29 maggio 2021 – Notiziario

Scritto da in data Maggio 29, 2021

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  • Namibia: la Germania chiede perdono per  il genocidio degli Herero (copertina).
  • Mali: Assimi Goita dichiarato presidente della transizione.
  • Rd Congo: senza assistenza i 400.000 sfollati da Goma a causa del vulcano Nyiragongo.
  • Rwanda: conclusa la storica visita di Macron.

Questo e molto altro nel notiziario Africa di Radio Bullets, a cura di Giusy Baioni. Musiche di Walter Sguazzin

Namibia

La Germania ha ammesso di aver commesso un genocidio in Namibia durante la colonizzazione. L’accordo, annunciato ieri, è il risultato di oltre cinque anni di colloqui con la Namibia sugli eventi che vanno dal 1904 al 1908, quando la Germania era il governatore coloniale.
All’inizio del 1904 gli herero, privati della loro terra e del loro bestiame in questo territorio semi desertico dell’Africa sud occidentale tedesca (il nome ufficiale, all’epoca, dell’attuale Namibia), si ribellarono al potere coloniale. La repressione fu feroce. «Qualsiasi herero con o senza un’arma, con o senza battaglia deve essere abbattuto», ordinò il generale Lothar von Trotha. Questa minoranza rappresenta solo il 7% dell’attuale popolazione namibiana, contro il 40% all’inizio del XX secolo. I Namas, che si ribellarono un anno dopo, videro la loro rivolta repressa altrettanto violentemente. Furono uccisi circa 65.000 herero e almeno 10.000 nama. A lungo ignorato, quello degli herero fu il primo genocidio del XX secolo.
«Alla luce della responsabilità storica e morale della Germania, chiederemo perdono alla Namibia e ai discendenti delle vittime», ha detto in un comunicato il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. «Il nostro obiettivo era ed è quello di trovare un percorso comune per una vera riconciliazione in ricordo delle vittime», ha detto. «Ciò include il nostro nominare gli eventi dell’era coloniale tedesca nell’odierna Namibia, e in particolare le atrocità tra il 1904 e il 1908, spietatamente e senza eufemismi. Ora chiameremo ufficialmente questi eventi ciò che erano dalla prospettiva odierna: un genocidio».

I colloqui tra Germania e Namibia si sono aperti nel 2015. Maas ha affermato che, «come gesto di riconoscimento dell’incalcolabile sofferenza», la Germania intende sostenere la Namibia e i discendenti delle vittime con un programma di ricostruzione e sviluppo da 1,1 miliardi di euro, nel cui disegno e attuazione «le comunità colpite dal il genocidio avranno un ruolo decisivo», mettendo però in chiaro che «da questo non possono derivare pretese legali al risarcimento». Secondo la Germania, la Convenzione sul genocidio del 1948 non può essere applicata retroattivamente.
I progetti che la Germania finanzierà dovrebbero coprire un periodo di 30 anni in ambiti come la riforma agraria, l’agricoltura, le infrastrutture rurali, l’approvvigionamento idrico e la formazione professionale.
In Namibia, il governo considera l’accordo un «passo nella giusta direzione». Ma non tutti sono d’accordo. Un rappresentante legale della minoranza herero, Vekuii Rukoro, sul quotidiano tedesco Die Welt afferma che l’accordo è solo «uno show» e minaccia di boicottare la cerimonia al parlamento namibiano alla presenza del presidente tedesco Steinmeier. L’avvocato, che denuncia l’assenza di risarcimento, aveva tentato alcuni anni fa, senza successo, un procedimento contro la Germania nei tribunali americani e ora vuole rivolgersi al tribunale internazionale de L’Aia, anche se quest’ultimo accetta solo denunce da parte degli Stati. La Germania ottenne il controllo del paese desertico nel 1880 e cedette il territorio al Sudafrica nel 1915. La Namibia ottenne l’indipendenza solo nel 1990.

