5 maggio 2022 – Notiziario

Scritto da in data Maggio 5, 2022

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  • Iran: si avvicina l’esecuzione del ricercatore iraniano-svedese Ahmadreza Djalali.
  • Afghanistan: alluvioni, morti e feriti.
  • NY Times: l’intelligence USA sta aiutando l’Ucraina a eliminare i generali russi.
  • Haiti: le Nazioni Unite preoccupate per il reclutamento di minori nelle gang.
  • Canada: porte aperte alle americane per abortire.
  • Filippine: tra quattro giorni le elezioni presidenziali.
  • Sono 59 i giornalisti detenuti in Egitto.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli.

Iran

La condanna a morte in Iran per il ricercatore universitario iraniano-svedese Ahmadreza Djalali è in programma non più tardi del 21 maggio prossimo. Lo fa sapere l’agenzia Irna citando fonti anonime, mentre al momento non ci sono stati commenti a riguardo da parte della magistratura. Djalali è stato arrestato nel 2016 mentre si trovava nel paese su invito dell’Università di Teheran e Shiraz. Nel 2017 è stato condannato a morte, dopo essere stato accusato di aver fornito informazioni all’intelligence israeliana riguardo al programma nucleare iraniano. Ricercatore universitario 50enne, Djalali ha lavorato in numerose università europee e, nel 2018, mentre si trovava in carcere, ha ricevuto la cittadinanza svedese. Vari rapporti delle Nazioni Unite hanno criticato l’Iran per le condizioni di detenzione di Djalali cui sarebbero state estrapolate confessioni dopo minacce e che si troverebbe in condizioni di salute precarie a causa del regime di isolamento cui è stato sottoposto. L’annuncio dell’esecuzione della condanna a morte arriva nello stesso giorno della conclusione del processo a Stoccolma per Hamid Nouri, ex funzionario della magistratura iraniana arrestato in Svezia nel 2019 con l’accusa di crimini di guerra e abuso dei diritti umani, per avere avuto un ruolo nell’esecuzione di oltre 5.000 prigionieri politici in Iran nel 1988. Teheran ha definito «infondate e inventate» le accuse contro Nouri che, se ritenuto colpevole, potrebbe essere condannato al carcere a vita.

Afghanistan

Almeno venti persone sono morte e altre trenta sono rimaste ferite in un’inondazione causata da forti piogge in più di dieci province del paese. Il viceministro afghano per la gestione dei disastri naturali, Mawlawi Sharfuddin Muslim, ha affermato che l’alluvione ha lasciato decine di case distrutte e ha causato perdite di circa cento capi di bestiame. L’inondazione ha colpito le province di Kandahar, Helmand, Herat, Badakhshan, Takhar, Parwan, Kunduz, Maidan Wardak, Baghlan, Faryab e Jawzjan. Ma Baghlan, Parwan e Badghis sono le tre province più colpite.

Un membro anziano dell’Emirato Islamico, Anas Haqqani, ha dichiarato mercoledì, durante un raduno nella provincia sud-orientale di Khost, che presto si terrà un’assemblea di religiosi e che i problemi relativi alle scuole femminili saranno risolti.

Ucraina – Russia

Più di 5,6 milioni di persone sono fuggite dall’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa alla fine di febbraio. Lo riferiscono gli ultimi dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), stando a Cnn. Inoltre, secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), sono almeno 7,7 milioni gli sfollati interni in Ucraina, costretti ad abbandonare le loro case.

