27 ottobre 2025 – Notiziario Mondo
Scritto da Barbara Schiavulli in data Ottobre 27, 2025
- Israele deciderà quali truppe straniere sono accettabili per garantire il cessate il fuoco a Gaza.
- Una nave da guerra statunitense attracca a Trinidad e Tobago, aumentando la pressione sul Venezuela.
- Sudan: RSF si affida ai mercenari per conquistare El Fasher.
- Thailandia e Cambogia firmano la pace.
- Afghanistan, l’eco dei Buddha di Bamiyan.
- Irlanda, la sinistra conquista la presidenza.
- Stati Uniti, arrestato il giornalista britannico Sami Hamdi.
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Introduzione: La generazione che urla e nessuno ascolta
Israele e Palestina
Israele avrà l’ultima parola sulla composizione della forza internazionale che dovrebbe entrare a Gaza per garantire la fragile tregua prevista dal piano di pace di Donald Trump.
Lo ha dichiarato il premier Benjamin Netanyahu, precisando che solo le truppe “accettabili” per Israele potranno farne parte — posizione che, ha detto, Washington condivide.
Gli Stati Uniti hanno chiesto a Paesi come Indonesia, Egitto, Qatar, Emirati, Turchia e Azerbaigian di contribuire con contingenti, ma molti restano cauti: Hamas rifiuta di disarmare e l’assedio israeliano continua, due anni dopo l’inizio della guerra.
Un piano che appare più come una tregua sotto controllo israeliano che come un vero passo verso la pace.
■ PIANO DI TRUMP PER IL CESSATE IL FUOCO: Il presidente degli Stati Uniti Trump ha esortato Hamas a rilasciare i corpi rimanenti degli ostaggi deceduti che sono prigionieri a Gaza, tra cui due cittadini statunitensi, Itay Chen e Omer Neutra, in un post su Truth Social di sabato, affermando che “alcuni corpi sono difficili da raggiungere, ma altri possono essere restituiti subito”.
Trump ha suggerito che i ritardi nella liberazione dei corpi potrebbero essere collegati al disarmo di Hamas, aggiungendo che gli altri paesi coinvolti nell’accordo di cessate il fuoco dovrebbe intervenire se Hamas non rispetta i propri obblighi.
Netanyahu ha approvato l’invio di una squadra tecnica egiziana per assistere la Croce Rossa nella ricerca dei resti degli ostaggi a Gaza, ha dichiarato un portavoce del governo .
Il quotidiano qatariota Al Araby ha riferito che militanti di Hamas stanno accompagnando le squadre della Croce Rossa a Rafah, nel sud di Gaza, e nel quartiere Hamad di Gaza City.
Un alto funzionario di Hamas, Khalil al-Hayya, ha dichiarato ad Al Jazeera che l’organizzazione entrerà in nuove aree della Striscia per cercare altri corpi di ostaggi che non sono ancora stati ritrovati, aggiungendo che ” non verrà data a Israele una scusa per riprendere la guerra “.
Riguardo al disarmo di Hamas, Al-Hayya ha affermato che “se l’occupazione finirà, le armi passeranno nelle mani dello Stato”.
Netanyahu ha dichiarato domenica, durante una riunione di governo, che Israele attacca a Gaza a propria discrezione e “non cerca l’approvazione di nessuno”.
Le sue dichiarazioni giungono dopo che Haaretz ha riportato che gli Stati Uniti si aspettano che Israele li informi in anticipo prima che le IDF conducano attacchi nella Striscia.
Netanyahu ha aggiunto che “Israele è un paese indipendente, gli Stati Uniti sono un paese indipendente. Il nostro è un rapporto di partnership”.
■ GAZA: Il governo israeliano ha informato l’Alta Corte di Giustizia che riesaminerà la sua politica in merito all’ingresso dei giornalisti a Gaza , in risposta alle petizioni presentate per chiedere l’ingresso di giornalisti israeliani e stranieri.