Mali

La Corte Costituzionale maliana ha dichiarato venerdì il colonnello Assimi Goïta capo di Stato e Presidente della transizione che dovrebbe riportare i civili al potere. Si tratta del secondo colpo di Stato guidato dall’ufficiale e dai militari in nove mesi. La sentenza stabilisce che il vicepresidente della transizione, il colonnello Goïta, «eserciti le funzioni, gli attributi e le prerogative di presidente della transizione per condurre il processo di transizione alla sua conclusione», e che porterà «il titolo di presidente della transizione, capo di Stato».

Dopo le dimissioni del presidente Bah N’Daw, Goïta è diventato l’uomo forte del paese. Giovedì 27 maggio ha “decapitato” il gabinetto del presidente dimissionario. Un decreto firmato di sua mano licenzia i principali collaboratori dell’ex presidente di transizione Bah N’Daw. Ieri, 28 maggio, ha convocato, per uno scambio, i partiti politici e i rappresentanti della società civile del Mali. L’obiettivo è spiegare la nuova situazione in cui si trova il paese e programmare le prossime mosse: probabilmente vuole ampliare la sua base di sostenitori.

Bah N’Daw e il suo primo ministro Moctar Ouane erano stati arrestati una settimana fa. Nella notte tra mercoledì e giovedì, sono stati rilasciati, ma solo dopo che Bah N’Daw aveva firmato una lettera di dimissioni.

Repubblica Democratica del Congo

Sono finora 400.000 le persone allontanatesi dalla città di Goma da giovedì, dopo l’ordine di evacuazione impartito dalle autorità militari provinciali. Secondo l’osservatorio vulcanologico di Goma, infatti, l’eruzione dello scorso fine settimana del vulcano Nyiragongo, uno dei più pericolosi al mondo, non ha messo fine alle attività sismiche. La colata lavica si è fermata domenica scorsa, ma da allora sono state contate oltre 400 scosse di terremoto in 5 giorni. La deformazione del terreno fa temere che ci sia lava sotto la città e che possa fuoriuscire all’improvviso da sotto il terreno oppure sotto le acque del lago Kivu, provocando in tal caso una pericolosissima fuoriuscita di gas metano: il lago Kivu è uno dei tre laghi limnici al mondo, con giacimenti di metano sotto il bacino d’acqua.

L’ordine di evacuazione è giunto giovedì all’alba, provocando lo spostamento di centinaia di migliaia di persone su un’unica strada a due corsie, con interminabili code. La priorità è l’assistenza agli sfollati, senza cibo, acqua né riparo o servizi igienici. Per questo, è già alto l’allarme colera. Intanto, sono già numerosissime le segnalazioni di furti e saccheggi nelle abitazioni rimaste incustodite a Goma.

Intanto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità rende noto che un’indagine indipendente sugli operatori umanitari dell’OMS, a proposito delle accuse di abusi sessuali nella Repubblica Democratica del Congo, dovrebbe pubblicare i risultati entro la fine di agosto. La Thomson Reuters Foundation aveva riferito lo scorso ottobre che più di 50 donne avevano accusato operatori umanitari dell’OMS e importanti associazioni di beneficenza di sfruttamento e abusi sessuali durante l’epidemia di Ebola. Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato ieri che qualsiasi abuso è «totalmente incompatibile con la missione dell’OMS» ed è consapevole che alcuni stati sono contrariati per il ritmo dell’indagine.

Leslie Norton, ambasciatore del Canada presso le Nazioni Unite a Ginevra, ha letto una dichiarazione a nome di 53 paesi, tra cui Stati Uniti, Giappone e membri dell’Unione Europea, esortando l’OMS ad accelerare le indagini e fornire un aggiornamento a giugno: «Abbiamo espresso allarme per le dichiarazioni dei media secondo cui la direzione dell’OMS era a conoscenza di casi di sfruttamento e abuso sessuale e molestie sessuali, e non era riuscito a segnalarli, come richiesto dal protocollo dell’ONU e dell’OMS, nonché per le accuse secondo cui il personale dell’OMS ha agito per sopprimere i casi», ha detto Norton.

