13 gennaio 2020 – notiziario in genere

Scritto da in data Gennaio 13, 2020

  • Stati Uniti, in pericolo la storica sentenza sul diritto all’aborto che tra pochi giorni celebra il suo 47esimo anniversario
  • Germania, affari da maschi
  • Gran Bretagna, Samira Ahmed vince la sua battaglia contro la Bbc (in copertina)
  • Malawi, l’associazione delle donne avvocato contro la polizia
  • Spagna, torna il diritto delle minorenni all’aborto?

Questo e molto altro nel web notiziario di genere Radio Bullets, un podcast di notizie oggi a cura di Paola Mirenda. Musiche di Walter Sguazzin.

La canzone Nine Month Blues è cantata da Peggy Seeger

 

Stati Uniti

Il 22 gennaio del 1973 la Corte suprema degli Stati Uniti si pronunciava su un caso giudiziario che avrebbe segnato, negli anni a venire, il diritto delle donne ad abortire. Era la causa Roe contro Wade e con quella sentenza la Corte Suprema riconosceva la libertà di scelta delle donne sulla salute riproduttiva.

Quarantasette anni dopo i repubblicani provano di nuovo a cancellare la norma, sperando di ribaltare la sentenza di allora. Il 2 gennaio scorso 200 parlamentari repubblicani hanno scritto alla Corte (qui l’intera lettera in pdf), mentre si attende il pronunciamento dei giudici in un altro caso, quello della Louisiana che verrà discusso a marzo, che potrebbe generare un precedente di senso contrario alla sentenza Roe vs. Wade.

Andiamo con ordine:

nel 1973 la Corte suprema ha riconosciuto il diritto di una donna – dallo pseudonimo di Jane Roe, per tutelarne la privacy – ad abortire anche in assenza di problemi di salute, suoi o del feto, riconoscendo in sostanza il suo diritto alla libera scelta. La norma da allora ha fatto giurisprudenza e condizionato le leggi dei singoli Stati, che non possono essere contrarie a quanto stabilito da quella sentenza.

Nonostante questo, diverse volte gli Stati hanno votato leggi di senso opposto – l’ultima volta in Alabama – sperando di finire davanti alla Corte e poter ribaltare la sentenza. Questo finora non è avvenuto, ma oggi la composizione della Corte è profondamente cambiata e il Tribunale supremo è fortemente orientato in senso conservatore. In particolare, gli occhi sono puntati su Brett Kavanaugh, ex assistente di Bush, scelto da Trump e la cui nomina è stata approvata dal Senato nel settembre del 2018.

“Penso che Kavanaugh stia davvero cercando di posizionarsi anche come centrista”, dice Cynthia Soohoo, professore di diritto e condirettore della Human Rights and Gender Justice Clinic presso la City University of New York School of Law, intervistata da Sarah McCammon. “Ma quello che abbiamo visto è la crescente politicizzazione della Corte Suprema e la campagna elettorale promette di nominare come giudici della Corte Suprema coloro che sono a favore o contro il rovesciamento di Roe vs. Wade. E penso che questo creerà una certa pressione politica su Kavanaugh e gli altri giudici”.

In effetti, anche se se ne parla meno, anche 200 membri democratici del Congresso hanno presentato una analoga richiesta, ma di segno contrario, alla Corte.

Che l’aborto sia uno dei temi della campagna elettorale negli Stati Uniti non è una novità, ma quest’anno sembra che ci sia una maggiore polarizzazione. Per l’anniversario della sentenza Roe vs. Wade si preparano diverse manifestazioni, con gli integralisti religiosi in primo piano.

A New York, intanto, ha aperto questa settimana una interesssante mostra, dal titolo Abortion is normal, l’aborto è normale. Tutte le opere esposte sono in vendita per raccogliere fondi da destinare alla Ngo Downtown for Democracy, che si occupa di tutelare i diritti delle donne.

Germania

Dal primo gennaio 2020 l’aliquota su assorbenti e tamponi in Germania è diminuita dal 19 al 7 per cento, effetto di una decisione presa dal governo questo autunno. Per sostenere la proposta erano state presentate oltre 80mila firme, cifra tuttavia bassa in un paese di ottanta milioni di abitanti.