Il governo ha affermato che “alla luce del nuovo stato di cose” a seguito del cessate il fuoco, formulerà una politica aggiornata entro 30 giorni. Israele vieta l’ingresso dei giornalisti a Gaza dal 7 ottobre 2023.
Secondo informazioni e filmati ottenuti da Haaretz , le IDF hanno scaricato a Gaza grandi quantità di rifiuti, macerie e detriti edili dal lato israeliano del confine.
Fonti delle IDF hanno riferito ad Haaretz che i comandanti sul campo hanno deciso di smaltire i rifiuti all’interno della Striscia, e uno di loro ha affermato che sono stati impartiti ordini per consentire ai camion di proprietà di aziende private israeliane di entrare a Gaza e scaricare i loro carichi dove ritenevano opportuno.
Sabato le IDF hanno dichiarato di aver effettuato un attacco su Nuseirat, nella zona centrale di Gaza , uccidendo un “militante della Jihad islamica” che secondo loro, stava pianificando “un attacco imminente” contro i soldati israeliani.
■ RILASCIO DEGLI OSTAGGI: Gli ostaggi rilasciati Segev Kalfon, Evyatar David e Guy Gilboa-Dalal sono stati dimessi dall’ospedale .
■ LIBANO: Un drone israeliano ha preso di mira il leader di Hezbollah e membro delle Guardie Rivoluzionarie iraniane Ali Hussein Nour al-Din al-Moussawi nel Libano orientale, hanno riferito i canali televisivi sauditi Al Arabiya e Al Hadath.
In precedenza, i media libanesi avevano riferito che due persone erano state uccise in attacchi di droni israeliani in diverse zone del Paese.
Sale la tensione in Libano, ma per fortuna nessun ferito o tantomeno danni materiali all’Unifil, la Forza delle Nazioni Unite in Libano, dopo che una granata è stata lanciata da un drone israeliano vicino ad una pattuglia in azione delle stesse forze Onu nei pressi di Kfar Kila.
Sudan
In Sudan, i paramilitari delle Rapid Support Forces affermano di aver conquistato il quartier generale dell’esercito a El-Fasher, ultima grande città del Darfur ancora fuori dal loro controllo. Una vittoria che, se confermata, segnerebbe un punto di svolta in quasi due anni di guerra civile.
El-Fasher è sotto assedio da oltre 500 giorni: 260 mila civili sono intrappolati senza cibo né aiuti, bambini costretti a nutrirsi di locuste e mangimi per animali.
Le Nazioni Unite temono nuovi massacri contro le comunità non arabe, come già accaduto a Zamzam ad aprile.
Ma la battaglia del Darfur non è più solo sudanese. Decine di mercenari colombiani, reclutati tramite società di sicurezza legate agli Emirati Arabi, combattono oggi per le RSF. Alcuni hanno ammesso di addestrare bambini soldato.
Un ex militare, “Carlos”, ha raccontato: “Erano migliaia, per lo più bambini. Insegnavamo loro a sparare, e poi li mandavano a morire.”
Mentre le milizie costruiscono muri attorno alla città e giustiziano chi tenta la fuga, il conflitto in Sudan è ormai una guerra globale in miniatura — fatta di fame, mercenari e silenzi internazionali.
Un inferno dimenticato, dove l’umanità si misura nel numero dei sopravvissuti.
Camerun
In Camerun, almeno quattro manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza durante le proteste esplose dopo le elezioni presidenziali del 12 ottobre.
L’opposizione, guidata da Issa Tchiroma Bakary, rivendica la vittoria e accusa il governo di voler falsificare i risultati a favore del presidente Paul Biya, 92 anni, al potere da oltre quattro decenni.
Le strade di Douala, Garoua e Maroua sono diventate teatro di scontri: gas lacrimogeni, barricate e arresti di decine di attivisti.
