Gaza, appello WILPF contro il genocidio

Scritto da in data Ottobre 17, 2023

Appello urgente della Segretaria generale di WILPF Madeleine Rees, avvocata britannica e attuale segretaria generale della Women’s International League for Peace and Freedom, per la prevenzione del genocidio.

L’appello

“Siamo sull’orlo di qualcosa di spaventoso. Lo leggiamo, lo sentiamo, lo temiamo, lo sentiamo, anche a distanza. Siamo costretti a scegliere da che parte stare, come è successo nel 2001 l’11 settembre. “Con noi o contro di noi”. Il diritto di vendetta sembra essere diventato una norma del diritto internazionale: non è così. Né per Hamas, né per Israele.

Chi sta parlando per coloro che vogliono la pace, la vera pace, per coloro che comprendono la perdita e vogliono porre fine al loro dolore e al dolore degli altri che sono stati lasciati a piangere?

Una donna israeliana ha scritto questo:

«Siamo spesso accusati, la Sinistra, di doppia lealtà. E in giornate come questa lo sento davvero. Né la lealtà e né la doppiezza sono parole corrette adesso, e lo spiegherò, ma il sentimento è corretto…. Doppia lealtà è il vedere questo e quello con le lacrime agli occhi. È un momento per parlare con amici che non sanno se i loro familiari sono morti o sono stati rapiti e sperare e vedere l’impotenza, la paura, il dolore profondo.

E un attimo dopo, parlando con un amico di Gaza, scoprire che tutto quello che ha da dire è che ogni notte adesso è la notte più spaventosa della sua vita. Calcola che possibilità ha, insieme ai suoi bambini e bambine, di svegliarsi domani mattina.

“Doppia lealtà” significa lasciare il cuore spezzato sia da questa che da quell’altra parte.

È per mantenersi in questo momento tra la rottura, il dolore e lo shock per la cancellazione di Nir Oz, pensando a tutta la gente lì, tra l’ansia per la cancellazione di Sajaia, pensando a tutta la gente lì.

Le leadership mondiali si sono affrettate a schierarsi, mentre strisciamo verso qualcosa di terrificante: un possibile genocidio. La parola stessa toglie ossigeno dalla stanza, soprattutto quando si tratta di diritto, è un crimine che sfugge alla comprensione, quindi ne evitiamo l’uso.

Ci rifiutiamo di vedere le prove man mano che ne emerge la possibilità.

Siamo onesti: in Israele e a Gaza c’è un potenziale genocidio. È stato sostenuto che gli attacchi di Hamas avevano intenti genocidari, la continuazione di quella violenza e la possibilità di un intervento esterno in sostegno dovrebbe e sta attirando l’attenzione internazionale per prevenire un’ulteriore escalation.

Ma che dire di Israele?

Le dichiarazioni degli esperti in diritti umani e delle ONG che monitorano la situazione puntano tutte alla commissione di crimini contro l’umanità e possibili crimini di guerra. L’elenco ha una storia. Gaza è attualmente sotto assedio e la popolazione civile è intrappolata senza acqua, cibo ed elettricità. A un milione di persone sono state date 24 ore per partire, andare via prima che accada qualche terribile evento non meglio specificato. Una cosa impossibile per disabili, donne in procinto di partorire, feriti o semplicemente bambini e bambine troppo piccoli per farcela da soli.

E in ogni caso non c’è nessun luogo dove andare.

Non possiamo considerare ciò che abbiamo detto in precedenza in relazione alla violenza di questa portata e prevenirla? Sta succedendo di nuovo?

La Convenzione per la prevenzione e la repressione del genocidio è stata ratificata dalla maggior parte degli Stati ed è stata incorporata nel diritto consuetudinario internazionale.

Gli Stati hanno il dovere di prevenire il genocidio. Lo afferma l’articolo 1 della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio

«Il genocidio, sia commesso in tempo di pace che in tempo di guerra, è un crimine ai sensi del diritto internazionale che [gli Stati] si impegnano a prevenire e a punire».

La Corte internazionale di giustizia ha fornito indicazioni sulle responsabilità: cosa dovrebbe essere fatto, da chi e quando. Deriva dalla decisione Bosnia-Serbia in relazione al genocidio di Srebrenica, anch’essa enclave, anch’essa circondata, anche la sua popolazione senza un posto dove scappare.

Primi principi

È opinione della Corte che la prevenzione del genocidio sia un obbligo legale, ed è un obbligo giustiziabile che uno Stato ha effettivamente nei confronti dei cittadini di un altro Stato, esterno al proprio territorio. La responsabilità è assunta “se lo Stato ha manifestamente omesso di adottare tutte le misure per prevenire il genocidio che erano in suo potere e che avrebbero potuto contribuire a prevenire il genocidio”.

Ciò significa che gli Stati devono utilizzare la “due diligence”, un concetto nel diritto internazionale in relazione all’obbligo positivo di uno Stato di agire in risposta alle minacce ai diritti umani, compresa la vita e la sicurezza.

L’entità della responsabilità

Il primo parametro è la capacità dello Stato di influenzare l’azione di persone che potrebbero commettere, o commettere, genocidio.

Questa capacità dipende dalla distanza geografica dalla scena degli eventi, dalla forza politica dei legami, così come da “legami di ogni altro tipo”, come “la forza dei legami politici, militari e finanziari” tra le autorità dello Stato e i principali attori negli eventi.

La Corte prosegue sottolineando l’importanza della responsabilità collettiva, “la possibilità rimane che gli sforzi congiunti di diversi Stati, ciascuno accondiscendente con il proprio obbligo di prevenire, potrebbero aver raggiunto il risultato – scongiurare l’attuazione di un genocidio – che gli sforzi di un solo Stato erano insufficienti a produrre”.

Nella situazione attuale, l’elenco degli Stati è ovvio – tra gli altri, gli Stati Uniti il Regno Unito, l’Unione Europea, le potenze regionali e i componenti del Consiglio di Sicurezza il cui obbligo è agire contro le minacce alla Pace e alla Sicurezza internazionali. Non dimentichiamo inoltre l’Iran e l’influenza che esercita sugli attori statali e non statali nella regione.

L’ICJ ha applicato un ampio test di conoscenza effettiva o costruttiva, secondo il quale “il dovere di agire sorge nell’istante in cui lo Stato viene a conoscenza, o normalmente avrebbe dovuto conoscere, dell’esistenza di un rischio grave che un genocidio verrà commesso”.

Diciamo che il test è stato superato. Adesso c’è il dovere di agire. Così facendo nessuno contraddice l’orrore dell’attacco di Hamas, cerchiamo piuttosto di affrontare le parole e il dolore di coloro che sono più colpiti e che desiderano fermare il ciclo di massacri e di dolore.

Ti potrebbe interessare anche:

E se credi in un giornalismo indipendente, serio e che racconta il mondo recandosi sul posto, puoi darci una mano cliccando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]