Arrestati, esiliati o scomparsi: la fine di chi si oppone al presidente Sisi

Scritto da in data Giugno 22, 2019

La morte di Mohammad Morsi lunedì scorso quando è collassato in un’aula di tribunale, ha riacceso i riflettori sul giro di vite in corso in Egitto contro i dissidenti, lanciato dal governo del presidente Abdel Fattah el Sisi dopo il colpo di Stato che lo ha portato al potere nel 2011.

La morte del 67enne primo presidente eletto liberamente è arrivata poco dopo che  familiari e attivisti avevano detto che la sua vita era in pericolo a causa del deterioramento della salute dovuto alle cattive condizione in cui veniva tenuto. Tutto questo ha spinto le organizzazioni per i diritti umani a chiedere un’inchiesta internazionale sulla sua morte e sulle condizioni di detenzioni di migliaia prigionieri politici.

Dalla rielezione di Sisi lo scorso maggio in un voto definito poco libero e trasparente, Human Rights Watch ha dichiarato che le forze di sicurezza hanno aumentato la campagna di intimidazione, violenza, e arresto degli oppositori politici, degli attivisti della società civile e molti altri che semplicemente esprimono critiche contro il governo.

Esiliati, arrestati, torturati, controllati, impedito loro di viaggiare o semplicemente di parlare. Agli arresti domiciliari o nelle famigerate prigioni egiziani. Intimiditi, minacciati. Tempi durissimi per i dissidenti, ma anche solo per chi invoca la libertà di Espressione, che siano uomini o donne, laici o religiosi, attivisti o semplicemente persone che criticano.

Decine di migliaia di persone sono state arbitrariamente arrestate dal 2013, mentre centinaia sono state condannate a morte durante processi di massa. Amnesty international ha dichiarato in uno dei suoi ultimi rapporti che la crisi dei diritti umani continua “senza sosta”, e che arresti e detenzioni arbitrarie sono diventati routine così come tortura e maltrattamenti. Non che prima la situazione fosse migliore, Mubarak nei suoi decenni di “regno”, ha fatto scuola.

Inoltre, la commissione egiziana per i diritti e le libertà ha affermato che decine di persone sono state sottoposte a “sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziarie”.

L’Egitto è un paese difficile per chi non ha voglia di tenere la bocca chiusa. Lo sappiamo anche noi in Italia, con la storia senza giustizia di Giulio Regeni.

Il Magazine on line Middle Est Eye che monitora con attenzione la situazione in uno dei suoi pezzi mostra i volti di alcune delle personalità più importanti del panorama polico egiziano che sono state incarcerate, vessate o costrette all’esilio perché hanno criticato il governo di Sisi.

Molti di quelli incarcerati come Morsi, sono stati accusati di far parte del fuorilegge movimento dei Fratelli Musulmani, che il governo di Sisi ha dichiarato organizzazione terroristica nel dicembre 2013. Ma all’interno ci sono anche molti critici dei Fratelli Musulmani che inizialmente erano favorevoli alla fine del potere di Morsi.

Naturalmente il numero sembra infinito, ne abbiamo selezionati alcuni, perché spesso sembra che il problema riguardi solo loro e invece la Libertà di Espressione è una faccenda di tutti.

I politici incarcerati

Abdel Moneim Aboul Fotouh

68 anni, fondatore e presidente del Partito Forte Egiziano, che creò dopo aver lasciato i Fratelli Musulmani nel 2011 non andando più d’accordo con gli altri dirigenti. E’ stato tenuto in detenzione preprocesso dal febbraio 2018, accusato di “aver diffuso notizie false per arrecare danno agli interessi nazionali”. Si trova in isolamento nella prigione di Tora. La sua cella è di due metri per tre. Può uscire solo due ore al giorno per camminare nel corridoio del blocco dove si trova, racconta la sua famiglia che aggiunge che le sue condizioni di salute peggiorano di giorno in giorno.

Abdul Fatouh aveva corso nelle elezioni presidenziali del 2012, arrivando quarto con il 14,4 per cento dei voti. E’ stato arrestato poco prima delle elezioni presidenziali del marzo 2018 dove Sisi ha virtualmente corso da solo e ha vinto con la stragrande maggioranza dei voti.

