18 settembre 2020 – Notiziario Africa
Scritto da Giusy Baioni in data Settembre 18, 2020
- Sudan: sequestrati esplosivi sufficienti a “far saltare in aria l’intera capitale” (in copertina).
- Mozambico: il brutale video di un’esecuzione extragiudiziale mette sotto accusa l’esercito.
- Sudafrica: annunciata la riapertura dei confini dopo mesi di lockdown.
- UE-UA: rinviato al prossimo anno il summit fra Unione Europea e Unione Africana.
- Francia: l’ex patron dell’atletica mondiale, il senegalese Lamine Diack, condannato per corruzione.
- Stati Uniti: annunciato il blocco dei beni dell’ex First Lady del Gambia.
- Burundi: nessun miglioramento dei diritti umani con il nuovo presidente.
- Repubblica Democratica del Congo: 70 gruppi armati del Sud Kivu firmano un accordo per la cessazione delle ostilità.
Questo e molto altro nel notiziario Africa, a cura di Giusy Baioni.
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Sudan
Le autorità sudanesi hanno annunciato l’arresto di 41 persone e il sequestro di un’ingente quantità di esplosivi, fra cui il nitrato di ammonio, lo stesso prodotto chimico all’origine della terribile esplosione al porto di Beirut. L’esplosivo è stato sequestrato dalle forze di sostegno rapido al termine di 12 operazioni di polizia.
“41 persone sono state arrestate in possesso di esplosivi sufficienti a distruggere Karthoum”, ha affermato il procuratore Tagelsir al-Hebr nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri. Sequestrati 3.500 detonatori, 850 blocchi di trinitrotoluene e 4 sacchi di nitrato di ammonio. Le autorità sudanesi hanno denunciato questo contrabbando che minaccia la sicurezza nazionale e arricchisce anche i criminali, dato che i detonatori erano stati acquistati a 50 dollari e rivenduti a 5 volte il loro prezzo sul mercato nero. Riguardo alla destinazione di questi esplosivi, le forze di sicurezza sudanesi hanno avanzato due ipotesi: un commercio illegale destinato al settore minerario, in particolare quello aurifero, oppure la pista politico-terroristica.
Secondo le prime informazioni, si tratterebbe di esplosivi dello stesso tipo di quelli utilizzati nell’attentato che lo scorso marzo aveva come obiettivo il convoglio del primo ministro. Per questo, si teme che dietro si celino tentativi di boicottaggio alla transizione in atto nel paese, guidato dall’aprile 2019 da un governo di transizione, dopo la cacciata di Omar al-Bashir.
Dal 1993, il Sudan è sulla black list di Washington dei Paesi che sostengono il terrorismo. Proprio in questo periodo si stava valutando se depennare Khatoum dalla lista, decisione che avrebbe un impatto positivo sulla pesante crisi economica del paese: il sequestro appena compiuto potrebbe far deragliare questo processo e mantenere Khartoum sulla lista nera.
Mozambico
Un video estremamente violento, che mostra una giovane donna inseguita, picchiata e poi barbaramente uccisa da uomini in uniforme, sta suscitando l’indignazione della società civile e delle ong: Amnesty International chiede un’inchiesta indipendente e mette sotto accusa l’esercito mozambicano.
Secondo Amnesty, con il pretesto della lotta contro i ribelli islamisti di al-Shabaab nella provincia di Cabo Delgado (nel nord del paese), che si nasconderebbero tra la popolazione, le violazioni dei diritti umani sono molteplici. Tra queste, anche esecuzioni sommarie e atti di tortura.
Il video, diffuso il 7 settembre e che sta avendo ampia circolazione sulle reti sociali, una giovane donna incinta e nuda viene inseguita per strada, colpita ripetutamente con un bastone e insultata al grido di “Sei una shabaab”. Gli uomini in uniforme le scaricano poi addosso i loro caricatori: 36 colpi di arma da fuoco saranno contati sul suo corpo. Il ministro dell’Interno mozambicano ha dichiarato che aprirà un’inchiesta, ma rifiuta di riconoscere la colpevolezza dell’esercito: secondo lui, gli assassini sono jihadisti abbigliati con le uniformi dell’esercito regolare e il video sarebbe uno strumento di propaganda per screditare il potere in carica.
Da tre anni il nord del Mozambico è preda di una insurrezione nella provincia di Cabo Delgado, e le autorità faticano a riprendere il controllo in questa zona ricca di importanti giacimenti di gas. Tale conflitto ha già provocato 1.500 morti e oltre 250mila sfollati.
Sudafrica
Il presidente Ciryl Ramaphosa ha annunciato mercoledì in un discorso alla nazione la fine del confinamento e il passaggio del paese a livello di allerta sanitaria 1, il più basso, che comprende la riapertura delle frontiere.
