23 settembre 2021 – Notiziario

Scritto da in data Settembre 23, 2021

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  • Afghanistan: Unicef, insegnanti e ragazze devono tornare a scuola.
  • Yemen: 600 milioni di dollari per evitare tagli agli aiuti.
  • Siria: 62 bambini morti quest’anno nei campi di Roj e al-Hol.
  • Ucraina: il primo consigliere scampa a un attentato.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. 

Afghanistan

«Negli ultimi anni abbiamo assistito a progressi incoraggianti sull’accesso delle ragazze all’istruzione in Afghanistan. Il numero di scuole nel paese è triplicato dal 2002. Negli ultimi 10 anni l’alfabetizzazione giovanile è aumentata dal 47% al 65%. È di importanza cruciale che le ragazze e i ragazzi in Afghanistan abbiano uguali possibilità di imparare e sviluppare le competenze di cui hanno bisogno per prosperare. Siamo profondamente preoccupati che a molte ragazze potrebbe non essere permesso di tornare a scuola», scrive l’Unicef. «Le ragazze non possono, e non devono, essere lasciate indietro. È fondamentale che tutte le ragazze, incluse quelle più grandi, siano in grado di riprendere la loro istruzione senza ulteriori ritardi. Affinché questo accada, abbiamo bisogno che le insegnanti possano tornare a scuola», recita il testo. «Era chiaro anche prima dei recenti avvenimenti che dobbiamo fare di più per i bambini dell’Afghanistan. 4,2 milioni di bambini non sono iscritti a scuola, di questi 2,6 milioni sono bambine. Per i bambini che sono iscritti le scuole sono state completamente o parzialmente chiuse negli ultimi dieci mesi a causa del Covid-19. Sappiamo che quando le scuole chiudono i bambini più vulnerabili che erano iscritti potrebbero non tornare più in classe», prosegue il comunicato. Per l’Unicef «è chiaro che l’accesso a un’istruzione di qualità non è solo un diritto di ogni singola ragazza e ragazzo, è anche un investimento. Aumenta le opportunità per ogni bambino, per le loro famiglie e per le loro comunità. I bambini e i giovani in Afghanistan non possono permettersi alcuna battuta d’arresto. O nessun altro ritardo».

Gli inviati speciali di Cina, Russia e Pakistan sull’Afghanistan hanno visitato Kabul per due giorni »incontrando funzionari governativi e afghani». Lo ha riferito nel briefing quotidiano il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Zhao Lijian, aggiungendo che «hanno avuto discussioni approfondite e costruttive sugli sviluppi in Afghanistan, in particolare su inclusività, diritti umani, questioni economiche e umanitarie, relazioni amichevoli tra l’Afghanistan e i paesi stranieri, in particolare i paesi vicini».

I talebani sono passati all’offensiva, questa volta diplomatica. Hanno chiesto di parlare all’Assemblea generale dell’Onu in corso a New York. In una lettera al segretario generale Antonio Guterres hanno anche nominato il loro portavoce di stanza in Qatar, Suhail Shaheen, quale nuovo rappresentante dell’Afghanistan presso le Nazioni Unite, aprendo un contenzioso con l’ambasciatore Ghulam Isaczai, nominato dal deposto governo. Uno “show” dei talebani all’assemblea generale dell’Onu non servirebbe a niente: lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, commentando la richiesta degli studenti coranici di parlare al Palazzo di Vetro.

Yemen

I paesi donatori hanno promesso altri 600 milioni di dollari per affrontare la crisi umanitaria dello Yemen, poiché le Nazioni Unite e altre agenzie umanitarie hanno avvertito che i programmi di aiuto vitali sarebbero stati tagliati quest’anno senza ulteriori finanziamenti. Il piano di risposta agli aiuti di quest’anno da 3,85 miliardi di dollari, a quella che l’ONU descrive come la più grande crisi umanitaria del mondo, era stato finanziato solo a metà prima dell’incontro di alto livello alle Nazioni Unite di mercoledì, ospitato congiuntamente da Svezia, Svizzera e Unione Europea. L’anno scorso si è aperta una lacuna significativa nei finanziamenti per la risposta agli aiuti nello Yemen, diviso da sette anni di guerra, costringendo alcuni programmi di aiuti a chiudere e le Nazioni Unite a mettere in guardia dal crescente rischio di carestia.

Siria

Due bambini muoiono ogni settimana ad al-Hol, uno dei campi siriani sovraffollati dove sono bloccate le famiglie con sospetti legami con l’ISIS: lo ha detto oggi Save the Children. L’organizzazione  ha affermato che molti paesi, compresi gli stati della UE, stanno abbandonando migliaia di bambini nel loro limbo nel deserto, vulnerabili alla violenza, agli incendi, alla malnutrizione e alle malattie. Save the Children ha affermato che un totale di 40.000 bambini provenienti da 60 paesi diversi vivono in condizioni disastrose nei campi di Roj e al-Hol nel nord-est della Siria.

Libia

Il generale Khalifa Haftar ha sospeso le proprie funzioni di militare per poter partecipare alle elezioni del 24 dicembre in Libia. Il requisito della sospensione delle funzioni di militare da parte di ogni candidato, tre mesi prima del voto, è previsto dall’articolo 12 di una legge varata in maniera controversa dal Parlamento di Tobruk due settimane fa e contestata da più parti perché chiaramente fatta “su misura” per il generale.