Si crede sia stato arrestato per le interviste che ha condotto con giornalisti inglesi il mese prima durante le quali ha indirettamente criticato Sisi, e l’esclusione preelettorale di tutti i potenziali rivali del presidente.

Mahmoud Al Khudairi

Account Facebook della sorella

Il nome del giudice Mahmoud al Khudari si distingue come uno dei pochi che ha osato chiedere un sistema giudiziario indipendente sotto il governo di Mubarak, era una figura di spicco nel movimento dei giudici che lo sfidavano. L’ex presidente della Corte di Cassazione fu eletto presidente del club dei giudici nella seconda città egiziana, Alessandria. Dopo la caduta di Mubarak nel 2011, è stato eletto in parlamento nel 2011 e presiedeva la commissione legali.

Khudairi, che ora ha 79 anni è stato arrestato il 24 novembre 2013 ed è rimasto in prigione d’allora. Condannato nell’ottobre 2014 con l’accusa di aver torturato un avvocato durante le sommosse politiche del 2011, ha scontato una pena di tre anni tra la prigione di Tura e la famigerata prigione di al Aqrab, gli sono stati aggiunti tre anni di carcere nel 2017 per aver insultato la magistratura. Si crede che le condanne siano una rappresaglia per aver rifiutato il bando dei Fratelli musulmani, dicendo che così facendo avrebbe solo spinto il movimento islamista ad andare underground.

La salute di Khudairi è peggiorata grazie alla detenzione, dicono i suoi sostenitori. A subito un’operazione al cuore nel 2015 e la sua famiglia si dice preoccupata. Gli vengono negate le regolari visite familiari e può quando li vede, parlare con loro solo attraverso un vetro.

Shadi el Ghazi Harb

screenshot

E’ uno dei più giovani leder della protesta del 2011 contro Hosni Mubarak. Ha anche organizzato proteste contro il suo sucessore Morsi, e ha sostenuto la sua caduta grazie al colpo di stato nel 2013. Da quel momento è diventato critico di Sisi. E’ stato arrestato nel maggio 2018, è tenuto in detenzione amministrativa con l’accusa di far parte di un’organizzazioni terroristica, di aver diffuso notizie false  di aver incitato al terrorismo. Le prove contro di lui consistono in alcuni tweet nei quali critica alcune decisioni politiche di Sisi, tra cui la cessione delle isole di Tiran e Sanafir all’Arabia Saudita e l’accordo per lo scambio di gas con israele.

Hoda Abdelmonem

Amnesty International

60 anni, avvocata e attivista per i diritti umani. E’ in detenzione preprocesso dal primo novembre. Si trova in questo momento nella prigione femminile di Al Qanater a nord del Cairo.

Abdelmonem ha avuto un ruolo principale nella rivoluzione del 2011 che ha fatto cadere Mubarak. Portava avanti la protesta delle donne ed è stata una delle prime manifestanti a raggiungere piazza Tahir il 25 gennaio 2011. Una volta membro del Consiglio nazionale per i diritti umani, si è dimessa quando Sisi ha preso il potere nel 2013. Prima del suo arresto aveva fornito assistenza legale ai familiari di persone che erano state vittime di sparizioni forzate in Egitto.

Per documentarsi sui casi delle persone forzatamente scomparse, si offrì volontaria come consulente del Coordinamento per i diritti e le libertà (ECRF), un’organizzazione di primo piano per i diritti umani e da tempo nel mirino delle autorità.

E’ risultata scomparsa per 21 giorni prima di riapparire al quartier generale del Procuratore della Sicurezza Nazionale del Cairo a novembre, accusata di “adesione a un gruppo illegale”, e “istigazione a danneggiare l’economia nazionale”.

Amnesty international crede che l’attivismo di Hoda, oltre a partecipare alla difesa di diversi casi riguardanti i diritti umani, sono le ragioni del suo arresto.

