4 gennaio 2024 – Notiziario Africa
Scritto da Giunio Santini in data Gennaio 4, 2024
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- Sudafrica: denunciato Israele alla Corte internazionale di giustizia per genocidio, in collegamento Barbara Schiavulli da Ramallah.
- Somalia: il governo nega la validità dell’accordo tra Etiopia e Somaliland.
- Sudan: i negoziati procedono verso un cessate il fuoco.
Questo e molto altro nel notiziario Africa di Radio Bullets, a cura di Giunio Santini.
Sudafrica
Il Sudafrica è diventato il primo paese a denunciare ufficialmente Israele alla Corte di giustizia internazionale dell’Aia, accusando lo stato ebraico di star compiendo un genocidio a Gaza, in violazione della Convenzione sul genocidio del 1948 che lo definisce come insieme di “atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.
Il documento di 84 pagine sottoposto all’attenzione dei procuratori dell’Aja definisce con precisione gli atti criminali compiuti da Israele in questi tre mesi di attacchi. Nello specifico, gli avvocati del Sud Africa hanno definito come atti genocidari l’uccisione di un gran numero di palestinesi a Gaza, soprattutto bambini, la distruzione delle loro case, l’espulsione e lo sfollamento, nonché l’imposizione del blocco di cibo, acqua e assistenza medica nella Striscia. Denunciate anche le misure volte ad impedire la nascita di neonati palestinesi, come la distruzione di servizi sanitari essenziali per la sopravvivenza delle donne incinte e dei bambini.
Pretoria ha inoltre accusato diversi funzionari del governo israeliano di “incitamento al genocidio” alla luce delle numerose dichiarazioni volte a giustificare ed esaltare la distruzione e i bombardamenti a Gaza. Il Sudafrica ha anche chiesto che la Corte adotti le procedure d’urgenza per impedire a Israele di commettere ulteriori crimini nella Striscia, ordinando a Tel Aviv di fermare l’invasione. La Corte ha fatto sapere che l’urgenza della richiesta è stata accolta, senza però specificare le tempistiche per il processo.
Il portavoce del governo israeliano ha risposto alle accusa definendole “sanguinose diffamazioni” e ha dichiarato che Israele si presenterà all’Aia davanti alla Corte internazionale di giustizia per difendersi.
This is a speech given by South Africa’s Foreign Minister Naledi Pandor today asking the Muslim community to support the country’s submission of genocide to the ICJ.
“We will never forget Palestine”. This lady is better than all the Muslim rulers combined. pic.twitter.com/VTLsy2zgHg
— Muhammad Jalal (@jalalayn) December 29, 2023
L’atto legale è l’ultimo step di una serie di misure prese dal Sudafrica per aumentare la pressione internazionale su Tel Aviv affinché interrompa il bombardamento incessante della Striscia di Gaza, lanciato il 7 ottobre 2023, che ha ucciso più di 22.000 civili, un numero significativo dei quali bambini.
In collegamento da Ramallah, in Cisgiordania, Barbara Schiavulli.
L’uccisione dell’alto funzionario di Hamas Saleh al-Arouri, numero due di Hamas, ucciso con tre razzi a Beirut, ha interrotto i colloqui per un accordo di cessate il fuoco/rilascio degli ostaggi tra Israele e Hamas. Mentre le bombe tuonano a Gaza per il 90esimo giorno consecutivo in Cisgiordania è stato sciopero generale, città e villaggi fantasma, per poi animarsi con qualche manifestazione.
La paura che il conflitto si possa allargare ad altri paesi è palpabile, anche dopo l’esplosione vicino al cimitero dove è sepolto il generale iraniano Soleimainì in Iran, ieri mentre si celebrava il 4 anniversario dalla sua uccisione in Iraq. Palpabile come la rabbia e il dolore che trasuda nella voce della gente. Non ultimo, il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che ha dichiarato a Beirut che se Israele entrasse in guerra con il Libano, la risposta sarebbe “senza freni”.
Somalia
Sale la tensione nel Corno d’Africa dopo l’annuncio da parte della Somalia di non riconoscere la validità dell’accordo firmato lunedì tra l’Etiopia e il Somaliland, che avrebbe concesso agli etiopi uno sbocco sul mare.
Lunedì, il primo ministro etiope Abiy Ahmed e il presidente del Somaliland Muse Bihi Abdif avevano firmato un accordo per la concessione all’Etiopia di una base militare sul Mar Rosso per l’avvio di operazioni commerciali marittime. In cambio l’Etiopia avrebbe riconosciuto come nazione indipendente la repubblica separatista nelle regioni settentrionali della Somalia.
Notizia accolta con rabbia dal governo somalo che ha fatto sapere di ritenere l’accordo “nullo e senza valore”, accusando l’Etiopia di “mettere in pericolo la stabilità e la pace della regione”.
Dal 1991, l’Etiopia non ha sbocchi sul mare e dipende dal vicino Gibuti per la maggior parte del suo commercio marittimo. Il Somaliland non ha ottenuto un ampio riconoscimento internazionale nonostante abbia dichiarato l’autonomia dalla Somalia nel 1991. La Somalia insiste che il Somaliland rimane il suo territorio.
