13 febbraio 2024 – Notiziario in genere
Scritto da Radio Bullets in data Febbraio 13, 2024
Israele vieta l’ingresso a una funzionaria italiana Onu. E non è una notizia. La prima coppia lesbica del Nepal registra ufficialmente il proprio matrimonio. Giappone: il 20% degli studenti universitari non vuole figli. Ungheria, si dimette la presidente (vicina a Orban). Non più invisibili, le coppie omosessuali greche attendono una legge fondamentale.
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Israele
Israele ha deciso di negare l’ingresso nel Paese a Francesca Albanese, inviata del consiglio dei diritti umani dell’Onu. La decisione, hanno fatto sapere i ministeri degli Esteri e degli Interni, è legata “alle sue oltraggiosi affermazioni che ‘le vittime del massacro del 7 ottobre non sono state uccise per la loro ebraicità ma in risposta all’oppressione israeliana’”.
“BREAKING: Il “mi nega l’ingresso” da parte di Israele non è una novità: Israele ha negato l’ingresso a TUTTI i Relatori Speciali/OPt dal 2008! Ciò non deve diventare una distrazione dalle atrocità di Israele a Gaza, che stanno raggiungendo un nuovo livello di orrore con il bombardamento delle persone nelle “aree sicure” di #Rafah”, scrive Albanese su Twitter.
BREAKING: Israel's "denying me entry" is not news: Israel has denied entry to ALL Special Rapporteurs/oPt since 2008!
This must not become a distraction from Israel's atrocities in Gaza, which are taking a new level of horror with the bombing of people in 'safe areas' in #Rafah.— Francesca Albanese, UN Special Rapporteur oPt (@FranceskAlbs) February 12, 2024
La polemica
Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha chiesto nelle scorse ore al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, di licenziare “immediatamente” la relatrice dell’Onu, citando il suo post su X in cui commentava le parole del presidente francese, Emmanuel Macron, che definiva il 7 ottobre “il più grande massacro antisemita del nostro secolo”.
“Il più grande massacro antisemita del nostro secolo? No, signor Emmanuel Macron. Le vittime del 7/10 non sono state uccise a causa del loro ebraismo, ma in risposta all’oppressione di Israele. La Francia e la comunità internazionale non hanno fatto nulla per impedirlo. I miei rispetti alle vittime”, scriveva Albanese.
Il ministero degli Esteri francese ha risposto alla relatrice Onu ribadendo che il 7 ottobre è stato effettivamente “il più grande massacro antisemita del 21esimo secolo” e “contestarlo è un errore”. E ancora “questi commenti sono tanto più scandalosi dato che la lotta contro l’antisemitismo e tutte le forme di razzismo è al centro della fondazione dell’Onu”.
“Inquadrare il massacro del 7 ottobre come una reazione all”oppressione israeliana’ piuttosto che come un atto di odio antiebraico è profondamente preoccupante”, per Katz, che invita appunto Guterres a licenziare Albanese “immediatamente”. “Il tempo del silenzio ebraico di fronte a tali dichiarazioni false è passato. Dobbiamo essere forti ed espliciti contro tali narrazioni” sono le sue parole.
“Sono delusa dal fatto che alcuni abbiano letto il mio tweet come una ‘giustificazione’ dei crimini di Hamas del 7/10, che ho più volte condannato fermamente. Io rifiuto tutto il razzismo, compreso l’antisemitismo, una minaccia globale. Ma spiegare questi crimini come antisemitismo ne oscura la vera causa”, ha replicato Francesca Albanese.
Nepal
Anju Devi Shrestha, soprannominata Dipti, e Suprita Gurung, entrambe 33enni, hanno scritto la storia diventando la prima coppia lesbica in Nepal a registrare ufficialmente il loro matrimonio. Dipti, residente nel distretto di Bardiya, nel Nepal occidentale, e Suprita, residente nel distretto di Syangja, domenica hanno ottenuto la registrazione del loro matrimonio alla municipalità rurale di Jamuna, nel distretto di Bardiya.