Secondo un articolo di The New York Times, che cita alti funzionari statunitensi senza specificarne il nome, l’intelligence fornita dagli Stati Uniti sulle unità militari russe ha aiutato l’Ucraina a prendere di mira e uccidere i generali russi. L’Ucraina ha affermato di aver ucciso dodici generali russi, ma il numero non è confermato. In ogni caso, l’affermazione da parte dei funzionari statunitensi di aiutare a uccidere i generali russi rappresenta una grande provocazione nei confronti di Mosca. I funzionari hanno affermato che il targeting dei generali russi fa parte di uno sforzo dell’amministrazione Biden per condividere l’intelligence sul targeting in tempo reale con l’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno ampliato la condivisione dell’intelligence con l’Ucraina da quando la Russia ha invaso, ma ci sono ancora dei limiti. I funzionari hanno affermato che agli Stati Uniti è vietato condividere informazioni sui leader russi più anziani. Secondo quanto riferito, questa settimana il generale Valery Gerasimov, l’ufficiale in uniforme di più alto grado della Russia, ha visitato la prima linea della guerra russa in Ucraina. Il mese scorso The Wall Street Journal aveva riferito che gli Stati Uniti si stavano ancora astenendo nel dire all’Ucraina di lanciare attacchi all’interno del territorio russo, sebbene i funzionari occidentali abbiano incoraggiato pubblicamente Kiev a farlo. Il ministro delle forze armate britannico ha affermato che è «completamente legittimo» per l’Ucraina attaccare il territorio russo, aggiungendo che «non è necessariamente un problema» se gli attacchi sono stati effettuati utilizzando armi fornite da Londra a Kiev.

La Russia ha vietato l’ingresso al primo ministro giapponese Fumio Kishida e a sessantadue cittadini giapponesi. Secondo l’agenzia Interfax, Mosca ha vietato l’ingresso in Russia a tempo indeterminato anche al ministro degli Esteri del Giappone, Yoshimasa Hayashi, e al ministro della Difesa, Nobuo Kishi, nonché ad alcuni parlamentari, giornalisti e rappresentanti della comunità scientifica di cittadinanza giapponese.

La Russia e le sue aziende sono da ieri bandite dalla rete di servizi finanziari, di consulenza e di pubbliche relazioni della City britannica. Lo ha annunciato il governo di Boris Johnson, ufficializzando un nuovo pacchetto di sanzioni in risposta all’invasione dell’Ucraina, che porta a oltre milleseicento gli individui e le società colpite finora dal Regno Unito. Londra ha annunciato, inoltre, una stretta più dura contro i media vicini al Cremlino: incluse testate già sanzionate come Rt e Sputnik, definite «voci della propaganda» di Mosca.

Russia

«La mia nuova sentenza non è ancora entrata in vigore, ma ho sentito dire che verrò trasferito nella colonia di massima sicurezza di Melekhovo − cittadina della Russia europea centrale − dove ai detenuti vengono strappate le unghie». Lo scrive su Twitter l’oppositore russo Alexei Navalny.

Israele e Palestina

Il premier israeliano Naftali Bennett è stato contestato al grido di “traditore” e “imbroglione” durante la cerimonia sul Monte Herzl, a Gerusalemme, in onore dei soldati israeliani caduti.

Egitto

Un totale di cinquantanove giornalisti sono attualmente dietro le sbarre in Egitto, ha affermato la Rete egiziana per i diritti umani alla luce della Giornata mondiale della libertà di stampa. «Mentre i paesi del mondo libero chiedono maggiore libertà dei media, le autorità egiziane continuano a reprimere i giornalisti e la libertà di parola, detenendone e imprigionandone dozzine e sottoponendoli a circostanze difficili», ha affermato l’organizzazione nella dichiarazione pubblicata su Facebook. «Anche se le autorità egiziane hanno rilasciato negli ultimi giorni un certo numero di giornalisti, la cui custodia cautelare ha superato il limite legale di due anni, altri sono ancora dietro le sbarre detenuti o hanno già ricevuto fino a dieci anni di pena», ha spiegato l’organizzazione.
All’inizio del mese scorso due giornaliste sono state arrestate, in attesa di ulteriori indagini, con accuse di “terrorismo” a proprio carico, Hala Fahmy e Safaa El-Korbigi. Entrambe avevano criticato apertamente il governo e la presunta corruzione nella sede della Radio and Television Union, l’emittente statale del paese situata nell’edificio Maspero de Il Cairo, che ha quasi sei decenni di vita. Da quando ha preso il potere nel 2014, il presidente egiziano Abdel-Fattah El-Sisi ha governato il paese con il pugno di ferro ed è stato spesso accusato da gruppi locali e internazionali per i diritti umani di aver supervisionato «la peggiore repressione dei diritti umani, della libertà di espressione e dei media della storia moderna del paese». Nel 2021 l’Egitto è stato classificato dal Comitato per la protezione dei giornalisti come il terzo peggior carceriere al mondo di giornalisti.

