Almeno quattro persone sono state uccise e altre 70 sono rimaste ferite in un attacco israeliano a un campo profughi palestinese nella città di Deir al-Balah nella Striscia di Gaza.
Secondo il canale televisivo Al Jazeera con sede in Qatar i jet israeliani hanno bombardato un campo di tende che ospitava la popolazione palestinese sfollata presso l’ospedale dei martiri di Al-Aqsa.
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La testimonianza
“Questa mattina avevamo in programma di recarci all’ospedale di Al-Aqsa nel centro della striscia di Gaza per svolgere una delle nostre regolari visite di monitoraggio alle attività umanitarie”, racconta Giovanna Fotia, direttrice WeWorld in Palestina.
“Ma alla notizia del bombardamento dell’ospedale siamo stati costretti ad annullare l’attività”.
Purtroppo “un raid aereo israeliano ha colpito il compound dell’ospedale che ospita centinaia di famiglie sfollate”.
Da mesi WeWorld ha prestato soccorso a queste famiglie, soprattutto fornendo kit igienici.
Il bilancio dell’attacco “è drammatico: almeno quattro persone sono state uccise e circa 70 ferite, alcune in modo anche grave”.
“Colpire un luogo destinato a fornire cure e rifugio a civili vulnerabili, tra cui donne e bambini, costituisce una grave violazione del diritto umanitario”, dice ancora.
L’attacco di oggi è solo l’ultimo di una serie di azioni dell’Idf che hanno colpito altre strutture sanitarie della zona e avviene a pochi giorni dall’attacco alla scuola Rufaida dove trovavano rifugio altri sfollati, molti dei quali morti nella strage.
«Entrambi i siti si trovano nella cosiddetta zona umanitaria sicura, che evidentemente così sicura non è».
Il susseguirsi degli attacchi, sottolinea WeWorld, mette in grave pericolo anche la vita degli operatori e delle operatrici umanitari, sempre in prima linea in condizioni estreme.
La ong chiede un’azione immediata.
“Facciamo un appello alla comunità internazionale affinché intervenga per garantire la protezione dei civili e fermare ulteriori attacchi contro persone innocenti”.
Il bilancio
A un anno dall’inizio dall’escalation del conflitto a Gaza, il 7 ottobre 2023, la situazione umanitaria continua a peggiorare di giorno in giorno, dice WeWorld.
Quasi 1,9 milioni di persone, il 90% della popolazione totale, sono state costrette a lasciare la loro casa almeno una volta, spostandosi da un luogo insicuro all’altro.
L’intera popolazione “ha un estremo bisogno di assistenza umanitaria e la sistematica impossibilità di accesso, protrattasi per tutto l’anno, ha generato un’allarmante carenza di beni di prima necessità e il conseguente rischio di carestia imminente.
WeWorld è presente a Gaza dal 1997 “e dall’ottobre 2023 abbiamo adattato i nostri programmi, impegnandoci in interventi salvavita a sostegno della popolazione in difficoltà, soprattutto di quella che si sposta costantemente all’interno della Striscia a causa dei continui bombardamenti”.
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