7 febbraio 2023 – Notiziario in genere
Scritto da Alice Corte in data Febbraio 7, 2023
Siria. Il rimpatrio di donne e bambini europei dai campi di detenzione procede lentamente. India. Proteste di donne per le migliaia di arresti contro i matrimoni infantili. Stati Uniti. Buona ripresa del lavoro femminile dopo la pandemia, ma rimangono le disuguaglianze. Pakistan. A Karachi un autobus rosa contro le molestie.
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Siria
Nei campi di detenzione dei jihadisti siriani vivono cittadini europei e soprattutto donne e bambini che rischiano di essere radicalizzati, abusati sessualmente, costretti a lavorare o sposarsi. Dall’inizio della guerra in Siria nel 2011, la maggior parte dei cittadini che sono partiti per combattere all’estero provenivano da Belgio e Francia. Nel marzo 2021 il Parlamento europeo ha preso posizione a favore del rimpatrio dei bambini dai campi siriani e in molti paesi l’opinione pubblica è favorevole al ritorno in patria dei bambini e delle donne. Il 24 gennaio la Francia, che ha una delle politiche più dure d’Europa in merito, ha rimpatriato 47 donne e bambini francesi detenuti nei campi nel nord-est della Siria.
Nel 2019, quando lo Stato islamico è caduto, il paese ha deciso di non rimpatriare i suoi cittadini e cittadine detenuti nei campi siriani. Il paese ha poi perseguito una politica caso per caso prima di essere condannato più volte nel 2022, prima dal Comitato sui diritti del fanciullo e poi dalla Corte europea dei diritti umani. Più recentemente, il 16 gennaio, il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha condannato la Francia per non essersi presa cura delle madri e dei loro figli. Da quel momento, gruppi sempre più numerosi di donne e bambini vengono rimpatriati, tuttavia sembrerebbero essere processi ancora lenti e “opachi” e ci sarebbero ancora 100 bambini e 50 donne francesi detenuti in Siria. In Europa non esiste una politica comune di rimpatrio e ogni paese ha la propria strategia. Per esempio in Francia le madri rimpatriate vanno direttamente in prigione, mentre in Belgio vengono processate ma non incarcerate. La Svezia è meno severa: consente i rimpatri, ma i suoi servizi di intelligence conducono un’indagine approfondita per valutare i potenziali rischi per la sicurezza nazionale.
I rimpatri vengono fatti anche perché nei campi donne e bambini sono a rischio e inclini alla radicalizzazione. Le donne radicalizzate tendono a imporre regole severe sulla vita degli altri rifugiati nel campo e minacciano violentemente coloro che vogliono tornare e registrarsi nelle liste di rimpatrio. Inoltre, un rapporto di World Vision 2022 ha rilevato che il 34% dei bambini nei campi ha dichiarato di aver subito almeno una forma di violenza (nel 9% dei casi sessuale). Un altro 32% si è sposato in tenera età, il 58% dei ragazzi e il 49% delle ragazze ha dichiarato di essere coinvolto nel lavoro minorile. Il rapporto ha rilevato che il 95% delle donne ha dichiarato di sentirsi senza speranza e di non avere accesso al supporto per la salute mentale, all’assistenza sanitaria o alla protezione con alcune addirittura che ricorrono al suicidio, e l’83% dei bambini e delle bambine ha dichiarato di aver bisogno di spazi sicuri e protezione. World Vision ha raccomandato che donne, bambini e bambine devono avere la priorità nei campi in termini di sforzi umanitari.
India
Nello stato di Assam, nel nordest dell’India, centinaia di donne sono scese in piazza lo scorso fine settimana contro gli arresti che hanno colpito 2450 persone della comunità musulmana contro i matrimoni infantili. Le persone che protestano dicono che l’operazione abbia avuto come obiettivo proprio la comunità religiosa islamica e che così facendo moltissime donne sono rimaste senza la protezione e il sostentamento maschile. Mentre le autorità difendono il provvedimento come fondamentale per la lotta contro i matrimoni di bambine, esponenti della comunità stessa sottolineano come il rimedio non possa essere un arresto di massa di tale portata, tanto più che ci sono altre 8mila persone che potrebbero essere interessate da provvedimenti giudiziari in merito.
I matrimoni infantili sono proibiti in India dal 2006, ma vengono ancora celebrati nelle zone più povere. Le condanne arrivano fino all’ergastolo per chi sposi bambine sotto i 14 anni, mentre per chi contragga matrimonio con ragazze tra i 14 e i 18 è prevista la condanna fino a due anni o una multa. Il Parlamento sta al momento valutando se alzare l’età per il matrimonio a 21 anni, una proposta che scandalizza la comunità musulmana fondamentalista.
Stati Uniti
Dopo la pandemia le donne sono riuscite a ritrovare molte posizioni lavorative, grazie alla crescita dell’economia, ma rimangono i problemi della segregazione occupazionale e della differenza salariale. Tre quarti delle donne in età da lavoro tra i 25 e i 54 anni sono attualmente impiegate, molto meglio di dieci anni fa quando erano solo i due terzi e l’84% lavora full time, come riportato da dati ufficiali del Dipartimento del Lavoro. La crescita del lavoro femminile ai livelli prepandemici è stata possibile anche grazie al Rescue Plan che ha aiutato l’economia statunitense. Nonostante i successi di queste politiche, avere figli minori a casa inficia molto le prospettive occupazionali delle donne, in particolare quelle con i bambini più piccoli e persistono enormi divari di genere nei tassi di occupazione tra madri e padri. In generale, le donne, soprattutto le più anziane, vengono pagate meno degli uomini. Per la fascia d’età pre-pensionistica la percentuale di salario in meno arriva al 27%. Tra gli altri problemi rilevati vi sono anche la forte segregazione lavorativa e lo schiacciamento di molte donne in ruoli di cura domestica, che le allontanano dal lavoro o da lavori più gratificanti.
Pakistan
Dal primo febbraio a Karachi un autobus rosa è riservato alle donne. Questa la misura per contrastare le molestie sui mezzi pubblici della città più popolosa del Pakistan. Se la linea, che al momento prevede sei mezzi e una corsa ogni venti minuti, avrà successo, ne saranno implementate altre. Un primo tentativo di linea al femminile era stato fatto a Lahore nel 2012, ma l’esperimento era terminato due anni dopo per la fine dei fondi. Le linee di bus avevano in passato sezioni dedicate alle donne, ma ciò non impediva le molestie. Per ora le donne sembrerebbero favorevoli a degli autobus separati e questo potrebbe incentivare anche il lavoro femminile, che a volte viene lasciato proprio per evitare molestie o semplicemente difficoltà di spostamento eccessive durante il tragitto casa-lavoro. Gli autobus rosa fanno parte di un più ampio piano di miglioramento del trasporto pubblico a Karachi. Il trasporto rapido degli autobus della linea verde (BRT), che collega la periferia nord di Karachi con il centro della città, è stato lanciato nel gennaio dello scorso anno, sei anni dopo l’inizio della costruzione. Più di 12 milioni di persone hanno finora utilizzato il BRT ed è prevista l’implementazione di altri percorsi.
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