24 giugno 2019 – Notiziario in Genere

Scritto da in data Giugno 24, 2019

Il Pakistan aprirà più di 1.000 nuovi tribunali per combattere la violenza contro le donne. La Corte Suprema del Brasile ha votato per criminalizzare le discriminazioni e gli atti di odio nei confronti delle persone gay e transgender. La coercizione riproduttiva colpisce una donna vittima di violenza domestica su tre. E infine la storia di Teresa, protettrice della terra in Guatemala. Questo e molto altro nel webnotiziario del Lunedì di Radio Bullets, a cura di Lena Maggiaro con la voce al microfono di Barbara Schiavulli

Canzoni: Fiorella Mannoia, Nessuna conseguenza / Michael Jackson, Earth Song / Follia, Khatia / Paul Anka, Having my baby

Brasile

La Corte Suprema del Brasile ha votato per criminalizzare le discriminazioni e gli atti di odio nei confronti delle persone omosessuali e transgender, stabilendo che il Congresso del paese aveva fallito nel suo dovere costituzionale di approvare una legislazione simile.

La costituzione del Brasile consente alla corte suprema di imporre rimedi in caso di mancanza di azione da parte dei legislatori. La corte di 11 componenti ha votato 8-3: la violenza e altri crimini contro le persone gay e transgender motivati ​​dal loro orientamento dovrebbero essere giudicati in base a una legge antirazzista. Almeno, ricorda il Wall Street Journal, fino a quando il Congresso non approverà una legge che includa la comunità LGBT.
La corte non può negare la protezione “a coloro che a volte vedono negarsi il diritto alla vita, e più spesso quello alla libertà e alla dignità, a causa di una legislazione carente” a 30 anni dall’adozione della presente Costituzione, ha detto la giustice Carmen Lucia annunciando il suo voto favorevole alla mossa.

David Miranda, del Congresso brasiliano per il Partito socialista e liberale di sinistra, ha sottolineato in un’intervista che il Congresso ha introdotto nel corso degli anni proposte di legge che avrebbero criminalizzato i crimini di odio contro gli omosessuali: nessuno peró è stato approvato.
La Corte Suprema ha deciso all’unanimità nel 2011 che ogni stato del paese doveva riconoscere le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Il Congresso deve ancora approvare una legislazione per queste unioni, ha aggiunto Miranda.

“Ci vuole troppo tempo per approvare una legislazione sui crimini contro la comunità lesbica, gay, bisessuale, transgender e intersex “, ha affermato Miranda, marito del giornalista americano Glenn Greenwald. “La violenza verso [quei gruppi] deve essere considerata un crimine di odio”.

Da quando Jair Bolsonaro ha vinto le elezioni di ottobre, alcuni gruppi gay hanno denunciato crescenti ostilità e minacce di violenza, anche nella più grande città del Brasile, San Paulo, attribuendole all’atteggiamento e ai commenti antigay di Bolsonaro.

Pakistan

Il Pakistan aprirà più di 1.000 nuovi tribunali per combattere la violenza contro le donne. Lo riporta la Cnn.  Il capo della Giustizia Asif Saeed Khosa ha elaborato piani dettagliati per i tribunali speciali di ogni distretto in Pakistan per trattare specificamente i casi di violenza contro le donne nel paese. Il giudice ha detto che queste nuove corti avranno “un’atmosfera diversa” per permettere alle vittime di parlare “senza paura” – ha riferito l’agenzia di stampa Reuters.

“Ogni distretto avrà anche un tribunale speciale”, ha spiegato Asif Saeed Khosa in televisione.

Numerosi casi di alto profilo negli ultimi anni hanno attirato l’attenzione sulla violenza contro donne e ragazze nella nazione dell’Asia meridionale, spingendo attivisti e politici a mobilitarsi per affrontare la questione.
Human Rights Watch dice, nel World Report 2019, che “la violenza contro le donne e le ragazze – tra cui lo stupro, i cosiddetti delitti d’onore, attacchi di acido, violenza domestica e matrimoni forzati – rimane un problema serio” in Pakistan.

La Commissione per i diritti umani del Pakistan, un’organizzazione indipendente, parla di almeno 845 episodi di violenza sessuale contro le donne nel 2018, sebbene i gruppi di monitoraggio abbiano avvertito che molti casi non sono stati segnalati. Con un avvertimento, a maggio, sul ruolo della polizia nei casi di violenza sessuale: i reati verrebbero compiuti anche dalle forze dell’ordine, che molestano e intimidiscono chi segnala questi casi o ne è vittima.
La disuguaglianza di genere ha permeato non solo la società pakistana, ma anche la polizia e la magistratura, ha dichiarato la HRW: un fattore importante che spiega la riluttanza di molte vittime a farsi avanti.

I nuovi tribunali opereranno nell’ambito di quelli già esistenti, ma i casi di violenza domestica saranno ascoltati separatamente in modo che le vittime possano testimoniare in confidenza, ha riferito la Reuters.
“Al momento, è molto faticoso per le donne accedere alla giustizia perché non abbiamo un sistema giudiziario adeguato per loro”, ha detto Shani Bukhari, direttore esecutivo dell’Associazione per i diritti delle donne in Pakistan alla CNN via email.

 

Guatemala

TERESA MUÑOZ stava guidando la sua moto lungo il suo percorso di consegna regolare su una tortuosa strada del Guatemala, portando il formaggio fatto in casa che vendeva per vivere, quando vide nel suo specchietto retrovisore una delle berline bianche guidate dai dipendenti della miniera d’argento di Escobal. A raccontare la sua storia è The Intercept. Le auto della compagnia mineraria l’avevano seguita prima, ma questa volta il veicolo ha sterzato. L’autista sperona la sua moto, la lancia in strada e poi riperte. Muñoz rimane ferita e sanguinante, certa che avessero intenzione di ucciderla.

