Frascati per le donne afghane

Scritto da in data Ottobre 9, 2024

Scrivere, parlare, comunicare, sono tra le prime conquiste dell’essere umano nella Storia. Ed è probabilmente una delle cose che più ci differenzia dagli altri esseri viventi. La parola ci consola, ci aiuta, ci stimola, ci ferisce anche. Attraverso la nostra voce esprimiamo tutte le nostre emozioni e attraverso la scrittura le fermiamo nel tempo.

L’importanza di scrivere

Tutto si scrive, tutto si legge. La conoscenza passa attraverso i libri che siano religiosi, politici, leggeri.

Chi sceglie di fare il mestiere del giornalismo è perché vuole che gli altri sappiano cosa sta accadendo in un determinato posto e momento. Non lo si fa perché si ha voglia di soddisfare una curiosità, ma perché una società civile informata rende il mondo un posto più democratico, più sicuro, più progressista.

Non è un caso che nelle dittature, nelle guerre, nei periodi peggiori della storia dell’umanità la cultura, la conoscenza, l’informazione sia stata cancellata. Sapere è potere, ma soprattutto impedisce alle persone di essere manipolate.

Nel paese degli aquiloni alle donne è vietato tutto, uscire, lavorare, sognare, forse la cosa che le turba di più, è il divieto ad un intero genere di poter andare a scuola dopo i 12 anni. C’è qualcosa di maligno nell’impedire ad un genere di avere accesso alla conoscenza.

Afghanistan, donne senza voce

Perché non fare studiare le donne?

Perché le donne creano e allevano le generazioni future, se le si tiene ignoranti, le si può controllare e se si controllano le madri, si controllano i figli.

Prima del 2021 in Afghanistan c’erano decine di migliaia di ragazze che andavano a scuola, che lavoravano, che si costruivano una carriera, che aiutavano a mantenere le proprie famiglie. C’erano centinaia di giornaliste. Oggi non ci sono più.

Riuscite ad immaginare una ragazza di 16 anni, traboccante di energia, di curiosità, di sogni, che studia e riflette su cosa vuole fare da grande. Poi un giorno arriva un uomo – un intero esercito di uomini – e le dice che lei non solo non può fare più niente, ma che non conta. I suoi pensieri, le sue paure, i suoi sogni sono solo accessori di una vita a cui nessuno interessa.

Afghanistan: tre anni senza donne

Oggi in Afghanistan c’è il più alto tasso di suicidi femminili al mondo

Perché semplicemente non ce la fanno. Si danno fuoco. I reparti di ustioni sono aumentati in Afghanistan. Il sentirsi abbandonate, tradite da quell’Occidente che per vent’anni aveva detto loro che i diritti valgono per tutti, le ha spezzate.

E a noi? Uomini e donne emancipate che nel 2024 in un mondo sommerso dalla guerra, impregnato dall’odio per ragioni che non riguardano il benessere di una qualsiasi società civile, ma gli interessi beceri di alcuni politici che giustificano la morte con la stessa facilità con cui bevono un bicchiere d’acqua, possiamo accettarlo?

Afghanistan: aumentano i suicidi femminili

Frascati ha detto no.

In una serata calda di qualche mese fa, mentre raccontavo storie di Afghanistan, e di quel tentativo di resistenza che le donne afghane hanno bisogno, ad Arnaldo Colasanti, un vecchio amico ma soprattutto scrittore, intellettuale, critico letterario, ha avuto un’idea. Di quelle che si buttano là, come tante volte accade, ma che poi si pensa non si realizzeranno mai e invece…invece si.

“Se le giornaliste non possono scrivere nel loro paese, potremmo farle scrivere nel nostro, possono raccontarci quello che succede”. Non fa una piega. L’idea era quella di raccogliere dei soldi per far scrivere un’afghana perché raccontasse quell’Afghanistan che vede lei, chiuse tra le mura di una casa che la soffoca.

“La mia vita era diversa”, ci racconterà, “una volta uscivo con le amiche, facevo passeggiate, studiavo per un master, lavoravo e sognavo di fare la diplomatica. Ora non esisto più”.

Arnaldo che i suoi amici e amiche dell’Associazione amici della poesia di Frascati si sono subito messi in movimento, hanno coinvolto altre associazioni, hanno coinvolto il comune, hanno organizzato una serata di beneficenza e con mio stupore e gioia hanno raccolto abbastanza soldi per far scrivere la nostra giovane amica afghana su Radio Bullets per un anno intero.

Essere la differenza

Una cifra che le permetterà di aiutare la sua famiglia, ma soprattutto se stessa. “Non potete immaginare cosa significhi avere uno scopo, un obiettivo, sentirsi utili. Voglio che la gente conosca la nostra sofferenza, voglio che si capisca cosa ci è stato fatto”.

Ma conta anche quello che possiamo fare noi. Una goccia nel mare, certo. Ma la nostra goccia. Oggi siamo noi, domani magari sarà qualcun altro. Solo così si fa la differenza un passo alla volta, ripudiando la guerra e costruendo la pace. Si combatte con un’arma più potente di qualsiasi cannone, con l’unica cosa di cui chi fa la guerra o cancella i diritti delle persone, ha paura, non di certo la violenza, ma la verità e la parola.

Ci tengo a citare i principali e primi sostenitori di questo progetto al quale tutti possono partecipare sostenendo Radio Bullets e la nostra idea di giornalismo, quella che frantuma il silenzio, quella resiste, lotta, prova a fare la differenza.

Ringraziamenti

Arnaldo Colasanti, Rita Seccareccia dell’Associazione Frascati Poesia, Cooperativa Arcobaleno Frascati, Amici di Frascati, territorio tuscolano, Circolo Femminile di Amicizia Europea di Frascati e il Comune di Frascati rappresentato dalla sindaca Francesca Sbardella, l’assessore Matteo Filipponi e il presidente del Consiglio comunale Corrado Spagnoli, poi Ferrini Patrizia e Grossi Mario, più tutte le persone che nelle Scuderie Aldobrandini un paio di sere fa, hanno riempito un cesto di donazioni.

Con la nostra giornalista afghana, di cui non ho fatto il nome perché per ragioni di sicurezza dovrà restare anonima, e le troveremo uno pseudonimo, decideremo presto il primo pezzo che con scadenza regolare posteremo su Radio Bullets.

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