Iran, Narges Mohammadi portata due volte in ospedale

Scritto da in data Dicembre 15, 2025

È di stamattina il comunicato diffuso dalla famiglia della premio Nobel per la Pace Narges Mohammadi a seguito del suo arresto avvenuto il 12 dicembre a Mashhad.

Narges Mohammadi è stata arrestata con estrema violenza da agenti in borghese in Iran ed è stata trasportata due volte al pronto soccorso a causa delle ferite riportate. A renderlo noto è la sua famiglia, dopo una breve telefonata avvenuta nella tarda serata del 14 dicembre, la prima dopo quasi tre giorni di totale assenza di informazioni sul suo destino.

La telefonata ai famigliari

Durante la chiamata, Mohammadi ha raccontato di essere stata aggredita il 12 dicembre davanti a una moschea nei pressi di Mashhad, dove si stava svolgendo una cerimonia commemorativa per Khosrow Alikordi, avvocato e attivista per i diritti umani. Secondo il suo racconto, agenti in abiti civili l’hanno colpita ripetutamente e con forza alla testa e al collo con manganelli, per poi arrestarla violentemente. Durante l’aggressione, le sarebbe stata rivolta anche una minaccia di morte: «Metteremo tua madre in lutto».

La Nobel ha riferito che la violenza subita è stata così intensa da rendere necessario il trasferimento in ospedale in due diverse occasioni. Al momento della telefonata, le sue condizioni fisiche apparivano precarie e la donna ha dichiarato di non sapere quale autorità di sicurezza la stia detenendo, né di aver ricevuto spiegazioni ufficiali sull’arresto.

Nel colloquio con i familiari, Mohammadi ha chiesto al suo team legale di presentare immediatamente una denuncia formale contro l’ente responsabile della detenzione e per le modalità violente dell’arresto.

Ha inoltre riferito di essere stata accusata di “collaborazione con il governo israeliano” e ha denunciato un tentativo di “eliminazione fisica”, in linea con precedenti minacce ricevute nei mesi scorsi da quelle che ha definito forze “auto-autorizzate”.

L’arresto

Narges Mohammadi arrestata in Iran

Testimoni oculari citati dalla famiglia parlano di circa 15 agenti in borghese coinvolti nell’operazione: alcuni avrebbero trascinato Mohammadi per i capelli, mentre altri l’avrebbero colpita con bastoni e manganelli, prendendo di mira soprattutto testa e collo. Durante l’intervento sarebbe stato utilizzato anche gas lacrimogeno.

Secondo la famiglia, anche le attiviste Sepideh Gholian e Pouran Nazemi sarebbero state picchiate nello stesso episodio.

Altri attivisti civili arrestati, tra cui Alieh Motalebzadeh, Pouran Nazemi e Hasti Amiri, hanno successivamente effettuato brevi chiamate ai propri familiari.

La famiglia di Narges Mohammadi ha diffuso la dichiarazione il 15 dicembre 2025.

 

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