22 settembre 2021 – Notiziario

Scritto da in data Settembre 22, 2021

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  • Afghanistan: gli studenti maschi protestano in solidarietà con le ragazze che non possono andare a scuola.
  • Talebani al mondo: prima il riconoscimento, poi parliamo di diritti umani.
  • Venticinque anni all’eroe di Hotel Rwanda.
  • Un altro capo di accusa per la leader del Myanmar.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. 

Afghanistan

«Non andiamo a scuola senza le nostre sorelle». Con questo slogan, scritto su alcuni cartoncini, bambini e ragazzi afghani hanno manifestato la loro solidarietà, tramite video e foto diffuse sui social media, alle compagne finora escluse dai talebani dal ritorno in classe.

Le ragazze in Afghanistan torneranno a scuola «il più presto possibile»: lo ha detto il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid. «Stiamo definendo le cose», ha detto il portavoce che ha inoltre assicurato che i talebani hanno abbastanza soldi per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici, ma «hanno bisogno di tempo». A un mese dalla presa del potere dei talebani in Afghanistan, molti funzionari lamentano di non aver ricevuto lo stipendio da almeno due mesi.

«Finché non verremo riconosciuti e i paesi stranieri continueranno a criticarci sui diritti umani, lo considereremo un approccio unilaterale. Sarebbe opportuno che ci trattassero responsabilmente e riconoscessero il nostro governo attuale come amministrazione legittima dell’Afghanistan. Solo dopo potranno condividere ufficialmente le loro preoccupazioni con noi, e noi le affronteremo». Lo ha detto a Tolo News Zabihullah Mujahid, portavoce dell’autoproclamato Emirato islamico d’Afghanistan e viceministro dell’Informazione e della Cultura del governo talebano.

L’Emirato islamico dell’Afghanistan ha ufficialmente cambiato il nome di un’università statale: da “Università di Burhanuddin Rabbani”, ex presidente afghano e fondatore del secondo più grande partito politico dell’Afghanistan, a “Kabul Education University”. Una direttiva ufficiale emessa dal ministero dell’istruzione superiore recita «le università sono il patrimonio intellettuale dell’Afghanistan e non dovrebbero essere intitolate a leader politici o etnici». La direttiva afferma che la discriminazione linguistica, regionale ed etnica ha prevalso in Afghanistan negli ultimi due decenni, e che i luoghi nazionali sono stati nominati in base a questi. L’università aveva preso il nome da Burhanuddin Rabbani, dopo la sua uccisione in un attacco suicida nella sua casa nel 2009.

Oggi Amnesty International ha dettagliato le violazioni dei diritti umani perpetrate dai talebani, circa un mese dopo che il gruppo militante ha assunto il controllo del governo afghano.
Dinushika Dissanayake, vicedirettore di Amnesty International per l’Asia meridionale, ha dichiarato in una nota: «In poco più di cinque settimane, da quando hanno assunto il controllo dell’Afghanistan, i talebani hanno chiaramente dimostrato di non essere seri riguardo alla protezione o al rispetto dei diritti umani. Abbiamo già visto un’ondata di violazioni, da attacchi di rappresaglia e restrizioni sulle donne, a repressioni contro le proteste, i media e la società civile».
L’organizzazione internazionale per i diritti umani ha affermato che i talebani hanno già rinunciato alle loro promesse di amnistia per i funzionari governativi e alla protezione per i giornalisti. Sulla base delle ricerche di Amnesty International sulla situazione in Afghanistan, i talebani hanno iniziato a prendere di mira gli agenti di polizia afghani, inclusa l’uccisione di una  poliziotta incinta. I talebani avrebbero anche rapito il popolare comico afghano Nazar Mohammad.
«Anche se ora è quasi impossibile svolgere qualsiasi lavoro sui diritti umani, secondo quanto riferito gli attacchi ai difensori dei diritti umani sono in aumento senza alcun segno di cedimento», ha affermato Amnesty International. «Dal 15 agosto i talebani e i gruppi armati si sono impegnati in perquisizioni porta a porta su larga scala, costringendo i difensori dei diritti umani a nascondersi e a spostarsi clandestinamente da un luogo all’altro».

