27 maggio 2021 – Notiziario

Scritto da in data Maggio 27, 2021

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  • Pakistan: un altro attacco alla libertà di stampa, aggredito il noto giornalista Asad Ali Toor.
  • Bielorussia: si pianifica una nuova ondata di proteste per liberare i prigionieri politici.
  • Sparatoria a San Jose, è la 232° quest’anno negli Stati Uniti.
  • Mali: presidente e premier in detenzione si dimettono.
  • Trinidad e Tobago perde due icone culturali nello stesso giorno.
  • Egitto: la campagna di repressione colpisce anche i cittadini americani.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin

Iran

«Il cuore delle elezioni è la competizione. Se togliete quella, avrete un cadavere». Così il presidente iraniano Hassan Rohani, all’indomani dell’esclusione da parte del Consiglio dei guardiani, dominato dai conservatori, dei principali candidati moderati e riformisti alle presidenziali del 18 giugno. Il capo del governo uscente, che non può ripresentarsi avendo raggiunto il limite dei due mandati, ha confermato inoltre di aver scritto alla Guida suprema Ali Khamenei per chiedere “aiuto” sulla questione.

Iraq

Migliaia di iracheni hanno protestato a Baghdad martedì, chiedendo giustizia per gli attivisti e manifestanti uccisi. Due di questi sono stati uccisi mentre i manifestanti si scontravano con le forze di sicurezza, che hanno usato gas lacrimogeni e proiettili veri.
«Ho perso mio figlio nel 2016 dopo essere stato arrestato dalle forze di sicurezza per aver partecipato alle proteste», ha detto a Rudaw English il manifestante Dawood Ismail.
I due fratelli di Ali Ibrahim sono stati uccisi in piazza Tahrir nell’ottobre 2019. «Non ho lavoro e non ho futuro. Non ho niente da perdere», ha detto.
Il primo ministro Mustafa al-Kadhimi, prima della manifestazione, ha ordinato alle forze di sicurezza di proteggere i manifestanti e ha vietato le munizioni vere. La violenza è stata condannata dall’Osservatorio iracheno per i diritti umani. Quasi 600 manifestanti e membri delle forze di sicurezza sono stati uccisi dall’inizio delle manifestazioni antigovernative nell’ottobre 2019, inclusi almeno 34 attivisti uccisi in omicidi mirati.

Siria

Ieri si è votato in Siria, domani i risultati delle elezioni presidenziali, le seconde da quando è cominciato il conflitto 11 anni fa: non ci si aspettano sorprese, Bashar al-Assad dovrebbe mantenere saldo il suo potere con un quarto mandato. Gli sfidanti del 55enne Assad, al potere dal 2000, sono l’ex ministro Abdallah Salloum Abdallah e Mahmoud Merhi, un membro della cosiddetta “opposizione tollerata”, che i leader dell’opposizione in esilio hanno spesso definito come un’estensione del regime. «Le vostre opinioni valgono zero», ha detto Assad dopo aver votato. Stati Uniti e Unione Europea hanno bollato le elezioni come «una farsa, né giusta né equa».

Libano

Sciopero generale ieri in tutto il Libano, da più di un anno e mezzo travolto dalla peggiore crisi finanziaria degli ultimi 30 anni e con una soglia di povertà che ormai ha superato più del 50% della popolazione. Il Libano vive in una situazione di graduale aumento della tensione sociale e politica, mentre scarseggiano sempre più beni essenziali come elettricità, benzina, medicinali, acqua potabile. Il sistema bancario ha dichiarato fallimento e il governo ha annunciato formalmente il default finanziario nel marzo del 2020. La lira locale, per lunghi anni ancorata al dollaro statunitense a un cambio fisso fittizio, ha perso in 18 mesi il 90% del suo valore.

Giordania

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken, dopo aver sostato in Israele e Palestina, è stato ieri a Il Cairo nell’ambito del suo tour in Medio Oriente e ha incontrato il presidente al-Sisi. Il capo della diplomazia americana spera di consolidare, proprio con l’attiva partecipazione dell’Egitto, la fragile tregua tra lo Stato ebraico e Hamas. Poche ore dopo è volato in Giordania.

Israele

Il leader israeliano Yesh Atid, Yair Lapid, che è stato incaricato di formare un governo, ha firmato il suo primo accordo di coalizione con il partito Yisrael Beiteinu guidato da Avigdor Lieberman, secondo quanto riportato dai media locali. Le due parti hanno affermato in una dichiarazione congiunta che l’accordo concede a Lieberman la carica di ministro delle finanze se Lapid riuscisse a formare un governo.

