Il corallo malato

Scritto da in data Febbraio 19, 2020

Alla salute della barriera corallina hanno pensato due importanti istituti scientifici italiani: l’IIT e l’Università di Milano Bicocca. L’idea è un cerotto intelligente capace di curare i coralli danneggiati da inquinamento, cambiamenti climatici e dalla mano dell’uomo. Un successo in laboratorio che attende ora di essere applicato in natura.

Musica: “Mare mare” di Luca Carboni
Photo credits: Smart Materials – IIT

Dall’acqua nasciamo e senza l’acqua non potremmo vivere. Ciò che ci lega a questo vivifico insieme di ossigeno e idrogeno va oltre la necessità di essere spiegato, perché è semplicemente parte di noi e del nostro pianeta.
Basti pensare che oltre il 70% della superficie della Terra è ricoperto dall’acqua ed è all’interno di mari e oceani che si è sviluppata la vita e che ancora vi cresce in abbondanza.
Ma cosa stiamo facendo noi esseri umani ai nostri mari? Purtroppo di tutto e di più, e quasi nulla di questo “di tutto e di più” è qualcosa di bello.
È qui che, per fortuna, subentra la scienza a cercare di porre rimedio ai troppi errori commessi.

Il cerotto intelligente per i mali della barriera corallina

Inquinamento, alterazioni del clima, sconsiderate azioni dell’uomo. Di notizie su cosa il nostro comportamento causi alla salute dei mari ne sono piene le cronache. Da qualche anno però si è preso coscienza di tutto questo e si sta cercando di rimediare.
Un soccorso importante arriva dagli studi scientifici, come quello condotto da due importanti realtà italiane: IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) e Università di Milano Bicocca.
I due istituti hanno lavorato fianco a fianco per ideare uno speciale ritrovato: un cerotto intelligente con cui potere curare i danni alla barriera corallina.

Come curare le ferite dei coralli

Le barriere coralline sono fondamentali per mantenere l’equilibrio nella vita sottomarina. Sono però anche ecosistemi particolarmente delicati – è stato calcolato che, solo nell’ultimo mezzo secolo, queste meraviglie dei mari si siano ridotte del 50%. I coralli possono facilmente essere feriti e, a causa di tali ferite, possono incorrere in infezioni e ammalarsi.
Sinora per intervenire ed evitare la propagazione di una malattia o di infezioni, era necessario staccare la parte di corallo malato dal resto della barriera alla quale appartiene. Una pratica però invasiva e che comunque provoca un danno alla barriera stessa.
I due istituti italiani hanno trovato invece una soluzione che è applicabile in loco e senza provocare ulteriori traumi.

Come funziona il cerotto intelligente per coralli

Nello studio – i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports – sono coinvolti il MaRHE Center (Marine Research and High Education Center) che fa capo all’ateneo milanese e che si trova alle Maldive, dove sono state realizzate le sperimentazioni, e il gruppo Smart Materials dell’IIT di Genova, che invece ha progettato il cerotto intelligente.
Ma come è stato realizzato questo cerotto e come funziona? In pratica imitando i cerotti utilizzati per noi essere umani. In particolare quelli con un duplice strato che contengono sostanze che sono rilasciate in modo graduale nell’organismo.
Il medesimo principio è stato applicato, quindi, anche al cerotto marino. È stato realizzato con un film antibatterico a doppio strato che ha la funzione di coprire la ferita e di intervenire con prodotti antisettici, e da un biopolimero antiossidante che viene iniettato in un secondo momento e che ha il compito di sigillare la ferita proteggendola da eventuali batteri, funghi e virus.
I materiali utilizzati sono, ovviamente, completamente biodegradabili e non danneggiano in alcun modo l’ambiente.

Obiettivo: usarlo in natura su più specie

Al momento il sistema è stato testato sia in acquario, per 10 giorni, dove si è dimostrato efficace, sia nel mare delle Maldive, per 4 mesi.
La ricerca continuerà ora per testare l’efficacia del cerotto smart in natura e soprattutto su una scala molto più ampia. Infine il cerotto, non solo potrà essere predisposto anche con farmaci indicati per un determinato problema da risolvere, diventando così una cura specifica, ma già si pensa a un suo utilizzo, oltre che sui coralli, anche su altre specie marine.

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