18 giugno 2025 – Notiziario Mondo
Scritto da Barbara Schiavulli in data Giugno 18, 2025
- “Unconditional surrender”: così Trump definisce la sua idea di pace con l’Iran.
- Gaza : Strage a Khan Younis: Israele apre di nuovo il fuoco su civili in attesa degli aiuti.
- Indonesia: erutta il vulcano Lewotobi, nube di cenere alta 11 chilometri.
- Spagna: oltre 1.800 morti in mare nei primi cinque mesi del 2025.
- Messico: scomparsi i musicisti dei Los Juniors de Monterrey.
- Bolivia a rischio carestia: allarme Onu su crisi alimentare ed economica
Introduzione al notiziario: chi decide chi può bombardare?
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Israele Vs Iran
Il quinto giorno di bombardamenti israeliani sull’Iran segna una nuova escalation. Israele ha annunciato di aver ucciso un altro generale iraniano, Ali Shadmani, a capo del quartier generale centrale dei Guardiani della Rivoluzione.
Era stato nominato appena una settimana fa, dopo l’eliminazione del suo predecessore, Gholam Ali Rashid, in un precedente attacco aereo.
Le forze israeliane affermano di voler “continuare a colpire i vertici militari e le infrastrutture nucleari iraniane”, con una campagna che ha già causato oltre 450 morti, secondo l’organizzazione Human Rights Activists.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha confermato per la prima volta danni significativi anche alle strutture sotterranee del sito nucleare di Natanz, finora considerate al riparo dai raid.
Teheran ha risposto con lanci di missili, quasi tutti intercettati, secondo le forze armate israeliane. Intanto, nella capitale iraniana, la situazione è drammatica: negozi chiusi, traffico in uscita paralizzato, lunghe code per il carburante.
L’antico bazar di Teheran ha abbassato le saracinesche, evento rarissimo. Ospedali e personale medico sono stati messi in allerta permanente.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, mentre dispiega mezzi e truppe nel mediterraneo, ha lasciato il G7 in anticipo dichiarando: “Non vogliamo un cessate il fuoco, vogliamo qualcosa di meglio: una fine totale del conflitto, una resa completa dell’Iran. L’Ayatollah khamenei risponde “La battaglia ha inizio”, mentre si alternano i razzi da una e dall’altra parte.
” E su Truth Social è arrivata anche la minaccia: “Sappiamo dove si nasconde il leader supremo Khamenei. Non lo elimineremo… per ora.”
Intanto, la voce della società civile iraniana rompe il silenzio: la premio Nobel Narges Mohammadi ha pubblicato un appello da Teheran, scrivendo: “Non distruggete la mia città. Qui vivono dieci milioni di persone, con ospedali, scuole, mercati, bambini, giornalisti, lavoratori. Cosa significa evacuare Teheran? Chi dovremmo portare sulle spalle per salvarlo?”
Anche il regista dissidente Jafar Panahi, appena premiato a Cannes, ha parlato: “Israele è un aggressore di guerra e va processato. Ma anche il regime iraniano è colpevole di decenni di repressione. Entrambi i governi devono essere condannati. I civili non sono bersagli. Questa guerra distrugge vite e umanità.”
Questa non è autodifesa. È una guerra preventiva che cancella interi quartieri, mentre chi la comanda parla di “vittorie strategiche”.
Anche Reza Pahlavi , figlio maggiore dell’ultimo Scià (Re) dell’Iran e principe ereditario, ha invitato i cittadini iraniani a “rivendicare l’Iran” in una dichiarazione video rilasciata martedì.
“La Repubblica Islamica è giunta alla fine ed è in procinto di crollare”, ha dichiarato Pahlavi che da tempo si batte per un Iran laico e democratico e vive in esilio negli Stati Uniti. “Khamenei, come un topo spaventato, si è nascosto sottoterra e ha perso il controllo della situazione”.