Francia – Rwanda

Si è conclusa la visita del presidente francese Emmanuel Macron in Rwanda, dove giovedì ha pronunciato un discorso al memoriale delle vittime del genocidio. Discorso che aveva suscitato aspettative in parte deluse: Macron ha infatti riconosciuto le responsabilità, ma nessuna complicità della Francia nel genocidio. Un discorso molto ben accolto dal governo rwandese, meno da parte della popolazione che si attendeva scuse esplicite. Macron aveva creato la Commissione Duclert che, dopo aver studiato gli archivi storici, ha da poco reso noto il rapporto finale sul ruolo della Francia nel genocidio rwandese. Il fatto che il presidente francese riconosca la responsabilità della Francia  ha soddisfatto il presidente Paul Kagame, che ha anche reso omaggio «all’immenso coraggio» del suo “amico” Emmanuel Macron.

I due capi di stato hanno poi trattato del riavvicinamento diplomatico ed economico tra i due paesi. Nelle prossime settimane dovrebbe, dunque, essere nominato un ambasciatore francese a Kigali, dove manca dal 2015 in seguito al gelo diplomatico fra i due paesi; verrà rafforzato l’impegno dell’Agenzia francese per lo sviluppo e verranno avviate partnership economiche. Da due anni a Kigali si sono insediate grandi società francesi, fra cui Canal Box, filiale del Gruppo Vivendi Africa, che ha iniziato a offrire la banda larga.

Mozambico

La missione di addestramento militare ipotizzata dall’Unione Europea in Mozambico potrebbe essere avviata fra diversi mesi. Il problema è trovare altri paesi, oltre al Portogallo, per fornire truppe, ha spiegato Joseph Borrell parlando prima del vertice dei ministri della Difesa dell’UE a Lisbona.

In una conferenza stampa dopo il vertice, il ministro della Difesa portoghese Joao Cravinho ha detto di sperare che la missione venga approvata a giugno.

Sessanta soldati portoghesi inviati in Mozambico a maggio stanno conducendo un programma di quattro mesi per addestrare le truppe mozambicane nel contrasto dell’insurrezione jihadista di Cabo Delgado, condividere informazioni e usare droni per monitorare i movimenti dei militanti.

La missione dell’UE amplierà il lavoro del Portogallo per svolgere la formazione su scala più ampia, ha detto Cravinho, aggiungendo che il Portogallo è pronto a fornire il 50% della manodopera e che i paesi che non sono in grado di inviare truppe possono fornire altre forme di aiuto, come la comunicazione satellitare. Borrell aveva precedentemente affermato che entro la fine dell’anno potrebbero essere inviati 200-300 istruttori militari.

Il Mozambico è alle prese con un’insurrezione nella sua provincia più settentrionale di Cabo Delgado dal 2017, e la violenza è cresciuta in modo significativo nell’ultimo anno.

Etiopia

L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati venerdì ha espresso profonda preoccupazione per le notizie di soldati che hanno portato via centinaia di persone dai campi sfollati nella regione del Tigray in Etiopia all’inizio di questa settimana.

Tre operatori umanitari e un medico hanno detto a Reuters questa settimana che i soldati eritrei ed etiopi hanno arrestato con la forza più di 500 giovani uomini e donne provenienti da quattro campi per sfollati nella città di Shire, nella regione settentrionale, lunedì notte.

«Ribadiamo il nostro invito a tutte le parti a garantire la protezione dei civili, compresi gli sfollati forzati. È fondamentale che tutte le parti in conflitto riconoscano il carattere civile e umanitario dei siti di sfollamento», ha affermato Babar Baloch, portavoce dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per Rifugiati (UNHCR).

Nigeria

La Nigeria ha firmato un accordo di condivisione della produzione con compagnie petrolifere multinazionali.

Si tratta di un importante accordo di condivisione della produzione che la Nigeria ha appena siglato con le multinazionali del petrolio che operano nel paese. Un accordo che apre la strada a investimenti che potrebbero raggiungere i 10 miliardi di dollari. È il culmine di due anni di braccio di ferro tra la NNPC − la società nigeriana che gestisce il settore degli idrocarburi − e le principali compagnie petrolifere straniere come Shell, Exxon Mobil, Total ed Eni.

