Dalla Pace alla Prosperità, il fantascientico piano degli americani

Scritto da in data Giugno 29, 2019

Bahrein

Dopo due giorni di panel, discorsi e incontri, la conferenza voluta dagli Stati Uniti dal titolo “Dalla pace alla prosperità”, si è conclusa mercoledì sera.

L’ampiamente anticipato e fortemente contestato “workshop economico” per la pace israelo palestinese è stato caratterizzato dalla rivelazione dei piani di Jared Kushner per i palestinesi, scrive Yomna Patel in un articolo di Mondo Weiss.

La sua proposta? Investire più di 50 miliardi di dollari nei territori palestinesi e nei paesi arabi confinanti nel giro di 10 anni, la creazione di oltre un milione di posti di lavoro per i palestinesi e la riduzione del tasso di disoccupazione a Gaza e in Cisgiordania.

Dopo la chiusura della conferenza, Kushner ha parlato di “incredibile successo”, dicendo ad un quotidiano saudita che il suo piano “molto dettagliato e ragionevole”, è stato accolto da tutto il mondo, si legge sul Times of Israel.

Durante la conferenza, il ministro degli Esteri del Bahrein, Khalid Bin Ahmad al Khalifa, ha paragonato gli eventi agli accordi di Camp David.

Eppure la copertura dei media danno un’immagine diversa della storia, notando una ricezione piuttosto insipida delle idee di Kushner e lo scetticismo generale sulla fattibilità del piano.

Al Jazeera ha raccontato che durante la sessione di apertura della conferenza, l’amministratore delegato del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, ha messo in dubbio la capacità di generare il tipo di crescita economica che Kushner proponeva in ambienti dove è in corso un conflitto come è Gaza e la Cisgiordania.

Haaretz ha riferito che alla chiusura della conferdnza, Lagarde la detto che il FMI era “pronto a lavorare con tutte le parti coinvolte per massimizzare i benefici dei nuovi investimenti nella regione”, ma che qualsiasi piano di prosperità economica dipende da una soluzione politica del conflitto e che Israele dovrebbe alleviare le restrizioni sui palestinesi. “La pace, la stabilità politica e il ripristino della fiducia tra tutte le parti coinvolte sono prerequisiti essenziali per il successo di qualsiasi piano economico per la regione”, ha detto.

Reporter Senza Frontiere ha segnalato il suo rimpianto per il fatto che i governi del Medioriente e in particolare la Giordania e il Bahrein, hanno impedito l’uscita di articoli che criticavano la controversa proposta. Rsf ha scoperto che ad almeno tre giornalisti giordani è stato impedito di pubblicare i loro articoli due dei quali lavorano per il giornale Al Ghad. Uno di loro Majed Tobeh, ha scritto in un post su Facebook di aver descritto il piano di pace come fantascienza per i palestinesi. Un altro giornalista, Jamil Nimri si era concentrato sulle proteste nei territori palestinesi e sull’impennata del costo della vita. Parlando in condizione di anonimato il direttore di un sito di notizie giordano, ha detto che la censura arriva dai servizi di sicurezza, che hanno chiamato i redattori di molti media e hanno detto di non pubblicare niente di negativo sulla partecipazione della Giordania in Bahrein, non hanno neanche permesso che si scrivesse che il Kuwait si è rifiutato di partecipare.

In una pausa durante alla conferenza, Al Jazeera ha riferito che una non identificata imprenditrice di Dubai, avrebbe definito i piani di Kushner troppo ambiziosi, affermando che quando sforzi simili come quelli di Oslo, sono stati intrapresi, “non ha funzionato – e questo a causa degli israeliani”.

“Non si può presumere che l’economia funzionerà, se la politica non si muove”, ha detto la donna.

Anche il ministro saudita Mohammed Al Sheikh, invocando gli stessi accordi di Oslo, ha ricordato durante il suo panel che sforzi simili a quelli di Kushner erano stati tentati negli anni ’90 e sono falliti.

“Mentre accetto che la pace sia essenziale, a quei tempi era la speranza di pace che ha mosso e reso eccitati tutti quanti”, ha detto Al Sheikh.

Alcuni partecipanti hanno espresso reazioni positive alla conferenza, tra cui il magnate degli Emirati, Mohammad Alabbar, che secondo la Reuters, ci sono “arabi come lui pronti ad investire”.

“E’ un sogno sensato e uno avrebbe sperato che i beneficiari fossero qui”, ha detto riferendosi alla mancata presenza dell’Autorità palestinese. “Penso che potremmo essere ad un punto di svolta”, ha detto ai giornalisti il ministro degli Esteri del Bahrain.

Ma i leader palestinesi hanno condannato l’evento fin dall’inizio, e l’hanno partecipata. Inutile per loro parlare di soldi se prima non si parla di politica.

In una dichiarazione l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) ha accusato gli Stati Uniti di tentare di vendere “un miraggio di prosperità economica”, che in realtà “perpetua la prigionia dei palestinesi”.

Il capo di Hamas, Ismail Haniyeh, ha criticato i leader arabi presenti alal conferenza scondo quanto riferisce al Jazeera: “Il popolo palestinese che ha combattutto per 100 hanno non ha chiesto a nessuno di concedere o trattare. Gerusalemme è nostra, la terra nostra e tutto è nostro”.

In risposta al messaggio di Kushner che ha detto che “il presidente Trump e l’America non hanno rinuciato ai palestinesi”, la dirigente dell’Olp Hanan Ashrawi ha replicato: “Se gli Stati Uniti sono così preoccupati per il benessere dei palestinesi, allora perché eseguono misure punitive contro di noi? Perché hanno preso di mira le nostre infrastrutture? Perché hanno sospeso il programma di borse di studio per gli studenti palestinesi?”.

Le proteste nei territori palestinesi, sia a Gaza che in Cisgiordania non si sono placate nel fine settimane, ieri 49 civili sono stati feriti, ci sono anche medici e giornalisti, colpiti dalle forze israeliane al di là della recinzione.

Alla fine della conferenza, giusto per tirare le somme, non molto è stato raggiunto in termini di impegni concreti da parte di leader arabi e internazionale per investire nel piano di Kushner, nonostante alcune reazioni positive alla proposta.

Molti paesi hanno inviato delegazioni di ministri e funzionari di livello relativamente basso, indicando un’atmosfera generale di incertezza nei confronti della proposta. Egitto e Libano si sono già tirati indietro.

In ogni caso su una cosa erano d’accordo tutti, sarebbe stato impossibile impegnarsi nelle proposte economiche americane fintanto che questo piano restava segreto.

I leader sauditi hanno ribadito la loro posizione sostenuta dalla maggior parte delle nazioni arabe, che ogni soluzione dovrebbe basarsi sull’iniziativa di pace araba del 2002, che richiede uno stato palestinese ai confini pre 1967 e con capitale Gerusalemme. E nonostante il sostegno delle Nazioni Unite e della comunità internazionale a questa posizione, Kushner ha affermato che il suo piano non aderisce all’iniziativa araba. Il Times of Israel, avrebbe detto che il suo piano “vagamente cade da qualche parte tra l’iniziativa di pace araba e la posizione israeliana”, rifiutandosi di approfondire cosa intendesse dire per “posizione israeliana”.

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