My Fellow Countrymen,
The Islamic Republic has reached its end and is in the process of collapsing. Khamenei, like a frightened rat, has gone into hiding underground and has lost control of the situation. What has begun is irreversible. The future is bright, and together, we… https://t.co/XEyL5IM05t
— Reza Pahlavi (@PahlaviReza) June 17, 2025
Ma sotto le bombe non ci sono generali: ci sono famiglie, bambini, ambulanze, sogni spezzati. E quando la “resistenza” diventa un cratere e la “pace” una resa totale, è la civiltà stessa a bruciare.
L’Iran ha lanciato decine di missili contro Israele in raffiche durante la notte di martedì. I servizi di soccorso hanno riferito che cinque persone sono rimaste leggermente ferite in due punti di impatto nel centro di Israele a seguito di una raffica di missili.
È stato colpito anche un deposito di autobus vuoto nella città centrale israeliana di Herzliya. Più tardi martedì, l’Iran ha lanciato almeno otto missili contro Israele, la maggior parte dei quali è stata intercettata, ha dichiarato l’IDF. L’IDF ha affermato di aver intercettato 30 droni lanciati verso Israele durante la notte.
Le IDF hanno affermato di credere che completeranno l’operazione su tutti gli obiettivi designati all’interno dell’Iran entro circa una settimana , aggiungendo che potrebbe volerci un’altra settimana per raggiungere pienamente gli obiettivi dell’operazione, ma sottolineando che non intendono essere coinvolte in una guerra prolungata.
L’impianto sotterraneo iraniano di arricchimento dell’uranio a Natanz ha subito danni , ha dichiarato l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, individuando segni di quello che ha definito un impatto diretto nelle sale sotterranee del sito.
La portavoce delle IDF, Effie Defrin, ha dichiarato martedì che Israele ha colpito la sede centrale dell’Islamic Republic of Iran Broadcasting perché stava ” diffondendo propaganda anti-israeliana”, contraddicendo l’affermazione delle IDF di lunedì secondo cui l’emittente era stata attaccata perché utilizzata per “operazioni militari”.
Lunedì, il Primo Ministro Netanyahu ha affermato che lo studio è stato colpito perché “è uno strumento di un regime totalitario che nasconde la realtà al popolo iraniano”. Tre dipendenti dell’IRIB sono rimasti uccisi nell’attacco, secondo fonti giornalistiche iraniane.
I leader del G7 hanno pubblicato una dichiarazione, vergognosa lasciatemelo dire, in cui affermano che “Israele ha il diritto di difendersi” e hanno definito l’Iran “la principale fonte di instabilità e terrore nella regione “
Israele e Palestina
Almeno 59 palestinesi uccisi e oltre 200 feriti nella Striscia di Gaza mentre aspettavano cibo nei pressi di un convoglio umanitario dell’ONU e di camion commerciali a Khan Younis, nel sud dell’enclave.
Lo riferiscono il Ministero della Sanità di Gaza e fonti ospedaliere locali.
Testimoni parlano di un raid aereo israeliano su una casa vicina, seguito da colpi sparati contro la folla.
“È stata una strage,” ha detto Yousef Nofal, sopravvissuto. “Sparavano anche a chi fuggiva.” Samaher Meqdad, in cerca dei fratelli feriti, ha gridato in ospedale: “Non vogliamo cibo. Vogliamo solo vivere. Siamo esseri umani, o no?”
La sparatoria non sembrerebbe collegata al contestato nuovo sistema di distribuzione degli aiuti sostenuto da Stati Uniti e Israele, ma arriva in un contesto dove scene simili si ripetono da settimane: folle disperate attaccate mentre cercano farina, in un territorio spinto verso la fame.
Israele sostiene che il nuovo meccanismo serve a impedire che Hamas intercetti gli aiuti.
Ma l’ONU e le principali agenzie umanitarie denunciano che questo sistema viola i principi umanitari, è inefficace e aggrava la crisi.
Secondo l’ONU, le restrizioni israeliane, il caos sul terreno e i saccheggi rendono quasi impossibile la distribuzione dell’aiuto umanitario, anche quando formalmente autorizzato.
Il bilancio della guerra — iniziata dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre — è ormai spaventoso: oltre 55.300 palestinesi uccisi, più della metà donne e bambini, secondo il Ministero della Sanità di Gaza.
