29 settembre 2021 – Notiziario
Scritto da Raffaella Quadri in data Settembre 29, 2021
– Egitto: nuovo rinvio per il processo Zaki questa volta a chiederlo è la difesa per studiare gli atti
– Afghanistan: donne giudici ora nel mirino dei talebani
– Cina: dialogo aperto con la NATO. Pronti ad affrontare sfide comuni
– La Turchia ratifica l’Accordo di Parigi sul clima, mentre allo “Youth4Climate” di Milano i giovani contestano i grandi del mondo
– Canada: minatori in salvo dopo un incidente nella miniera di Totten
– Algeria: si inaspriscono i rapporti con il Marocco, accusato di cospirazioni
– Repubblica Democratica del Congo: un’indagine dell’OMS rivela 83 presunti casi di abuso sessuale collegati al lavoro della stessa organizzazione
– Grecia: accordo da 5 miliardi di dollari per l’acquisto di fregate francesi
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Egitto
Di nuovo un rinvio. Patrick Zaki dovrà attendere il prossimo 7 dicembre per l’avvio del processo che lo deve imputato presso il tribunale di Mansura, in Egitto.
Il rinvio è motivato questa volta dalla richiesta della difesa di poter avere una copia ufficiale degli atti e preparare così le proprie memorie. I documenti finora sono stati negati ai difensori dello studente. «Abbiamo alcuni punti in mente» ha dichiarato Hoda Nasrallah, avvocata di Zaki, «ma per fare le memorie è necessario avere i documenti in mano in modo da poterli utilizzare in ogni punto, e finora questo non è stato possibile». Gli atti, spiega la legale, sono stati presentati alla difesa ma non è mai stata fornita una copia ufficiale e autenticata del fascicolo.
Nuovo aggiornamento, dunque, all’inizio del mese di dicembre. Il rinvio però, seppur richiesto dalla difesa, è giudicato eccessivo anche da Amnesty International. L’organizzazione si augura che la diplomazia italiana sfrutti al meglio queste settimane di tempo.
Afghanistan
Oltre 220 giudici donna afghane sono diventate il nuovo bersaglio dei talebani. Hanno lavorato per anni in difesa dei diritti delle donne, processato e condannato centinaia di uomini per stupri, violenze, torture e omicidi. Ora devono scappare e nascondersi in diverse parti del paese, spostandosi di continuo.
Molti degli uomini da loro condannati sono ora a piede libero, rilasciati dalle carceri in cui erano detenuti con il ritorno dei talebani, e promettono vendetta. È la BBC a riportare il racconto di sei di loro, intervistate in diverse località segrete. Sono state minacciate di morte, mentre le loro case sono state perquisite e i loro parenti e amici interrogati per sapere dove si nascondessero.
Intanto l’atteggiamento ufficiale del governo talebano vuole rassicurare e sminuire la vicenda. All’emittente inglese il portavoce dei talebani Bilal Karimi ha affermato che le giudici donne non devono avere paura, che nessuno dovrebbe minacciarle e che le loro unità militari speciali sono obbligate a indagare su tali denunce e ad agire in caso di violazione.
Cina
NATO e Cina pronte a impegnarsi su sfide comuni, come il cambiamento climatico, e a continuare a dialogare. È quanto emerge dall’incontro virtuale tra il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg. I due hanno discusso delle relazioni NATO-Cina e hanno scambiato opinioni sulle attuali sfide alla sicurezza internazionale.
Il ministro cinese ha rassicurato sulle intenzioni di Pechino di continuare a dialogare con le nazioni dell’Alleanza Atlantica e di proseguire nello sviluppo di relazioni bilaterali. La Cina, ha dichiarato Wang «non è stata e non sarà un avversario della NATO in futuro». Il segretario generale Stoltenberg, dal canto suo, ha ricordato che la NATO non vede la Cina come un avversario, ma ha invitato il paese asiatico a mantenere i propri impegni internazionali e ad agire responsabilmente nel sistema internazionale. Un particolare riferimento agli armamenti nucleari: la trasparenza e il dialogo reciproci sul controllo degli armamenti andrebbero a beneficio sia della NATO sia della Cina, ha dichiarato Stoltenberg.