Egitto

Il lungo braccio di repressione dell’Egitto ha preso di mira cittadini statunitensi, residenti permanenti e titolari di visti, con l’ambasciata degli Stati Uniti a Il Cairo che offre poca o nessuna assistenza per garantire il loro rilascio, secondo un  rapporto pubblicato mercoledì. Lo studio, pubblicato dalla Freedom Initiative, ha anche rilevato che almeno cinque cittadini statunitensi, titolari di visto o residenti che avevano familiari detenuti nel 2020, sono stati usati come mezzo per costringerli a tornare nel paese, dove rischierebbero la reclusione.

«I risultati della ricerca sono chiari: l’impatto delle pratiche detentive abusive dell’Egitto non si fa sentire solo all’interno dei propri confini. Di natura transnazionale, la diffusa e sistematica campagna di arresto, incarcerazione e abuso dell’Egitto raggiunge gli americani sul loro suolo», ha riferito rapporto. Lo studio ha rilevato che i casi di detenzione erano collegati a un’ampia gamma di persone, inclusi cristiani copti, individui con una nota affiliazione ai Fratelli musulmani, nonché dissidenti politici e attivisti.

Libia

L’Alto Commissario per le Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet ha invitato il governo libico e l’Unione Europea a «riformare con urgenza le loro attuali politiche e pratiche di ricerca e salvataggio nel Mar Mediterraneo centrale, che troppo spesso privano i migranti delle loro vite, della dignità e dei diritti umani fondamentali», si legge in un comunicato.

Mali

Il presidente Bah N’Daw e il primo ministro Moctar Ouane si sono dimessi mercoledì mentre erano in detenzione militare, ha riferito Agence France-Presse. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha affermato che «un cambio di leadership di transizione, mediante dimissioni forzate, è inaccettabile» e ha chiesto l’immediato rilascio del presidente e del primo ministro, a seguito di una riunione di emergenza in Mali mercoledì.
Martedì il vicepresidente militare Assimi Goita aveva rimosso i due leader civili per aver nominato un nuovo governo senza consultarlo. Li ha anche accusati di aver favorito  scioperi e proteste a livello nazionale che hanno chiuso banche e alcuni ospedali pubblici. Il vuoto di leadership aumenta l’incertezza nel terzo produttore d’oro dell’Africa, ancora in difficoltà per il rovesciamento del presidente Ibrahim Boubacar Keita ad agosto. Minaccia di destabilizzare ulteriormente una nazione che è un fulcro dello sforzo internazionale per contenere insurrezioni crescenti da parte dei militanti jidahisti nella regione del Sahel.

Repubblica Democratica del Congo

Secondo le Nazioni Unite, dopo l’eruzione del vulcano a Goma sabato, si sono registrate più di 200 scosse di terremoto, 20.000 persone sono sfollate e 40 sono le persone che risultano disperse.

Nigeria

Oltre 150 persone sono date per disperse e si teme siano annegate nel nord-ovest della Nigeria, dopo che un’imbarcazione carica di passeggeri diretti a un mercato è affondata nel fiume locale. «La capacità dell’imbarcazione non era adeguata ai 180 passeggeri che trasportava», ha detto ai reporter il manager locale della National Inland Waterways, Yusuf Birma, confermando che sono al momento soltanto 20 le persone recuperate vive, sono invece 4 i morti certi mentre le altre 156 persone a bordo sono date per disperse, con il timore che siano annegate.

Svizzera

La Svizzera, dopo mesi di tergiversazioni, ha messo termine alle negoziazioni sulle relazioni con l’UE. Il presidente Guy Parmelin ha annunciato che la Confederazione «mette fine» ai negoziati sull’accordo che mira a rendere omogeneo il quadro giuridico della partecipazione della Svizzera al mercato unico dell’UE e a istituire un meccanismo di regolamento delle controversie.

Germania

Greenpeace in Germania ha inscenato un’azione di protesta contro Volkswagen, sottraendo da un parco auto destinato all’export nel porto di Emden le chiavi di alcune centinaia di veicoli nuovi, come si legge su Die Zeit. L’obiettivo dell’organizzazione ambientalista era di attirare l’attenzione per una veloce uscita dal motore a combustione. Secondo Greenpeace, 20 attivisti avrebbero rubato circa 1.000 paia di chiavi di auto, mentre per la polizia si è trattato di 15 attivisti che hanno scavalcato la recinzione e sottratto 3-400 paia di chiavi. In ogni caso non è stato possibile spostare i veicoli come si sarebbe voluto.

