Gaza e la fine dell’impunità a Rafah
Scritto da Angela Gennaro in data Maggio 19, 2025
Le facce di Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen, Emmanuel Macron – tutti i leader e le leader europee tranne Spagna e Irlanda, che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina – e lo striscione “Stop complicity”, “Basta complicità”.
La delegazione promossa da AOI, ARCI, Assopace Palestina, parlamentari dell’intergruppo per la pace tra Palestina e Israele, eurodeputati, docenti universitari, giornalisti e giornaliste è arrivata al valico di Rafah tra Egitto e Gaza.
Volevano entrare a Gaza “per rompere il silenzio sullo sterminio del popolo palestinese, facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari e raccogliere testimonianze dirette”.
Ma il valico di Rafah è rimasto chiuso.
Carestia e sterminio
Fuori restano anche acqua, cibo e medicinali: almeno 85mila tonnellate di beni alimentari, abbastanza per sfamare due milioni di persone in due mesi, secondo il dato dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari di aprile.
Sono ancora un migliaio i camion parcheggiati intorno al valico di Rafah, mentre gli altri sono stati svuotati e i beni stoccati nei due centri logistici della Mezzaluna rossa egiziana ad Al Arish, 80mila metri quadri di spazio già completamente pieni.
Farina, biscotti, latte ma anche sedie a rotelle, bombole di ossigeno, pneumatici: qualunque cosa che “contenga” metallo viene “rifiutata” e non riceve l’autorizzazione israeliana a entrare a Gaza.
Al grido di “Stop genocide” e di “End impunity”, la delegazione ha appoggiato per terra vestitini per bambini, giochi, peluche, una ciambella gonfiabile a forma di unicorno, libri di fiabe.
E foto di bambine e bambini morti sotto alle bombe.
“Loro sono Fatima, 10 anni, e Obaida, 8”. Luisa Morgantini, Assopace Palestina, tiene in mano la loro foto.
“Avevano letto centinaia di libri. Erano dei piccoli geni. Insieme a loro, in quella casa, sono morti 14 bambini. È importante essere qui ma è ancora più importante quello che verrà dopo: far ripartire quei camion fermi, far entrare acqua e cibo. Stamattina mi ha chiamato una bambina da dentro la Striscia. Luisa, mi ha detto, ho paura di morire di sete. Non voglio morire di sete”.
Violazioni internazionali
Triestino Mariniello dell’università di Liverpool, è un esperto di diritto internazionale e come avvocato fa parte del team che segue il procedimento alla Corte penale internazionale. Abbiamo raccolto la sua voce davanti al valico di Rafah.
Ascolta il podcast
Israele “continua – anche con il sostegno militare e politico dei governi europei – a colpire indiscriminatamente civili, strutture sanitarie, scuole e rifugi, distruggendo le infrastrutture essenziali e assediando la popolazione con fame, sete e mancanza di cure. Annuncia piani per militarizzare la distribuzione degli aiuti, mentre si moltiplicano deportazioni forzate e uccisioni mirate di giornalisti e soccorritori”.
La carovana chiede un cessate il fuoco immediato e permanente, l’apertura dei valichi e l’ingresso degli aiuti umanitari, la fine “dell’occupazione illegale” e anche la liberazione immediata “di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi arbitrariamente detenuti da Israele”. E stop al riarmo.
“Basta fornire armi a Israele e stop all’accordo di associazione UE-Israele”. Necessario invece sanzionare “la leadership israeliana responsabile delle violazioni” e collaborare con la Corte Penale Internazionale per l’esecuzione dei mandati di arresto, rispettando le ordinanze adottate dalla Corte Internazionale di Giustizia in relazione agli obblighi che derivano dalla Convenzione contro il genocidio.
Ti potrebbe interessare anche:
- Medicina da indossare
- 22 marzo, World Water Day: diritto e sicurezza in gocce
- L’intelligenza alata
- Gaza, la fase finale del genocidio
- La guerra dei dazi e la strategia di Trump
- Trump revoca le sanzioni contro la Siria
- Panama: chiude il Centro di accoglienza temporanea per immigrati Lajas Blancas
- Gaza tomba del diritto internazionale?
- Il cellulare vibra: chiamata dall’inferno
- Gaza, fame di umanità
- Rafah, i magazzini dove sono bloccati i beni umanitari che Israele non fa entrare a Gaza
- Basta sparare sulla stampa: appello per l’informazione a Gaza
- Gaza, guerra e disabilità
- A Gaza muore una donna e una ragazza ogni ora negli attacchi delle forze israeliane
E se credi in un giornalismo indipendente, serio e che racconta il mondo recandosi sul posto, puoi darci una mano cliccando su Sostienici