Con circa 650mila casi e oltre 15mila decessi, il Sudafrica resta il paese più colpito dal coronavirus nel continente, l’ottavo a livello mondiale, ma il ritmo dei contagi è nettamente diminuito nelle ultime settimane. Una constatazione che ha spinto il presidente a togliere la maggior parte delle restrizioni ancora in vigore da 6 mesi. Le frontiere internazionali del paese saranno riaperte dal primo ottobre. Il presidente Ramaphosa ha tuttavia precisato che alcuni Paesi a rischio potrebbero ritrovarsi su una lista rossa che è ancora in fase di definizione. I viaggiatori dovranno anche essere in possesso degli esiti negativi del tampone realizzato non oltre 72 ore prima del volo. La decisione è un sollievo per l’industria del turismo che è una delle più importanti del Paese ed è stata messa a terra dalle restrizioni. Il coprifuoco resterà in vigore solo tra la mezzanotte e le 4 del mattino e gli assembramenti saranno autorizzati fino a un massimo di 500 persone all’esterno e 250 al chiuso, o non oltre la metà della capienza del luogo. Il presidente sudafricano mette in guardia i concittadini: anche se il Paese ha saputo resistere alla tempesta, la prudenza va mantenuta perché una seconda ondata sarebbe, secondo le sue parole, “devastante”.
L’economia sudafricana è crollata del 51% nel secondo quarto del 2020. Un calo senza precedenti, causato dal lockdown imposto il 27 marzo scorso.
UE-UA
Il summit tra Unione Europea e Unione Africana, che doveva tenersi il 28 e 29 ottobre a Bruxelles, è stato rinviato al 2021, senza ulteriori precisazioni, a causa della pandemia. L’ipotesi, sostenuta dal presidente sudafricano Ramaphosa, di un summit virtuale è stata rapidamente scartata: “In questo genere di eventi, il faccia a faccia è essenziale” ha affermato il consigliere alla presidenza dell’Unione Africana, Carlos Lopes.
Le negoziazioni in corso erano ancora in alto mare. E ciò ha sicuramente influito sul rinvio del Summit.
L’obiettivo, chiaramente fissato da Ursula von der Leyen, di stabilire un nuovo partenariato fra pari resta di attualità, anche se i due campi non sembrano avere le stesse priorità: se l’Unione Europea continua a parlare di sicurezza, l’Unione Africana vuole mettere in primo piano la trasformazione economica del continente, in particolare la Zleca, la zona di libero scambio continentale africana.
Francia-Senegal
L’ex presidente della Federazione internazionale di atletica, Lamine Diack, è stato condannato il 16 settembre a Parigi a 4 anni di prigione, di cui 2 con la condizionale, per il suo coinvolgimento in una rete di corruzione mirata a nascondere casi di doping in Russia. Il senegalese di 87 anni è stato riconosciuto colpevole di corruzione attiva e passiva e di abuso di fiducia, e dovrà pertanto anche pagare un’ammenda di 500mila euro. Colui che ha presieduto il World Athletics dal 1999 al 2015 era al cuore di un vasto traffico legato a una rete corruttiva che cercava, in cambio di denaro, di rimandare le sanzioni verso gli atleti russi sospettati di doping.
Diack ha annunciato che farà ricorso.
Fra i 6 imputati, tutti riconosciuti colpevoli, la pena più pesante è stata inflitta al figlio di Diack, che aveva rifiutato di comparire al processo: l’ex consulente in marketing della federazione è stato condannato a 5 anni di prigione e un milione di euro di ammenda. Il tribunale ha spiccato un mandato d’arresto internazionale nei suoi confronti. I due responsabili russi sono stati giudicati in contumacia.
Gambia
Il Tesoro americano ha annunciato, martedì 15 settembre, che l’ex first lady del Gambia, Zineb Souma Yahya Jammeh, che dal febbraio 2017 vive in esilio in Guinea Equatoriale, è stata posta sotto sanzioni finanziarie: la moglie dell’ex dittatore gambiano è sospettata di controllare numerosi possedimenti negli Stati Uniti ed è messa sotto accusa per avere materialmente assistito e finanziato il marito mentre era al potere. Il Dipartimento del Tesoro americano la accusa di aver utilizzato la sua fondazione in favore della protezione dei bambini come copertura per facilitare il trasferimento illecito di fondi al marito.
L’ex first lady era già stata posta sotto l’attenzione della giustizia gambiana, che in un rapporto pubblicato lo scorso anno la accusava di avere percepito 2 milioni di dollari in contanti attraverso la sua fondazione. Gli averi dell’ex dittatore gambiano, Yaya Jammeh, negli Stati Uniti erano già stati congelati, così come in Gambia, dove le autorità lo accusano di avere sottratto circa 50 milioni di dollari dalle casse dello Stato.
Gabon
Il sindaco della capitale Libreville, Léandre Nzué, è stato posto agli arresti con l’accusa di sottrazione di fondi pubblici e riciclaggio di denaro. Mentre veniva posto in detenzione preventiva, il procuratore della repubblica, André Patrick Roponat, comunicava la lunga lista di capi d’accusa che pesano sul funzionario: associazione a delinquere. sottrazione di denaro pubblico, riciclaggio di capitali, estorsione di fondi, concussione, corruzione passiva, falso, uso del falso e complicità in falso.