Regno Unito

I circa 70.000 autisti di Uber nel Regno Unito potranno d’ora in poi essere rappresentati da un loro sindacato. È il frutto di un accordo “storico” il cui annuncio arriva due mesi dopo che nel Paese Uber ha riconosciuto ai suoi autisti lo status di lavoratore dipendente, compreso salario minimo e ferie pagate.

Bielorussia

L’esponente dell’opposizione, Roman Protasevich, preso in custodia dopo il blocco di un volo Ryanair a Minsk, e i suoi complici hanno tramato un massacro e un colpo di Stato sanguinoso in Bielorussia: lo ha detto il presidente Alexander Lukashenko. «Un estremista con la sua complice donna. Lasciamo che i suoi numerosi padroni occidentali rispondano a questa domanda: per quali servizi segreti lavorava questo individuo? Non solo lui, ma anche la sua complice». Il presidente ha aggiunto che essendo un terrorista aveva il diritto di prenderlo.
Intanto l’opposizione bielorussa ha annunciato l’inizio dei preparativi per una «nuova fase attiva delle proteste». «Noi bielorussi dovremmo fare tutto il possibile per liberare i prigionieri politici, mettere fine alla violenza e tenere elezioni regolari: dobbiamo agire perché si è aperta una finestra di opportunità».

Pakistan

Tre uomini non identificati hanno aggredito un importante giornalista pakistano dopo aver fatto irruzione nel suo appartamento, in quello che sembra essere l’ultimo episodio di violenza contro la libertà di stampa nel paese dell’Asia meridionale. Il giornalista Asad Ali Toor ha dichiarato alla polizia che l’attacco è avvenuto intorno alle 23:00 di martedì, quando ha sentito suonare il campanello del suo appartamento a Islamabad. Toor è stato trascinato nella sua camera da letto dove è stato legato, imbavagliato e picchiato dall’aggressore e da altri due che erano entrati con lui. «Mi hanno buttato a terra con forza e mi hanno detto di non fare rumore o mi avrebbero sparato», dice la dichiarazione. «[Uno degli aggressori] ha iniziato a colpirmi ripetutamente sui gomiti con il calcio della pistola. […] Ho provato a urlare ma non è uscito alcun suono». Toor ha aggiunto che gli aggressori si sono identificati come appartenenti all’agenzia Inter-Services Intelligence (ISI), il servizio di intelligence militare pakistano, che è stato accusato da gruppi per i diritti umani di coinvolgimento in sparizioni forzate e uccisioni extragiudiziali in passato. Toor ha detto di essere stato interrogato su come si guadagnava da vivere ed è stato costretto a gridare slogan che lodavano il Pakistan, i suoi militari e l’ISI, oltre a denunciare il vicino orientale del Pakistan, l’India, il vicino nord-occidentale dell’Afghanistan e Israele. Il portavoce della polizia, Zia Bajwa, ha confermato l’attacco e ha detto che è in corso un’indagine. Le riprese video di Toor, scattate dai giornalisti all’ospedale governativo dove è stato curato, lo mostrano zoppicante e con la camicia insanguinata.

Il Pakistan si colloca al 145° posto su 180 paesi nell’indice di libertà di stampa mondiale 2021 di Reporter senza frontiere (RSF). L’attacco a Toor è l’ultimo degli ultimi mesi a prendere di mira un giornalista considerato critico nei confronti delle forze armate e del governo del paese, guidato dal primo ministro Imran Khan. Nel luglio 2020, l’eminente giornalista televisivo Matiullah Jan è stato rapito da uomini non identificati fuori da una scuola nella capitale Islamabad, ed è stato rilasciato dopo essere stato trattenuto per 12 ore in un luogo sconosciuto. Jan ha detto di essere stato legato, imbavagliato e picchiato durante questo periodo. Nessun arresto è stato effettuato in relazione a quell’attacco.

