Gaza: il coraggio di un bimbo senza nome
Scritto da Radio Bullets in data Novembre 2, 2024
GAZA NORD – In un angolo tranquillo del Sahaba Medical Center di Gaza, Hala giace nel suo letto d’ospedale, esausta ma vigile.
La sua mente è una tempesta di preoccupazioni e paure, incapace di trovare riposo mentre i suoi pensieri girano intorno al suo piccolo bambino, nato troppo presto, a sole 26 settimane di gravidanza.
Il figlio, che alla nascita pesava solo 1 chilogrammo, riposa, è fragile, ha bisogno di calore, ossigeno e un livello di cure specialistiche che Gaza può a malapena offrire in questi tempi devastanti.
Hala
Hala ha 35 anni ed è già madre di quattro figli sani, ognuno dei quali è nato senza complicazioni. Eppure questa gravidanza è stata oscurata da difficoltà implacabili.
Vivendo nella parte orientale di Gaza, lei e la sua famiglia hanno affrontato i suoni terrificanti delle esplosioni, il tintinnio dei muri e la costante incertezza della sopravvivenza.
A volte, senza preavviso, hanno dovuto abbandonare casa dove stavano e cercare rifugio altrove. Con il passare dei giorni, lo stress di Hala è diventato insopportabile, erodendo il suo spirito e la sua forza.
Aspettare un figlio a Gaza
In 26 settimane, ha perso 12 chili, sopravvivendo con cibo in scatola e resti di speranza. Ora, tutte le sue paure e i suoi sacrifici erano concentrati in questo piccolo bambino senza nome, che lotta per respirare.
Quando siamo andati a trovare Hala oggi, io e il mio collega Fairooz abbiamo visto la tensione incisa sul suo viso. Le mani tremavano mentre parlava, raccontandoci delle sue notti insonni, degli incubi che l’aspettavano ogni volta che chiudeva gli occhi.
Il bambino, aveva bisogno urgente di cure neonatali, di una macchina CPAP per facilitare la respirazione e di un tensioattivo per aiutare i suoi polmoni sottosviluppati ad assorbire l’ossigeno.
Ma a Gaza oggi, queste risorse scarseggiano.
La terapia intensiva neonatale dell’ospedale El Shifa, che un tempo aveva 50 posti letto, è stata distrutta. L’ospedale Nasr, che aveva 20 posti letto in terapia intensiva neonatale, è chiuso e la terapia intensiva neonatale di Kamal Adwan è in fase di evacuazione.
L’unica opzione nelle vicinanze era il Patient Friendly Hospital, che ospita solo 3 incubatori di cure intermedie, ognuno già occupato da altre piccole vite bisognose.
Il personale del Sahaba Medical Center, determinato a fare tutto il possibile, ha cercato di indirizzare il figlio di Hala al Patient Friendly Hospital, sperando che si potesse trovare un letto per lui.
Ma gli sforzi sono stati vani. Tutti e tre i letti erano occupati.
E mentre la sera si face sempre più intensa, il personale si prepara a tenere il ragazzo a Sahaba, sperando che le cure più basilari che possono offrirgli, lo aiutino ad arrivare al giorno successivo.
La lunga notte
Questa notte, questo bambino senza nome combatterà per la sopravvivenza senza le cure di cui ha così disperatamente bisogno.
Mentre il sistema sanitario di Gaza è sull’orlo del baratro, teso e malconcio, la storia di Hala, la storia di suo figlio, non è isolata. C’è un urgente bisogno di più letti per le Terapie Intensive Neonatali, di attrezzature mediche e delle basi di cui questi bambini hanno bisogno per vivere.
Il numero di nascite premature probabilmente aumenterà nei prossimi mesi, poiché lo stress e i traumi si propagano tra la popolazione, colpendo le future mamme come Hala.
Per ora, Hala aspetta, la sua speranza trema come il respiro di suo figlio. Il domani porterà nuove sfide, ma nel suo cuore si aggrappa alla più pallida preghiera che la storia di suo figlio continui e che un giorno avrà un nome.
Questa storia arriva da Gaza, Radio Bullets è a conoscenza dell’autore.
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