25 Paesi Occidentali Condannano Israele su Gaza
Scritto da Radio Bullets in data Luglio 22, 2025
I ministri degli Esteri di 25 Paesi occidentali, tra cui Italia, Regno Unito, Francia, Canada e Australia, hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui condannano Israele per quella che definiscono “uccisione disumana di civili” nella Striscia di Gaza.
I firmatari chiedono la fine della guerra genocida e un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente.
Tra i firmatari figurano anche Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Islanda, Irlanda, Giappone, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera. Non c’è la Germania.
Un sistema di aiuti che uccide
La dichiarazione accusa apertamente il sistema di “aiuti” imposto da Israele e gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta dagli Stati Uniti. Secondo i firmatari, si tratta di un modello fallimentare che ha trasformato gli aiuti umanitari in una trappola mortale.
“La sofferenza dei civili ha raggiunto nuovi abissi. Condanniamo il razionamento degli aiuti e l’uccisione disumana di civili, inclusi bambini, mentre cercano acqua e cibo”, si legge nel comunicato.
Vengono citati i numeri: oltre 800 palestinesi uccisi mentre cercavano aiuti, un dato che le autorità di Gaza hanno più volte denunciato, sottolineando come la consegna umanitaria sia diventata un teatro di morte, non di salvezza.
Richiamo al Diritto Internazionale
I ministri denunciano il rifiuto israeliano di consentire un accesso umanitario pieno e sicuro, in violazione delle convenzioni internazionali, e chiedono il rispetto del diritto internazionale umanitario.
“Il rifiuto sistematico di fornire assistenza umanitaria essenziale alla popolazione civile è inaccettabile. Israele deve rispettare i propri obblighi internazionali”, affermano i 25 Paesi.
Condanna di Hamas e richiesta di cessate il fuoco
La dichiarazione non risparmia critiche ad Hamas, condannando l’attacco del 7 ottobre contro Israele e chiedendo la liberazione immediata dei prigionieri israeliani. Ma la posizione centrale rimane: serve una fine immediata del conflitto.
“Chiediamo uno sforzo comune per porre fine a questa tragedia attraverso un cessate il fuoco immediato e permanente. Ulteriori spargimenti di sangue non servono a nulla.”
Israele respinge: “Colpa di Hamas”
La risposta di Tel Aviv non si è fatta attendere. Il Ministero degli Esteri israeliano ha respinto le accuse e attribuito la responsabilità del conflitto alla mancata resa di Hamas, sostenendo che solo il gruppo armato palestinese sarebbe responsabile della continuazione della guerra.
“Hamas è l’unico responsabile del proseguimento del conflitto e della sofferenza di entrambe le parti”, ha dichiarato il governo israeliano.
Tuttavia, Hamas ha da tempo dichiarato che è pronta ad uno scambio di prigionieri solo a fronte di un cessate il fuoco permanente, proposta che Israele ha finora rifiutato.
Una condanna storica, ma sufficiente?
Questa presa di posizione di 25 Paesi occidentali rappresenta una frattura visibile nel fronte diplomatico filo-israeliano che ha dominato l’arena internazionale per mesi.
Il linguaggio usato – “genocidio”, “uccisioni disumane”, “violazioni del diritto umanitario” – è senza precedenti in un documento firmato da governi occidentali, molti dei quali tradizionalmente allineati con Israele e con gli Stati Uniti.
Tuttavia, la dichiarazione resta priva di conseguenze concrete: non si parla di sanzioni, né di embargo, né tanto meno di sospensione degli accordi militari o diplomatici. Mentre Washington continua a inviare armi, Tel Aviv prosegue indisturbata le operazioni militari con un tributo di sangue quotidiano superiore a 100 vittime palestinesi al giorno.
Questo appello rischia di diventare un’ennesima condanna morale senza effetti pratici? Eppure, segna anche un punto di svolta retorico e politico, che potrebbe aprire la strada a un’azione internazionale più decisa.
Ma perché ciò accada, servirà molto più del coraggio delle parole.
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