Secondo il Ministero della Salute controllato da Hamas, più di 300 persone che cercavano aiuti alimentari nei punti di distribuzione gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation sono state uccise dal fuoco delle IDF, da Hamas o da vari clan.
Otto palestinesi sono stati uccisi in un attacco israeliano contro un edificio residenziale nel campo profughi di Bureij, ha riferito l’ospedale Al-Awda.
Il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, ha chiesto a Bloomberg TV un embargo sulle armi nei confronti di Israele finché sarà in corso la guerra a Gaza.
Il Ministero degli Esteri del Qatar ha affermato che l’escalation tra Israele e Iran ritarda un accordo di cessate il fuoco a Gaza .
CISGIORDANIA: I palestinesi in Cisgiordania hanno affermato che, a seguito di un blocco di due giorni imposto dalle IDF venerdì, sono stati sottoposti a ampie restrizioni di viaggio che hanno ritardato e in alcuni casi impedito ai pazienti di raggiungere gli ospedali.
Siria
La nuova leadership siriana ha schierato 3.000 soldati al confine con l’Iraq, per impedire infiltrazioni da parte delle milizie sciite irachene filo-iraniane, come Hashd al-Shaabi. Si tratta del primo grande dispiegamento militare dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad lo scorso dicembre.
Secondo fonti ufficiali di Damasco, il confine era finora sorvegliato solo dalla polizia, ma l’escalation regionale — compreso lo scontro aereo tra Israele e Iran — ha spinto a rafforzare la presenza militare, con unità arrivate da Palmira e dalla valle dell’Eufrate.
Sabato scorso ci sono stati scontri limitati tra forze siriane e milizie irachene. Tuttavia, fonti irachene minimizzano: secondo loro, non ci sono movimenti significativi di miliziani, e il vero obiettivo di Damasco sarebbe esercitare pressione sulle forze curdo-americane dell’SDF, che controllano parte del confine e con cui ci sono state tensioni.
Intanto, l’Iraq e la Siria hanno riaperto i canali di cooperazione per la sicurezza dei confini, e nonostante le dichiarazioni bellicose di alcune milizie irachene contro Israele, l’attuale presenza americana e israeliana nella regione rende improbabili nuove infiltrazioni su larga scala.
Dopo anni in cui erano i miliziani iraniani a varcare il confine per sostenere Assad, oggi è la nuova Siria che cerca di bloccare Teheran. I ruoli si sono capovolti. Ma il terreno è sempre lo stesso: un confine fragile, dove ogni passo può diventare una miccia.
Migranti
Secondo il rapporto di Caminando Fronteras, fra gennaio e maggio di quest’anno sono morte 1 865 persone in 113 naufragi mentre cercavano di raggiungere la Spagna; fra loro 112 donne e 342 bambini di 22 Paesi. La rotta più letale è ancora una volta l’Atlantico verso le Canarie: 1 482 vittime partite da Marocco, Sahara Occidentale, Mauritania, Senegal e Gambia.
Gli attivisti accusano «politiche di controllo migratorio» e il progressivo smantellamento degli standard di soccorso in mare: in quasi la metà dei casi le autorità conoscevano la posizione dei barconi ma non sono intervenute in tempo. A peggiorare le cose, navi fatiscenti, partenze con maltempo e coordinamento insufficiente fra i Paesi coinvolti.
Le cifre calano leggermente rispetto al 2024, ma restano spaventose. Finché l’Europa misurerà il successo delle sue frontiere non in vite salvate ma in sbarchi impediti, l’Atlantico continuerà a essere un cimitero liquido — e noi rischiamo di assuefarci all’orrore.
Spagna
Un’indagine del governo spagnolo ha chiarito le cause del blackout che il 28 aprile ha paralizzato Spagna, Portogallo e parte della Francia sud-occidentale: un picco di tensione nella rete elettrica ha scatenato una reazione a catena, aggravata da errori gestionali.
La ministra per la Transizione ecologica, Sara Aagesen, ha spiegato che il sistema non è stato in grado di stabilizzare i livelli di tensione, e che alcune compagnie elettriche hanno spento impianti in modo improprio, aggravando il crollo della rete.