Per anni, era stata leader nella lotta contro la miniera d’argento, il progetto di Tahoe Resources, una compagnia canadese con sede in Stati Uniti. Situata nella città sud-orientale del Guatemala di San Rafael las Flores, Escobal stava diventando una delle più grandi miniere d’argento del mondo. Muñoz e la sua famiglia hanno aiutato a organizzare le consultazioni della comunità locale in merito alla miniera, a partecipare ai raduni per fermare la produzione e hanno informato le persone sui potenziali danni della miniera.

Le piogge nelle montagne che contengono la miniera di Escobal alimentano il fiume Los Esclavos e una moltitudine di sorgenti naturali, le cui acque alimentano la produzione di caffè e cipolle nella regione, coltivate per l’esportazione. Per il sostentamento, le famiglie coltivano fagioli, mais e zucca nelle colline boscose. Più della metà della popolazione circostante, si legge ancora su The Intercept, vive al di sotto della soglia di povertà, rendendola particolarmente vulnerabile ai cambiamenti nell’idrologia locale. Miniere come Escobal usano enormi quantità di acqua e dirottano i flussi in modi che possono rendere difficoltoso l’accesso delle comunità. Tali progetti sono anche noti perchè lasciano metalli pesanti nelle fonti di acqua potabile.

Le montagne fanno parte del territorio del popolo Xinca, un gruppo indigeno la cui lingua e cultura sono state quasi spazzate via dai colonizzatori spagnoli e dalla Chiesa cattolica. Per anni, Tahoe Resources ha sostenuto che non c’erano più persone Xinca nelle comunità che circondavano la miniera e che avrebbero richiesto una consulenza. Si sbagliavano. In realtà, la negazione dell’esistenza degli Xincas ha portato invece a reclamare quell’identità. “Soy Xinca” – “Sono Xinca” – è diventato il grido di battaglia con cui Muñoz e altri combattono.

In risposta al movimento anti-minerario di San Rafael, Tahoe assunse imprese gestite da ex americani e veterani delle forze speciali israeliane per proteggere il progetto e spronò il governo guatemalteco a reprimere la resistenza. Nel corso del conflitto di 12 anni, gli avversari della miniera sono stati uccisi, incarcerati e persino uccisi.

Per Muñoz, la lotta ha significato esilio. “Sono sicura, come lo è la mia famiglia, che se avessi continuato a vivere lì, non sarei più viva”, ha detto a The Intercept. Nel 2016, ha abbandonato la terra per cui aveva rischiato tutto e cercato asilo negli Stati Uniti, un processo che si è bloccato da quando è iniziata la repressione di Donald Trump sui richiedenti asilo.

 

Australia – Coercizione Riproduttiva

Le donne che subiscono violenza domestica hanno maggiori probabilità di sperimentare una coercizione riproduttiva. A riverarlo, uno studio su 3mila donne riportato dalla Abc.

Dopo essere sfuggita a una relazione violenta, Sally Shephard – il nome è di fantasia – pensava che il suo nuovo partner fosse l’uomo con cui avrebbe potuto costruire un futuro stabile e felice.

Distratta dalla persistente minaccia del suo ex-partner e nel bel mezzo di una battaglia con il Tribunale di famiglia, Sally ammette di essersi tuffata in una nuova relazione a capofitto.

“Avevo a che fare con così tante altre cose e stavo seduta lì dicendo ‘è l’unico che mi sta supportando e stiamo parlando di un futuro e vogliamo avere figli e fare tutte queste cose’. Questo era quello che pensavo”, ha detto.

“Probabilmente mi sono nutrita di quello stereotipo patriarcale in cui il cavaliere con l’armatura splendente arriva e sistema tutto”.

Manipolazione, abuso, inganno. Quando scopre di essere incinta, qualcosa va storto: il compagno con cui aveva sognato di fondare una nuova famiglia non reagisce nel modo immaginato e le dàun ultimatum.

“Mi sentivo come se non ci fosse nulla da dire: non c’era alcuna possibilità che potessi tenere il bambino”, ha detto.

Senza fondi adeguati, Shephard ha mentito ad amici e familiari per soddisfare le richieste del suo partner e abortire.

‘Chiamalo per quello che è’:
Liz Price afferma che la coercizione riproduttiva potrebbe essere definita come qualsiasi interferenza con l’autonomia riproduttiva di una persona che ha cercato di controllare se e quando è incinta e se la gravidanza è stata mantenuta o terminata.

E può includere il sabotaggio del controllo delle nascite (laddove la contraccezione viene deliberatamente gettata o manomessa), le minacce e l’uso di violenza fisica se una donna insiste sulla contraccezione, sul ricatto emotivo – costringendo una donna a fare sesso o rimanere incinta, o ad abortire come un segno d’amore.

Price e molti altri ricercatori dell’Università del Queensland (UQ) hanno recentemente pubblicato un documento che esamina oltre 3.000 donne che hanno telefonato per accedere a un servizio di consulenza telefonica su una gravidanza non pianificata.

Da vedere in programmazione al Cinema Farnese: “Dicktatorship” di Gustav Hofer e Luca Ragazzi

Ascolta anche:

  • Se vi interessano le ultime notizie dal Venezuela o gli editoriali di Barbara Schiavulli, non vi resta che andare su Parole Scompigliate
  • Gli approfondimenti di Sport ma anche sulle serie televisive con Giuliano Terenzi.
  • La rubrica Technomondo, con le più curiose e interessanti novità di scienza e tecnologie, raccontate con passione da Raffaella Quadri.

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta dai posti, potete sostenerci andando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]