Somalia

L’Unione Africana afferma che diversi soldati della forza di pace burundesi sono stati uccisi nell’attacco di martedì dai ribelli che hanno preso di mira una remota base militare in Somalia. L’Unione ha condannato l’attacco e ha reso «omaggio alle forze di pace burundesi che hanno perso la vita contribuendo a portare pace e stabilità in Somalia» in una dichiarazione rilasciata ieri. L’esercito burundese ha affermato che dieci soldati delle sue forze di pace sono state uccisi alla base. Al-Shabab ha rivendicato l’attacco alla base di El Baraf, una cittadina a 150 km (93 miglia) a nord della capitale somala, Mogadiscio, nella regione di Middle Shabelle. Il gruppo ha fatto circolare un video che mostra quelli che dovevano essere i corpi dei soldati delle forze di pace e l’equipaggiamento militare sequestrato durante l’attacco. Al-Shabab ha affermato di aver ucciso centosettantatre soldati, ma spesso gonfiano i numeri. Il bilancio delle vittime e il presunto video di al-Shabab dalla scena non possono essere verificati in modo indipendente.

Canada

Il ministro canadese delle famiglie, dell’infanzia e dello sviluppo sociale ha dichiarato che le americane possono tranquillamente attraversare il confine per abortire, poiché la Corte Suprema sembra destinata a ribaltare Roe v. Wade. «Non vedo perché non dovremmo», ha detto Karina Gould a CBC News Network quando gli è stato chiesto se le donne americane potessero abortire in Canada. Gli americani che si recano in Canada per i servizi di aborto dovrebbero pagare di tasca propria o tramite un’assicurazione privata per la procedura, ha osservato l’ufficio di Gould.

Stati Uniti

I vigili del fuoco hanno rallentato l’avanzata di un grande incendio che ha colpito gli Stati Uniti, con il presidente Joe Biden che ha  dichiarato la zona “disastrata” portando nuove risorse finanziarie in remote distese del New Mexico devastate dagli incendi dall’inizio di aprile. Il vasto incendio nel nord-est del New Mexico si è allargato su 250 miglia quadrate (647 chilometri quadrati) di foresta di alta montagna e praterie, all’estremità meridionale delle Montagne Rocciose.

Haiti

L’Ufficio integrato delle Nazioni Unite ha denunciato martedì l’omicidio di diciannove giornalisti ad Haiti dal Duemila. Tre si sono verificati tra gennaio e marzo di quest’anno, chiedendo al governo di condannare i crimini. «Ad Haiti l’insicurezza dei giornalisti e l’attesa impunità possono favorire la violazione di molti diritti umani, oltre alla libertà di espressione e di stampa, nonché incoraggiare altre forme di criminalità», ha affermato l’Onu, esortando l’autorità a fare tutto il necessario per prevenire omicidi e punire i criminali. A gennaio i giornalisti Wilguens Loussaint e Amady John Wesley sono stati uccisi da bande armate che operavano nella baraccopoli di Laboule 12, a sud-ovest di Port-au-Prince, la capitale di Haiti, mentre stavano lavorando a un articolo sulla crescente insicurezza. Anche Lazarre Maximilien è stato ucciso, a quanto risulta alla polizia, lo scorso febbraio mentre seguiva una manifestazione di lavoratori tessili che chiedevano aumenti salariali.

Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per il reclutamento di bambini da parte delle bande haitiane, poiché l’escalation della violenza nella capitale Port-au-Prince ha costretto migliaia di persone a lasciare le proprie case e ucciso dozzine di civili. L’Onu ad Haiti «condanna la violenza delle bande armate in corso dal 24 aprile, che sta colpendo le comunità nel nord e nel nord-est di Port-au-Prince, e che ha ucciso decine di haitiani e ferito e sfollato migliaia di altri», si legge. Il giorno prima, il vice portavoce delle Nazioni Unite Farhan Haq aveva avvertito che stavano crescendo disordini tra bande nei quartieri di Croix-des-Bouquets, Cite Soleil, Bas Delmas e Martissant. «Secondo i nostri colleghi umanitari, la violenza nel comune di Croix-des-Bouquets ha causato lo sfollamento di oltre milleduecento persone… almeno ventisei civili sono stati uccisi e ventidue feriti, anche se queste cifre sono probabilmente più alte», ha affermato.