Pakistan

Il primo ministro pakistano Imran Khan ha affermato che impedire alle donne di accedere all’istruzione in Afghanistan non sarebbe in linea con i dettati dell’Islam. In un’intervista con la BBC, Khan ha spiegato quali siano le condizioni che devono essere soddisfatte affinché il Pakistan riconosca formalmente il nuovo governo talebano. Tra queste, una leadership «inclusiva e rispettosa dei diritti umani». Khan ha anche affermato che l’Afghanistan non dovrebbe ospitare terroristi che potrebbero minacciare la sicurezza del Pakistan

Iran

I negoziati a Vienna tra l’Iran e le potenze internazionali sul ritorno degli Usa all’accordo nucleare del 2015 (Jcpoa) e la revoca delle sanzioni americane, sospesi prima dell’elezione a giugno alla presidenza della Repubblica islamica dell’ultraconservatore Ebrahim Raisi, riprenderanno «nelle prossime settimane». Lo ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Saeed Khatibzadeh.

Israele e Palestina

Israele ha tentato di uccidere gli ultimi due evasi dalla prigione palestinese di  Gilboa mentre erano in fuga, Ayham Kamamji e Munadil Infaat, torturandoli durante il loro arresto: lo ha affermato un avvocato dell’agenzia per i prigionieri dell’Autorità palestinese in seguito a una visita. Con il loro arresto, tutti e sei i detenuti sono ora nuovamente in carcere, dopo due settimane di imbarazzo per  le  forze di sicurezza israeliane.

Libano

Il parlamento libanese ha concesso la fiducia a un nuovo governo guidato dal primo ministro Najib Mikati, che avrà il difficile compito di tirare fuori il Paese da una profonda crisi economica dopo 13 mesi di stallo politico. Dopo una maratona di otto ore per esaminare il piano d’azione del governo, 85 deputati hanno votato la fiducia al nuovo esecutivo, 15 si sono espressi contro: lo ha reso noto il presidente del parlamento Nabih Berri.

Libia

Dettando una linea che lascia prevedere uno stallo istituzionale senza le dimissioni del premier, il portavoce dell’Alto Consiglio di Stato libico (Hsc) Mohammed Nasser su Twitter ha respinto come “nulla” la sfiducia votata dal Parlamento di Tobruk per ottenere le dimissioni del Governo di Abdel Hamid Dbeibah. «Il Consiglio Supremo dello Stato ha respinto i provvedimenti di revoca della fiducia al Governo di unità nazionale, e li considera “nulli” perché violano la Dichiarazione costituzionale e l’accordo politico», ha scritto il portavoce.

Sudan

È fallito questa mattina in Sudan un tentativo di colpo di Stato che il governo ha attribuito ai sostenitori dell’ex presidente Omar al-Bashir. «Abbiamo messo sotto controllo un tentativo di colpo di Stato da parte di ufficiali militari all’alba di martedì», ha detto il ministro dell’Informazione, Hamza Baloul. Le autorità «hanno arrestato i leader del fallito complotto, che ha coinvolto ufficiali militari e civili appartenenti al passato regime», ha aggiunto. Militari e civili legati all’ex regime dell’autocrate Omar al-Bashir, rovesciato nel 2019, avrebbero cercato di occupare gli edifici che ospitano i media statali senza riuscirci, secondo il governo in carica.

