Fratello Sole

Scritto da in data Febbraio 12, 2020

 

Il Sole studiato molto da vicino. Le missioni complementari di Solar Orbiter dell’ESA e di Parker Solar Probe della NASA sveleranno nei prossimi anni ciò che ancora non sappiamo della nostra stella e che influenza anche la vita sulla Terra. Intanto dalle Hawaii arriva la prima fotografia della superficie solare.
Raffaella Quadri per Radio Bullets. Musica: “’O sol mio”, Luciano Pavarotti
Photo credits: ESA/ATG medialab

Mai così vicino e mai da quella prospettiva. La nuova sonda firmata ESA (Agenzia spaziale europea) ha iniziato il suo lungo percorso di avvicinamento al Sole per scoprire ciò che ancora non sappiamo della nostra stella.

La missione spaziale Solar Orbiter

Iniziata con il decollo dalla base di Cape Canaveral, in Florida (USA), lo scorso 10 febbraio, a bordo del razzo Atlas V 411 che ha portato la sonda fuori dall’atmosfera terrestre, la missione Solar Orbiter ha tutte le carte in regola per essere eccezionale.
Perché di eccezione in effetti si tratta: nessuna sonda orbitante è mai stata progettata per avvicinarsi tanto al Sole e, soprattutto, per scrutare alcune zone che finora sono rimaste inesplorate.
Saranno un viaggio lungo – di quasi due anni – e un percorso studiato nei dettagli. L’obiettivo, stando al programma della missione spaziale, dovrebbe essere raggiunto nel 2022, quando la sonda effettuerà il primo passaggio solare ravvicinato e arriverà a una distanza di 42 milioni di chilometri dal Sole.
Solar Orbiter dovrà orbitare più volte attorno al Sole e utilizzerà anche il volo ravvicinato alla Terra e a Venere, sfruttando la loro spinta gravitazionale per modificare la propria inclinazione orbitale e avvicinarsi ai poli della stella.
Sono questi i punti del Sole ancora inesplorati, in quanto non sono visibili dalla Terra né da altri veicoli spaziali. La missione, guidata dall’Agenzia spaziale europea (ESA) e che vede la partecipazione anche dell’americana NASA, ha come obiettivo di fornire delle immagini delle regioni polari del Sole.

Le tappe del viaggio della sonda Solar Orbiter verso il Sole

Le tappe del viaggio della sonda Solar Orbiter da febbraio 2020 a settembre 2030 (credit ESA).

Alla scoperta del potere del Sole

L’intento è di potere farsi un’idea di come funzioni il Sole e di come si generino alcuni fenomeni che hanno un’influenza notevole anche sul nostro pianeta. Solar Orbiter investigherà su come si forma il campo magnetico solare, sull’emissione di radiazioni e di particelle di energia che, attraverso il vento solare, sono trasportate nello spazio per arrivare fino a noi.
Scoprire questi aspetti è importante perché le particelle energetiche e le tempeste solari hanno un fortissimo impatto sulla Terra, influenzando per esempio il funzionamento delle reti elettriche e delle telecomunicazioni. Poterle quanto meno prevedere ci permetterebbe di gestirne meglio gli effetti.

Lo speciale scudo solare e i 10 strumenti

A rendere possibile una simile missione è la tecnologia adottata per la sonda, frutto di un ventennio di studi. In particolare è lo speciale scudo termico che rende possibile un tale avvicinamento al Sole.
Progettato per resistere fino a una temperatura di 500 °C – ben tredici volte il livello di calore a cui sono sottoposti normalmente i satelliti che orbitano attorno alla Terra, spiegano all’ESA – lo scudo di Solar Orbiter permetterà di proteggere la preziosa strumentazione scientifica a bordo.
Si tratta di 10 strumenti per il telerilevamento con i quali la sonda avrà modo di misurare il vento solare e il campo magnetico del Sole.

Complementare alla missione NASA

Nella sua lunga missione alla scoperta dei segreti solari – il termine è previsto per il 3 agosto 2030 –, Solar Orbiter non sarà però da sola.
La missione dell’ESA è complementare alla missione Parker Solar Probe della NASA. Anche la sonda americana studia come si origina il vento solare, ma a differenza della collega europea non ha telecamere per poter vedere direttamente il Sole. Le immagini e le rilevazioni che Solar Orbiter farà delle regioni polari della nostra stella permetteranno di completare le informazioni ricavate dalla sonda della NASA.

I primi click del Sole

Sempre parlando di Sole, occhi indiscreti da Terra sono riusciti a catturare recentemente le prime dettagliate immagini della superficie solare, la sua fotosfera. A renderlo possibile è stato il super telescopio solare Daniel Ken Inouye Solar Telescope (Dkist), del National Solar Observatory (NSO) sulle isole Hawaii (USA).
La nostra stella appare ricoperta da un plasma color oro formato da un’infinità di gigantesche bolle, dette granuli, che si formano appunto dall’attività del plasma e che possono raggiungere dimensioni anche di mille chilometri. Tra queste formazioni si muovono continuamente i campi magnetici del Sole che, come detto, hanno influenza su tutto il sistema solare.
Fotografie così accurate servono agli scienziati per capire meglio i meccanismi di formazione dei fenomeni solari.

Il primo click del Sole scattato dal telescopio statunitense Dkist

La prima fotografia della superficie solare ottenuta dal telescopio Dkist (credit: NSO/NSF/AURA).

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