Stati Uniti

Otto persone sono morte dopo che un uomo armato ha aperto il fuoco in un cantiere ferroviario a San José, in California. L’aggressore, Samuel James Cassidy, 57 anni, era un impiegato della Valley Transportation Authority (VTA) di Santa Clara, si è tolto la vita prima che le autorità potessero intervenire. La polizia ha collegato Cassidy a due incendi avvenuti sempre ieri, uno a casa sua, circa 15 km dalla scena del crimine. Gli investigatori hanno trovato centinaia di munizioni nella casa del sospetto, dopo che i locali sono stati esaminati da una squadra di artificieri dell’FBI. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto ai membri del Congresso di «agire immediatamente» per combattere l’aumento della violenza armata e delle sparatorie di massa negli Stati Uniti. Solo quest’anno, quella avvenuta a San José è la 232° sparatoria di massa avvenuta negli Stati Uniti, secondo il Gun Violence Archive.

Dopo 32 anni di carcere per un omicidio che si è scoperto non aver commesso, torna in libertà Gilbert Poole Jr., 56 anni. Era stato incarcerato per l’omicidio di Robert Mejia nel 1988 a Detroit, Michigan. Aveva sempre contestato la sentenza, nonostante la sua ragazza all’epoca avesse detto di averle confessato di averlo accoltellato.
Secondo la legge del Michigan, chiunque venga rilasciato dopo una condanna ingiusta ha diritto a ricevere $ 50.000 all’anno, il che significa che Poole potrebbe richiedere $ 1,6 milioni. Il suo rilascio arriva dopo una svolta nel caso nel 2015, quando è stato scoperto sulla scena del sangue che non corrispondeva né a Poole né a Mejia. Poole è stato aiutato dal Progetto Innocence della Western Michigan University Thomas M. Cooley Law School.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden mercoledì ha chiesto alle agenzie di intelligence del paese di riferirgli entro 90 giorni sull’origine del virus Covid-19In un comunicato diffuso dalla Casa Bianca, Biden ha affermato che a marzo le autorità statunitensi avevano chiesto alla comunità dell’intelligence di preparare un rapporto sulla loro analisi dell’origine del virus. Ha aggiunto che l’analisi ha esaminato le possibilità che il virus «sia emerso dal contatto umano con un animale infetto o da un incidente di laboratorio».

Trinidad e Tobago

Trinidad e Tobago ha perso due figure culturali di spicco, entrambe del sud di Trinidad ed entrambe nello stesso giorno: l’arrangiatore musicale di 78 anni, Lennox “Bobby” Mohammed, che ha ceduto a complicazioni dovute a insufficienza renale, e il novantenne pioniere della danza, Torrance Mohammed, morto il 25 maggio, un giorno dopo essere caduto vittima di una violenta rapina in strada.

Mentre entrambe le morti hanno gettato la comunità culturale del paese in un profondo dolore, la notizia di quest’ultimo ha anche provocato indignazione pubblica per la situazione criminale del paese. Nel contesto delle attuali restrizioni, compreso lo stato di emergenza a causa di un aumento dei casi Covid-19, il sindaco di San Fernando ha affermato che «alla luce della situazione di disoccupazione […] le persone sono sempre più disperate». Mohammed stava portando della frutta coltivata in casa a casa di un amico, quando un uomo lo ha aggredito.

Messico

In vista del voto, previsto per il 6 giugno prossimo, un’altra candidata, Alma Barragan, è stata uccisa da colpi di arma da fuoco durante la sua campagna elettorale, diventando così la 34° candidata assassinata in questa stagione elettorale.

India

Sono 300.000 le case danneggiate dal passaggio, ieri mattina in India, del ciclone Yaas, nel solo stato del West Bengala: lo ha reso noto in un tweet la governatrice Mamata Banerjee, avvisando la popolazione del rischio di serie inondazioni e allagamenti dovuti alle onde «alte come un autobus a due piani». La Banerjee scrive anche che un pescatore, uscito al largo nonostante gli allarmi, risulta disperso e che un’altra persona è morta sotto il crollo della sua casa.

Cina

L’era dell’impegno degli Stati Uniti con la Cina è finita, e ora le relazioni tra i due paesi saranno definite dalla concorrenza, ha detto Kurt Campbell, il capo degli affari indo-pacifici del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Parlando a un evento ospitato dalla Stanford University, Campbell ha affermato che la politica degli Stati Uniti nei confronti della Cina ora seguirà una «nuova serie di parametri strategici» e che «il paradigma dominante sarà la concorrenza».
Campbell ha incolpato del cambiamento di politica il presidente cinese Xi Jinping e ha detto che Pechino sta spostando le sue politiche su «potere duro, o potere duro». Campbell ha aggiunto che il modo migliore per affrontare la Cina è «lavorare con alleati, partner e amici».

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