La Striscia di Gaza
Scritto da Barbara Schiavulli in data Ottobre 9, 2023
Un altro spargimento di sangue è in corso tra Israele e Hamas, che ha iniziato l’ultima tornata lanciando un attacco missilistico e di terra ben coordinato contro Israele, compreso il rapimento di un certo numero di soldati e civili israeliani, e il sequestro temporaneo di diverse comunità di confine.
Dire che Israele sia stato colto di sorpresa è un eufemismo, ma il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che «Israele è ora in guerra» e che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) stanno reagendo, proprio come hanno fatto in precedenti occasioni.
Ma com’è Gaza e, soprattutto, come si vive in quella che è di fatto una gabbia a cielo aperto dove due milioni di persone nascono e vivono con l’unica colpa di esserci nati?
Gaza è una lunga e stretta striscia di terra incuneata tra Israele e l’Egitto che si affaccia sul Mar Mediterraneo. Occupata a turno dall’Impero Ottomano e poi dall’Impero britannico, costituisce il più piccolo dei due territori palestinesi: l’altro è la Cisgiordania. Dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948, l’Egitto controllò Gaza per quasi due decenni. Dopo la vittoria nella Guerra dei Sei Giorni del 1967 contro i suoi vicini arabi, Israele ne ottenne il controllo insieme alla Cisgiordania. Per i successivi 38 anni ha controllato la Striscia e permesso la costruzione di 21 insediamenti ebraici. Nel 2005, sotto la pressione internazionale e interna, Israele ritirò circa 9mila coloni israeliani e le proprie forze militari da Gaza, lasciando l’enclave sotto la giurisdizione dell’Autorità Palestinese che controllava anche parti della Cisgiordania occupata.
Gaza oggi
Oggi, con oltre due milioni di palestinesi che vivono in un territorio di circa 365 km quadrati − lunga 41 km, larga da 6 a 12 km − è «uno dei territori più densamente popolati del mondo», secondo Gisha, un’organizzazione non governativa israeliana. La metà dei palestinesi che vivono a Gaza ha meno di 19 anni, ma anche poche o nessuna prospettiva di crescita socioeconomica e un accesso limitato al mondo esterno.
Come si vive a Gaza?
Human Rights Watch ha paragonato le condizioni a Gaza a «una prigione a cielo aperto», riferendosi alla restrizione di movimento che Israele impone lì ai palestinesi. Secondo B’Tselem, un gruppo israeliano per i diritti umani, Israele proibisce ai palestinesi di entrare o uscire dall’area «tranne in casi estremamente rari, che includono condizioni mediche urgenti e pericolose per la vita e un elenco molto breve di commercianti». Ma anche in questo caso, spesso e volentieri, l’uscita dei malati, soprattutto di cancro, restano in balia degli umori di Israele.
La maggioranza dei palestinesi nella Striscia di Gaza discende da profughi fuggiti o espulsi dall’area che divenne israeliana dopo la guerra arabo-israeliana del 1948. I musulmani sunniti costituiscono la parte predominante della popolazione residente nella Striscia di Gaza e c’è anche una piccola minoranza di cristiani palestinesi. Gaza ha un tasso di crescita annuale della popolazione del 2,91% (stima 2014), il tredicesimo più alto al mondo.
Israeliani e stranieri non sono soggetti a tali restrizioni e sono liberi di viaggiare dentro e fuori Gaza. Nel corso degli anni, Israele ha gradualmente chiuso i valichi di frontiera terrestre da Gaza a Israele, tranne uno, aperto solo ai palestinesi con permessi approvati da Israele. L’Egitto chiude sporadicamente per mesi i suoi valichi di frontiera terrestri, che spesso rappresentano l’unico modo per gli abitanti di Gaza di avere accesso al resto del mondo.
- Israele controlla lo spazio aereo e marittimo di Gaza e sei dei sette valichi terrestri di Gaza;
- Israele si riserva il diritto di entrare a Gaza a piacimento con i suoi militari e mantiene una zona cuscinetto vietata all’interno del territorio di Gaza;
- Gaza dipende da Israele per l’acqua, l’elettricità, le telecomunicazioni e altri servizi.
Secondo la Banca Mondiale, limitando le importazioni e quasi tutte le esportazioni, il blocco israeliano durato sedici anni ha portato l’economia di Gaza quasi al collasso, con tassi di disoccupazione superiori al 40%. Secondo le Nazioni Unite oltre il 65% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, mentre il 63% delle persone a Gaza sono considerate «insicure dal punto di vista alimentare» dal Programma Alimentare Mondiale. Un rapporto delle Nazioni Unite segnala un aumento dei problemi di salute mentale − compresa la depressione − tra i giovani che vivono nella Striscia di Gaza.
«La chiusura di Gaza impedisce a persone professionali e di talento, che hanno molto da dare alla loro società, di perseguire opportunità che altrove le persone danno per scontate», ha affermato Human Rights Watch in un rapporto del 2021. «Impedire ai palestinesi di Gaza di muoversi liberamente all’interno della loro patria compromette la vita e sottolinea la crudele realtà dell’apartheid e della persecuzione per milioni di palestinesi».
Chi governa Gaza?
Hamas, che si è scontrato più volte con i leader palestinesi della Cisgiordania che hanno negoziato gli accordi di pace di Oslo, è un movimento militante religioso e nazionalista palestinese guidato da Ismail Haniyeh. Ha preso il controllo di Gaza dopo aver vinto le elezioni nel 2006. Da allora non si sono più svolte elezioni e, da quel momento in poi, Israele ha tenuto l’enclave sotto assedio.