Il segretario della circoscrizione Dipak Nepal ha consegnato loro il certificato di matrimonio, ha detto Sunil Babu Panta, attivista gay ed ex componente del Parlamento. Questo è il primo caso di una coppia lesbica che viene ufficialmente registrata per il loro matrimonio nel sud Asia, ha affermato Pant.
I risultati
Il Nepal è stato anche il primo paese dell’Asia meridionale ad aver registrato formalmente il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Mayako Pahichan Nepal, un’organizzazione non governativa, che significa “Riconoscimento dell’amore”, in un comunicato esprime gioia per la registrazione ufficiale del matrimonio tra persone dello stesso sesso. “Le comunità LGBT nepalesi hanno lanciato dal 2001 una campagna per i diritti identitari delle comunità delle minoranze sessuali e hanno avuto successo nell’ottenere ufficialmente la registrazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso dopo più di due decenni di lotta”, si legge in una nota.
Il 29 novembre dello scorso anno, Maya Gurung, 35 anni, e Surendra Pandey, 27 anni, hanno ufficialmente registrato il loro matrimonio. nel distretto di Lamjung come prima coppia dello stesso sesso. Sia Gurung che Pandey erano maschi alla nascita. Ciò rende il Nepal il primo paese nell’Asia meridionale a riconoscere e registrare formalmente un matrimonio tra persone dello stesso sesso in seguito alla decisione della Corte Suprema.
Nel 2007, la Corte Suprema del Nepal aveva già concesso il permesso per il matrimonio tra persone dello stesso sesso, una posizione ulteriormente rafforzata dalla costituzione del 2015, che vieta esplicitamente la discriminazione basata sull’orientamento sessuale.
Tuttavia, il 27 giugno dello scorso anno, la Corte Suprema ha emesso un ordine provvisorio, motivato da una petizione scritta presentata da alcune persone, tra cui Gurung, per legalizzare ufficialmente il matrimonio tra persone dello stesso sesso in Nepal.
Giappone
In Giappone, uno dei Paesi con la più bassa natalità al mondo, uno/a studente universitario su 5 non vuole avere figli e figlie, soprattutto in ragione di preoccupazioni finanziarie e della percepita riduzione del proprio tempo libero. È il quadro che emerge da un’indagine condotta dalla società online di lavoro interinale, Mynavi Corp., tra circa 2.300 studenti che completeranno il loro percorso di studi nel 2025.
Il 19,2% ha dichiarato di non volere prole: e il dato è decisamente in crescita rispetto al 13,1% dell’anno scorso. Le risposte dei giovani e delle giovani sono, si spiega, condizionate in parte dal generale rincaro dei prezzi dell’ultimo anno. “C’è la possibilità che le preoccupazioni economiche stiano influenzando le loro opinioni sulla vita”, dice un funzionario di Mynavi.
Secondo il sondaggio il numero delle donne non interessate ad avere figli è più alto di quello dei maschi: il 23,5% a fronte del 12,1%.
Il 57,4% del campione cita “la mancanza di fiducia nell’allevare un bambino” o una bambina, e poi i “timori di una perdita del tempo disponibile”, al 51,5%, e “le preoccupazioni economiche” al 51%.
Le giovani coppie in Giappone sembrano da tempo quindi non avere tra le priorità quella di formare una famiglia, in un paese in cui il numero delle nascite ha raggiunto il minimo storico nel 2022, per la prima volta sotto le 800mila. I matrimoni avvengono a età sempre più matura, o non avvengono proprio, spiega il ministero della Salute nipponico, contribuendo a un’ulteriore diminuzione del tasso di natalità.
Ungheria
Katalin Novák, la presidente dell’Ungheria, ha annunciato le dimissioni in seguito alle proteste scoppiate dopo che aveva concesso la grazia a un uomo condannato come complice in un caso di abusi sessuali su minori.
