A passo d’uomo
Scritto da Raffaella Quadri in data Aprile 21, 2022
È solo una questione di adattamento. Forse non è sempre facile, ma di certo l’essere umano è capace di adattarsi alle situazioni che di volta in volta si trova a dover affrontare. Eppure questa stessa capacità, che a noi è connaturata, diventa una difficoltà per chi invece non è propriamente… vivo.
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La robotica è entrata a far parte delle nostre vite ben più di quanto pensiamo. In particolare, nei metodi produttivi dei sistemi industriali più avanzati. Il ricorso ai robot nelle catene di produzione è ormai diffuso – proprio lì risiede uno dei loro primi utilizzi – e il livello di sofisticazione raggiunto è molto elevato.
Negli anni, poi, sono stati creati robot con altre funzioni, capaci di interagire con gli esseri umani e così rispondere meglio alle loro esigenze.
Resta però ancora un certo grado di incapacità da parte del robot, legato alla sua capacità di adattamento.
Intelligenza artificiale: ragionare per obiettivi
Nello svolgere un qualsiasi compito, noi esseri umani siamo in grado di affrontare un imprevisto e modificare le nostre azioni per arrivare all’obiettivo preposto, mentre un robot in genere non lo sa fare.
Perfettamente in grado di procedere in compiti ripetitivi per i quali è stato programmato, è però in difficoltà di fronte all’imprevisto. Ed è proprio alla rimozione di questo ostacolo che stanno lavorando gli scienziati che si occupano di robotica: insegnare al robot a reagire e improvvisare.
Per capire meglio spostiamoci in Svezia, alla Chalmers University of Technology di Göteborg, dove un gruppo di ricercatori ha lavorato a un progetto per sviluppare algoritmi di intelligenza artificiale (AI) in grado di imitare il percorso mentale umano che opera per obiettivi. Questa impostazione consente al robot di osservare il comportamento umano, imparando a pianificare le proprie azioni in modo più flessibile.
L’AI dei robot impara a essere flessibile
In un ambiente di realtà virtuale hanno tracciato con alcuni sensori i movimenti compiuti da persone diverse che svolgono lo stesso compito: impilare una serie di cubi. Un compito svolto dunque sempre in modo differente, come è nella natura umana: modalità diverse, medesimo obiettivo.
I ricercatori si sono concentrati sull’insegnare alla AI del robot non l’imitazione del singolo gesto, bensì l’identificazione degli obiettivi che finalizzano poi le azioni.
Questo ha permesso al robot di svolgere lo stesso compito esattamente come un umano, ovvero adattando il proprio comportamento in base alle circostanze. TIAGo – questo il nome del robot – ha così impilato i cubi scegliendo sempre una combinazione di movimenti differente, a seconda delle diverse condizioni in cui è stato posto, ma arrivando in ogni caso a completare il lavoro.
Robot autonomi e interattivi
Qualcuno potrà ritenere che sia un compito da poco, e invece non lo è affatto. In particolare, gli algoritmi sviluppati dai ricercatori svedesi − sui quali prosegue la ricerca − si prefiggono di migliorare la capacità dei robot di imparare e di diventare da un lato più autonomi, dall’altro dei essere in grado di interagire meglio con gli esseri umani.
La finalità, dunque, è poter avere sistemi robotici in grado di lavorare meglio accanto agli uomini ed essere al loro servizio. Non solo, quindi, sfruttandone le capacità in condizioni lavorative difficili o pericolose, ma anche ponendoli in interazione con gli esseri umani, per esempio nella cura e nell’assistenza alla persona.
Musica: “A.I. Artificial Intelligence” soundtrack – John Williams
Foto in copertina: arttoart97 – Pixabay
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