Nonostante le richieste delle Nazioni Unite e dei gruppi per i diritti umani, dal 2007 Israele mantiene un blocco terrestre, aereo e marittimo su Gaza che ha avuto un effetto devastante sui civili palestinesi. Israele sostiene che il blocco, che gli dà il controllo dei confini di Gaza ed è imposto anche dall’Egitto, è necessario per proteggere i cittadini israeliani da Hamas.
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa considera il blocco illegale e afferma che viola la Convenzione di Ginevra, accusa negata dai funzionari israeliani. L’ONU, vari gruppi per i diritti umani e studiosi di diritto, citando il blocco, ritengono che Gaza sia ancora sotto l’occupazione militare da parte di Israele.
Hamas è uno dei due maggiori partiti politici nei territori palestinesi. Fondato nel 1987 durante una rivolta contro l’occupazione israeliana di Gaza e della Cisgiordania, il gruppo era originariamente un ramo dei Fratelli Musulmani, che favorisce i principi islamici – la convinzione che l’Islam dovrebbe svolgere un ruolo importante nella vita politica. È emerso, e soprattutto ha vinto le elezioni, perché il partito laico di Al Fatah, accusato di corruzione e di favorire gli interessi personali, aveva perso completamente il contatto con la popolazione. Hamas forniva scuole e cibo a chi ne aveva bisogno, improbabile che non vincesse.
Molti paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Canada, hanno designato Hamas come organizzazione terroristica a causa dei suoi attacchi contro Israele, che includono lanci di razzi e attentati suicidi, ma per i palestinesi Hamas fornisce anche servizi sociali alla popolazione di Gaza, come istruzione e assistenza medica negli ospedali.
Hamas afferma di essere un movimento che lotta per la libertà, per liberare i palestinesi dall’occupazione e la rivendicazione di gran parte di Israele. Le sue azioni creano divisioni tra i palestinesi e coloro che sostengono la creazione di uno Stato palestinese a causa del suo uso della violenza.
Secondo il Council on Foreign Relations, Hamas riceve un forte sostegno dall’Iran, che fornisce «fondi, armi e addestramento» al gruppo militante. Sebbene la Turchia insista nel sostenere Hamas solo dal punto di vista politico, è stata accusata di finanziare il terrorismo di Hamas anche attraverso fondi deviati dai programmi di aiuto del governo turco.
In passato
Negli anni passati Gaza è stata bombardata diverse volte, spesso dopo che razzi erano stati sparati da lì verso i villaggi israeliani dall’altra parte del muro che divide Israele dalla Palestina.
- 2008 – 2009 morirono 1.400 palestinesi e 13 israeliani
- 2014: morirono 2.100 palestinesi e 74 israeliani
- 2021: morirono 250 palestinesi e 13 israeliani
Il presente
Sulla scia del recente attacco a sorpresa di Hamas − che ha visto il brutale massacro di 700 israeliani e il rapimento di altre decine di persone, tra cui donne e bambini che verranno probabilmente usati come scudi umani a fronte dei bombardamenti israeliani − si prevede che le condizioni dei civili a Gaza peggioreranno drasticamente. Finora sono morti 495 palestinesi negli attacchi aerei israeliani di rappresaglia in due giorni di bombardamenti.
È possibile un’invasione di terra israeliana, alla quale Hamas ha promesso di resistere ferocemente. Di fatto, le opzioni del primo ministro Benjamin Netanyahu di colpire Hamas per la sua incursione mortale in Israele potrebbero essere frenate dalla preoccupazione per i numerosi israeliani catturati nel raid.
Nel 2011, Israele ha scambiato centinaia di prigionieri palestinesi per ottenere il rilascio di un soldato israeliano, Gilad Shalit, detenuto per cinque anni. Questo tipo di scambio – che anche all’epoca fu criticato da alcuni israeliani come troppo sbilanciato – sembra una questione difficile da gestire quando questa volta sono trattenute decine di persone. Più di trecento palestinesi vennero uccisi allora nella risposta di Israele, mentre gli aerei da guerra colpivano siti in tutta Gaza.
Il ministero degli Esteri israeliano ha affermato che Israele agirà per liberare gli ostaggi, danneggiare seriamente le «infrastrutture terroristiche» di Hamas e garantire che nessun gruppo terroristico a Gaza possa nuovamente danneggiare i cittadini israeliani. Ma non ci sono scelte facili. Cercare di salvare tutti coloro che, secondo Hamas, sono detenuti in luoghi diversi potrebbe mettere a repentaglio le loro vite. E negoziati prolungati con Hamas su uno scambio di prigionieri rappresenterebbero una grande vittoria per un acerrimo nemico di Israele.
Netanyahu, che guida uno dei governi più a destra della storia israeliana, ha invitato i leader dell’opposizione a unirsi in un governo di unità, cercando così di ampliare il sostegno per qualsiasi risposta, mettendo da parte le divisioni che da mesi limitano la gestione di Israele, in particolare riguardo alla riforma della giustizia che aveva portato in piazza migliaia di israeliani contro Netanyahu.
Per Netanyahu garantire la libertà degli ostaggi porta con sé ricordi personali dolorosi. Nel 1976 suo fratello maggiore, il tenente colonnello Yonatan “Yoni” Netanyahu, fu ucciso mentre salvava ostaggi all’aeroporto di Entebbe in Uganda, un’azione che, secondo il giovane Netanyahu, avrebbe plasmato la sua vita futura.
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