Algeria

Il Consiglio supremo di sicurezza algerino ha deciso mercoledì di chiudere lo spazio aereo del Paese a tutti gli aerei civili e militari marocchini, ha detto la presidenza algerina, meno di un mese dopo aver interrotto le relazioni diplomatiche con Rabat. La decisione è arrivata «in considerazione delle continue provocazioni e delle pratiche ostili da parte marocchina», ha affermato il Consiglio. La chiusura include qualsiasi aereo con un numero di registrazione marocchino, ha specificato la presidenza dopo una riunione del Consiglio. Nessuna risposta ufficiale immediata dal Marocco. Una fonte di Royal Air Maroc ha affermato che la chiusura riguarderà solo 15 voli settimanali che collegano il Marocco con Tunisia, Turchia ed Egitto.

Marocco

Con una settimana di ritardo, il nuovo primo ministro incaricato del Marocco, Aziz Akhannouch, ha annunciato la nuova maggioranza. Non c’è ancora la squadra dei ministri, e per questo proseguono le consultazioni, ma il prossimo governo del Marocco sarà formato dal Raggruppamento nazionale degli indipendenti (Rni, che conta su 102 seggi), il partito di maggioranza, dal Partito della autenticità e modernità (Pam, 86 seggi) e dai liberali dell’Istiqal (81 seggi). Solo i socialisti dell’Usfp, pure tra i partiti che hanno ottenuto un buon numero di consensi, hanno scelto di restare all’opposizione.

Svizzera

Domenica prossima gli svizzeri decideranno se le coppie omosessuali avranno il diritto di sposarsi e di creare una famiglia. Stando agli ultimi sondaggi, circa il 63% degli elettori voterà “sì” al matrimonio civile. Il testo in votazione, una modifica del codice civile, introduce anche l’accesso alla procreazione medicalmente assistita tramite la donazione di seme per le coppie composte da donne, il punto più controverso e al centro della campagna degli oppositori.

Germania

Il governo tedesco esprime “costernazione” per l’uccisione del ventenne che, a una stazione di servizio a Idar Oberstein, aveva detto a un 49enne di mettere la mascherina: per tutta risposta, l’uomo è tornato a casa ha preso una pistola e poi l’ha ucciso. Lo ha detto la portavoce Ulrike Demmer, in conferenza stampa a Berlino. «Un fatto abominevole e sconvolgente», ha aggiunto il portavoce del ministro dell’Interno Horst Seehofer. «Si tratta di un caso isolato», ha aggiunto, spiegando che la scena dei cosiddetti “Querdenker”, i negazionisti del Covid in Germania, «si è rimpicciolita, ma il nucleo duro si è radicalizzato ulteriormente e non va sottovalutato». La Demmer ha puntato il dito contro la «campagna di disinformazione» portata avanti sulla pandemia e «la diffusone di tesi complottiste». «Le forze di sicurezza sono molto vigili e osservano il fenomeno della radicalizzazione», ha concluso Demmer.

Ucraina

Il primo consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Serguiï Shefir, è scampato ieri a un tentato assassinio: lo hanno riferito le autorità e la polizia, precisando che sconosciuti hanno aperto il fuoco contro l’auto su cui viaggiava, vicino Kiev. Il presidente ucraino Volomymyr Zelensky, in un video diffuso sui suoi account social, ha promesso «una risposta forte», annunciando un suo rientro nella capitale subito dopo il suo intervento all’Assemblea dell’Onu. Lo stesso Shefir ha detto di non essere a conoscenza del motivo dell’attentato ma di ritenere che l’attacco fosse mirato a spaventare «le alte sfere del potere» del Paese. «La polizia sta indagando in tutte le direzioni», ha detto il ministro ucraino dell’Interno Monastyrsky in risposta agli interrogativi sollevati dai media circa un possibile coinvolgimento dei servizi segreti russi.
Il Cremlino ha replicato tramite il segretario della stampa presidenziale russa Dmitry Peskov: «I tentativi di cercare una pista russa nell’attentato al primo consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Serhiy Shefir, non hanno nulla in comune con la realtà».

Stati Uniti

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite adotta una risoluzione contro il razzismo, Stati Uniti e Israele boicottano la riunione.

Nuova stretta sull’aborto da parte del Texas. Il governatore Greg Abbott ha firmato una legge che vieta la prescrizione della pillola abortiva oltre sette settimane di gravidanza. Finora il limite era di dieci settimane. Il nuovo provvedimento entrerà in vigore il 2 dicembre e arriva dopo la legge che vieta l’aborto dopo sei settimane di gravidanza

Nel 2020 gli Stati Uniti hanno avuto il più alto incremento di omicidi da quando si è cominciato a registrarne il numero a livello nazionale, nel 1960: +29%. I dati saranno diffusi lunedì ma sono già disponibili sul sito dell’Fbi, scrive The New York Times. Il precedente record era del 12,7% nel 1968, anno cruciale delle lotte per i diritti civili. Il tasso nazionale di delitti − numero di omicidi ogni 100.000 abitanti − resta ancora un terzo sotto quello dei primi anni Novanta.

Nicaragua

Un sisma di magnitudo 6.5 è stato registrato al largo delle coste occidentali del Nicaragua. Lo rende noto lo United States Geological Survey, precisando che non ci sarebbero stati rischi di tsunami.

Colombia

Cinque soldati colombiani sono morti e altri cinque sono rimasti feriti in una imboscata compiuta da uomini armati a Puerto Libertador, nel dipartimento settentrionale di Córdoba: lo riferisce la radio Rcn di Bogotà. Il reparto, che era impegnato in un’operazione di sicurezza di routine, è stato attaccato all’improvviso da sconosciuti con esplosivo e colpi d’arma da fuoco, in una località denominata Juan José.

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