23 aprile 2024 – Notiziario in genere
Scritto da Angela Gennaro in data Aprile 23, 2024
Onu, la politica mette a rischio diritti sessuali e riproduttivi delle donne in tutto il mondo. Iran, Narges Mohammadi dal carcere: “Alle donne dico: ribellatevi”. Messico, liberate 27 donne vittime di tratta.
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Donne e salute nel mondo
“La salute e i diritti sessuali e riproduttivi stanno diventando politici e le opinioni sono fortemente polarizzate. Con metà del mondo pronto ad andare alle urne quest’anno, un gran numero di politici sta usando le preoccupazioni per i tassi di fertilità bassi come armi per abrogare gli accordi sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi”. A dirlo è il nuovo rapporto sulla salute sessuale e riproduttiva delle donne del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione.
Perché ci sono Paesi, si spiega, che stanno modificando i loro sistemi giuridici e li stanno di fatto rendendo meno egualitari. Come? Per esempio depenalizzando le mutilazioni genitali femminili o limitando i diritti delle persone Lgbtqia+.
Il report
Le disuguaglianze però ci sono ancora, eccome, e rappresentano un ostacolo per milioni di persone per l’accesso ai servizi di base per la salute sessuale e riproduttiva e per il loro esercizio.
Ogni giorno a morire di parto sono più di 800 donne: succede soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Una donna su quattro, in 69 Paesi, non può prendere decisioni sulla propria salute. E una donna su 10 non può decidere sulla contraccezione, mentre un quarto delle donne non può rifiutare il sesso con il partner.
“Le donne hanno il diritto di scegliere riguardo al proprio corpo senza violenza o coercizione”, ricorda il rapporto. E affinché questo accada, la strada da percorrere è ancora molto, troppo lunga.
Iran
“Non per una prova di forza, ma per disperazione il governo ha scatenato una guerra a tutto campo contro le donne in ogni strada dell’Iran. Perderemo la vita in questa guerra implacabile o, se il popolo iraniano e il mondo si solleveranno in nostro aiuto con la vita e la pace, fermeremo il regime della Repubblica Islamica e lo costringeremo alla resa”.
A dirlo, dal carcere di Evin, prigione iraniana situata nel quartiere omonimo di Teheran, è Narges Mohammadi, premio Nobel per la Pace 2023.
L’attivista ha diffuso un messaggio vocale usando la scheda di una giornalista e sindacalista.
My dears, do not underestimate the power of sharing your experiences. Doing so will expose the misogynistic government and bring it to its knees.
Share your experiences of arrest, assault, abuse, humiliation, beating, and rape on my Instagram page.https://t.co/AFqP6Iq5eD— Narges Mohammadi | نرگس محمدی (@nargesfnd) April 22, 2024
“Consapevole popolo dell’Iran, chiedo a voi, artisti e artiste, intellettuali, lavoratori e lavoratrici, insegnanti, studenti, donne e uomini all’interno e all’esterno del Paese di unirvi in un unico grido contro questa guerra alle donne. Popoli del mondo, mi appello anche a voi affinché facciate il possibile per fermare questa guerra feroce che mostra il volto più mostruoso e terrificante dell’apartheid di genere in Iran”.
E ancora: “Ho infine un messaggio per le fiere donne iraniane. La feroce Repubblica Islamica pensava che aggredendo, violentando e violando il corpo delle donne ci avrebbe spaventato al punto da costringerci a ritirarci. Ma voi, donne senza nome e senza volto di ogni angolo dell’Iran non vi siete fermate e avete invece respinto l’offensiva del governo. A tutte e tutti voi dico, non sottovalutate il potere di condividere le vostre, le nostre esperienze. Per questo vi invito a condividete sulla mia pagina Instagram il vostro vissuto, arresti, aggressioni, abusi, umiliazioni, percosse e stupri”.
Messico
In Messico sono state liberate 27 donne prigioniere costrette a prostituirsi all’interno di un bar clandestino a Cancun. Le autorità locali hanno dichiarato che il sospetto è che le donne siano state vittime di tratta di persone a scopo di sfruttamento sessuale e che sono state sottoposte a controlli medici e psicologici dopo l’intervento della polizia.
Le vittime sarebbero tutte di nazionalità messicana e provengono da vari stati del paese: Aguascalientes, Campeche, Chiapas, Colima, Oaxaca, Quintana Roo, Tabasco, Veracruz e Yucatan.
La procura locale ha dichiarato in un comunicato che le donne sono “presunte vittime di atti che potrebbero costituire il reato di tratta di persone a scopo di sfruttamento sessuale” e che, dopo l’operazione della polizia, “sono state sottoposte a visite mediche e psicologiche”.
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