10 maggio 2022 – Notiziario in genere
Scritto da Angela Gennaro in data Maggio 10, 2022
Afghanistan: i talebani impongono il burqa in pubblico alle donne. La Storia torna indietro di oltre venti anni. Guerra in Ucraina: muore la prima donna al fronte tra le truppe russe. In Gran Bretagna è allarme profughe ucraine, a rischio di abusi. Nel frattempo apre a Londra il primo museo Lgbtq+ del paese. Stati Uniti: dopo l’aborto a rischio anche le nozze gay? In Brasile è polemica per l’apparizione in tv della moglie di Bolsonaro.
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Afghanistan
Lo abbiamo raccontato nei notiziari di questi giorni, ve ne diamo conto in apertura del nostro podcast dedicato alle notizie di genere: il leader supremo dei talebani ha ordinato alle donne, con un decreto, di indossare il burqa in pubblico, riportando indietro la storia di più di venti anni. Vi continueremo ad aggiornare con le ultime notizie dall’Afghanistan qui su Radio Bullets e sono certa che Barbara Schiavulli sta già progettando il suo prossimo viaggio nel paese degli Aquiloni. Per raccontare come il mondo occidentale dimentichi facilmente e di come un genere, naturalmente quello femminile, può essere, ancora una volta, cancellato.
Guerra in Ucraina
Una soldatessa morta tra le truppe russe
E passiamo agli aggiornamenti della guerra in Ucraina, giunta al suo 76° giorno dall’invasione, da parte delle truppe russe, del 24 febbraio scorso. La Russia ha dato notizia della prima morte di una soldatessa: è Walentina Gałatowa, medica. Secondo i media polacchi la donna è morta in battaglia a Mariupol più di quindici giorni fa, colpita da un mortaio. La notizia è circolata solo nei giorni scorsi. Il marito era morto l’anno scorso negli scontri al confine. Galatowa con lui prestava servizio nelle forze armate della cosiddetta Repubblica Popolare di Donetsk e, secondo il sito Onet, aveva preso parte alla guerra in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. Secondo la stampa locale era una sergente nel plotone medico del battaglione di fucilieri dell’esercito della DRL. Le donne, nell’esercito russo, non possono prestare servizio in combattimento diretto al fronte, ricordano le testate polacche: per questo lavorava come medica.
Allarme dalla Gran Bretagna, rischi per le profughe ucraine
Secondo Bbc in Gran Bretagna è scattato l’allarme: uomini intenzionati ad approfittare e ad abusare di donne vulnerabili, starebbero cercando di usare le falle nei controlli di uno dei due schemi di accoglienza messi a punto dal governo britannico per dare ospitalità a chi fugge dall’Ucraina. Sono infatti arrivate svariate denunce di varie organizzazioni non governative. L’allarme riguarda il programma Homes for Ukraine, creato per consentire l’ingresso nel Regno Unito di chi venga invitato da famiglie, comunità o associazioni del paese. Ma molte persone non si stanno rivolgendo ai siti dedicati: usano i gruppi su Facebook e qui, secondo sospetti e testimonianze, a volte si nascondono uomini con storie di violenze domestiche, di sfruttamento, di abusi alle spalle. Ci sono gruppi, ricostruisce Bbc, che dichiaratamente vogliono dare “asilo” solo a donne ucraine di venti e trenta anni per conto di uomini quarantenni. Non solo, ma si citano casi come quello in cui a sponsorizzare l’accoglienza risulta un sodalizio nato in origine per promuovere il dating online; mentre si segnala già l’abbandono o la fuga di alcune donne arrivate in queste settimane e ritrovatesi ora in condizioni da “senza tetto”. Il ministero dell’Interno del governo di Boris Johnson replica d’aver introdotto fin dall’inizio misure di salvaguardia, e assicura controlli caso per caso su ogni potenziale abuso. Ma diverse ong impegnate nel sociale insistono sull’insufficienza di questi controlli e delle cautele preventive. Lo schema Houses for Ukraine «è pericoloso», dice Robina Qureshi, chief executive di Positive Action in Housing, per colpa di lacune «profondamente preoccupanti che possono minare i programmi di sponsorship».