“Ho commesso un errore… Oggi è l’ultimo giorno in cui mi rivolgo a voi come presidente”, ha detto Novák in un discorso trasmesso dalla televisione.
https://twitter.com/KatalinNovak_HU/status/1756413334641901628
Il 27 aprile, in occasione della visita di Papa Francesco in Ungheria, Katalin Novák ha graziato l’ex vicedirettore dell’istituto per bambini di Bicske, cittadina vicino a Budapest, che aveva costretto un bambino che aveva subito abusi sessuali dall’allora direttore a ritrattare la confessione.
La notizia è venuta alla luce la scorsa settimana e ha scatenato accese proteste in tutto il Paese.
Nel marzo 2022 Novak, considerata molto ‘vicina’ al primo ministro Viktor Orban, era diventata la prima donna a ricoprire questa posizione, un ruolo sostanzialmente cerimoniale.
Pochi minuti dopo il suo annuncio, riporta Euractiv, anche un’altra alleata di Orbán, Judit Varga, ha annunciato il suo “ritiro dalla vita pubblica”. Come ministra della Giustizia, carica che ha lasciato per guidare una candidatura alle elezioni del Parlamento europeo, aveva approvato la grazia. “Rinuncio al mio mandato di deputata e di capo lista per il Parlamento europeo”, spiega su Facebook.
“È stato rapido: prima Novák, poi Varga”, commenta l’eurodeputata ungherese Anna Donath del piccolo partito liberale Momentum. “Ma sappiamo che nessuna decisione importante può essere presa in Ungheria senza l’approvazione di Viktor Orbán. Deve assumersi la responsabilità e spiegare cosa è successo… è il suo sistema”.
Lo stesso Orbán, in risposta alle proteste, aveva annunciato di voler rivedere la Costituzione ungherese per escludere la possibilità di graziare i criminali pedofili.
Grecia
Da quando riesce a ricordare, il sedicenne Yannis Belia ha avuto una “seconda madre” invisibile agli occhi del diritto di famiglia greco.
Le cose cambieranno questa settimana, quando il parlamento approverà uno storico disegno di legge che legalizza il matrimonio e l’adozione tra persone dello stesso sesso.
“Fino ad ora, la mia seconda madre è stata come un fantasma agli occhi della legge. Non è apparsa da nessuna parte, in nessun documento ufficiale”, ha detto l’adolescente all’AFP in un bar gay di Atene. “Questa legge cambierà la mia vita”.
La madre biologica di Yannis, Stella, è stata sottoposta a riproduzione medicalmente assistita per dare alla luce lui e suo fratello gemello Antonis. Ma la compagna di Stella, Haris, che ha condiviso la sua vita per 12 anni, fino a questo momento non veniva riconosciuta come secondo genitore dei ragazzi.
È una delle tante complicazioni legali nella vita dei ragazzi Belia, e di altri come loro, a cui la nuova legge mira a porre fine.
Quando i loro figli si ammalano in Grecia, i genitori non biologici attualmente non hanno il diritto di decidere quali procedure mediche siano necessarie per loro.
Inoltre, i bambini e le bambine non possono ereditare dai loro genitori non biologici.
E se il genitore biologico muore, lo Stato sottrae automaticamente i figli all’altro genitore.
“Se mia madre Stella dovesse morire, non potrei essere affidato alla mia seconda madre. È una paura che è sempre stata nella mia mente”, ha detto Yannis.
Se un bambino ha due padri, questi non possono nemmeno essere iscritti all’anagrafe, dove è obbligatorio inserire il nome della madre. Né possono essere coperti dalla previdenza sociale greca.
“Finalmente tutti i bambini e le bambine avranno gli stessi diritti”, ha affermato Antonis Belia.
Al momento non esistono statistiche affidabili sul numero di famiglie dello stesso sesso che allevano figli in Grecia. La questione è un forte tabù per gran parte della società greca – e per la potente Chiesa ortodossa greca.