Rwanda

Paul Rusesabagina − ex direttore d’albergo ritratto come un eroe in un film di Hollywood sul genocidio della nazione del 1994 − è stato riconosciuto colpevole di far parte di un gruppo responsabile di attacchi “terroristici” e condannato a 25 anni di carcere da un tribunale ruandese. Rusesabagina ha boicottato il verdetto di oggi dopo aver dichiarato di non aspettarsi giustizia in un processo che ha definito “falso”.
Il caso ha avuto un alto profilo da quando Rusesabagina, 67 anni, è stato arrestato nell’agosto 2020 dopo quello che ha descritto come un rapimento da Dubai da parte delle autorità ruandesi. È stato accusato di sostenere un braccio armato della sua piattaforma politica di opposizione, il Movimento ruandese per il cambiamento democratico. Il gruppo aveva rivendicato alcune responsabilità per gli attentati del 2018 e del 2019 nel sud del Paese in cui sono morti nove ruandesi. I pubblici ministeri ruandesi avevano chiesto l’ergastolo per l’ex albergatore, accreditato di aver salvato oltre 1.200 vite durante il genocidio del 1994. Ma Mukamurenzi ha detto che il termine «dovrebbe essere ridotto a 25 anni» poiché si tratta della sua prima condanna.

Spagna

Finora sono state evacuate 6.000 persone e colpite 183 case. Fiumi di lava che emergono dal vulcano Cumbre Vieja hanno distrutto centinaia di case a La Palma, un’isola dell’arcipelago delle Isole Canarie in Spagna. Dopo l’eruzione iniziata domenica scorsa, il livello di emergenza è fortemente aumentato nei comuni dove il rischio è eccezionalmente alto: si tratta di Tazacorte, El Paso, Fuencaliente, Mazo e Los Llanos de Aridane, dove vivono un totale di 35.000 persone.

Regno Unito

La polizia britannica ha formalizzato accuse anche contro un terzo cittadino russo, oltre ai due presunti autori materiali indicati a suo tempo, nelle indagini sul tentativo di avvelenamento attribuito a un agente nervino di tipo Novichok compiuto nel 2018 contro l’ex spia doppiogiochista russa Serghiei Skripal e sua figlia Yulia a Salisbury, in Inghilterra. Il terzo uomo è sospettato di essere stato una sorta di coordinatore dell’operazione, identificato come un ufficiale dell’intelligence militare di Mosca (Gru) e già citato in inchieste giornalistiche nel passato.

Canada

Il prossimo governo del Canada sarà formato dal partito liberale di Justin Trudeau, che ottiene così un terzo mandato da primo ministro dopo una campagna elettorale molto difficile. Lo hanno annunciato i media canadesi. I risultati del voto, ancora preliminari, non consentono però di stabilire se il premier sarà a capo di un governo di maggioranza o di minoranza. Secondo le ultime proiezioni, i risultati preliminari confermano che il partito liberale otterrebbe circa 155 seggi: al di sotto della soglia di 170 che consente di ottenere la maggioranza. Ma era proprio per uscire da questa situazione che Trudeau aveva indetto a metà agosto le elezioni anticipate, per cercare di riconquistare la maggioranza persa due anni prima.

Stati Uniti

«Stiamo affrontando la più grande serie di crisi della nostra vita», ha detto, citando la pandemia di Covid-19, il riscaldamento climatico, gli sconvolgimenti bellici, dall’Afghanistan all’Etiopia allo Yemen, l’ondata di sfiducia e disinformazione, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres aprendo il dibattito della 76° Assemblea Generale al Palazzo di Vetro.
«Il Covid e la crisi del clima hanno messo in luce profonde fragilità come società e come pianeta. Le persone che serviamo e rappresentiamo possono perdere fiducia non solo nei loro governi e nelle istituzioni, ma nei valori che animano il lavoro dell’Onu da oltre 75 anni», ha proseguito Guterres

Il presidente americano Joe Biden ha ribadito nel suo primo intervento all’Assemblea generale dell’Onu il saldo sostegno degli Usa a Israele, ma ha aggiunto che continua a credere nella soluzione dei due stati, a suo avviso “la via migliore” per risolvere il conflitto israelo-palestinese.