Nonostante ci siano state molte perplessità, l’iva alla fine è stata abbassata per tutti i prodotti. Le maggiori critiche sono state poste dal punto di vista ambientale, poiché si tratta di prodotti usa e getta che hanno un forte impatto. Sono critiche nate già in seno al Parlamento europeo, dove due anni fa è stata accantonata l’ipotesi di inserire tamponi e assorbenti nell’elenco dei prodotti inquinanti da mettere al bando. A far decidere in tal senso era stata, tra l’altro, la minaccia dei produttori di far pagare agli utenti finali – dunque alle donne – i maggiori costi derivanti dalla tassa ambientale. In Germania la proposta di abbassare la tassa sugli assorbenti era stata fatta propria anche dai Verdi, in nome del diritto alle donne a non venir penalizzate economicamente e soprattutto della discrepanza di tassazione tra prodotti di lusso e non di lusso, con gli assorbenti inseriti nel primo gruppo. Una confezione di assorbenti costa(va), in media, circa tre euro per prodotti di media qualità, cifra che scende intorno a un euro per prodotti di più bassa fascia.

Infografik Mehrwertsteuer Hygienprodukte DE

Nell’infografica di Deutsche Welle è possibile vedere la situazione della Germania in confronto al resto dell’Europa, fotografata a novembre 2019.

Restiamo in Germania, dove continua a crescere la percentuale di donne nei consigli di amministrazione delle grandi società, ma il loro numero rimane decisamente basso rispetto a quello degli uomini. Al primo gennaio 2020, un totale di 64 donne erano presenti nelle 160 società dell’indice Dax, il dieci per cento in più dell’anno precedente. Peccato però che dall’altra parte ci siano 633 uomini, dieci volte tanto. Certo, negli ultimi cinque anni si è passati dal 5 al 9,2 per cento, ma restano sempre numeri molto piccoli, soprattutto se si considera che il 66 per cento delle società in questione non ha nemmeno una donna nel proprio consiglio di amministrazione e solo una società su tutte quelle considerate ha come capo una donna: è Jennifer Morgan, alla co-guida del gigante del software SAP da ottobre.

Spagna

Il governo spagnolo tornerà a garantire l’aborto per le ragazze minorenni anche senza il consenso dei genitori? Sembrerebbe proprio che questo sia l’orientamento del nuovo esecutivo, il primo di coalizione nella storia della Spagna post franchista.

Nell’accordo tra il partito socialista di Sanchez e Unidos Podemosi di Iglesias e Montero è scritto che il governo “favorirà l’accesso all’involontaria della gravidanza per tutte le donne, nel sistema sanitario nazionale, nel quadro della legge sulla salute sessuale e riproduttiva del 2010”. Quella legge, varata da José Louis Zapatero, consentiva alle ragazze tra i 16 e i 18 anni di poter abortire senza l’assenso dei genitori in caso di gravi conflitti familiari. Poi nel 2015, con il governo Rajoy, il consenso era diventato di nuovo obbligatorio.

Ma il nuovo governo ha ottenuto la fiducia con una maggioranza davvero minima, di appena due seggi. Certo, ci sono quei deputati che non hanno votato la fiducia ma appoggiano una riforma in tal senso, e ci sono anche deputati del partito popolare che sarebbero d’accordo, ma la strada non sarà facile. Non lo sarà nemmeno per le altre riforme relative alla salute riproduttiva, come la contraccezione di emergenza. Resta la nota positiva di aver messo sulla carta tutti questi temi. Ieri però l’ultradestra di Vox è già scesa in piazza in diverse città spagnole contro il nuovo governo: per adesso l’offensiva è stata circoscritta a un generico “pericolo di comunismo” e di perdita di sovranità – lo slogan era España Existe – , ma il prossimo obiettivo del partito di Santiago Abascal è chiaro.

Gran Bretagna

La giornalista Samira Ahmed ha vinto a sua battaglia contro la Bbc, dopo aver portato l’emittente pubblica britannica in tribunale per averla pagata meno di un collega maschio che faceva lo stesso lavoro. (audio)

La condanna nei confronti della Bbc è arrivata sulla base della legge sulla parità retribuitiva, che è diversa dal divario retributivo. La prima è illegale, il secondo è concesso ma deve essere reso pubblico se la società ha più di 250 dipendenti.

Questa legge la si ritrova nell’Equal Pay Act del 1970 e ora fa anche parte dell’Equality Act del 2010. Significa che tutti i dipendenti hanno diritto alla parità di retribuzione, indipendentemente dal fatto che siano a tempo pieno, a tempo parziale o contratti temporanei.

Quasi esattamente un anno fa, il 16 gennaio 2019, le dipendenti comunali di Glasgow, in Scozia, avevano ottenuto una storica vittoria, 548 milioni di sterline per compensare le disparità retributive con gli uomini.

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