I giganti fragili

Scritto da in data Giugno 5, 2024

La delicatezza delle barriere coralline è nota da tempo e il grido di allarme sulla loro sopravvivenza è un costante richiamo all’intervento immediato, prima che sia troppo tardi.
Per difenderle occorre però conoscerle e monitorarle da vicino.

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A mettere a rischio l’esistenza delle barriere coralline – e con loro quella delle specie marine che le popolano – è innanzitutto il cambiamento del clima. L’innalzamento della temperatura terrestre sta causando lo sbiancamento dei coralli e la loro morte.
Accanto a questo agisce anche la sconsiderata e spesso nefasta azione umana: dalla pesca eccessiva a uno sviluppo costiero non rispettoso dei delicati equilibri di questi ambienti, fino all’inquinamento delle acque.

Un centro ricerca per lo studio delle barriere coralline

Dal 2009 l’Università di Milano-Bicocca studia e monitora lo stato di salute dei coralli. Ha istituito sull’isola di Magoodhoo, nell’arcipelago delle Maldive, il centro di ricerca MaRHE (Marine Research and High Education Center), che si occupa principalmente di ricerca nei campi delle scienze ambientali e della biologia marina, oltre che di attività di educazione alla protezione per la salvaguardia dell’ambiente marino.

L’obiettivo è preservare la barriera corallina e la sua ricca biodiversità. Un ambiente particolarmente fragile che, oltre a essere un ecosistema indispensabile per le Maldive, è anche fonte di sostentamento principale per la popolazione locale, dedita alla pesca e al turismo.
È indispensabile, quindi, gestire in modo responsabile e conservativo questa risorsa, e il centro MaRHE, a tale scopo, svolge anche attività di formazione.

Perché le barriere coralline sono importanti

Le barriere coralline sono veri e propri ecosistemi marini.
I ricercatori dell’ateneo milanese spiegano che, pur ricoprendo solo una porzione irrisoria degli oceani pari allo 0,1% del totale, ospitano più di un quarto di tutte le specie marine conosciute.
I coralli non si limitano a essere la “casa” di molta parte della flora e fauna marina, svolgono anche una funzione importante nei confronti della terraferma, proteggendo con la loro presenza le coste dall’erosione. E permettono così, non da ultimo, la sussistenza di quasi un miliardo di persone.

La barriera corallina è indispensabile perché:

  • costituisce l’habitat di numerose specie marine
  • protegge le coste dall’erosione
  • rappresenta la fonte di sostentamento per la popolazione

Come difendere le barriere coralline

Le barriere coralline vanno difese perché purtroppo sono a rischio di estinzione.
Secondo i dati scientifici, a oggi è andato perso il 50% delle formazioni coralline di tutto mondo, proprio a causa dei cambiamenti climatici. Se non si riuscirà a invertire la rotta, è stato calcolato che entro il 2100 l’estinzione sarà completa.

Proprio allo scopo di difendere meglio questa ricca risorsa marina, MaRHE Center ha deciso quindi di sviluppare un progetto per la mappatura di un particolare tipo di coralli, i coralli giganti, che ha intitolato Map the Giants. Il progetto è seguito dal responsabile Simone Montano, ricercatore del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra (DISAT) dell’Università di Milano-Bicocca e di MaRHE Center, e dal suo team di esperti ed esperte – professori, ricercatori, dottorandi e studenti.

I coralli giganti, presenti in alcuni fondali marini, sono enormi colonie di coralli. Alle loro dimensioni tuttavia non corrisponde una loro robustezza. Sono estremamente fragili e, appunto, a rischio estinzione. Questi enormi esseri marini sono però i depositari di informazioni uniche che possono riguardare il clima, l’ambiente e la biodiversità che ospitano.

Esistono specie diverse di coralli giganti, le più antiche delle quali sono sopravvissute per secoli e potrebbero rivelare preziose informazioni sulla capacità di adattamento delle colonie. I dati che saranno raccolti potranno, quindi, essere utilizzati dagli scienziati per studiare strategie di salvaguardia delle specie.

Un corallo gigante (foto Wendy Cover)

Dunque, la spedizione scientifica che partirà con l’avviamento del progetto prevede una mappatura accurata dei fondali marini delle Maldive, per individuare la presenza di questi giganti del mare e monitorarne lo stato di salute. Scopo del progetto è esplorare gli atolli più remoti dell’arcipelago che, come spiegano i ricercatori, potrebbero ospitare alcuni fra gli esemplari più maestosi e antichi di coralli giganti. Una volta individuati verranno misurati e studiati.

Come avviene la mappatura dei coralli giganti

Per effettuare la mappatura dei coralli giganti gli scienziati fanno ricorso all’utilizzo di diverse tecnologie. Un tempo si utilizzavano le riprese satellitari e le verifiche poi sul campo, oggi ci sono strumentazioni più precise. I diversi dati che si raccolgono vengono poi integrati tra loro e consentono di disegnare mappe geomorfologiche in 3D delle barriere coralline e di ciò che le circonda.

MaRHE Center studia e monitora i coralli maldiviani

In particolare, l’ambiente marino viene scandagliato da diverse prospettive attraverso:

  • apparecchiature acustiche, come i sonar MBES (multibeam echosounder) per mappare il fondale marino
  • velivoli senza pilota, come gli UAV (unmanned aerial vehicle) o i droni

Le mappe in 3D consentono poi di studiare le condizioni delle barriere e di pianificare sia le azioni di monitoraggio che gli eventuali interventi. Il centro è in grado anche di operare il restauro, la cura e il ripristino dei coralli in caso ve ne fosse bisogno.

Il crowdfunding

Per sostenere il progetto è stata avviata una raccolta fondi che terminerà a fine giugno e che, al momento, ha raggiunto e superato l’obiettivo iniziale di diecimila euro. Ora si è posto un nuovo target di quindicimila euro.

Il denaro raccolto permetterà di finanziare una spedizione scientifica, con un team di quattro persone, per esplorare gli atolli maldiviani dove gli scienziati ritengono di poter trovare gli ultimi esemplari di coralli giganti.

Il finanziamento servirà per l’acquisto del materiale necessario alla spedizione:

  • un GPS
  • due laser per misurazioni subacquee
  • una macchina fotografica con scafandro subacqueo
  • un drone per monitorare le zone costiere più basse
  • il mantenimento del sito internet del progetto

Largo quindi alla scienza e alla ricerca che devono puntare allo studio e alla salvaguardia dell’ambiente marino.

Musica: “Bottom of the ocean” – Astro Mouse
Foto in copertina: MaRHE Center

 

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