Libano
Elezioni anticipate in Libano. Erano previste per l’inizio di maggio ma l’annuncio è stato dato dallo stesso premier Najib Miqati durante un’intervista in televisione: le elezioni si terranno il 27 marzo 2022. Il premier ha poi specificato che al momento la decisione non è stata ancora formalizzata.
La motivazione ufficiale dello spostamento della data sarebbe l’intenzione di non far coincidere la campagna elettorale con il Ramadan – il mese del digiuno islamico, che il prossimo anno cadrà proprio tra aprile e maggio – ma, secondo gli analisti, la fretta di correre alle urne sarebbe motivata dall’intenzione di votare con l’attuale legge elettorale. Uno dei principali temi sensibili al momento sarebbe il diritto di voto dei libanesi all’estero, molti dei quali sostengono il movimento di protesta contro il sistema clientelare e i principali partiti al potere.
Haiti
Ad Haiti invece il primo ministro Ariel Henry ha rinviato a tempo indeterminato le elezioni generali, previste per novembre. Il governo ha emesso un decreto che licenzia l’intero Consiglio elettorale, il gruppo responsabile della conduzione delle elezioni, con l’intenzione di formarne un altro che, ha affermato Henry, potrà avere così il consenso di tutta la società.
Anche in questo caso però non si conoscono le tempistiche. Il primo ministro ha dichiarato solo che le elezioni si terranno dopo una revisione della costituzione del paese. «Rivedremo la costituzione nei primi mesi del prossimo anno e le elezioni si terranno subito dopo» riporta la CNN. Intanto il paese è nel caos, sconvolto dalla violenza interna delle bande, dal terremoto di agosto e dalla crisi migratoria che ha spinto migliaia di persone verso gli Stati Uniti.
Turchia
«La Turchia sta compiendo un passo storico sul cambiamento climatico. Abbiamo deciso di ratificare l’Accordo di Parigi sul clima il mese prossimo». Queste le parole del presidente turco Recep Tayyip Erdogan riportate dall’agenzia Ansa. L’intenzione sarebbe di completare il processo prima dell’inizio della COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021.
Per il 31 ottobre – data di inizio del vertice di Glasgow – la Turchia promette di avere pronti piani di sviluppo a medio e lungo termine verso la rivoluzione verde e l’obiettivo emissioni zero.
Australia
Intanto l’Australia potrebbe essere presente alla conferenza COP26 senza il suo primo ministro. Scott Morrison, il premier australiano, ha dichiarato che potrebbe non partecipare all’evento. La motivazione ufficiale è una questione di «priorità» del paese, compresa la riapertura dei confini dopo l’emergenza dovuta alla pandemia da Covid-19.
Ma è pur vero che il paese, indicato da un rapporto delle Nazioni Unite all’ultimo posto su 170 paesi membri per la sua risposta ai cambiamenti climatici, è stato costantemente criticato per i lenti progressi in tema clima e per la forte dipendenza dai combustibili fossili. Lo stesso Morrison ha affermato che desidera che l’Australia raggiunga le zero emissioni nette «il prima possibile», ma non ha indicato alcuna misura per farlo.
Anche se il premier non dovesse presentarsi a Glasgow, la ministra degli Esteri australiana Marise Payne ha dichiarato che l’Australia sarà comunque presente con una rappresentanza di alto livello.
Italia
I giovani attivisti per l’ambiente contestano a Milano i grandi del mondo. Youth4Climate, la conferenza dei giovani sul clima, è stata organizzata dal governo italiano come evento introduttivo alla Pre-COP26, riunione dei ministri dell’Ambiente in vista del vertice di Glasgow del prossimo novembre.
All’incontro sono presenti circa quattrocento giovani, in rappresentanza di tutti i paesi dell’Onu, e ad aprire la conferenza è stato l’intervento di Greta Thunberg. «Vogliamo giustizia climatica e la vogliamo ora» ha dichiarato la giovane. «Dai leader mondiali sentiamo solo parole». Thunberg ha sottolineato come servano soluzioni drastiche per invertire la tendenza dei cambiamenti climatici. Questi rappresentano «non solo una minaccia, ma anche e soprattutto un’opportunità» da cogliere «per creare un pianeta più verde e più sano. Una soluzione win-win, sia per lo sviluppo che per la conservazione».