 

L’opposizione in esilio

Mohammad El Baradei

wikicommons

76 anni, premio Nobel per la pace nel 2005, 75 anni, professore di legge, ex diplomatico e direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia atomica (Iaea) per tre mandati dal 1997. Dopo aver lasciato questo incarico, è tornato in Egitto e ha lanciato la petizione Change nel 2010, chiedendo riforme politiche ed economiche e respingendo il trasferimento del potere da Mubarak al figlio Gamal.

El Baradei ha svolto un ruolo di primo piano nel periodo precedente e successivo alla rivolta del 2011 che ha messo fine al dominio di Mubarak.

Sebbene all’epoca godesse di una gran popolarità tra i giovani liberali, non ha partecipato ufficialmente alle elezioni presidenziali del 2012, però fondò il partito liberale della Costituzione e a seguito delle elezione di Morsi, El Baradei fu tra le varie figure coinvolte nella creazione del Fronte Nazional di Salvezza che si oppose categoricamente a Morsi e ai Fratelli Musulmani.

Dopo aver approvato e sostenuto il colpo di Stato del 2013, è stato nominato il 14 luglio vicepresidente del governo provvisorio sostenuto dalle forze armate, ma un mese dopo ha dato le dimissioni dopo la sanguinosa repressione delle manifestazioni da parte dei sostenitori di Morse. D’allora ha vissuto in esilio, affrontando una serie di accusa tra cui “tradimento”, e “violazione della fiducia”.

Amr Waked

screenshot

Attore e attivista ha parlato contro tutti gli ultimi governi egiziani, ma le sue critiche a Sisi lo hanno costretto all’esilio. 46 ani, è una celebrità egiziana, che in gran parte ha sostenuto Sisi durante il colpo di Stato, ma poi ha criticato il governo militare.

Il marzo scorso ha rivelato di essere stato minacciato da funzionari di cui non ha fatto il nome, che gli avevano detto che era stato condannato a cinque e tre anni di prigione in due casi separati, per aver diffuso notizie false e insultato le istituzioni statali.

Ha lasciato l’Egitto andando in Spagna nell’ottobre 2017, più tardi quell’anno l’avvocato gli disse che avrebbe dovuto affrontare le accuse e non ha fatto ritorno. L’ambasciata egiziana si è poi rifiutata di rinnovargli il passaporto in Spagna

Il mese scorso dopo un viaggio a Washington dove lui e il collega Khaled Abol Naga hanno criticato pubblicamente durante un’audizione al Congresso americano, le autorità egiziane, hanno poi dovuto affrontare una feroce risposta a casa. Il sindacato degli attori egiziani li ha espulsi entrambi e una rivista filogovernativa ha pubblicato un’immagine photoshoppata degli attori a petto nudo, abbracciati alla cantante Sherine Abdel Wahan, anche lei sotto accusa per aver insultato l’Egitto. Il titolo della foto diceva “Agenti e Altro”.

Scomparsi

Mostafa al Naggar

facebook

Ex parlamentare è scomparso da settembre e vani sono stati i ripetuti tentativi della famiglia e degli amici di trovare dove fosse. Naggar, 38 anni, dentista e politico, è stato accusato di oltraggio alla magistratura e avrebbe dovuto comparire in aula un mese dopo la sua scomparsa.

Il suo amico Islam Lofty ha detto a Middle East Eye l’’ottobre scorso di temere che Naggar possa essere stato ucciso a colpi di arma da fuoco dalle guardie frontiera mentre lasciava il paese. Ha aggiunto che l’ex parlamentare aveva deciso di lasciare l’Egitto attraverso il confine meridionale con il Sudan con l’aiuto di contrabbandieri a settembre. Le autorità egiziane hanno ripetutamente negato di averlo arrestato affermando che è latitante dal 2017.

Naggar che ha attivamente scritto su un blog contro Mubarak, ha goduto di una diffusa popolarità tra la gioventù egiziana che alla fine gli è valso un seggio in parlamento. Proviene da una famiglia solidale con i Fratelli Musulmani, e suo nonno Kamal Abdel Tawab era una figura di spicco nel movimento. Lo stesso Naggar era un membro dell’ala giovanile del movimento prima di lasciarlo nel 2005 in disaccordo con la sua ideologia.

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