Internet, treni e telefonia sono andati fuori uso per ore in numerose città. Il governo ha aperto una commissione d’inchiesta per accertare le responsabilità, chiedendo ai cittadini di attendere i risultati ufficiali.
Nel cuore dell’Europa sono bastati pochi secondi di squilibrio per mettere in ginocchio interi paesi. E la transizione energetica — se non è anche transizione tecnologica e gestionale — rischia di spegnere più che illuminare.
Unione Europea e Russia
La Commissione Europea ha proposto un bando totale al gas russo entro il 2027, con il divieto di nuovi contratti già dal 2025 e la fine delle forniture esistenti (anche quelle a lungo termine) entro la fine del 2027.
Lo stop riguarda sia il gas via gasdotto che quello liquefatto (GNL).
“Mosca ha usato l’energia come arma”, ha dichiarato Ursula von der Leyen, annunciando la misura come una svolta storica per liberare l’Europa dalla dipendenza dai combustibili fossili russi.
Ma il percorso si preannuncia tutt’altro che semplice. Alcuni Paesi, come Spagna e Austria, temono un’impennata dei prezzi e conseguenze legali per le aziende legate da contratti in essere.
Madrid chiede addirittura compensazioni per le eventuali penali che potrebbero scattare con la rescissione anticipata.
L’Ungheria ha già alzato il muro, parlando di attacco alla sovranità energetica nazionale. Per evitare il veto, Bruxelles non ha usato lo strumento delle sanzioni (che richiederebbe l’unanimità), ma una procedura a maggioranza qualificata.
Ogni Stato dovrà ora presentare un piano dettagliato di uscita dal gas russo, simile a quello già previsto per il petrolio. Il regolamento potrà essere rivisto in caso di minacce alla sicurezza energetica o — in modo più teorico — in caso di pace tra Russia e Ucraina.
Tagliare il gas a Mosca è una scelta politica, economica e morale. Ma senza un’alternativa chiara, rischia di diventare una battaglia tra principi e bollette. E l’inverno, in Europa, torna sempre.
Russia e Ucraina
È stata una delle notti più lunghe per Kyiv. Un attacco russo con oltre 440 droni e 32 missili ha colpito l’Ucraina, causando 15 morti e 156 feriti, di cui 139 nella capitale.
Una palazzina di nove piani è stata distrutta, 30 appartamenti cancellati da un solo missile balistico. Tra le vittime anche un cittadino statunitense.
Il presidente Zelensky ha definito l’attacco come “uno dei più terrificanti mai subiti da Kyiv”. I bombardamenti sono durati quasi nove ore e hanno colpito 27 diversi obiettivi nella capitale, mentre Odesa è stata colpita da un altro attacco notturno con un morto e 17 feriti.
L’attacco arriva mentre falliscono i colloqui di pace e la Russia intensifica l’offensiva estiva a est, approfittando dei ritardi negli aiuti occidentali.
Zelensky avrebbe dovuto incontrare Trump al G7 in Canada, ma il tycoon è rientrato a Washington in anticipo per la crisi in Medio Oriente. E mentre Trump parla di “lasciarli combattere un po’”, l’Ucraina continua a cadere sotto i colpi delle bombe.
Stati Uniti
Il controllore dei conti di New York, Brad Lander – e candidato sindaco democratico – è stato arrestato dagli agenti federali dell’immigrazione (ICE) mentre osservava un’udienza in tribunale a Manhattan.
Lander, che stava accompagnando un imputato fuori dall’aula, è stato bloccato da agenti incappucciati e ammanettato. In un video lo si sente chiedere un mandato giudiziario, che non gli viene mostrato. È accusato di aver ostacolato un agente federale.
L’arresto arriva a una settimana dalle primarie democratiche, dove Lander è dato al quarto posto. L’ex governatore Cuomo ha denunciato l’episodio parlando di “brutalità estrema di un ICE fuori controllo” e di un clima di terrore per le famiglie migranti.
Episodi simili si stanno moltiplicando: sindaci e parlamentari democratici sono sempre più spesso arrestati o malmenati durante azioni o proteste contro la politica migratoria federale.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rinviato per la terza volta la sua minaccia di vietare TikTok, una risorsa fondamentale durante la campagna di rielezione di Trump, prorogando di altri 90 giorni la scadenza per la vendita della piattaforma di social media.
