6 febbraio 2024 – Notiziario in genere

Scritto da in data Febbraio 6, 2024

Somalia: ecco il team di sole giornaliste che vuole cambiare il racconto del paese. Pakistan: uccisa a 19 anni perché aveva sposato un uomo scelto da lei. La direttiva europea sullo stupro che sta per essere approvata potrebbe essere dannosa, dicono le associazioni femministe.

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Somalia

Naima Said Salah (al centro), reporter senior di Bilan, condurrà il nuovo spettacolo. Fotografia: Said Fadhaye/UNDP

L’unico team media tutto femminile della Somalia, Bilan, sta lanciando il primo programma televisivo di attualità del paese condotto da una donna. Lo racconta il Guardian.

Il programma-dibattito, che intende affrontare alcuni argomenti tabù, sarà anche il primo della televisione somala ad avere un panel composto per almeno il 50% da donne, e il primo ad affrontare argomenti controversi, come la grave carenza di insegnanti donne e le sfide affrontate dalle donne che cercano di entrare in politica, così come le questioni ambientali.

Tabù

Lanciato in occasione della Giornata internazionale della donna, l’8 marzo, il programma mensile sarà simile nel formato al BBC Question Time del Regno Unito, visiterà le sedi di tutto il paese e inviterà il pubblico a partecipare. Segue un progetto pilota di successo di dicembre, quando il panel ha discusso dell’educazione mestruale nelle scuole.

La reazione al pilot è stata straordinariamente positiva, ha detto la conduttrice, Naima Said Salah, e ha esposto l’impatto che una terribile mancanza di informazioni ha avuto sulle ragazze. “Una giovane donna tra il pubblico ha condiviso la propria esperienza. Ricordava l’ora e il giorno esatti in cui erano iniziate le mestruazioni perché non aveva idea di cosa stesse succedendo. Pensava di morire. È stato solo dopo averlo detto alla sorella maggiore che ha capito”, ha detto Salah.

Salah ha aggiunto di essere orgogliosa di portare il tema del ciclo nel dibattito pubblico. “Le donne, me compresa, non hanno mai avuto l’opportunità di conoscere il ciclo da ragazze; anche le nostre mamme non ne discutono. La gente pensa che questo sia un tabù, ma è un dato di fatto; esiste e non possiamo ignorarlo”.

Cabdulqaadir Maxamed Xasan, direttore della rete scolastica di Mogadiscio, è soddisfatto. “Data la scarsità di insegnanti donne nel settore dell’istruzione, le ragazze spesso hanno difficoltà durante il ciclo ad adattarsi alle mutevoli circostanze. Questa discussione ha sottolineato l’importanza del sostegno della comunità durante questo periodo critico, in particolare all’inizio dell’adolescenza”.

Il progetto

Bilan è stata fondata nel 2022 con il sostegno del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, con sei giornaliste guidate da Nasrin Mohamed Ibrahim, una delle poche donne produttrici di notizie senior nel paese. Ha sede nella capitale, Mogadiscio, presso Dalsan media, una delle più grandi organizzazioni mediatiche della Somalia.

Dopo aver ricevuto finanziamenti dall’UE per i prossimi tre anni, prevede di espandersi negli stati federali nel 2024, reclutando 20 nuove giornaliste e offrendo sovvenzioni per lavori investigativi ad altre 10.

Il settore dei media somalo è dominato dagli uomini, con una forte attenzione alla politica. Tutte e sei le fondatrici di Bilan hanno subito discriminazioni e molestie nella loro carriera. Il progetto è stato istituito per offrire alle donne uno spazio sicuro per raccontare le storie che volevano raccontare e ha coperto un’ampia gamma di storie sottostimate, tra cui quelle di somali e somale affetti da HIV, abusi sui minori e depressione postnatale.

“Uno dei motivi per cui le storie delle donne vengono raramente raccontate dai media somali è che la maggior parte dei giornalisti sono uomini. Bilan cambierà la situazione”, dice Ibrahim. “Le donne ci parleranno perché anche noi siamo donne. Ci permetteranno di entrare nelle loro case, nelle loro sale di preghiera e nei loro spazi privati”.

Pakistan

Chandigarh, capital of Punjab – India. Fernando Stankuns/Flickr

Una ragazza di 19 anni è stata uccisa a colpi di arma da fuoco in un tribunale nella provincia orientale del Punjab, in Pakistan. La ragione: aveva scelto liberamente di sposare un uomo. Si chiamava Tahreem Fatima, ed era apparsa davanti a un giudice nella città di Pakpattan, nel Punjab, per essere interrogata sul suo matrimonio con un uomo locale. I due si erano sposati per libera scelta un mese e mezzo fa.

La donna avrebbe dovuto rendere la sua deposizione in tribunale, spiegando che aveva scelto appunto liberamente di sposare quell’uomo. Ma, proprio nell’aula del tribunale, lo zio materno ha iniziato a sparare, ferendo Tahreem a morte. È morta durante il tragitto verso l’ospedale.

Lo zio materno è riuscito a fuggire all’arresto dopo aver sparato alla nipote, e sarebbe ancora in fuga, ricercato dalle forze dell’ordine.

Ogni anno in Pakistan molte donne vengono uccise per aver scelto di sposarsi in base alle loro preferenze.

Europa

European Union flag. Free public domain CC0 photo.

La Direttiva europea sulla violenza contro le donne che potrebbe essere approvata oggi, 6 febbraio, “è stata gravemente modificata dai ministri degli stati membri riuniti nel Consiglio dell’Unione Europea. Se fosse approvata così – anziché con il testo votato a marzo dell’anno scorso dal Parlamento europeo – la Direttiva rischia di vanificare le misure della Convenzione di Istanbul, in particolare per quanto riguarda lo stupro, le molestie sessuali nei luoghi di lavoro, il cosiddetto revenge porn”.

È l’allarme lanciato dall’associazione Differenza Donna insieme a moltissime altre realtà femministe.

Il negoziato

Il negoziato in corso sulla Direttiva europea pensata per unificare le normative sullo stupro in tutta l’Unione e facilitare la protezione delle donne, spiega l’ANSA, si è incagliata in Consiglio Ue, mancando su alcuni punti l’unanimità di vedute tra i 27 Paesi.

Lo scoglio principale da superare è legato in particolare all’articolo 5 del testo, cioè quello che definendo lo stupro come “sesso senza consenso” ne favorisce la penalizzazione negli ordinamenti di tutti gli Stati.

La Direttiva sarà esaminata oggi in Consiglio Ue.

L’Eurocamera vuole che la nuova normativa contenga una definizione di questo reato penale applicabile a “ogni rapporto sessuale non consensuale” e in tutti gli Stati membri.

Alcuni Paesi però ancora non sono convinti e stanno bloccando l’iter del testo. Lo stralcio tradirebbe le disposizioni della Convenzione di Istanbul costituendo un rischioso passo indietro per la tutela delle donne.

I 27 Paesi Ue sarebbero spaccati quasi a metà. Francia, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, tra gli altri, chiedono che siano le vittime a dover dimostrare l’uso della forza o della minaccia; mentre la posizione di altri 13, tra cui Spagna, Belgio, Lussemburgo, Svezia e Italia, è in linea con lo slogan: “No significa no”.

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