Vanessa Nakate, la giovane attivista ugandese, ha ricordato invece le disuguaglianze tra paesi poveri e ricchi nella lotta alla crisi climatica. È necessario che i leader mondiali inizino ad agire e ad «aiutare le popolazioni dell’Africa che già oggi soffrono i danni maggiori della crisi climatica, nonostante questo continente emetta solo il 3% dei gas serra. Occorre dare più finanziamenti, oltre a quelli già promessi nel 2020 e mai dati» ha dichiarato Nakate.
Tra le proposte che usciranno dai tavoli di lavoro dello Youth4Climate, ha ricordato il ministro per la Transizione Ecologica italiano Roberto Cingolani, ne saranno selezionale alcune che verranno presentate al COP26 di Glasgow.
Canada
Minatori in salvo dopo un incidente nella miniera di Totten a Sudbury, nella provincia canadese dell’Ontario. Trenta minatori erano rimasti intrappolati in profondità domenica scorsa, quando il sistema di sollevamento è diventato inutilizzabile dopo che un pesante secchio l’ha schiantato, bloccando l’uscita. Immediatamente è stato posto in atto il protocollo di soccorso: i minatori si sono diretti verso le stazioni di rifugio, dove hanno avuto accesso a cibo e acqua, e sono rimasti in contatto con le loro famiglie e il personale e la squadra di soccorso all’esterno. Hanno quindi usato un sistema di scale secondarie per lasciare la miniera. Un lungo percorso con soste lungo il tragitto. Ci sono voluti due giorni per uscire finalmente in superficie.
La miniera di Totten impiega circa 200 persone per la produzione di rame, nichel e metalli preziosi, ed è gestita dalla società brasiliana Vale.
Algeria
Si incrinano i rapporti tra Algeria e Marocco. Il generale Said Chanegriha, capo dell’esercito algerino ha lanciato accuse esplicite al Marocco di cospirare contro il proprio paese, parlando di «campagne di propaganda sovversiva» si legge sulla BBC, e ha promesso una risposta ferma. Il mese scorso l’Algeria aveva interrotto tutte le relazioni diplomatiche con il Marocco, accusandolo di azioni ostili, in particolare di sostenere il movimento separatista MAK, che lotta per l’indipendenza della regione algerina della Cabilia.
Il Marocco ha risposto definendo la reazione algerina ingiustificata e assurda.
Repubblica Democratica del Congo
Un’indagine rivela 83 presunti casi di abuso sessuale collegati al lavoro dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). A renderlo noto è la stessa OMS che ha commissionato un’indagine indipendente per far luce su quanto accaduto durante gli interventi dell’agenzia sanitaria globale in risposta all’epidemia di Ebola nel paese africano.
Il rapporto di 35 pagine, si legge su Al Jazeera, svela gli abusi commessi da personale assunto localmente e da membri di team internazionali operanti nel paese dal 2018 al 2020. Alcune delle accuse coinvolgono anche 20 membri dello staff. La commissione ha intervistato decine di donne a cui è stato offerto lavoro in cambio di sesso o che sono state vittime di stupro. Gli investigatori sono riusciti a ottenere l’identità di 83 presunti autori, sia cittadini congolesi sia stranieri.
Grecia
Un accordo da 5 miliardi di dollari per l’acquisto da sei a otto navi da guerra di fabbricazione francese da parte del governo di Atene. La Grecia ha annunciato di avere stretto questo accordo con la Francia, che sigla anche una partnership strategica per la difesa, «un primo passo verso l’autonomia della difesa europea» l’ha definito il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, che ha incontrato all’Eliseo il presidente francese Emmanuel Macron.
Le navi saranno consegnate entro il 2026.
La Francia ha avuto la meglio sull’altro competitor per il contratto con i greci, l’appaltatore della difesa statunitense Lockheed Martin. Una rivincita, soprattutto dopo avere perso un accordo da 66 miliardi di dollari per la vendita di sottomarini francesi all’Australia all’inizio di settembre, che ha invece annunciato la sua intenzione di costruire sottomarini nucleari utilizzando tecnologia fornita dagli Stati Uniti. Il tutto nell’ambito dell’accordo Aukus, il trattato di sicurezza trilaterale tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti.
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