La settimana scorsa, la principale agenzia media somala ha dichiarato che la Somalia e il Somaliland hanno concordato di riavviare i colloqui di negoziazione a seguito degli sforzi di mediazione guidati da Gibuti.
As a Government, we have condemned and rejected the illegal infringement of Ethiopia into our national sovereignty and territorial integrity yesterday. Not an inch of Somalia can or will be signed away by anybody. Somalia belongs to the Somali people. This is final. pic.twitter.com/XPVwHZ4pvv
— Hassan Sheikh Mohamud (@HassanSMohamud) January 2, 2024
Sudan
I militari golpisti del forze di intervento rapido (RSF) hanno firmato con il coordinamento delle forze democratiche del Sudan una dichiarazione volta a stabilire i prossimi step verso un cessate il fuoco per il conflitto che dura da aprile nel paese.
L’accordo è il risultato di un incontro ad Addis Abeba tra le delegazioni delle parti, guidate rispettivamente dall’ex premier e leader delle cosiddette forze democratiche civili sudanesi, Abdallah Hamdok, e dal generale Mohamed Dagalo a capo delle RSF. Le negoziazioni si sono svolte sulla base di un invito rivolto da parte di Hamdok alle due parti in conflitto, al quale la fazione dell’esercito, guidata comandante Abdel Fattah al Burhan, non ha dato seguito.
Diversi punti del documento sono volti a proteggere i civili come la formazione di amministrazioni civili e di un comitato nazionale per la protezione dei civili, oltre all’apertura di corridoi nelle aree controllate da RSF per permettere ai cittadini di tornare nelle proprie case. Previsto anche il rilascio di 451 prigionieri come “gesto di buona fede” da parte delle RSF, a cui si affiancheranno importanti garanzie per le tutela del lavoro delle ONG nel paese.
Infine, le parti hanno anche trovato l’accordo su alcuni punti per il futuro del Sudan, tra cui la garanzia dell’unità del paese post-conflitto così come la creazione di un governo federale e democratico.
Da aprile, l’avanzamento delle RSF ha aggravato una crisi umanitaria che, secondo le stime delle Nazioni Unite, ha causato la morte di oltre 10.000 persone e lo sfollamento di più di sei milioni, su una popolazione di 49 milioni di abitanti.
Niger
Il Ministero degli Affari Esteri francese ha annunciato martedì la chiusura della sua ambasciata in Niger fino a nuovo ordine. In un comunicato, il governo francese ha giustificato la decisione a causa di gravi impedimenti che non permettono alla sede diplomatica di lavorare nel rispetto delle convezioni di Vienna sui rapporti consolari.
In particolare, il ministero ha denunciato la presenza di un blocco stradale intorno all’ambasciata, con restrizioni di movimento imposte al personale e un divieto di ingresso nel paese per il personale diplomatico.
Secondo la dichiarazione rilasciata dagli Esteri, le attività dell’ambasciata del Niger saranno ora condotte direttamente da Parigi e i diplomatici restano a disposizione dei cittadini presenti nel paese.
Ulteriore inasprimento per le relazioni tra Parigi e Niamey dopo il colpo di Stato militare di luglio e il ritiro delle truppe francesi, dopo che, alla fine di agosto, il regime militare nigerino aveva ordinato l’espulsione dell’ambasciatore francese Sylvain Itté.
Marocco
La polizia marocchina ha dichiarato di aver sequestrato quasi 1,488 tonnellate di cocaina nascoste in scatole di banane nel porto di Tangeri. La droga è stata trovata in un container su una nave diretta in Turchia con bandiera europea e proveniente dal Sud America, ha dichiarato la polizia in un comunicato.
Questo ritrovamento è solo l’ultimo di una serie di sequestri e arresti che hanno scosso il Regno nelle ultime settimane dopo che lunedì erano stati sequestrati quasi 400 kili di cocaina nel sud del Paese.
Operazioni che sono il risultato delle indagini che la polizia marocchina ha lanciato a partire dalle rivelazioni di un narcotrafficante maliano detenuto da anni nel paese e che hanno interessato anche figure di spicco della società marocchina. Ad oggi, una ventina di persone sono state arrestate a Casablanca, tra cui Saïd Naciri, proprietario del Wydad Casablanca, la squadra di calcio di maggior successo del Marocco, e Abdenbi Bioui, uno dei nomi più importanti del paese nel settore delle costruzioni e degli immobili.
Uganda
L’Uganda è stato escluso dalla lista dei paesi beneficiari dell’African Growth and Opportunity Act (Agoa), il piano di assistenza economica e scambio commerciale tra gli Stati Uniti e gli stati dell’Africa Subsahariana.
Gli Stati Uniti hanno inoltre rimosso dall’Agoa la Repubblica Centrafricana, il Gabon e il Niger, a partire dal 1° gennaio.
Il decreto del presidente americano Joe Biden metterà di fatto fine alla possibilità di Kampala di esportare alcune materie prime negli Stati Uniti senza tasse aggiuntive. Questa decisione potrebbe avere un grave impatto sull’economia ugandese, che ha beneficiato in modo significativo del programma sin dalla sua istituzione nel 2000.
Photo: Nic Bothma/Reuters