“Difenderò il mio voto anche con la vita,” ha detto un giovane manifestante, simbolo di una generazione stanca di un regime che non cambia mai.
Il Consiglio Costituzionale annuncerà i risultati finali nelle prossime ore, ma la tensione è già esplosa.
Per molti camerunesi, questa non è solo una contestazione elettorale: è l’urlo di un Paese bloccato nel tempo, dove un presidente governa da una vita e il futuro resta prigioniero del passato.
Francia
Due sospetti sono stati arrestati per il clamoroso furto dei gioielli della corona francese al Louvre. Uno dei ladri è stato fermato all’aeroporto Charles de Gaulle mentre tentava di lasciare il Paese.
Il colpo, durato appena quattro minuti, ha fruttato un bottino da oltre 100 milioni di dollari: diademi, collane e spille appartenute alle regine Marie-Amélie, Hortense e all’imperatrice Eugénie.
Un’operazione da film che ha messo in crisi la sicurezza del museo più famoso del mondo e scatenato l’ironia di una ditta tedesca — produttrice della scala usata nel furto — che ha lanciato lo slogan: “Quando devi muoverti in fretta”.
Un colpo di genio… o di vergogna nazionale.
Irlanda
In Irlanda, la candidata indipendente di sinistra Catherine Connolly ha vinto le elezioni presidenziali con il 63% dei voti, sconfiggendo l’ex ministra centrista Heather Humphreys, che ha ammesso la sconfitta.
Connolly, 68 anni, ex avvocata e già presidente del Parlamento, succederà a Michael D. Higgins in una carica perlopiù simbolica ma di grande valore morale: quella che molti chiamano “la coscienza della nazione”.
La sua vittoria, sostenuta da un’alleanza di partiti progressisti, rappresenta un segnale di sfiducia nei confronti del governo di coalizione che aveva appoggiato la rivale. L’affluenza, al 45,9%, è stata bassa, con molte schede annullate e messaggi di protesta contro le politiche governative e la mancanza di alternative reali.
Connolly è nota per le sue posizioni forti sui diritti sociali e per le critiche a Israele e alla Germania, accusata di alimentare la corsa agli armamenti.
In un’Europa segnata da populismi e disillusione, la sua elezione parla di un’Irlanda che cerca una voce indipendente, meno legata ai partiti e più vicina al cuore del Paese.
Lituania
La Lituania ha chiuso a tempo indeterminato tutti i valichi di frontiera con la Bielorussia dopo che palloni aerostatici hanno violato lo spazio aereo del Paese per la terza notte consecutiva.
Le autorità di Vilnius parlano di “un incidente grave” e il Centro nazionale di gestione delle crisi ha ordinato la sospensione temporanea delle operazioni anche all’aeroporto internazionale della capitale, dove uno o più palloni si stavano avvicinando alla pista.
La Lituania accusa Minsk di provocazioni deliberate e teme un’escalation ibrida ai suoi confini.
Un gesto che, nel clima teso tra l’Unione Europea e la Bielorussia alleata di Mosca, suona come un messaggio: il confine baltico resta una linea calda della nuova guerra fredda.
Russia
La Russia ha testato con successo il missile da crociera nucleare Burevestnik, un’arma a propulsione nucleare capace di volare per oltre 14 mila chilometri e aggirare qualsiasi sistema di difesa. Lo ha annunciato Vladimir Putin, che ha definito l’ordigno “invulnerabile” e pronto a essere schierato.
Il test, supervisionato dal capo di stato maggiore Gerasimov, è parte di una nuova ondata di messaggi nucleari del Cremlino: Mosca avverte l’Occidente contro i raid in profondità sul suo territorio e rimanda il vertice con Trump sul conflitto in Ucraina.
Un’arma che promette potenza illimitata, ma solleva timori ambientali e ricordi da Guerra Fredda — quando simili esperimenti vennero abbandonati perché troppo pericolosi.