Regno Unito
Queer Britain, il primo museo LGBTQ+ del Regno Unito, ha aperto le sue porte a Londra, promettendo di portare la storia e la cultura della comunità a un pubblico più ampio. Ospitato in un edificio del XIX secolo in un’area riqualificata, dietro la stazione ferroviaria di King’s Cross, il museo è stato realizzato in quattro anni ed è interamente finanziato da donazioni private. Per i prossimi mesi è prevista una grande mostra che combina foto, opere d’arte e costumi. I visitatori possono già scoprire la storia della comunità nel Regno Unito, dai travestiti vittoriani alle più recenti marce del Pride. I pionieri premiati includono la pilota da corsa Roberta Cowell, considerata la prima donna trans britannica nota per aver subito un intervento chirurgico di riassegnazione, e Justin Fashanu, il primo calciatore professionista a riconoscere pubblicamente di essere gay. Fashanu − che nel 1981 è diventato il giocatore di colore più costoso del paese quando ha fatto un trasferimento da un milione di sterline dal Norwich City al Nottingham Forest − si è suicidato nel 1998, otto anni dopo il coming out. Una delle direttrici del museo, Stephanie Stevens, ha affermato che Queer Britain è «un luogo permanente, per noi, in cui poter celebrare chi siamo e gli straordinari contributi che abbiamo dato alla storia». «Vogliamo raggiungere tutti», indipendentemente dal sesso, dalla sessualità o dall’identità, ha detto Stevens ad Afp.
Stati Uniti
Appello dell’Oms: «Non limitate il diritto all’aborto».
Mentre la Corte Suprema degli Stati Uniti sembra pronta a metterlo in discussione, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un appello a favore del diritto all’aborto. «Limitare l’accesso all’aborto non riduce il numero di procedure, porta donne e ragazze a ricorrere a procedure pericolose», spiega Tedros Adhanom Ghebreyesus sul suo account Twitter, senza citare direttamente il caso che scuote gli Stati Uniti. Nel frattempo il capo della commissione “pro-life” della Conferenza episcopale americana, William Lori, ha chiesto ai cattolici Usa di «pregare e digiunare perché si rovescino le decisioni Roe contro Wade e Casey» sull’aborto. Lori ha detto che la bozza della sentenza della Corte Suprema sull’aborto «ci ricorda dell’urgente bisogno di pregare e agire», osservando che la «Chiesa ha a cuore ogni madre e ogni bambino non nato». L’arcivescovo di Baltimora ha ricordato che per la Chiesa «la vita comincia al momento del concepimento» e ha chiesto ai cattolici di sostenere le donne incinte e le giovani mamme.
“Tremano” anche le nozze gay
La pubblicazione della bozza della decisione dei saggi per abolire la “Roe vs Wade”, la storica sentenza del 1973 che ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti, ha di fatto innescato una serie di congetture per capire cosa finirà nel mirino della corte dopo le interruzioni di gravidanza. E l’ipotesi più accreditata è quella delle nozze fra lo stesso sesso, sancite sempre dai saggi americani. Il timore è che la sentenza venga capovolta con la maggioranza conservatrice dei saggi.
Brasile
È polemica, in Brasile, per l’apparizione in tv della “first lady” Michelle Bolsonaro, a meno di cinque mesi dalle elezioni presidenziali: in occasione della Festa della mamma, la moglie di Jair Bolsonaro ha commemorato l’evento a reti unificate al fianco della ministra delle Donne, la Famiglia e i Diritti umani Cristiane Rodrigues Britto. Per quasi cinque minuti, Michelle e la titolare del dicastero hanno fatto considerazioni su cosa significa essere madre, oltre a citare programmi governativi rivolti alle donne. «Poiché conosciamo le sfide della maternità, ci impegniamo a prenderci cura delle madri del nostro paese», ha detto la consorte di Bolsonaro nel video, aggiungendo frasi come «essere madre è un lavoro a tempo pieno« e «essere madre è assumere la responsabilità più grande e più divina». Secondo il quotidiano Folha de S.Paulo, l’utilizzo di una catena televisiva e radiofonica a tale scopo è in contrasto con le regole pubblicate dallo stesso governo federale. L’uso dell’espediente sarebbe infatti ammesso solo per pronunciamenti dei titolari dei tre poteri e per comunicati di ministri su temi di rilevanza e interesse nazionale.
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