L’accordo, firmato martedì scorso, riguarda il campo offshore di Bonga (OML 118) e si tratta del rinnovo di un accordo di condivisione della produzione per 20 anni.

Il nuovo accordo prevede l’imposizione di una flat tax del 10% sui campi off-shore e del 7,5% sui campi on-shore, contro il 5% precedente. L’aumento di questa tassa forfettaria dovrebbe quindi aumentare i ricavi della Società Nazionale.

Costa d’Avorio

Il governo ivoriano punta a costringere le multinazionali del cacao a cedere il 20% dei loro contratti di esportazione agli operatori ivoriani. Una misura volta a evitare il soffocamento dei commercianti ivoriani che da tempo denunciano la concorrenza sleale delle multinazionali, che attualmente sono in una situazione di virtuale monopolio in Costa d’Avorio nell’acquisto e nell’esportazione di cacao.

Oggi in Costa d’Avorio il mercato del cacao è dominato da sei grandi multinazionali che acquistano la quasi totalità della produzione grezza o trasformata. D’ora in avanti, quando una multinazionale acquisterà 100 tonnellate di cacao per conto della sua società madre in Europa o in America, dovrà affidarne 20 al Café Cacao Council. L’organismo di regolamentazione designerà a sua volta uno o più operatori nazionali che saranno responsabili dell’esportazione di questo carico per conto della multinazionale.

Il gruppo di commercianti ivoriani, che riunisce una quindicina di società, accoglie con favore questa decisione del governo per la quale lotta da mesi. Secondo il portavoce del Gni Fabien Gueï, ciò «permette di porre fine a uno dei due monopoli delle multinazionali, quello sulla vendita del cacao. Ora il governo vada oltre e rompa il secondo monopolio, quello del cacao certificato».

Oggi solo le sei multinazionali vendono il loro cacao a grandi cioccolatieri, che spesso richiedono cacao certificato senza lavoro minorile o deforestazione. Cioccolatieri che pagano bonus alle multinazionali per acquistare questo cacao certificato più costoso dai produttori. L’RNL vuole poter accedere a questo mercato e chiede che metà del 20% decretato questa settimana riguardi il cacao certificato.

Coronavirus

Dopo Kigali, Emmanuel Macron ha continuato il suo mini tour africano in Sudafrica, dove è giunto ieri, per una visita incentrata sulla pandemia di Covid-19. Il Sudafrica è il paese più colpito del continente. Emmanuel Macron e Cyril Ramaphosa hanno fatto appello affinché l’Africa sia in grado a medio termine di produrre vaccini, e non solo vaccini contro il Covid-19. La Francia metterà il problema sul tavolo al prossimo G7 di inizio giugno, dove saranno invitati Sudafrica e India.

«I brevetti non dovrebbero essere un freno», ha detto Emmanuel Macron durante una conferenza stampa congiunta con il suo omologo sudafricano Cyril Ramaphosa, accettando di chiedere una revoca temporanea dei diritti anche se la priorità rimane il trasferimento di tecnologia.

Il presidente francese ha anche invocato una maggiore trasparenza sul prezzo dei vaccini, soprattutto nei confronti dei paesi più poveri.

Intanto, in Repubblica Democratica del Congo è stato reso noto che sono ben trentadue i membri del parlamento morti a causa del Covid-19 dall’inizio della pandemia: lo ha dichiarato il vice presidente dell’Assemblea Nazionale Jean-Marc Kabund.

Marocco

Approvata mercoledì in Marocco la legge sull’uso legale della cannabis, conforme alle raccomandazioni dell’OMS, che non considera più la canapa indiana come un «prodotto pericoloso senza valore terapeutico».

Sono già stati condotti studi di fattibilità sullo sviluppo della pianta di cannabis su scala nazionale per scopi medici, cosmetici e industriali, che hanno dimostrato reali e promettenti opportunità a livello economico e sociale.

Contrario al disegno di legge è però il partito maggioritario in parlamento, il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Pjd), di impronta nazionalista e islamista. Il Marocco risulta già oggi il maggior produttore mondiale di resina di cannabis.

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