Il cervellone Ue

Scritto da in data Luglio 12, 2018

 

Impossibile pensare alla scienza, alla ricerca, all’industria e all’economia senza l’ausilio dei computer. Per l’esattezza dei super cervelloni con capacità che è difficile anche solo immaginare. Un campo in cui l’Europa era rimasta a guardare… almeno sino a oggi. A cura di Raffaella Quadri per Radio Bullets. Musica di Walter Sguazzin

Photo credit: ©AP Images/European Union-EP.

Provate a immaginare un computer in grado di processare miliardi di dati in tempi rapidissimi e di memorizzare un numero astronomico di informazioni. Per quanto ci si sforzi, però, è difficile capire che cosa siano davvero i “super computer”, eppure esistono e da loro dipendono ormai le economie dei paesi moderni e, certamente, il loro futuro sviluppo.

Dai Big data all’intelligenza artificiale, dall’Industria 4.0 all’IoT (Internet of things), la gestione digitale di un numero sempre crescente dei più svariati aspetti della nostra vita dipende da enormi cervelloni elettronici. Non è difficile capire, quindi, che in una realtà così fortemente connessa le nazioni che detengono e deterranno questa capacità informatica avranno in mano le sorti dell’economia futura.

 

Tuttavia il vecchio continente, in questo, è un passo indietro.

Nel mondo, infatti, al momento, esistono solo dieci super computer e su nessuno sventola la bandiera con le dodici stelle su sfondo blu. Almeno sino ad oggi; perché l’Unione europea sta correndo ai ripari e proprio pochi giorni fa – il 3 luglio 2018 – il Parlamento europeo ha votato per sostenere un piano finalizzato allo sviluppo dei cosiddetti Hpc (high performance computing) ovvero di sistemi di calcolo ad alte prestazioni. Un groviglio di chip, cavi e connessioni in grado di elaborare fino a un milione di miliardi di operazioni al secondo.

Un progetto a lungo termine, ovviamente, che prevede per prima cosa la creazione di un’impresa europea che sarà operativa fino alla fine del 2026. Per questo progetto comune saranno stanziati 486 milioni di euro provenienti da fondi dell’Unione, mentre un contributo altrettanto cospicuo dovrà essere versato dai paesi membri che prenderanno parte al progetto e altri 422 milioni di euro si prevede invece che giungano da sovvenzioni private.

Questo programma quindi dovrebbe far fare all’Europa un balzo avanti, permettendole di entrare nell’arco di un quinquennio, nel novero delle maggiori potenze mondiali in questo settore.

Si dovrà attendere però ancora per riuscire ad arrivare ai livelli dei paesi che stanno già da tempo sviluppando sistemi ancora più potenti. Perché se i numeri di un super computer fanno già impressione, finiscono per sembrare poca cosa di fronte ai computer exascale, che sono in grado di processare un miliardo di miliardi di operazioni al secondo. Roba da non fare in tempo neppure a pensare.

Al momento sulla cima al mondo ci sono sempre loro: Usa e Cina.

Gli americani hanno il nuovissimo super computer Summit, capace di elaborare duecentomila trilioni di operazioni al secondo, mentre i cinesi si devono accontentare del più lento TaihuLight che effettua poco meno di centomila trilioni di operazioni al secondo.

Ad ogni modo, che siano super o exa, questi incredibili sistemi elettronici permetteranno il progresso della ricerca scientifica e tecnologica ad altissimo livello e nei più svariati campi.

A noi non resterà che godere i frutti di cotanti calcoli.


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