22 luglio 2024 – Notiziario Mondo
Scritto da Raffaella Quadri in data Luglio 22, 2024
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- Stati Uniti: Biden si ritira dalla corsa alla Casa Bianca e propone Harris come candidata
- Venezuela: elezioni presidenziali sotto stringenti misure di sicurezza, Barbara Schiavulli le segue dal confine colombiano
- Palestina: Regno Unito riapre ai finanziamenti per l’aiuto ai profughi palestinesi
Questo nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Raffaella Quadri
Stati Uniti
Con una lettera su X indirizzata alla nazione e un post rivolto al proprio partito e pubblicato qualche minuto dopo, Joe Biden annuncia la decisione di ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca.
«Cari colleghi democratici, ho deciso di non accettare la nomina e di concentrare tutte le mie energie sui miei doveri di presidente per il resto del mio mandato».
Con questo messaggio, l’attuale presidente degli Stati Uniti cede quindi alle pressioni che, ormai da giorni, gli giungevano da più parti, anche dall’interno del suo partito.
Pressioni alle quali, sino in ultimo, sembrava non voler cedere. Poi, a sorpresa, l’annuncio del ritiro della candidatura alle presidenziali.
Una scelta sofferta che ora, di fatto, riapre la partita.
Nello stesso messaggio Biden dà il proprio pieno sostegno e appoggio alla possibile candidatura dell’attuale vicepresidente Kamala Harris, e ricorda che averla nominata come sua vice nel 2020 è stata «la migliore decisione che abbia preso».
Ora si dovrà attendere la decisione del partito e capire quindi se Harris – che intanto incassa il sostegno di molti finanziatori del fronte democratico e l’appoggio anche di importanti esponenti del partito, come Hillary e Bill Clinton – riuscirà a mettere tutti d’accordo.
Se dovesse davvero essere lei la scelta dei democratici, sarebbe la prima donna afroamericana candidata alla presidenza degli Stati Uniti.
Il partito democratico, nel frattempo, afferma in un comunicato che nei prossimi giorni avvierà un processo trasparente per scegliere il nuovo candidato.
Intanto da parte repubblicana, oltre ai taglienti commenti di Donald Trump sul passo indietro dell’avversario democratico, che definisce «non in grado di essere presidente», si aggiunge la richiesta che Biden si dimetta, espressa dal repubblicano Mike Johnson, speaker della Camera.
Johnson ritiene che l’inadeguatezza alla candidatura renderebbe Joe Biden inadatto anche alla presidenza.
Proprio Biden – si legge ancora nella lettera indirizzata agli americani – nei prossimi giorni parlerà alla nazione in maniera più dettagliata riguardo alla decisione presa.
Venezuela
E restiamo in America parlando ancora di elezioni presidenziali, questa volta però nel sud del continente. Più precisamente in Venezuela dove prosegue la difficile campagna elettorale della coalizione Plataforma Unitaria Democrática (PUD) verso il voto del prossimo 28 luglio.
Il candidato Edmundo González Urrutia ha esortato i venezuelani a votare per lui contro l’attuale presidente Nicolas Maduro per poter ottenere un cambiamento reale nel paese e restituire al popolo quella sicurezza e quel rispetto che sono andati persi in quello che Urrutia definisce il “regime” di Maduro.
Quest’ultimo, se dovesse essere rieletto, sarebbe al terzo mandato consecutivo.
Non solo, l’obiettivo del programma di Urritia è creare le condizioni economiche per riportare il Venezuela a svilupparsi.
Accanto a lui anche la leader dell’opposizione Maria Corina Machado, che non può concorrere alle elezioni da cui è stata esclusa per via giudiziaria, e che sostiene il candidato della coalizione.
Secondo i sondaggi Urrutia sarebbe al primo posto nella scelta di voto dei venezuelani.
Intanto il governo di Caracas ha annunciato le misure straordinarie che verranno prese per le elezioni:
sospesi il porto d’armi e la vendita di bevande alcoliche sino al termine delle elezioni.
E ancora una serie di divieti, tra cui quello di riunioni e manifestazioni pubbliche.
Mentre tutti gli agenti di polizia del paese saranno a disposizione delle Forze armate nazionali bolivariane (Fanb).
Ma soprattutto, dalla mezzanotte di venerdì 26 luglio saranno chiuse le frontiere in tutta la nazione.
E proprio al confine ci saremo anche noi di Radio Bullets, con la nostra Barbara Schiavulli che è appena arrivata in Colombia ed è in viaggio verso il confine con il Venezuela.
Barbara seguirà da lì lo svolgersi delle elezioni dopo che il governo del paese, all’ultimo momento, ha negato l’ingresso entro i confini dei giornalisti già accreditati da tutto il mondo, tra i quali anche la nostra radio.
Un atteggiamento grave e preoccupante per la democrazia del paese.
Nei prossimi giorni, quindi, daremo spazio al reportage di Barbara sulle elezioni venezuelane. Continuate a seguirci.
Israele
Ancora attacchi e minacce tra Israele e i miliziani yemeniti, che avvertono che gli israeliani non devono sentirsi al sicuro a Tel Aviv.
