni di Russia e Ucraina dovrebbero prendere il via oggi, 16 maggio, a Istanbul.
Ad affermarlo è la Tass, l’agenzia di stampa russa.
Ma non iniziano con buoni auspici.

Per la Russia dovrebbe essere presente una delegazione inviata dal Cremlino, mentre Volodymyr Zelensky spera di riuscire a ottenere, prima o poi, un incontro personale con Vladimir Putin.

Secondo il presidente ucraino, non presentarsi sarebbe un affronto non solo all’Ucraina ma anche a Stati Uniti e Turchia che saranno mediatori nei negoziati.

In conferenza stampa Zelensky ha anche ribadito che la principale richiesta da parte ucraina sarà il cessate il fuoco incondizionato per 30 giorni.
Mentre si è dimostrato intransigente sulle questioni territoriali, affermando che non sarà fatta alcuna concessione a favore della Russia nei negoziati di Istanbul e che non saranno riconosciuti i territori occupati da Mosca.

A portare avanti le sue istanze a Istanbul sarà una delegazione ucraina guidata dal Ministro della Difesa Rustem Umerov e formata da ufficiali militari e dei servizi segreti ucraini.
Zelensky invece non parteciperà ai colloqui.

Da parte russa – cita ancora la agenzia Tass – la delegazione di Mosca, guidata da Vladimir Medinsky, sarebbe pronta a discutere di “possibili compromessi”.

Ma se in Turchia si parla di possibili terreni di discussione, giungono notizie preoccupanti da alcune fonti statunitensi della CNN.

Due funzionari statunitensi avrebbero dichiarato all’emittente televisiva americana che la Russia si starebbe preparando a una nuova offensiva contro i territori ucraini orientali.

Foto in copertina: Servizio Nazionale delle Migrazioni (SNM), Panama

 

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