Trump revoca le sanzioni contro la Siria
Scritto da Radio Bullets in data Maggio 14, 2025
Durante la sua visita ufficiale in Arabia Saudita ieri, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la revoca delle storiche sanzioni economiche contro la Siria, affermando che è il momento di “dare al paese una possibilità di grandezza”.
La decisione rappresenta un’inversione radicale di rotta nella politica estera americana e arriva pochi mesi dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, avvenuta lo scorso dicembre per mano di una coalizione ribelle guidata da Ahmed al-Sharaa, oggi presidente della Siria.
“C’è un nuovo governo che, si spera, riuscirà a stabilizzare il Paese e a mantenere la pace”, ha detto Trump a Riyadh. “Ordinerò la cessazione delle sanzioni contro la Siria per darle una possibilità di grandezza”.
Trump ha incontrato oggi lo stesso al-Sharaa a Riyadh, un gesto simbolico per segnare il ritorno della Siria sulla scena internazionale.
Un’eredità pesante: quarant’anni di sanzioni
Le sanzioni americane contro la Siria risalgono al 1979, quando la Siria fu inserita nella lista degli “Stati sponsor del terrorismo”. Da allora, Washington ha imposto un crescente regime sanzionatorio: embargo sulle armi, restrizioni finanziarie, divieto di investimenti e blocco delle esportazioni siriane, in particolare di petrolio.
Con l’inizio della guerra civile nel 2011, gli Stati Uniti e altri paesi hanno rafforzato le misure punitive contro il regime di Assad, accusato di violazioni gravi dei diritti umani, incluso l’uso di armi chimiche contro civili.
Anche Ahmed al-Sharaa, l’attuale presidente, era stato inserito nella lista nera per il suo ruolo alla guida del gruppo Hayat Tahrir al-Sham, ex affiliato di al-Qaeda, sciolto con la caduta di Assad. Washington aveva persino offerto una taglia di 10 milioni di dollari per la sua cattura.
Tutto cambia
Negli ultimi mesi, il nuovo governo siriano ha cercato legittimazione internazionale: ha preso le distanze dai gruppi radicali, ha promesso cooperazione antiterrorismo e ha fatto dichiarazioni pubbliche in favore delle minoranze.
La svolta sarebbe arrivata dopo incontri con Arabia Saudita e Francia e colloqui indiretti con Israele. È stato anche ventilato un possibile accordo commerciale tra USA e Siria, che includerebbe – ironia della sorte – la costruzione di una Trump Tower a Damasco.
Trump ha dichiarato che la decisione è stata presa dopo una consultazione con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan:
“Oh, cosa faccio per il principe ereditario!”, ha ironizzato.
Una nuova era per l’economia siriana
La rimozione delle sanzioni non comporta automaticamente un’ondata di investimenti, ma rappresenta un segnale chiaro: ora si può fare affari con Damasco.
Le sanzioni avevano strangolato l’economia siriana, già devastata da oltre dieci anni di guerra. La povertà è diffusa, la disoccupazione alta, le infrastrutture a pezzi. Ora, con le mani più libere, il governo al-Sharaa potrà tentare di attrarre capitali, soprattutto da Paesi arabi e dalla Turchia.
“La rimozione delle sanzioni elimina un ostacolo fondamentale alla ripresa economica”, ha dichiarato Rahman. “Ma le sfide restano enormi”.
Che cosa cambia?
Se attuata in modo pieno e duraturo, la decisione di Trump segnerà un passaggio storico non solo per la Siria, ma per l’intera regione mediorientale.
1. Riapertura dei flussi finanziari
Con la revoca delle sanzioni, le istituzioni finanziarie internazionali potranno riprendere i rapporti con la Siria. Significa accesso al sistema bancario globale, possibilità di utilizzare il circuito SWIFT e gestione più fluida delle transazioni con l’estero.
2. Ritorno del commercio e degli investimenti
Le aziende straniere, in particolare da Turchia, Emirati, Iran, Cina e Russia, potranno tornare a investire in Siria. Settori strategici come petrolio, costruzioni, telecomunicazioni e trasporti potrebbero finalmente ripartire.
3. Avvio della ricostruzione
Con la rimozione dei blocchi, si apre la strada alla ricostruzione materiale delle città siriane. Strade, scuole, ospedali, centrali elettriche e acquedotti potranno ricevere fondi e materiali oggi ancora bloccati o soggetti a sanzioni indirette.
4. Rifornimenti e beni di consumo
La fine delle sanzioni renderà più semplice importare beni essenziali come farmaci, attrezzature mediche, tecnologie e alimenti. Il mercato nero e il contrabbando, oggi dominanti, potrebbero finalmente ridursi.
5. Rilancio del settore umanitario
Le ONG internazionali e le agenzie ONU potranno operare più liberamente in Siria, con meno ostacoli sui fondi e sulle attività logistiche. Anche il personale straniero potrebbe tornare per progetti di salute pubblica, educazione e sviluppo.
6. Diplomazia e mobilità internazionale
Il nuovo corso potrebbe portare alla riapertura delle ambasciate occidentali chiuse da anni e alla ripresa delle relazioni diplomatiche. Persino all’arrivo delle carte di credito e i cittadini siriani potrebbero ottenere visti con maggiore facilità per viaggiare all’estero.
Le sfide restano enormi
Se da un lato la revoca delle sanzioni rappresenta una svolta potenzialmente positiva, dall’altro non è una panacea. L’economia siriana è ancora profondamente devastata, le istituzioni fragili, la corruzione diffusa. Inoltre, l’accesso ai fondi non garantirà automaticamente giustizia, equità e partecipazione.
Togliere le sanzioni è un gesto politico forte, ma non basta. Serve una visione a lungo termine, una strategia inclusiva e un serio impegno per i diritti umani e la riconciliazione nazionale. La Siria ha bisogno di soldi, sì, ma prima ancora ha bisogno di fiducia, memoria e voce per chi è stato ridotto al silenzio.
Foto di copertina: Siria – Barbara Schiavulli
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