Stati Uniti
l giornalista e analista politico britannico Sami Hamdi è stato fermato all’aeroporto di San Francisco e posto in custodia dall’agenzia statunitense per l’immigrazione, l’ICE.
Secondo il Dipartimento per la Sicurezza Interna, il suo visto è stato revocato per presunti legami con attività considerate “terroristiche” e per dichiarazioni a sostegno dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
L’annuncio è stato dato dalla funzionaria Tricia McLaughlin, che ha ringraziato i segretari Kristi Noem e Marco Rubio per l’azione, affermando che “chi minaccia la sicurezza americana non potrà entrare nel Paese”.
Ma per il Council on American-Islamic Relations, si tratta di “un attacco alla libertà di parola” e di una rappresaglia politica contro un giornalista musulmano critico verso Israele.
Hamdi, volto noto di Al Jazeera, BBC e Sky News, è direttore della rivista The International Interest e consulente geopolitico di governi e aziende.
Mentre Washington giustifica l’arresto in nome della sicurezza nazionale, cresce l’allarme per una deriva liberticida: in un’America di Trump sempre più ideologica, anche le parole — se scomode — possono diventare un crimine.
Thanks to the work of @Sec_Noem and @SecRubio and the men and women of law enforcement, this individual’s visa was revoked and he is in ICE custody pending removal.
Under President Trump, those who support terrorism and undermine American national security will not be allowed… https://t.co/JByZdGznpb
— Tricia McLaughlin (@TriciaOhio) October 26, 2025
Trinidad e Tobago
Una nave da guerra statunitense, il cacciatorpediniere USS Gravely, ha attraccato a Trinidad e Tobago, accendendo nuove tensioni nei Caraibi. La visita arriva mentre l’amministrazione Trump aumenta la pressione militare sul vicino Venezuela e sul presidente Nicolás Maduro.
A poche miglia dalle coste venezuelane, si avvicina anche la portaerei USS Gerald R. Ford. Maduro accusa Washington di voler “fabbricare una nuova guerra eterna” contro il suo Paese, mentre Trump lo definisce — senza prove — il capo della rete criminale Tren de Aragua.
Secondo Washington, le esercitazioni mirano a combattere la criminalità transnazionale, ma a Trinidad molti temono che la presenza militare americana trasformi la regione in una miccia pronta a esplodere.
Il leader del Movimento per la Giustizia Sociale, David Abdulah, parla di “abominio”. Un segnale di forza per Trump, ma un brivido di guerra per i Caraibi.
Argentina
Il presidente argentino Javier Milei celebra la vittoria schiacciante del suo partito, La Libertad Avanza, alle elezioni di metà mandato: oltre il 40% dei voti e un balzo che più che triplica i seggi in Parlamento.
Milei parla di un “punto di svolta” e promette di accelerare le sue riforme ultraliberiste: meno Stato, più mercato e il Congresso “più riformista della storia argentina”.
Ma dietro i festeggiamenti, l’Argentina resta in bilico. Le sue politiche — tagli alla sanità, all’istruzione e alle pensioni — hanno spinto milioni di persone nella povertà, pur riuscendo a ridurre l’inflazione di due terzi.
Con la moneta nazionale in crisi, Milei ha ottenuto un massiccio pacchetto di aiuti da 40 miliardi di dollari dal presidente statunitense Donald Trump, che ha però avvertito: “Non sarò generoso se l’Argentina non segue la nostra linea.”
Il voto, con la più bassa affluenza degli ultimi quarant’anni, riflette la disillusione di un paese che oscilla tra speranza e rabbia.
Milei conquista il consenso con la promessa di una “nuova grande Argentina”, ma la sua rivoluzione economica rischia di lasciare dietro di sé un deserto sociale.
Afghanistan
A New Delhi, durante una conferenza stampa del ministro degli Esteri talebano Amir Khan Muttaqi, dietro di lui non c’era una bandiera, ma il vuoto.
