Gaza: Ali, una vita spezzata

Scritto da in data Gennaio 2, 2025

GAZA – Ali aveva solo 27 giorni quando è tragicamente morto per ipotermia nella terapia intensiva neonatale (TIN) dell’ospedale Nasser di Gaza.

Nato sano

Ali è nato sano, una fonte di gioia e speranza per i suoi giovani genitori, che vivevano con lui e la vivace sorella gemella di due anni nel campo di Asdaa nella Middle Area, un affollato insediamento di tende dove la vita è una lotta quotidiana.

Il riparo della famiglia, fatto di teli di nylon, un telone e qualche coperta, offre poca protezione contro le fredde e umide notti invernali.

Nonostante le dure condizioni, il padre di Ali ci mostra con orgoglio una foto del suo bambino scattata solo un giorno prima della sua scomparsa, sorridente e in buone condizioni fisiche.

E’ difficile immaginare che in meno di 24 ore il freddo pungente avrebbe reclamato la sua fragile vita. La madre di Ali è seduta composta, tenendo stretto il suo dolore come per proteggere i suoi figli rimasti.

La sua forza sembra incrollabile, ma i suoi occhi stanchi tradiscono la profondità del suo dolore. Accanto a lei, il padre di Ali fissa il vuoto, gli occhi limpidi a volte persi nel nulla, velati dalla tristezza e dall’incredulità.

Disperazione e voglia di vivere

Il loro lutto silenzioso dipinge un ritratto straziante di resilienza in mezzo alla disperazione.

I genitori di Ali hanno una profonda tristezza incisa sui loro volti. I loro sorrisi sono fugaci, riservati a brevi momenti condivisi con le loro energiche gemelle, che sono troppo piccole per comprendere l’entità della perdita.

Quella sera successiva alla morte del bambino, la famiglia avrebbe dormito sotto coperte extra, con due grandi teloni aggiuntivi per rinforzare il loro riparo. Hanno anche ricevuto una grande scatola di biscotti ad alto contenuto energetico per aiutarli a superare questi giorni difficili.

L’ufficiale sanitario dell’UNICEF, Amani, e l’ufficiale nutrizionista Idrees hanno visitato la famiglia, non solo per confortarli nel loro dolore, ma anche per valutare il rifugio e aiutarli ad affrontare le sfide future e prevenire ulteriori sofferenze per le loro due figlie.

Amani ha accolto amorevolmente le bambine, facendole ridere e dimenticare momentaneamente la dura realtà esterna: un campo freddo, piovoso e fangoso, lontano dal calore e dalla sicurezza di una vera casa.

Sei neonati morti per il freddo

In questi giorni, con il calo stagionale delle temperature, ci sono stati sei decessi dovuti direttamente o indirettamente all’ipotermia. L’UNICEF sta facendo tutto il possibile per riuscire a portare vestiti invernali, coperte e teloni per aiutare le famiglie a far fronte alle difficili condizioni in cui si trovano da più di un anno.

Rimangono terribili dilemmi, come la priorità nell’invio di cibo o materiali per combattere il freddo, i limiti al passaggio giornaliero dei camion nella Striscia di Gaza e il fenomeno dei saccheggi.

Tutti questi fattori sono alla base di vite non ancora iniziate e già perse, come quella di Ali.

Mentre la pioggia cade a dirotto e il fango si addensa, le gemelle giocano, ancora troppo piccole per comprendere l’assenza del fratello. Meritano molto di più: sicurezza, calore e l’opportunità di essere semplicemente bambini che possono giocare, mangiare correttamente e crescere con un tetto sopra la testa.

 

Questa storia arriva da Gaza, Radio Bullets è a conoscenza dell’autore.

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