Alla testa del Comune della capitale gabonese Libreville da 19 mesi, Léandre Nzué, 63 anni, quadro del partito al potere, avrebbe sottratto oltre un miliardo di franchi CFA. Rischia una pesante pena detentiva.
Burundi
Nessun miglioramento della situazione dei diritti umani, nonostante il cambio di regime: è la conclusione della commissione di inchiesta dell’ONU sul Paese, presentata ieri. Stando al nuovo rapporto, che copre il periodo che va dal maggio 2019 al presente, nonostante l’arrivo del nuovo presidente Ndayishimiye lo scorso giugno, la commissione non ha visto che piccolissimi cambiamenti positivi.
“Il nuovo governo burundese preoccupa, più che promettere svolte positive” afferma il presidente della commissione, Doudou Diene. “Lo spazio democratico resta molto stretto, l’impunità persiste e non c’è alcuna indicazione che il numero delle violazioni di diritti umani sia stato ridotto sotto il nuovo governo”. Oltre alla presenza nel nuovo governo di personalità sotto sanzioni internazionali per le loro responsabilità nella repressione del 2015, la commissione nota che gravi violazioni dei diritti umani sono state commesse nel contesto delle elezioni di quest’anno, citando esecuzioni sommarie, detenzioni, arresti arbitrari, torture e violenze sessuali. Il rapporto stima che anche dopo le elezioni i fattori di rischio di un nuovo deterioramento della situazione dei diritti umani siano tutt’ora presenti in Burundi. In conclusione Doudou Diene stima che il passaggio di potere offra ancora l’opportunità di un cambiamento basato sul rispetto dei diritti, dei principi democratici e dello stato di diritto.
Niger
Erano stati uccisi il 9 agosto i giovani umanitari francesi, mentre stavano visitando una riserva a sud-est della capitale nigerina Nianmey. Il massacro aveva scioccato la Francia e il Niger, ma non aveva ricevuto alcuna rivendicazione. È soltanto ieri, 17 settembre, che lo Stato Islamico si è attribuito l’uccisione di otto persone, sei operatori umanitari francesi e due nigerini. La rivendicazione è giunta attraverso l’organo ufficiale di propaganda: la pubblicazione parla di un attacco nella regione che avrebbe portato alla morte di “sei crociati francesi e due apostati nigerini”.
Lo scorso 9 agosto, sei giovane umanitari francesi – due uomini e quattro donne – erano stati assassinati, insieme al loro autista e alla loro guida, da uomini armati giunti a bordo di moto che avevano come obiettivo quello di colpire degli occidentali. Le vittime avevano tra i 25 e i 31 anni e lavoravano per una ong per la quale si occupavano in particolare di soccorso agli sfollati.
Bruxelles
Gli eurodeputati riuniti in sessione plenaria hanno votato una risoluzione di sostegno al dottor Denis Mukwege, Nobel per la Pace 2018, vittima di minacce di morte in seguito ai suoi appelli per mettere fine all’impunità e processare gli autori dei crimini e dei massacri nell’est della Repubblica Democratica del Congo. “Un vero eroe in pericolo”, hanno affermato.
La campagna per la giustizia del dottor Mukwege richiede la creazione di un Tribunale penale internazionale ad hoc e la creazione di camere miste con magistrati congolesi e internazionali, all’interno della giurisdizione congolese, per perseguire gli autori delle violazioni dei diritti umani e dei crimini di guerra degli anni passati e tutt’ora in corso.
Repubblica Democratica del Congo
Oltre 250 milioni di dollari destinati alla paga dei funzionari sarebbero stati sottratti nella Repubblica Democratica del Congo: un’informazione giudiziaria è in corso alla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Kinshasa. Dopo che lo stipendio dei funzionari, a partire dal 2011, è stato accreditato sui conti bancari, decine di migliaia di funzionari fittizi sarebbero stati identificati ogni anno e il denaro loro attribuito sarebbe rimasto sui conti bancari, anzichè venir restituito alle casse dello stato. La Procura sospetta che una cinquantina di individui si siano spartiti ogni mese attorno ai 2 milioni e mezzo di dollari. L’operazione di sottrazione di fondi potrebbe essere durata per circa 101 mesi, sottraendo oltre 255 milioni di dollari che sarebbero scomparsi tra l’agosto 2011 e il novembre 2019.
Sono circa 70 i gruppi armati del Sud Kivu che hanno firmato un nuovo accordo di cessazione delle ostilità. Le conclusioni del comunicato finale sono state stese dopo tre giorni di discussioni, organizzate e facilitate da tre ong specializzate nella gestione dei conflitti.
Il testo conclusivo prevede l’avvio di un comitato informale per il monitoraggio del rispetto degli accordi e la produzione, per uso confidenziale, di una cartografia delle zone in cui regna l’insicurezza, al fine di responsabilizzare e permettere l’identificazione degli autori di eventuali nuove violenze. Alcuni dei firmatari si sono detti scettici e chiedono maggiore impegno e limpidezza da parte del governo centrale.
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