Sebbene la violenza delle bande sia stata un problema ad Haiti per anni, è peggiorata all’indomani dell’assassinio del presidente Jovenel Moise, nel luglio 2021, che ha fatto precipitare il paese in una crisi politica e sociale ancora più profonda. La scorsa settimana circolava sui social media haitiani un video che mostra un bambino preadolescente mascherato che brandisce un’arma automatica di grosso calibro.

Colombia

Il più grande trafficante di droga della Colombia, Dairo Antonio Usuga, alias “Otoniel”, è stato estradato ieri negli Stati Uniti: lo ha annunciato il presidente colombiano, Ivan Duque. Il massimo capo dell’organizzazione di narcotraffico Clan del Golfo, 50 anni, era stato arrestato il 23 ottobre scorso nel nord-ovest  del Paese, vicino al confine con Panama, durante una vasta operazione militare con cinquecento soldati e ventidue elicotteri. È stato uno dei più grandi colpi al traffico di droga della Colombia dall’assassinio di Pablo Escobar nel 1993. Si crede che il Clan del Golfo sia responsabile del 30% delle esportazioni di cocaina dalla Colombia, il più grande produttore e fornitore mondiale di droga.

Myanmar

Un tribunale della giunta birmana ha respinto l’appello di Aung San Suu Kyi contro la condanna a cinque anni per corruzione, emessa la scorsa settimana.

Filippine

Il 9 maggio circa 67,5 milioni di filippini si recheranno alle urne per decidere chi dovrà sostituire il presidente populista Rodrigo Duterte. Si legge su The Guardian. Duterte ha raggiunto la fine del suo mandato di sei anni e gli è costituzionalmente vietato concorrere di nuovo. Non è solo la carica presidenziale che verrà decisa il 9 maggio. Migliaia di posizioni vengono contestate in tutto il paese, dalla vicepresidenza e dai seggi del Senato, a diciottomila posizioni locali, tra cui sindaci cittadini e governatori provinciali. Ferdinand Marcos Jr, 64 anni, noto come Bongbong Marcos, omonimo e unico figlio del defunto dittatore Ferdinand Marcos, è in testa ai sondaggi d’opinione. Il nome e la storia della sua famiglia sono profondamente divisivi. La famiglia ha saccheggiato miliardi di dollari dallo stato e l’imposizione della legge marziale da parte di Marcos Sr nel 1972 ha segnato uno dei periodi più bui della storia del paese. Marcos Jr aveva 28 anni quando suo padre fu rovesciato dalla People Power Revolution del 1986. La famiglia fu costretta a fuggire dal palazzo Malacañang e andò in esilio. Gli osservatori affermano che, da allora, i Marcos sono intenzionati a tornare alla più alta carica del paese. La madre di Marcos Jr, Imelda, ha precedentemente descritto la presidenza come il “destino” di suo figlio. Seconda nei sondaggi la vicepresidente Leni Robredo, che si è presentata come una vera alternativa a uomini del calibro di Marcos e Duterte. Figlia di un giudice e di un professore di inglese, Robredo ha lavorato in precedenza per organizzazioni non governative che forniscono assistenza legale a gruppi emarginati. È entrata in politica dopo la morte del marito, il segretario degli interni Jesse Robredo, morto in un incidente aereo nel 2012. Robredo è stata eletta vicepresidente nel 2016 e ha avuto una relazione gelida con Duterte, criticando la sua “guerra alla droga” e parlando apertamente di questioni relative ai diritti umani. Ha messo in guardia dai rischi dei leader populisti, ha condannato le accuse contro la giornalista premio Nobel Maria Ressa e la decisione di concedere a Marcos Sr la sepoltura di un eroe. Nelle Filippine, il vicepresidente e il presidente sono eletti separatamente.

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