Una pittura mostrava l’alveo scavato nella roccia dove un tempo sorgevano i Buddha di Bamiyan, distrutti nel 2001 dal regime dei talebani. Un’immagine che parla più di mille parole: il simbolo di ciò che l’Afghanistan ha cancellato — e forse ora tenta di riconciliare.
Quei Buddha, scolpiti nel VI secolo lungo la Via della Seta, erano un ponte tra culture: il Gandhara, l’India, la Persia, la Cina. Oggi, restano solo le cavità e i villaggi poveri che abitano le grotte dove un tempo pregavano i monaci.
Il fumo dei fuochi domestici annerisce affreschi millenari; l’ISIS-K minaccia la zona, e appena venti poliziotti sorvegliano i siti UNESCO.
La comunità internazionale ha provato a restaurare: frammenti ricomposti, modelli 3D, progetti sospesi. Ma la ricostruzione è rimasta un sogno, ostaggio della povertà e della politica.
Ora i talebani si proclamano custodi di ciò che distrussero. E così, nell’ombra di quelle nicchie vuote, l’Afghanistan guarda il proprio passato come in uno specchio infranto: un silenzio che pesa più della pietra, e che chiede ancora redenzione.
Asean
Fondata nel 1967 a Bangkok da Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore e Thailandia, l’ASEAN — l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico — oggi conta undici membri, con l’ingresso più recente di Timor Est nel 2022.
La sua Carta, vincolante sul piano giuridico e registrata alle Nazioni Unite, definisce una missione ambiziosa: promuovere crescita economica, sviluppo sociale e stabilità regionale nello spirito di cooperazione e uguaglianza.
Nata per contrastare l’instabilità della Guerra Fredda, oggi l’ASEAN è uno dei blocchi economici più influenti del pianeta, ma anche tra i più eterogenei — dalla democrazia di Singapore alla giunta del Myanmar.
La sua sfida rimane la stessa di allora: trovare una voce comune in una regione che corre veloce, ma spesso non parla all’unisono.
Sempre al vertice ASEAN in Malesia, Thailandia e Cambogia hanno firmato un accordo di pace che pone fine a oltre trent’anni di scontri di confine.
Alla presenza del presidente americano Donald Trump, il premier thailandese Anutin Charnvirakul e quello cambogiano Hun Manet hanno siglato l’intesa per fermare le ostilità lungo una frontiera disegnata male fin dai tempi del dominio coloniale francese.
Trump ha definito l’accordo “un momento storico per i popoli dell’Asia”, lodando anche il ruolo del suo governo nel cessate il fuoco a Gaza.
Un gesto di diplomazia che interrompe una lunga stagione di sangue — ma che, come ogni tregua, sarà fragile quanto la fiducia tra due Paesi divisi da oltre un secolo di storia.
Myanmar
Oltre 200 cittadini filippini chiedono di essere rimpatriati dopo essere stati liberati da centri di truffe online in Myanmar. Lo ha annunciato il Ministero degli Esteri di Manila, che ha ricevuto 222 richieste di aiuto, molte provenienti da Myawaddy — una delle principali basi di cyber-crimine della regione.
Sessantasei di loro sono riusciti a fuggire in Thailandia, dove le autorità locali stanno elaborando i documenti per il rientro. Altri nove si trovano a Yangon sotto custodia dell’ambasciata filippina.
Il processo di rimpatrio, che richiede l’approvazione congiunta di Myanmar e Thailandia, può durare fino a un mese.
Il governo filippino ha confermato che il divieto di invio di lavoratori in Myanmar resta in vigore, mentre aumentano i casi di cittadini attirati da false offerte di lavoro e poi costretti a lavorare nei centri di truffe online che operano tra Myanmar, Laos, Cambogia e Thailandia.
Una rete criminale regionale che usa le vittime come strumenti del proprio business digitale, mentre i governi tentano di salvare vite in un nuovo mercato della schiavitù moderna.
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