Lo ha detto Abdul Malik, leader degli Houthi, sostenendo che continueranno ad attaccare Israele. Intanto l’ultimo attacco dello Stato ebraico sulla città di Hodeida, nello Yemen, avrebbe provocato 6 morti e 87 feriti. Mentre nella notte l’esercito di Tel Aviv ha intercettato nel Mar Rosso un missile lanciato verso i territori israeliani.
Un fronte di guerra, quello yemenita, che sta diventando sempre più protagonista della guerra in Medioriente e che preoccupa anche l’ONU.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha esortato a evitare attacchi che possano colpire i civili e danneggiare infrastrutture civili.
Intanto l’opposizione israeliana spinge affinché premier Benjamin Netanyahu arrivi alla firma di una tregua con Hamas nella Striscia di Gaza, che porti alla liberazione degli ostaggi.
E insiste perché si arrivi a un accordo prima del viaggio di martedì che porterà il premier a Washington a incontrare Biden.
Gaza
Sempre in ambito del conflitto israelo-palestinese, il Regno Unito ha annunciato la decisione di riprendere i finanziamenti nei confronti dell’Unrwa, l’agenzia dell’ONU per il soccorso ai profughi palestinesi dei territori occupati.
I finanziamenti erano stati sospesi dall’allora governo conservatore di Rishi Sunak a inizio anno, quando Israele aveva accusato alcuni funzionari dell’agenzia di complicità con Hamas.
Il nuovo governo laburista, guidato da Keir Starmer, eletto a inizio luglio, ha deciso invece di ripristinare i finanziamenti. A questi, inoltre, sono stati aggiunti altri 21 milioni di sterline, sempre destinati all’agenzia. Un aiuto essenziale e quanto mai urgente per le popolazioni della Striscia orami allo stremo.
Ucraina
Prosegue l’attacco russo in territorio ucraino e la risposta di difesa di Kiev che nella notte tra sabato e domenica ha respinto 5 missili e di circa 40 droni russi. L’esercito di Putin sta intensificando gli attacchi alla capitale ucraina.
Intanto è giallo sulla morte di Iryna Farion, un’ex deputata nazionalista del Parlamento ucraino, colpita da un attentatore a Leopoli e morta poi in ospedale.
Farion era una linguista e divenne nota non tanto per la sua breve carriera politica quanto per le campagne da lei sostenute in difesa della lingua ucraina e del suo uso all’interno delle istituzioni pubbliche al posto del russo.
Le indagini sono in corso per individuare e arrestare il colpevole. Non si esclude però la pista russa.
Brasile
Spostiamoci ora in Brasile dove in una nota le autorità del paese hanno dato conto dei successi ottenuti con una serie di operazioni condotte in Amazzonia dall’inizio dell’anno.
Operazioni a tutela della riserva indigena Yanomami, le cui risorse sono costantemente depredate da bande criminali.
Il governo di Brasilia ha recuperato quasi 11.000 chilogrammi di oro e 38.000 chilogrammi di cassiterite, un minerale biossido di stagno, che erano stati estratti illegalmente nella foresta.
Inoltre sono stati arrestati 59 minatori illegali e posti sotto sequestro 18 velivoli, 467 motori per imbarcazioni e 54 antenne per internet satellitare Starlink.
Un’operazione su larga scala a difesa degli abitanti della riserva che devono combattere contro il grave inquinamento che le attività illegali provocano ai loro fiumi, in particolare con il mercurio usato per estrarre l’oro, e dalle violenze e crimini compiuti dalle stesse bande.
Sempre in Brasile è stato annunciato l’ok al pacchetto di documenti che costituisce le fondamenta dell’Alleanza globale contro la fame.
Il pacchetto sarà adottato dai ministeri dei diversi paesi presenti al G20 che si riunirà mercoledì a Rio de Janeiro, alla presenza del presidente Luiz Inacio Lula da Silva, che ha sempre sostenuto l’iniziativa.
Le prime azioni saranno poste in atto il prossimo anno e l’adesione all’alleanza è aperta a tutti i paesi ed entità, al di là dell’appartenenza al G20.
Bangladesh
Intervento della Corte Suprema del Bangladesh nel tentativo di riportare l’ordine nel paese dopo lo scoppio, nei giorni scorsi, delle proteste degli studenti.
Oggetto del contendere la sentenza dell’Alta Corte che a giugno aveva reintrodotto il contestato sistema di assegnazione degli incarichi pubblici basato sulle quote.
Il sistema prevedeva che il 30% dei posti di lavoro pubblici fosse riservato ai familiari dei reduci della guerra di indipendenza dal Pakistan del 1971.
Il meccanismo, ritenuto discriminatorio, era stato eliminato nel 2018.
Il suo ripristino, un mese fa, aveva quindi scatenato le violente proteste che, sino ad oggi, hanno provocato feriti e ben 100 morti in tutto il paese.
Ora la Corte Suprema ha decretato che solo il 5% delle quote sarà riservato ai figli dei veterani di guerra e un altro 2% sarà riservato ad altre categorie.
Tunisia
Alle elezioni presidenziali tunisine del prossimo ottobre si candiderà anche Kaïs Saïed, il presidente uscente.
Lo ha annunciato lui stesso esortando all’unità del paese e a votarlo per proseguire il percorso sinora compiuto sotto la sua guida.
Saied, esperto giurista e professore di diritto costituzionale, ha 66 anni ed è presidente della Repubblica Tunisina dal 2019.
Foto in copertina: X
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