Circa 4mila persone – brandendo bandiere e croci greche – hanno protestato contro il disegno di legge domenica nel centro di Atene, rispondendo a un appello di gruppi religiosi ortodossi.
Grigorios Grigorakis, un 57enne di Florina, nel nord della Grecia, è venuto con in mano un’icona della Vergine Maria e ha detto all’AFP che “Cristo e il Vangelo dicono che una famiglia è un uomo, una donna e dei bambini”.
Anche il primo ministro Kyriakos Mitsotakis, che sostiene personalmente il disegno di legge, è stato attento a sottolineare il mese scorso che i cambiamenti andrebbero a vantaggio solo di “alcuni bambini e coppie”.
Si prevede che il disegno di legge spaccherà la Nuova Democrazia conservatrice di Mitsotakis, con decine dei 158 parlamentari del partito che probabilmente si opporranno o si asterranno.
‘Totalmente contraria’
La Chiesa di Grecia – che ha stretti legami con molti parlamentari del governo – si è detta “totalmente contraria” alla riforma, sostenendo che “condanna” i bambini a crescere in un “ambiente di confusione”.
Tuttavia, il disegno di legge passerà sicuramente con il sostegno del principale partito di opposizione Syriza, il cui leader Stefanos Kasselakis è gay, del partito socialista Pasok e di altri partiti minori.
Mitsotakis ha affermato che le norme esistenti sulla riproduzione assistita non saranno modificate per consentire alle coppie dello stesso sesso il diritto alla maternità surrogata.
I sondaggi d’opinione indicano che la maggioranza dei greci sostiene il matrimonio tra persone dello stesso sesso ma si oppone alla maternità surrogata.
Stella Belia, un’insegnante sulla cinquantina, ha detto che l’atteggiamento prevalente in Grecia nei confronti delle coppie dello stesso sesso è “la regola del silenzio”.
‘Non nasconderti mai’
“Abbiamo sentito spesso: ‘È meglio mentire per la tua famiglia e non dire che hai una relazione con una donna’. Non avremmo mai dovuto nasconderci!”, ha affermato.
“Non mi sono mai sentito strano nella società greca. Non ho mai avuto problemi seri con i miei compagni di classe. Sono bianco, ortodosso ed eterosessuale”, ha detto Yannis.
La Grecia era stata condannata per discriminazione anti-gay dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2013, dopo che le coppie gay erano state escluse da una precedente legge sulle unioni civili nel 2008.
Anche se Stella ammette che la nuova legislazione costituirà un “enorme passo avanti per la Grecia”, è ancora lontana dall’essere perfetta.
Le coppie dello stesso sesso non potranno ancora ricorrere alla riproduzione assistita o alla madre surrogata, procedure riservate alle donne single o alle coppie eterosessuali che hanno difficoltà a concepire.
Né l’adozione del bambino da parte del secondo genitore sarà automatica, anche se la coppia è sposata, poiché avverrà dopo la nascita.
È stato un ostacolo vissuto vividamente da Anna Leventou, la cui compagna Nancy è stata ricoverata in ospedale per diversi giorni dopo aver dato alla luce la loro figlia.
“Ero nel panico. Hanno portato mia moglie al pronto soccorso e non potevo portare con me mia figlia,” ha detto Leventou in una recente conferenza stampa organizzata da Rainbow Families Greece, una ONG che aiuta le famiglie LGBTQ.
Grazie alla nuova legge, Konstantinos Androulakis, residente a Londra, afferma che potrebbe prendere in considerazione l’idea di tornare in Grecia.
Per ora conta di essere ad Atene per la “giornata storica” in cui la legge verrà approvata la prossima settimana. “Fino ad ora non potevamo immaginare di crescere i nostri figli e figlie in Grecia senza diritti fondamentali. Dopo il 15 febbraio tutto è di nuovo possibile”, ha detto Androulakis, i cui figli adottivi con il compagno Michael hanno ora 11 e 6 anni.
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