Gli Usa non cercano una nuova guerra fredda e sono pronti a lavorare con qualsiasi nazione che persegua decisioni pacifiche, ha anche detto Joe Biden in riferimento alla Cina. «Continueremo a difenderci dal terrorismo e a usare la forza se necessario, ma come ultima risorsa, e lo dobbiamo fare con il consenso degli americani e in concertazione con i nostri alleati e i nostri partner», ha aggiunto ancora.

A poche ore dal debutto di Joe Biden all’Assemblea generale dell’Onu, i media Usa hanno diffuso immagini che mostrano agenti della polizia di frontiera americana a cavallo mentre usano la frusta contro i migranti che chiedono asilo al confine col Messico, dove è scoppiata una nuova crisi umanitaria per l’arrivo di oltre 10.000 persone. «Orribile da vedere», ha commentato la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki. «Ho visto alcune delle immagini, non ho il contesto completo ma non riesco a immaginare quale contesto lo renderebbe appropriato», ha dichiarato. «La gente − ha proseguito − è comprensibilmente offesa dalla possibilità che le forze dell’ordine usino fruste o oggetti simili contro i migranti radunatisi vicino a Del Rio (Texas), molti dei quali da Haiti».
Un caso imbarazzante di diritti umani per l’amministrazione Biden e per il suo ministro Alejandro Mayorkas, primo responsabile degli Interni ispanico degli Stati Uniti, anche lui figlio di rifugiati (cubani). Quanto alla decisione di Joe Biden di rimpatriare tutti i migranti alla frontiera, Psaki ha detto che «non è questo il momento di venire».

Colombia

Almeno 70.376 migranti, 13.655 dei quali bambini, hanno attraversato tra gennaio e agosto il cosiddetto “Tapón del Darién”, la zona di foresta che separa la Colombia da Panama, una cifra simile al numero totale di persone passate in quella zona negli ultimi cinque anni. Il dato è stato reso noto dalla Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ifrc), che ha messo in guardia sulla necessità di proteggere e assistere queste persone che, spinte dalla necessità, decidono di attraversare «una delle rotte migratorie più pericolose del mondo».

Salvador

Il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, si è autoproclamato su Twitter “dittatore” del paese centroamericano, in un’apparente battuta che ha fatto ben poco per dissipare le preoccupazioni sulla sua crescente concentrazione di potere. Il 40enne Bukele, utente esperto e spesso provocatorio dei social media, domenica scorsa ha cambiato il suo profilo Twitter con “Dictator of El Salvador”, in quello che sembra essere un tentativo di deridere i critici che lo accusano di avere un comportamento autocratico.

Brasile

Il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, parlando all’Assemblea Generale dell’Onu ha difeso le politiche del suo paese sull’ambiente, affermando che «nessun altro ha una legislazione così onnicomprensiva». «Abbiamo anticipato dal 2060 al 2050 l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica» e «le risorse umane e finanziarie sono state raddoppiate al fine di eliminare la deforestazione illegale, e questa azione comincia già a dare i suoi frutti perché in Amazzonia la deforestazione è stata ridotta del 32% ad agosto rispetto allo stesso periodo dell’anno prima».

Myanmar

La giunta birmana ha messo sotto processo per istigazione la leader Aung San Suu Kyi: lo ha reso noto oggi il suo avvocato. Si tratta di una ennesima accusa, che si aggiunge a una lista per la quale potrebbe essere condannata al carcere per decenni. Si è dichiarata non colpevole delle accuse di incitamento, ha detto il suo avvocato Khin Maung Zaw, aggiungendo che «sembra in buona salute», una settimana dopo aver saltato un’udienza perché non si sentiva bene.
La Corte ha oggi ascoltato la testimonianza dell’accusa, secondo cui Suu Kyi ha violato le restrizioni del coronavirus durante le elezioni vinte dal suo partito in modo schiacciante l’anno scorso. Il mese prossimo dovrà affrontare un nuovo processo con l’accusa di corruzione ed è stata anche accusata di aver violato una legge dell’era coloniale sulla segretezza.

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