L’amministrazione Trump ha ripetutamente protratto la ricerca di un acquirente statunitense per l’app di proprietà cinese, che i legislatori statunitensi affermano rappresenti un rischio per la sicurezza e sia controllata da Pechino.
Messico
In Messico, i membri del gruppo musicale Los Juniors de Monterrey risultano scomparsi. Secondo le famiglie, stavano viaggiando verso un concerto nel comune di General Terán, nello stato di Nuevo León, quando è arrivato l’ultimo messaggio, che segnalava un guasto meccanico nei pressi di San Juan, nel comune di China.
Da allora, nessuna comunicazione: i telefoni risultano irraggiungibili, e i familiari hanno presentato denuncia alle autorità locali. I membri della band, tutti uomini tra i 18 e i 40 anni, erano a bordo di un SUV su una strada statale della zona, una regione dove la presenza di cartelli e bande criminali è nota.
Invece, la band messicana Los Alegres del Barranco, sotto inchiesta per aver elogiato il boss Nemesio “El Mencho” Oseguera del Cartello Jalisco, ha pubblicato una nuova canzone per cercare di ripulire la propria immagine.
Dopo che gli Stati Uniti hanno revocato i loro visti e i procuratori di Jalisco hanno aperto un’indagine per apologia del crimine e finanziamenti illeciti, il gruppo ha rilasciato su YouTube il brano “El Consejo”: un testo che mette in guardia contro il mondo del narcotraffico, dove “le uniche uscite sono il cimitero o la prigione”.
Il brano — già a quota 80.000 visualizzazioni — è stato accolto positivamente dalle autorità, che ora valutano la sospensione dell’inchiesta, pur mantenendo attive le indagini sui fondi del gruppo.
I narcocorridos, ballate popolari che celebrano i narcos, sono da anni nel mirino: solo a inizio giugno, la band Los Tucanes de Tijuana è stata multata per oltre 36.000 dollari dopo un concerto a Chihuahua, e a maggio cinque musicisti dei Fugitivo sono stati trovati uccisi in Tamaulipas, in un probabile regolamento di conti.
Intanto la presidente Claudia Sheinbaum lancia un concorso musicale per la pace, contro l’attrattiva della cultura narco tra i giovani.
Bolivia
Le Nazioni Unite lanciano l’allarme: la Bolivia è a rischio carestia e necessita di monitoraggio urgente. Secondo un rapporto congiunto della FAO e del Programma alimentare mondiale, l’insicurezza alimentare acuta peggiorerà tra giugno e ottobre 2025 a causa dell’inflazione elevata, del crollo delle riserve valutarie e della crescente crisi del carburante.
La scarsità di combustibile ostacola le attività agricole, aggravando la scarsa produzione di mais, già in forte calo rispetto alla media del 2024.
Intanto, la carenza di dollari e l’emergere di un mercato nero valutario stanno facendo lievitare i prezzi dei beni essenziali, rendendo il cibo sempre più inaccessibile per la maggior parte della popolazione.
Indonesia
Una spettacolare eruzione ha colpito l’Indonesia: il vulcano Mount Lewotobi Laki Laki, nell’est del paese, ha lanciato una nube di cenere alta 6,8 miglia — oltre 11 chilometri — visibile fino a 150 chilometri di distanza.
L’eruzione, avvenuta martedì pomeriggio, ha portato le autorità ad alzare nuovamente l’allerta al massimo livello, estendendo la zona di pericolo a 8 km dal cratere. Si teme che le piogge intense possano provocare colate di fango e lava nei fiumi che nascono dal vulcano. Al momento non si registrano vittime.
Lewotobi era già eruttato a maggio, mentre un’eruzione a novembre aveva causato nove morti e decine di feriti. Resta da capire se anche stavolta ci saranno disagi ai voli, come accadde in marzo.
L’Indonesia siede su un anello infuocato, dove la terra non dorme mai. E ogni eruzione ricorda quanto la natura sia maestosa, imprevedibile — e a volte letale.
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